Biografia Simone Torino |
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Simone Torino, nato ad Aosta nel 1979, ha un percorso variegato: diplomato perito elettronico, ha studiato Lettere a Torino e seguito corsi di scrittura a Bologna. Ha svolto diversi lavori manuali e oggi si dedica alla scrittura, pubblicando racconti in rete e con piccole case editrici.
Macaco di Simone Torino racconta la vita di un uomo che sceglie consapevolmente di vivere ai margini della modernità, rifiutando i suoi comfort inutili. Operaio agricolo per scelta, il protagonista conduce un’esistenza fatta di lavoro, amicizie e routine in una Val d’Aosta appartata, tra bar, ristoranti e palestra. Lo stile asciutto e incisivo, simile a colpi di zappa, riflette la concretezza e l’essenzialità del personaggio.
Simone Torino è uno scrittore italiano nato e cresciuto senza televisione, nutrito fin da bambino da racconti orali e storie lette ad alta voce. Prima di dedicarsi alla scrittura, ha lavorato come bracciante agricolo in Val di Gressoney, esperienza che ha profondamente segnato la sua visione del mondo e la sua poetica. È in un campo ripido e zuppo d’acqua, tra pietre e zappe, che ha preso forma l’idea del suo primo libro. Lì è nata anche la riflessione sulle croci piantate nei campi, gesto rituale e quasi superstizioso, da cui è germogliata la narrazione.
La sua scrittura è fortemente influenzata dalla lingua parlata, volutamente orale, come se fosse il protagonista stesso a raccontare la storia, magari in piedi al bancone di un bar. Torino cerca uno stile diretto e immediato, asciutto come un colpo di zappa, capace di essere comprensibile anche a un bambino. Per lui ogni scelta narrativa è anche una scelta etica, come chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti o buttare un mozzicone nel cestino: i suoi personaggi vivono un’“eroicità del quotidiano”, fatta di piccoli gesti, scelte difficili e dignità silenziosa.
Il suo romanzo racconta di tre personaggi che sembrano incarnare lo stereotipo del montanaro schivo, al limite del disagio, eppure sono capaci di compiere scelte coraggiose, di passare dalla semina delle patate a Vercosa, minuscola e disabitata frazione valdostana, fino a un poetry slam in un pub torinese o a un TSO in psichiatria. La storia si è scritta quasi da sola, alimentata dalla vita vissuta, ma ha richiesto un intenso lavoro di revisione, taglio e rilettura ad alta voce per affinarne ritmo e coerenza con il personaggio.
Simone Torino, contrario all’uso del trattore e della motozappa, ha sempre lavorato la terra a mano, con vanga e zappa. La zappa per lui non è un oggetto industriale, ma un attrezzo costruito artigianalmente, simbolo di una relazione rispettosa con la terra. Il suo sguardo sulla realtà è concreto, ma non privo di poesia: tra fatica, bestemmie, Genepì alle sette e mezza del mattino e pietre “come in cava”, riesce a dare voce a chi di solito non ne ha. Per Torino anche i nomi – delle cose e delle persone – sono strumenti per dare ordine al caos, per riconoscersi e farsi riconoscere, anche se spesso il nome che portiamo non è il nostro, ma quello che ci danno gli altri. Eppure, nella sua narrativa, anche chi viene chiamato "Zitto" riesce a farsi sentire.
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