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Cuore di tenebra (Ad fluxum aquae)


Joseph Conrad Libri


Nell'autunno del 1890 il Capitano Konrad Korzeniowski, ottenuto il comando di un vaporetto, risale il Fiume Congo. Otto anni dopo sulla Blackwood Magazine nel 1899, esce la prima puntata di "Hearth of Darkness". L'autore è proprio il Capitano Korzeniowski, diventato scrittore con lo pseudonimo di Joseph Conrad. Il romanzo racconta di un capitano di un battello a vapore destinato al commercio sul fiume Congo, nell'Africa Nera. Tra apparizioni inquietanti ed echi della violenza e della schiavitù, ricorre sempre più spesso un nome, quello di Kurtz, commerciante di avorio, uomo dalla personalità enigmatica e inquietante.
 
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: pagine
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Romanzo scritto con una prosa grezza, ruvida, poco curata, spesso e volentieri confusa (credo intenzionale). Molto lenta e poco scorrevole la parte iniziale, con qua e l frammenti di una romantica descrizione di anse di fiumi e mari sconfinati.
Latmosfera, che inizia avvolgendoci con il fascino del racconto di terre lontane, prosegue greve e umida, adattandosi allo sfondo dellAfrica, la vera Africa, cos diversa dal sogno dei conquistatori: sporca, malsana e popolata da unoscura Tenebra che si annida nella foresta. Ma quale sia, questa Tenebra, si scopre pian piano, nelle parole di Marlow. E la si scopre in tutta la sua potenza nel momento stesso in cui Conrad introduce la figura emblematica e mitica di Kurtz.
Kurtz e Marlow sono due immagini emblematiche dellumanit colonizzatrice: il primo lumanit che si lasciata irretire dalla forza selvaggia che si annida nelle foreste oscure, il secondo di quellumanit che si fermata proprio sul ciglio della perdizione, della contaminazione e riflette con (non totale) freddezza su quella pericolosa realt.
Kurtz limmagine epica e inestinguibile della societ occidentale, quella formata dai conquistatori, dai pellegrini, dai colonizzatori che penetra e si lascia penetrare dal diverso, che riflette su esso, conosce questo Cuore tenebroso primordiale. Ma lumanit di Kurtz riflette lAfrica non nel modo superiore, un po distaccato e tuttavia pieno di innocente ammirazione di Marlow, che ad un passo dallesserne inghiottito si tira indietro. Perch Marlow ricerca in quel caos le tracce della propria civilt, per non perdersi ed spinto pi dal desiderio di vivere per se stesso lavventura, per unideale romantico, che effettivamente disposto a sacrificarsi per essa. Kurtz vive lavventura in Africa fin quasi allannullamento. E la reale umanit che si cala in quellinferno di barbarie e fitte tenebre, un mondo osceno per quanto diverso, spudorato, puro e libero dalle costrizioni occidentali nellespressione del corpo e che si lascia irretire, corrompere dallavidit e da quella diversit.
LAfrica nera accoglie questi uomini, li ingloba e li consuma. Li mescola agli uomini dalla pelle debano e dagli occhi davorio, lascia che essi si nutrano delle sue risorse e la sfruttino e pian piano, senza che essi se ne accorgano, cancella il gi labile confine fra quellumanit e quellaltra, con cui innegabile una certa e sentita affinit (come dice appunto Marlow). Kurtz la stessa umanit che viaggia per colonizzare e viene colonizzata, che si spinge verso la conquista, ma si meticcia, perde la propria purezza, matrice di una nuova umanit che non appartiene ad alcun luogo ed appartiene a tutti i luoghi della terra, nello stesso momento. E lumanit meticcia, non riconducibile alla semplice somma dei tratti delle due culture che si incontrano, ipotizzata allinizio del 900 dallantropologo Malinowski.
Cos, Kurtz e Marlow sono le due facce dellumanit, nel romanzo di Conrad. E attraverso il romanzo si snoda non solo la narrazione del viaggio in questa terra magnifica che il marinaio Marlow compie, prima attratto dalla sempiterna voglia di scoperta (cos Romantica) ma anche lossessione pungente per un uomo, luomo che egli identifica come il simbolo stesso di quella colonizzazione. Perch? Perch, appunto, Kurtz lumanit colonizzatrice, quella rinnegata dai filantropi e disapprovata dai funzionari, quella colonizzazione serrata e mirata, che diventa violenta repressione ma allo stesso tempo diviene esasperata compenetrazione di due culture che si incontrano, si alleano, si mescolano. Kurtz, in questo viaggio coraggioso eppure catastrofico, si annulla, non pi luomo che era nella societ occidentale, diventa un uomo nuovo, che agli occhi degli occidentali si sporcato e ammalato di quel male oscuro che la barbarie. E Marlow, guidato dallammirazione, dal desiderio di conoscere in lui lAfrica che laveva fatto innamorare, impazzire e ammalate, cos diverso da lui, eppure ne il complementare diretto. Perch come Kurtz (e Kurtz se ne accorge, probabilmente, consegnandogli le ultime lettere che vuole tenere segrete) spinto non solo da un freddo desiderio di sfruttamento, ma conosce e riconosce quel bisogno quasi viscerale di Africa, quella necessit amorosa di avventura, di conoscenza di viaggio. Ma proprio qui sta la loro grande differenza, la grande separazione fra questi due personaggi, perch, diversamente da Kurtz, Marlow troppo saldo, troppo ancorato alla vecchia civilt (Conrad definisce notevole Kurtz, forse per questa sua capacit di dismettere vecchi panni e indossarne di nuovi, di superare un primo intento puramente materiale e una prima repulsione violenta verso questa nuova e sconcertante realt, che non pu che destare ammirazione in Marlow) per rinunciare alla propria identit e persino nella ricerca ossessiva dellAfrica, nellimpatto con la realt poco Romantica fatta di malattia e caldo soffocante, di follia e luci aggressive e tenebre paurose, preferisce rivolgere la propria ossessione verso Kurtz. O forse, sarebbe meglio dire, verso lAfrica della visione Romantica, quellAfrica culla di vita, madre assassina ed entit grandiosa che sa di poter vedere solo attraverso gli occhi di Kurtz, quindi mutuata da quegli occhi colmi di amore, gli stessi che, anche senza vederla, guardano lAfrica allontanarsi lungo le rive del fiume. Questa, credo, limmagine di quelluomo corrotto e inselvatichito, che si bagnato di quelloscurit, che sorride forse ricordando la dolcezza, i sapori e la bellezza di questa terra, la meta finale di Marlow. Ecco la meta di tanta ricerca. Quella Africa, quella che oggetto di tanto viscerale amore, che torna ad essere mito, avventura, ideale.

