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Biografia Alex Michaelides
Alex Michaelides
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Alex Michaelides, nato a Cipro nel 1977 da padre greco-cipriota e madre inglese, è uno scrittore e sceneggiatore britannico-cipriota. Dopo aver studiato letteratura inglese al Trinity College di Cambridge e psicoterapia per tre anni, ha lavorato in un centro per adolescenti con disturbi mentali complessi. Quest’esperienza ha ispirato il suo esordio letterario, "The Silent Patient", un thriller psicologico che ha riscosso un successo straordinario: bestseller del "New York Times" e del "Sunday Times", ha venduto oltre 6,5 milioni di copie ed è stato premiato con il Goodreads Choice Award come miglior thriller del 2019. È stato anche selezionato da Richard & Judy, da "The Times" come libro del mese e dalla società di produzione di Brad Pitt per un adattamento cinematografico.

Prima di scrivere romanzi, Michaelides ha lavorato nel cinema, scrivendo sceneggiature per film come "The Devil You Know" e "The Con Is On", ma ha abbandonato il settore dopo risultati deludenti. Una frase ascoltata a una festa — "non mi aspettavo che fossi così interessante" — lo ha convinto a cambiare strada.
Il suo secondo romanzo, "The Maidens", ambientato in un college di Cambridge e incentrato su una serie di omicidi, è stato pubblicato nel 2021 e ha raggiunto il secondo posto nella classifica dei bestseller del "New York Times".
Dopo un passato da sceneggiatore a Hollywood e un inizio di carriera come attore (che definisce con autoironia un fallimento), ha trovato nella scrittura di romanzi il suo vero linguaggio espressivo.

Nato e cresciuto a Cipro, Michaelides è stato esposto fin da piccolo ai miti e alle tragedie greche, che hanno lasciato un’impronta profonda nel suo immaginario. Questa fascinazione per il mito e per la psicologia si è riflessa in tutte le sue opere, compresa "The Fury", ambientata su un'isola greca privata tormentata dal vento — elemento atmosferico che diventa personaggio a sé, soprannominato dai protagonisti “la Furia”.

L’idea per questo romanzo nacque oltre vent’anni fa, quando Michaelides rimase bloccato su un’isola greca per tre giorni a causa del maltempo. Da quell'esperienza, nacque il seme narrativo: isolare i personaggi in un luogo chiuso, senza via di fuga, dove tutto può accadere — un meccanismo narrativo che richiama Agatha Christie, ma che l’autore decide consapevolmente di sovvertire.

Michaelides si è allontanato dalla rigidità strutturale dei suoi primi romanzi per scrivere "The Fury" in modo più libero, senza una pianificazione minuziosa. Questo cambiamento ha portato una nuova freschezza al suo processo creativo, culminando in una voce narrante memorabile: Elliot Chase, un drammaturgo britannico sofisticato e ironico, ispirato ai personaggi dei film di Billy Wilder e alla golden age di Hollywood. Elliot, inizialmente pensato come personaggio secondario, è diventato il narratore, offrendo uno sguardo metanarrativo che gioca con le aspettative del lettore e con le convenzioni del genere.
Tra i personaggi più iconici del romanzo figura Lana Farrar, un'ex diva del cinema proprietaria dell’isola, ispirata in parte all’attrice Uma Thurman, con cui Michaelides ha collaborato in passato. Le esperienze vissute a Hollywood gli hanno fornito materiale per costruire personaggi vividi, teatrali e larger-than-life, che esplorano il tema della recitazione come maschera sociale e della fuga da un passato spesso doloroso. "Tutti i personaggi del libro sono, in fondo, bambini feriti", afferma lo scrittore.

Temi ricorrenti nella sua narrativa sono l’infanzia, il trauma, il destino e l’identità. In "The Fury", Michaelides approfondisce l’idea filosofica che il carattere sia destino — un concetto ereditato dalle tragedie greche e sviluppato con una sensibilità psicologica moderna. Il romanzo si muove così tra performance teatrali e verità interiori, tra scenari glamour e crepe emotive, mettendo in scena un’indagine non tanto su un crimine quanto sull’animo umano.
Dopo l'esperienza più cupa con "The Maidens", Michaelides ha scritto "The Fury" con leggerezza e piacere, scegliendo consapevolmente un tono più brillante e godibile. "Avevo un sorriso stampato in faccia mentre lo scrivevo", confessa. Questo entusiasmo trapela anche nella vivida ambientazione greca, descritta con naturalezza e affetto grazie alla sua familiarità con quelle terre.

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