Autore Topic: Piccolo saggio sulla maternità  (Letto 1867 volte)

presenza

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Piccolo saggio sulla maternità
« il: Marzo 06, 2011, 23:53:30 »
“La mia unica consolazione, quando salivo a coricarmi, era che la mamma sarebbe venuta a darmi un bacio non appena fossi stato a letto. Ma quella buonanotte durava così poco, lei ridiscendeva così presto, che il momento in cui la sentiva salire [...] era per me un momento doloroso. Era l'annuncio di quello che sarebbe seguito, quando mi avrebbe lasciato, quando sarebbe ridiscesa di modo che  quella buonanotte che amavo tanto, giungevo a desiderare che venisse il più tardi possibile, perché si prolungava il tempo di tregua durante il quale la mamma non era ancora venuta. Talvolta quando, dopo avermi baciato, apriva la porta per uscire, io volevo chiamarla, dirle «Dammi un altro bacio», ma sapevo che subito ne sarebbe rimasta infastidita [...]”. (M. Proust da: Alla ricerca del tempo perduto – Dalla parte di Swann).

Quando è nato mio figlio non credevo lo avrei dovuto difendere dai pregiudizi, dalle convenzioni e dalle convinzioni di chi attorno  a me sentendosi già esperta e capace, elargiva gratuitamente consigli senza tener conto né del mio istinto materno né del fatto che quel bambino fosse mio figlio e non il loro e soprattutto che non lavorassi; e tutto questo accadeva in un momento in cui io, particolarmente indebolita e stanca, avrei avuto di bisogno in realtà, di chi mi incoraggiasse e rafforzasse il mio naturale atteggiamento nei confronti della creatura che per la prima volta avevo tra le mani. In verità accadeva che volti e occhi attorno a me disapprovavano che ascoltassi prima di tutto il bisogno del mio bambino, quello cioè di sentire il mio contatto e il mio calore attraverso il corpo per confermargli di esserci e rassicurarlo del mio amore. Pertanto mi suggerivano tra le tante cose di abituarlo a dormire nella sua culletta perché altrimenti sarei stata schiava del suo volere e non avrei potuto badare ad altro.
Forse nel suggerirmi ciò sentivano meno il senso di colpa per essere state costrette dai loro impegni lavorativi a non assecondare sempre il bisogno del contatto che un bimbo ha nei primi mesi di vita.
In verità, ho sempre pensato che un essere umano non si può “abituare” a stare solo, ma è solo per adattamento, per convenienza; forse che una donna innamorata può “abituare” il proprio uomo ai troppi baci, alle carezze, al contatto fisico e sentirsi schiava qualora lui desiderasse stringerla a se ogni volta che lo volesse per confermarne l'amore? Esiste forse una misura?
Pertanto non comprendendo il perché avessi dovuto lasciar piangere mio figlio nel timore di abituarlo alle mie braccia, soprattutto dal momento che ero a sua disposizione giorno e notte e non dovendo rientrare al lavoro nei mesi a venire, ogni giorno ho ascoltato il bisogno di mio figlio ripetendo a me stessa che lo avrei privato del mio contatto anziché abituarlo se lo avessi lasciato piangere e gli avrei offerto al posto del calore delle mie braccia, della morbidezza e del profumo della mia pelle, un gelido, freddo, imbiancato “sepolcro”  a quattro ruote.
Schiava? E cose sono tre, quattro o cinque anni della mia vita da trascorrere godendo ogni giorno di quelle braccine che sicure cercano il mio conforto, di quegli occhi che, sereni, si addormentano accanto a me.
È una scelta che ho potuto permettermi: essere mamma a tempo pieno! E quando tutto questo intenso periodo finirà sarò felice di aver goduto e non rimpianto. Quante madri invece impegnate a occuparsi delle faccende domestiche e del lavoro fuori casa imparano a condividere i figli con entrambi gli impegni, dedicando ogni giorno un po' del loro tempo ora a questo, ora a quello, perciò conoscono un solo modo di occuparsi del loro bambino, che purtroppo non lascia grande spazio al bisogno del piccolo d'avere la sua mamma sempre vicina. In tale modo fuggono certamente dalla “schiavitù” cui le costringe il figlio e tuttavia incorrono in un'altra schiavitù altrettanto severa, quella del lavoro, dell'impegno fuori casa, schiavitù questa così tanto crudele che spesso non permette loro di dedicare anche solo un'ora al proprio bambino per addormentarlo e le induce invece a farlo piangere nella sua culla perché trovi da solo la capacità di addormentarsi, perché fin da piccolo comprenda che la mamma non può essere sempre lì a disposizione. E tutto questo indurisce le mamme, le abbrutisce al punto che si convincono d'essere nel giusto, forse per difendersi, forse per giustificarsi da una tale crudeltà, e perciò dispensano la loro esperienza dimenticando che se una società migliore avesse permesso loro d'essere solo e principalmente mamme, esse avrebbero compreso da sole che non c'è alcun motivo di lasciar piangere il proprio bambino, mentre un bambino ha tanti motivi per farlo, è il solo mezzo di comunicazione che conosce quando è ancora troppo piccolo, quel mezzo che gli permette di gridare alla mamma l'immenso bisogno che ha di lei, del suo contatto, oltre che di condividere con lei il gioco, soddisfare attraverso lei la fame, essere aiutato a mantenersi pulito.
Forse nel tempo si è perso anche il dono dell'istinto, la nostra civiltà così tanto civilizzata da un lato, dall'altro ha rubato alla mamma la sua sicurezza costringendola a temere di ciò che la natura le ha donato in modo perfetto: il latte materno, unico nutrimento per il proprio bambino nei primi mesi di vita.
Quante madri si affidano ad estranei pensando di dare il meglio al proprio bambino e rinunciano invece al bene più prezioso perché scarsamente informate e sostenute. E quanta ignoranza in questo campo!
Quando ho cominciato ad allattare sentivo posarsi sui miei seni occhi pieni di vergogna, quasi fosse indecoroso il mio atteggiamento. A chi dare la colpa di tutto questo? Parlando con le nostre nonne si scopre che esse hanno allattato, chi in tempo di guerra, chi patendo la fame, specialmente in un’epoca in cui davvero tanti erano i tabù e le proibizioni per le donne, l'allattamento era l’unico atto veramente naturale, loro lo avevano compreso. Oggi in una società così avanzata e moderna in cui i tabù e i falsi moralismi sembrano ormai abbattuti appare indecoroso e vergognoso scoprire il seno per allattare il proprio piccolo! Mi chiedo se forse non è anche questa una scusa per giustificare quel tempo che si deve condividere tra mille impegni grazie ad una società che ci vuole frenetici, operativi e attivi sempre e comunque, e che non dà spazio alla riflessione, alla concentrazione, alla calma. Forse tutto ciò ha fatto si che non ci si chiede più il perché di certi atteggiamenti, si agisce e basta, e si tramanda. È un mondo crudele il mondo dell'adulto: se tra l’altro crede che anche un bimbo nasconda una buona dose di furbizia quando pretende le attenzioni tutte per sè. Un giorno qualcuno mi disse: ricorda che in nessuno esiste la malafede, se solo si pensasse alle conseguenze che una tale azione possa provocare nell'altro si eviterebbe di agire. Penso sia così per i bambini piccoli, non pretendono le attenzioni e l'affetto, ne hanno semplicemente bisogno, sempre, per affrontare il mondo da adulti capaci d'amare, infatti solo se sono stati appagati potranno comprendere domani il bisogno di appagare. Quante madri lamentano il comportamento dei loro figli ormai grandi che non si confidano più, le cercano poco e male e spesso presi dalla loro vita e dagli impegni, non si accorgono del vuoto che creano. Forse che quelle stesse madri a loro volta hanno cresciuto ed educato i loro piccoli prese com'erano, per necessità o per convenienza, dagli impegni familiari o lavorativi?