l romanzo di Conrad scritto in uno stile grezzo, ruvido, spesso poco curato e frettoloso (ho notato come una decisamente non sufficiente cura, ad un certo punto, forse spiegabile considerando che un romanzo scritto in due giorni). Non lineare la narrazione in certi punti, il che rende decisamente difficile la lettura nella parte centrale. Tuttavia, sia stile che atmosfera cambiano, man mano che il romanzo procede verso la conclusione.
Lo stile monotono e ruvido e latmosfera oppressiva e soffocante dellAfrica calda e inospitale, di quel viaggio a piedi verso la stazione, pian piano sfumano in uno stile pi corposo, pi maturo per linguaggio e cura per i particolari. E pi piacevole, pi espressiva la narrazione, man mano che la riflessione procede ed aumenta la partecipazione emotiva del narratore (Marlow). Somiglia ad una narrativa del sogno, come cerca di spiegare Marlow ai suoi ascoltatori, un tentativo costante di spiegare e descrivere il sentimento, lemozione, il coinvolgimento, il significato profondo. Il romanzo austero si trasforma in un continuo vortice di emozione, ossessione, passione. Una passione espressa attraverso le parole, di cui la non linearit ormai non disturba pi. Perch adesso, alla fine di tutto, una volta compiuta la spirale, si compie quel tentativo di raccontare con le parole lassurdit, la fuggevolezza dei fatti, dei ricordi, dei sogni.

In conclusione, un romanzo che, imprevedibilmente (a giudicare dalle prime pagine) mescola avventura e amore, un amore struggente per lAfrica, per una Tenebra per cui batte un cuore, questo mito, questo sogno di avventura. Una riflessione facilmente godibile e sicuramente acuta della colonizzazione.

Hellionor

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