Biografia Boualem Sansal |
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Boualem Sansal, nato il 15 ottobre 1949 a Theniet El Had, in Algeria, è uno scrittore algerino di lingua francese noto per le sue critiche al fondamentalismo islamico e al governo algerino. Dopo una lunga carriera come ingegnere, economista e alto funzionario al Ministero dell'Industria algerino, ha iniziato a scrivere romanzi a 50 anni, ispirato anche dall'assassinio del presidente Boudiaf e dalla deriva islamista del suo paese.
Cresciuto ad Algeri in una famiglia di origini marocchine e con una madre di formazione francese, ha continuato a vivere in Algeria con la moglie e le due figlie, nonostante le polemiche suscitate dalle sue opere. È stato definito uno scrittore "esiliato nel suo stesso paese" per il suo isolamento intellettuale. Nel 2024 ha acquisito la cittadinanza francese.
Ha ricevuto numerosi premi internazionali, tra cui il Prix du Premier Roman (1999), il Peace Prize of the German Book Trade (2011) e il Prix mondial Cino Del Duca (2025).
Il 16 novembre 2024 è stato arrestato ad Algeri con l'accusa di “attentato all’unità nazionale”, dopo un’intervista al canale francese "Frontières" in cui aveva contestato i confini algerini, sostenendo la posizione del Marocco. L’arresto ha aggravato le già tese relazioni diplomatiche tra Algeria e Francia. L’Algeria lo ha accusato di aver attentato all’integrità territoriale e insultato le autorità, oltre a possedere documenti sensibili.
La Francia ha reagito esprimendo preoccupazione tramite il presidente Macron e il ministro degli Esteri. Il caso ha mobilitato intellettuali, parlamentari europei e quattro Premi Nobel, che ne hanno chiesto la liberazione. Tuttavia, le reazioni in Francia sono state ambivalenti: la sinistra si è spaccata, con "La France Insoumise" che ha rifiutato di sostenere la risoluzione del Parlamento europeo, accusando la destra di strumentalizzare il caso.
Sansal, affetto da un cancro alla prostata, è stato ricoverato in una struttura sanitaria a dicembre. Il 23 gennaio 2025, il Parlamento europeo ha chiesto la sua liberazione, provocando la reazione indignata dell'Algeria e del Parlamento arabo. Nel febbraio 2025 l’avvocato francese François Zimeray ha denunciato la sua detenzione all’ONU, parlando anche di uno sciopero della fame, smentito però dalle autorità algerine.
Il 20 marzo 2025 il tribunale ha chiesto dieci anni di carcere. Il 27 marzo è stato condannato a cinque anni e a una multa. Alcune accuse più gravi, come "intelligenza con potenze straniere", sono poi cadute. Le sue figlie, residenti a Praga con la madre ceca, hanno chiesto la grazia presidenziale ad Abdelmadjid Tebboune, senza ottenere risposta. A maggio 2025, l’Assemblea nazionale francese ha approvato una risoluzione per la sua "liberazione immediata e incondizionata".
Boualem Sansal ha pagato a caro prezzo la sua coerenza intellettuale. Nato in un Paese diviso tra modernità e fondamentalismo, ha scelto fin dagli esordi letterari di dire la verità secondo la propria coscienza. Questa scelta gli è costata l’inimicizia dei fondamentalisti islamici, l’esilio letterario – i suoi libri non possono essere pubblicati in patria – e una vita vissuta sotto minaccia, ma senza rinunce. “Con le minacce si può convivere,” afferma con la calma di chi ha imparato a camminare su un filo teso sopra un baratro culturale e ideologico.
Nel suo romanzo distopico "2084 – La fine del mondo", Sansal racconta la realtà dell’Abistan, un regime totalitario che controlla il linguaggio, la fede, e persino il pensiero. Un'opera che richiama inevitabilmente Orwell, ma che vibra anche di suggestioni kafkiane: la burocrazia spietata e invisibile, l’assurdo che diventa quotidiano, la fede che si fa controllo. Non è una caricatura, avverte Sansal, ma una rappresentazione fedele di ciò che può accadere – e in alcuni casi accade – quando la religione si sostituisce allo Stato, cancellando ogni ambiguità tra fede e cittadinanza.
In un mondo dove le parole sono armi, Sansal mostra come il linguaggio sia la vera chiave del potere: chi controlla le parole, controlla la realtà. Per lui, il linguaggio non è solo comunicazione, ma creazione di mondi. La sua critica ai regimi – religiosi o ideologici – non è uno sguardo occidentale sull’Islam, ma quello di un algerino che vive la contraddizione tra due appartenenze: quella alla fede e quella alla modernità.
Sansal si considera un pensatore occidentale nella forma mentis, ma conserva un’acuta consapevolezza della profondità spirituale e sociale del mondo islamico. La sua è una voce lucida, capace di mettere in discussione tanto l’Occidente secolarizzato quanto le derive religiose. Ritiene che la morte di Dio – un processo avviato in Europa da due secoli – abbia lasciato un vuoto che la ragione non ha ancora saputo colmare. È forse per questo che la religione, e in particolare l’Islam, esercita un fascino così potente sulle nuove generazioni. Una gioventù globale che vive sospesa, senza più riti di passaggio definiti, in cerca di senso in un mondo sempre più instabile.
Boualem Sansal continua a scrivere, pensare e parlare con una lucidità rara, portando in letteratura le sue domande, i suoi timori e il suo sguardo critico. È una voce scomoda, certo, ma necessaria. Perché, come lui stesso suggerisce, “non si governa solo con le armi. Si governa con le parole.” E lui, con le parole, ha scelto di resistere.
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