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Biografia Alia Trabucco Zeran
Alia Trabucco Zeran
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Alia Trabucco Zerán (Santiago del Cile, 26 agosto 1983) è una scrittrice, saggista e avvocata cilena. È nota per un’opera letteraria impegnata, che unisce narrativa e riflessione critica su diritti umani, giustizia e memoria storica. Il suo romanzo d’esordio, "La resta" ("The Remainder"), ha vinto il Premio per le migliori opere letterarie in Cile, è stato selezionato tra i migliori esordi del 2015 da "El País" ed è stato finalista al Man Booker International Prize.
Figlia del regista Sergio Trabucco e della giornalista Faride Zerán, si è laureata in giurisprudenza all’Università del Cile, dove ha anche lavorato al Centro per i diritti umani. In seguito ha conseguito un master in scrittura creativa alla New York University grazie a una borsa Fulbright, e un dottorato in letteratura latinoamericana all’University College di Londra. Prima di dedicarsi alla narrativa, ha condotto ricerche sui diritti umani e la diversità sessuale, curando pubblicazioni giuridiche internazionali.

Trabucco ha dichiarato di scrivere fin da bambina, spinta da un desiderio che ha convissuto a lungo con la vocazione per l’attivismo. Le sue influenze letterarie includono autori cileni come María Luisa Bombal e Carlos Droguett, oltre a Herta Müller e William Faulkner.
Nel 2019 ha pubblicato "Las homicidas", un saggio che analizza quattro casi di donne assassine in Cile, sfidando il mandato tradizionale della femminilità. Il libro ha avuto ottima accoglienza critica, è stato tradotto in inglese e in italiano ed è valso all’autrice il British Academy Book Prize for Global Cultural Understanding.
Nel 2022 è uscito il romanzo "Limpia", vincitore del Premio per le migliori opere letterarie cilene (in una categoria creata appositamente) e del Premio Femina per il romanzo straniero nel 2024. Racconta la storia di Estela, una domestica che affronta solitudine, lutti e dinamiche di potere in una casa borghese di Santiago. v Al di là della scrittura, Trabucco ha diretto progetti editoriali bilingui con Brutas Editoras e Banda Propia, e ha partecipato al dibattito pubblico con saggi sul linguaggio e il femminismo.

Il suo romanzo d'esordio, "La sottrazione" (pubblicato in Italia da SUR), si distingue per un intreccio tra personale e politico, affrontando il passato cileno post-dittatura attraverso la storia di Felipe e dei figli di ex militari, che convivono con i fantasmi di una memoria traumatica e frammentaria. Trabucco Zerán definisce questa condizione un’aritmetica della fine dei tempi, dove la vita è raccontata attraverso la sua assenza, attraverso ciò che non torna.

Nel giugno 2020 ha pubblicato per la rivista "Accidia" il saggio “"Video de todo menos del cuerpo"”, un testo che, secondo la critica, è tra i più autentici e profondi scritti durante la pandemia. In esso, Alia racconta la propria esperienza con il COVID-19 vissuta a Londra con la sua compagna, riflettendo sull’espropriazione del corpo, la malattia, la fragilità e la perdita di autonomia. Denuncia come la retorica della guerra – con verbi come “annientare” – sia inadatta a parlare di cura, e rivendica invece una lingua che sappia nominare la vulnerabilità come risorsa politica ed etica.
Alia sottolinea quanto la pandemia abbia infranto l’illusione neoliberale dell’individuo autosufficiente, e propone una visione alternativa del soggetto: relazionale, interdipendente, radicato nella collettività. La cura, per lei, è un gesto politico e rivoluzionario, che interroga la gerarchia tra corpi e ruoli (come quello della madre, spesso svalutato), e richiama la necessità di costruire comunità solidali.
I temi della perdita, della memoria intermittente dei corpi, e della difficoltà di nominare l’esperienza umana attraversano anche le sue opere narrative. Nel contesto cileno, segnato da una lunga transizione post-dittatoriale e da recenti movimenti di rivolta contro il modello neoliberale, Trabucco Zerán si interroga su come raccontare ciò che non torna e su come riconoscere l'irrimediabile senza cedere al silenzio.

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