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Biografia Luigi Federzoni
Luigi Federzoni
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Di nobile famiglia, Luigi Federzoni nasce a Bologna il 27 settembre 1878, figlio di Giovanni, Professore d?Italiano e studioso di Dante, ed Elvira. Eccellente studente, dopo aver frequentato il Liceo si iscrive all?Università della sua città, dove conosce Carducci, e in breve tempo riesce a laurearsi in Lettere e poco dopo in Giurisprudenza (1900). Giovinetto, si appassiona alla letteratura e alla pittura; scrive romanzi, opere teatrali e dipinge. Accantonata la passione artistica, intraprende l?attività di giornalista e sposa Luisa Melotti Ferri, detta Gina. Nei suoi primi scritti giornalistici, svolti nei principali giornali nazionali, Federzoni si fa promotore di un?unificazione di tutte le molteplici tendenze nazionalistiche che in quei primi anni del nuovo secolo andavano formandosi. Federzoni fu il primo ad intravedere che un compattamento di queste forze per certi versi ancora molto eterogenee avrebbe creato le basi per un grande movimento di massa. Questo impegnativo lavoro culminò nel 1910, quando Federzoni riuscì a costituire l?Associazione Nazionalista Italiana (ANI) in cui ritrovansi quegli uomini appartenenti un po? a tutte le anime del composito nazionalismo italiano, che in seguito avrebbero trovato compiutezza nel Fascismo. Tra questi vi erano nazionalisti della sinistra storica crispiana, nazionalisti della destra storica, nazionalisti Cattolici, ognuno con le sue esperienze e i propri principî, ma tutti accomunati da quella volontà di cambiamento nazionalista che col suo impeto avrebbe dovuto ?rimodellare? l?intera Nazione. Queste premesse portarono alla stesura di un programma comune. Nel 1911 Federzoni fonda il giornale L?Idea Nazionale, che diventa subito il punto d?incontro e di dibattito tra tutte le correnti del nazionalismo Italiano, auspicando il passaggio dall'associazionismo alla fondazione vera e propria di un Partito Nazionalista. Questo processo fu lungo e laborioso e in particolare si attuò col convegno di Roma del 1912, che proclamò l'interventismo in Libia, e con quello di Milano del 1914, con cui l?associazione divenne definitivamente Partito Nazionalista. Intanto già nel 1913 Federzoni era stato eletto Deputato, primo esponente nazionalista a giungere alla Camera. In quegli anni la nuova cultura che si era sviluppata attorno a riviste quali Il Regno e La Voce, con i suoi Verga, De Amicis, Rapisardi, De Sanctis, D?Annunzio, Pascoli, Pirandello, Borgese, Marinetti, Gentile, Croce si ritrovò largamente coinvolta nel nuovo progetto nazionale e lo stesso Federzoni ebbe numerosi contatti con tutte queste personalità. Federzoni contribuisce a superare il ?dibattito negativo?, limitato alla critica del positivismo, della democrazia, del liberalismo, del socialismo materialista, per trasformarlo in ?dibattito positivo?, con l?individuazione cioè di obiettivi, metodi e strumenti sociali e politici. Tra i fautori di questa trasformazione troviamo, accanto al Federzoni, Enrico Corradini con tutti coloro che si ritrovarono intorno al giornale L?Idea Nazionale e cioè Maraviglia, Coppola, Forges Davanzati e dal 1914, Alfredo Rocco, il celebre giurista del futuro Codice Penale. Il presupposto sociale che Federzoni individua è quello dell'unione fra ?élite di classe?: élite proletaria, borghese, aristocratica. In particolare si assiste ad una volontà di rigenerare l?intera classe borghese, il cui compito politico primario appare ora quello di sostituire le vecchie élite borghesi decadenti del trasformismo giolittiano e di opporsi fieramente all?avanzata marxista. Per operare tale rigenerazione, la borghesia avrebbe dovuto, conseguentemente, dimostrarsi in grado di agire, non più in difesa dei suoi interessi di classe, ma come elemento di punta dell?intera collettività nazionale, come classe dirigente l'economia della Nazione. Il problema sociale di cui era portatore il proletariato, pertanto, doveva essere risolto grazie all?azione della nuova borghesia nazionale, utilizzando le armi dell?espansionismo coloniale e dell?imperialismo: l?acquisizione di nuovi spazi avrebbe determinato le condizioni per la crescita economica di un proletariato liberato finalmente dalla menzogna marxista. Da questa impostazione derivavano sia la supremazia della politica estera sulla politica interna, sia il bisogno di uno Stato forte, disciplinato, che trovava i suoi simboli unificanti nella Monarchia e nell?Esercito.

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