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La marina del mio passato (I narranti. Storie)


Alejandro Torreguitart Ruiz Libri


La storia di un vecchio pescatore cubano, rivoluzionario per forza e ribelle per vocazione, raccontata dalla penna di Alejandro Torreguitart con stile frammentario e rapido ma al tempo stesso molto letterario. La storia di Cuba al tempo del periodo speciale vista con gli occhi degli sconfitti che accettano con rassegnazione il presente e si fanno vincere dalla nostalgia per il passato. Dopo "Machi di carta" (Stampa Alternativa, 2003) il giovane cubano Alejandro Torreguitart Ruiz torna a farci pensare alle contraddizioni della società cubana post rivoluzionaria. Lo stile di Torreguitart è piano e frammentario, facile, volutamente comprensibile. Un racconto lungo che è una denuncia da sinistra di tutto quello che non va nella Cuba castrista.
 
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Il racconto presenta due aspetti, opposti, ma inscindibili: la riaffermazione del diritto di essere se stessi in quanto individui dotati di propria autonomia intellettiva e quindi di personalit, e la grigia oppressione di un regime, del tutto avulso dalla realt  che ogni giorno vivono gli esseri umani che ne sono assoggettati.


Il protagonista, un vecchio pescatore, solo, che vive in una palafitta della Marina, non crede a nulla, non ha mai creduto, non religioso e anche quando ha combattuto nella Sierra con i castristi contro Batista lo ha fatto per necessit. Tuttavia, l, fra tante battaglie e pericoli, la figura del suo capo, dellesempio che ogni giorno portava ai suoi sottoposti, ha rappresentato un faro, una guida su cui contare e di cui avere fiducia.


Ancora una volta quindi luomo che emerge prepotente sulla spersonalizzazione del regime politico, tanto pi vero ove si consideri che per il resto della sua vita il pescatore ha creduto in una sola persona: sua moglie.


Parallelamente alle acute osservazioni sul dualismo fra individuo e regime, il ricordo di questuomo, che non si aspetta pi nulla dalla vita, va alla consorte, che tanto ha amato e che per un male incurabile lo ha lasciato.


In verit ci sarebbero le figlie, ma una si sposata con un italiano e vive nel nostro paese, e dell altra, rimasta a Cuba, si persa la traccia. Non che il nostro protagonista non ami chi gli rimane della famiglia, ma questi rappresentano unentit autonoma, elementi di un futuro di cui non potr mai  essere partecipe, perch lui non crede pi a nulla.


Cos trascorre il tempo fra la pesca, che gli consente di raggiungere il minimo di sussistenza, vendendo le aragoste ai ricchi turisti stranieri, con il pericolo di essere scoperto, in quanto il pescato per legge di propriet dello stato, e il riposo seduto sulla veranda, con davanti agli occhi loceano, uno schermo immenso sul quale si proiettano tutti i ricordi di una vita, magari grazie anche ai suggerimenti del suo vicino, vecchio come lui e pure solo, ma per libera scelta.


Entrambi sono senza speranze, perch per loro non c futuro ed solo la memoria del passato che li tiene in vita, ma in una sorta di desolata rassegnazione, con la certezza che il domani non sar diverso dalloggi.


Le pagine di questo racconto sono tutte belle, ma le ultime sono addirittura sublimi, a tal punto da generare unautentica intensa commozione.


La figura dellanziano pescatore e il suo rapporto con loceano pu indurre a qualche accostamento con Il vecchio e il mare di Hemingway, ma assicuro che si tratta di unopera ben diversa, pi malinconica  e, in alcuni elementi, forse migliore (in particolare per quanto concerne la descrizione del paesaggio e dellambiente, realizzata con poche appropriate parole e perci mai greve, pur in presenza di un sottofondo emozionale lasciato abilmente trasparire solo quando strettamente necessario).


Ruiz un giovane scrittore, ma di indubbio talento, che nellisola in cui vive, e che ama, ben difficilmente potr emergere. In questo senso doveroso un ringraziamento a Gordiano Lupi, che lo ha tradotto e lo ha fatto conoscere nel nostro paese.


 



Renzo.Montagnoli

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