| Biografia David Szalay |
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David Szalay (Montreal, 1974) è uno scrittore ungherese-britannico noto per la sua capacità di ritrarre con lucidità e malinconia la vita contemporanea europea. Figlio di madre canadese e padre ungherese, trascorse l’infanzia tra Beirut e Londra, dove la famiglia si rifugiò durante la guerra civile libanese. Studiò a Oxford e, dopo un periodo in vari lavori commerciali a Londra, si trasferì a Bruxelles e poi a Pécs (Ungheria) per dedicarsi alla scrittura.
Esordì con London and the South-East, vincendo il Betty Trask Award e il Geoffrey Faber Memorial Prize. Seguirono Innocent (2009), Spring (2011) e All That Man Is (2016), quest’ultimo finalista al Man Booker Prize e vincitore del Gordon Burn Prize, nonché al centro di dibattiti sulla sua forma ibrida tra romanzo e raccolta di racconti. Nel 2018 pubblicò Turbulence, dodici storie nate da un progetto radiofonico per la BBC che esplorano i legami umani nell’era globale.
Nel 2025 il suo romanzo Flesh è stato selezionato per il Booker Prize, segnando una nuova tappa della sua carriera. Inserito tra i Best of Young British Novelists di Granta (2013) e nella lista del Telegraph dei migliori autori britannici under 40, Szalay vive oggi a Budapest con la moglie e i due figli.
"David Szalay" è capace di scandagliare le tensioni più sottili della vita moderna, ha spesso esplorato nei suoi libri il senso di spaesamento e di distanza, non solo geografica ma anche emotiva, che caratterizza l’esperienza contemporanea.
Nel corso di un’intervista alla Biblioteca Pubblica di New York, Szalay ha raccontato la genesi del suo romanzo "Flesh", una delle sue opere più intense e ambiziose. Il libro segue la vita di István, un ragazzo ungherese timido e disorientato, dalla periferia di Budapest fino alla Londra dell’alta società. La storia si apre con un episodio di seduzione e violenza che segna irrimediabilmente la vita del protagonista, tracciando un modello di rapporti di potere e desiderio che si ripeterà in varie forme nel corso della sua esistenza.
Szalay ha spiegato che il titolo "Flesh" (“Carne”) era inizialmente solo il nome del file sul suo computer, un titolo provvisorio che però finì per imporsi per la sua forza diretta e quasi disturbante. “La vita come esperienza fisica, come corpo”, ha detto, “è uno dei temi centrali del libro”. La parola racchiude il senso di disagio, materialità e vulnerabilità che attraversa tutto il romanzo.
Nel parlare della costruzione del testo, Szalay ha rivelato il suo approccio frammentato e cinematografico: ogni capitolo è pensato come un racconto a sé, una “unità autosufficiente” che cattura un momento preciso nella vita di István. I salti temporali, spesso di anni, sono scelte deliberate: ciò che avviene tra un capitolo e l’altro — l’azione, le decisioni, la crescita — resta fuori campo, ma si avverte come un’eco silenziosa.
Per lo scrittore, l’essenziale non sta nella cronaca degli eventi ma nella resa sensoriale, nei dettagli concreti che restituiscono la consistenza reale di un’esperienza. Così, anche episodi come la permanenza del protagonista in un istituto minorile o il servizio militare in Iraq vengono trattati in modo ellittico, suggeriti più che narrati.
Szalay ha spiegato che la scelta di ambientare parte del romanzo a Londra risponde anche alla sua biografia personale: dopo anni trascorsi in Ungheria, voleva un libro che unisse i due mondi che lo hanno formato. Il periodo storico — l’adesione dell’Ungheria all’Unione Europea e la conseguente migrazione di molti giovani verso il Regno Unito — forniva il contesto ideale per raccontare la mobilità, la dislocazione e l’identità fluida di una generazione.
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