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La vita carceraria, ma anche le finalit della reclusione sono un tema che sempre stato oggetto di ampi dibattiti. In buona sostanza ci si domanda se una pena detentiva sia finalizzata al recupero del reo, oppure se si tratti di una semplice vendetta della societ nei confronti di chi non ne accetti le regole, oppure ancora, nella migliore delle ipotesi, se si intenda perseguire luna e laltra strada. Resta comunque un fatto: quello che succede al di l del muro, dietro le inferriate, quale sia la vita che l si conduce quasi sempre ignoto ai pi, proprio perch la reclusione rappresenta una parentesi di isolamento dal mondo esterno, una sorta di altro mondo di cui sappiamo lesistenza, ma che confiniamo in una zona di disinteresse mentale. Miriam Ballerini si deve essere posta questo problema se al riguardo ha deciso di scrivere addirittura un libro che ha intitolato assai bene Fiori di serra, perch al pari dei fiori che possono nascere liberamente o possono essere coltivati sotto strutture artificiali (e sempre fiori restano), ci sono uomini che vivono liberamente e altri invece che sono detenuti nelle carceri. Anche in questo caso sempre uomini restano, con la loro personalit, i loro affetti, le angosce e le gioie che si portano dentro. Ecco, mi sembra che con questo libro lautrice comasca abbia inteso sollevare quel velo di ipocrisia che sommerge la piet, una virt ormai rara, quasi dimenticata, ma che consente di comprendere anche chi sbaglia e, fermo restando che le leggi devono essere rispettate, questo non toglie tuttavia che chi ha commesso un reato debba conservare la sua dignit anche durante lespiazione della colpa. Quello che pi mi ha colpito in questo lavoro stata la struttura dello stesso, perch Miriam Ballerini aveva di fronte a s due strade: quella del romanzo di ambientazione carceraria e quella dellindagine giornalistica. Ha fatto, per, una scelta che mi ha stupito e che, secondo me, si rivelata molto oculata, perch riesce ad avvincere il lettore. In pratica ha percorso sia luna che laltra strada e cos troviamo un romanzo certamente di fantasia e anche uninchiesta giornalistica, ma non mescolate, bens presenti su due piani sovrapposti, di cui il primo discendente e il secondo invece progressivamente emergente, con il risultato che alla fine vengono a fondersi. Laspetto di indagine, frutto di unesperienza diretta che lha portata a ottenere di visitare In tal modo si vengono a creare dei momenti di riflessione a cui il lettore viene naturalmente condotto, una tecnica molto proficua e che mantiene viva lattenzione dalla prima allultima pagina, a cui si giunge pi consapevoli di quel che accade al di l del muro, con il risultato che riscopriamo anche noi che i reclusi non sono ombre, ma semplicemente esseri umani che stanno espiando le colpe per cui sono stati giudicati. Miriam Ballerini ha maturato unesperienza per certi versi sconvolgente quando stata a tu per tu con la realt carceraria, ma riuscita a trasfonderla in modo assai convincente in questo libro, al punto che chi legge riesce ad avvertire le stesse sensazioni e i medesimi timori. Onde evitare equivoci, lho detto prima e lo ripeto, perch importante: con Fiori di serra lautrice non si pone il problema della detenzione, cio se sia una pena pi o meno giusta, ma intende ridare a chi ha sbagliato la dignit di essere umano e questo mi sembra veramente importante. Sono sicuro che, chiuso il libro, vedrete in modo diverso, ma soprattutto non superficiale, quei nostri simili che se ne stanno dietro le sbarre. E superfluo che dica che ne raccomando vivamente la lettura. Renzo.Montagnoli
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