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Cirkus Columbia (I piccoli fuochi)
Ivica Djikic Libri
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Un lunatico e rancoroso emigrante fa ritorno al luogo natio, una cittadina dell'Erzegovina, dove smarrisce subito il gatto nero a cui è morbosamente legato. L'intera cittadinanza, allettata dalla promessa di una lauta ricompensa, è coinvolta nella folle ricerca del felino, emanazione infernale di bulgakoviana memoria, attorno alla quale si scatena una ridda di episodi esilaranti e tragici al tempo stesso. Ma a sovvertire il precario equilibrio della piccola comunità, già dilaniata da acredini e invidie intestine, non concorrono soltanto il gatto Bonny e i venti di una guerra fratricida, con le sue esecuzioni sommarie, le deportazioni, le fughe precipitose, i vaneggiamenti nazionalistici e il venire alla ribalta di nuova generazione di "patrioti". Sarà un innocuo, disperato trastullo - una giostra che gira senza interruzione sulla piazza - a segnare l'irruzione dell'assurdo, ovvero la clamorosa assenza di significato della Storia, nel suo stesso ripetersi all'infinito. Epopea grottesca e satira corrosiva della "rinascita croata" degli anni novanta, questo racconto a più voci esprime tutta la potenza simbolica di un estro narrativo che, in accordo con la migliore tradizione letteraria balcanica, preferisce il rovescio del mondo al suo diritto, svelando quanto siano labili i confini di una rassicurante identità privata o collettiva. |
| Editore: | : pagine | Data di pubblicazione:-- | Lingua: | Prezzo di copertina: EUR | Risparmio: |
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Un autore croato oggi appena trentenne ma di una maturita' che puo' crearci tremori ai polsi, Ivica Djikic. Perche'? In due parole: per lo spaccato - a meta' strada fra un Bulgakov meno variopinto ed un Pasolini romanziere piu' alato - che ci da' della guerra di Bosnia del 1992-93, e per l'incredibile coincidere della vita di provincia in un paesone bosniaco-croato con quella delle nostre cittadine italiane degli anni Settanta o giu' di li'; e per la tendenza all'autodistruzione della gioventu' di quel posto, condotta insieme ai compaesani di ogni sesso o generazione, tutti completamente persi (tranne eccezioni) nell'esplodere di un nazionalismo croato mai visto dal '45 ad oggi. Carne, sangue, paura e follia, amori (gli unici puri anche se tragici, con donne che somigliano alla Magnani, alla Mangano, alla Loren piu' ''popolana'') e delitti, senso dell'inutilita'. Questo il risultato dello sconquasso, della vertigine omicida ed insensata che, appunto negli anni Novanta, avvolge come una tempesta omerica, come una piaga biblica, il destino delle piu' giovani leve di quell'area per sancire la fine del socialismo e l'epifania di una rancida e rancorosa ''solitudine collettiva''. Bella scoperta, per me, Djikic. Avvincente la storia a piu' voci (ma specialmente due sono i protagonisti-voci narranti) e credibili i personaggi e le loro tragicomiche vicissitudini in un Paese belligerante che il romanzo ben rende nella sua (cacofonica) coralita'. Un grazie all'editore trentino Zandonai per la scelta. Coraggiosa quanto l'autore, il cui sarcasmo e' al vetriolo.
Sergio Sozi Sergio Sozi
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