Biografia Venkatraman Ramakrishnan |
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Venkatraman Ramakrishnan, nato nel 1952 a Chidambaram, nel Tamil Nadu (India), è un biologo strutturale britannico-americano di fama internazionale. La sua carriera scientifica ha raggiunto il culmine nel 2009, quando ha ricevuto il Premio Nobel per la Chimica, insieme a Thomas A. Steitz e Ada Yonath, per i suoi studi fondamentali sulla struttura e la funzione dei ribosomi, molecole essenziali per la sintesi proteica in tutte le forme di vita.
Cresciuto in una famiglia di scienziati — il padre biochimico, la madre psicologa con un dottorato alla McGill — Ramakrishnan si è formato tra India, Australia e Stati Uniti. Dopo una laurea in fisica all’Università di Baroda, si trasferì negli Stati Uniti dove completò un dottorato in fisica all’Università dell’Ohio. Nonostante l’inizio della sua carriera fosse radicato nella fisica teorica, scelse di cambiare direzione e si immerse nello studio della biologia molecolare, frequentando corsi alla UC San Diego per facilitare questa transizione.
Il suo primo contatto diretto con il mondo dei ribosomi avvenne durante il post-dottorato a Yale, sotto la guida di Peter Moore. Nonostante le difficoltà iniziali a trovare una posizione accademica stabile, Ramakrishnan non si arrese: lavorò per oltre un decennio al Brookhaven National Laboratory, prima di diventare professore all’Università dello Utah e infine, nel 1999, approdare al prestigioso Laboratorio di Biologia Molecolare del Medical Research Council a Cambridge. Qui, il suo gruppo ha ottenuto risultati pionieristici, come la prima struttura a risoluzione di 5,5 Ångstrom della subunità 30S del ribosoma, seguita dalla risoluzione completa della subunità stessa in complesso con diversi antibiotici. Studi successivi hanno rivelato con straordinaria precisione il meccanismo molecolare che regola la fedeltà nella sintesi proteica. Negli ultimi anni, si è dedicato allo studio della traduzione eucariotica e mitocondriale, utilizzando tecniche di crio-microscopia elettronica.
Oltre ai ribosomi, Ramakrishnan ha contribuito significativamente anche alla comprensione della struttura della cromatina e degli istoni. I suoi articoli scientifici sono apparsi su riviste di altissimo livello come "Nature", "Science" e "Cell", e sono tra i più citati nel campo.
Dal 2015 al 2020, ha ricoperto la carica di Presidente della Royal Society, il massimo organismo scientifico del Regno Unito. Durante il suo mandato si è trovato ad affrontare sfide complesse come la Brexit e l’inizio della pandemia da COVID-19. Si è espresso apertamente contro l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, sostenendo che avrebbe danneggiato seriamente la ricerca scientifica, limitando collaborazioni internazionali fondamentali per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico, le malattie e la sicurezza alimentare.
Venkatraman Ramakrishnan è noto come "Venki", è uno scienziato di fama mondiale il cui percorso accademico e professionale incarna una rara e brillante combinazione di fisica, biologia strutturale e impegno per la divulgazione scientifica.
Nonostante una carriera consolidata, ha scelto di intraprendere una nuova sfida: scrivere un libro sull’invecchiamento. Pur non essendo un gerontologo, Ramakrishnan ha affrontato il tema con occhio esterno e indipendente, spinto da una curiosità esistenziale e dalla consapevolezza che i processi biologici che studia, in particolare la sintesi proteica, sono strettamente legati all’invecchiamento.
Nel suo libro, Ramakrishnan esplora i grandi interrogativi che da sempre affliggono l’essere umano: perché invecchiamo? Perché moriamo? E soprattutto, possiamo evitarlo? Riflette sull’evoluzione della ricerca biologica negli ultimi decenni, che ha visto un’esplosione di interesse e investimenti nel campo della longevità, spesso alimentati da capitali privati e da una retorica che promette vite centenarie, se non millenarie.
Con uno stile accessibile e rigoroso, si propone di offrire ai lettori una bussola per orientarsi tra annunci sensazionalistici e reali progressi scientifici. Critico verso le mode e le promesse facili, sottolinea come la nostra cultura sia fortemente orientata a negare la morte, interpretandola come transizione o trasformazione, e come molte religioni e filosofie abbiano costruito narrazioni per renderla più accettabile.
Ispirandosi anche al pensiero del filosofo Stephen Cave, Ramakrishnan analizza le strategie psicologiche che gli esseri umani adottano per far fronte all’idea della morte: evitarla, risorgere, credere in un’anima immortale o lasciare un’eredità. In questo contesto, il suo libro non è solo un’analisi biologica, ma un invito a riflettere sul significato della vita e della morte con lucidità e consapevolezza.
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