lella

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Re: Piccolo saggio sulla maternità
« Risposta #1 il: Marzo 13, 2011, 19:25:54 »
difficile rispondere, ma condivido molto di quello che scrivi. Anch'io sono stata una mamma che ha allattato ed ho scelto di stare il più possibile con mio figlio. Ma non mi sento di colpevolizzare chi ha fatto scelte diverse, per condizionamenti o per convinzione. Sono certa solo di una cosa: fare la mamma è la cosa più difficile. figuriamoci farla bene. Penso che ognuna di noi abbia fatto il meglio di quello che sapeva fare.

presenza

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Re: Piccolo saggio sulla maternità
« Risposta #2 il: Marzo 13, 2011, 21:46:58 »
... sono d'accordo, ogni mamma cerca di fare il meglio. Nel mio piccolo saggio, a quel tempo, non volevo colpevolizzare, semmai allentare la mia tensione che scaturiva da chi attorno a me si sentiva "la prima della classe" e purtroppo giudicava. Le esperienze sono personali, tutte, e chi le vive non vuole che le si giudichi, ma forse solo "un puro ascolto".

lella

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Re: Piccolo saggio sulla maternità
« Risposta #3 il: Marzo 14, 2011, 15:13:53 »
... sono d'accordo, ogni mamma cerca di fare il meglio. Nel mio piccolo saggio, a quel tempo, non volevo colpevolizzare, semmai allentare la mia tensione che scaturiva da chi attorno a me si sentiva "la prima della classe" e purtroppo giudicava. Le esperienze sono personali, tutte, e chi le vive non vuole che le si giudichi, ma forse solo "un puro ascolto".

Su questo mi trovi perfettamente d'accordo: siamo pieni di primi della classe.

serena.gobbo

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Re: Piccolo saggio sulla maternità
« Risposta #4 il: Aprile 15, 2011, 09:15:39 »
Magari potessi restare a casa!!! da un mese abbiamo scoperto che mio figlio (due anni e 3 mesi) ha la spina bifida, e sono qua che mi sento in colpa a chiedere permessi all'azienda per portarlo dalla fisioterapista o dagli specialisti. ho perfino paura di dire alla titolare che sto richiedendo l'applicazione della legge 104 per usufruire di 3 giorni al mese pagati dall'inps per la malformazione. l'ultima volta che le ho parlato per spiegarle i motivi di così tanti permessi, mi è saltata su perchè ho rifiutato di farmi una settimana di fiera a milano: le avevo detto, con una scusa (che scema, scema, scema: mi vergognavo di informarla della malattia del bambino...), che non mi "conveniva" andare in fiera se doveva prendermi una baby-sitter per una settimana. scema io: perchè dovevo dirle subito il vero motivo per cui rinunciavo alla fiera!
comunque, tornando all'argomento iniziale, quando una donna diventa madre, smette di essere donna dotata di raziocinio, almeno così la pensa tutta la gente che le gravita attorno. ognuno ha la sua da dire, non si rendono conto che anche se si è al primo figlio, questo bombardamento di commenti non fa altro che far confusione. ti fanno sentire incapace, inadeguata, infantile, vittima della depressione... ormai la maternità è diventata un "problema", ma non per colpa del bambino. :mah:
Serena Gobbo

presenza

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Re: Piccolo saggio sulla maternità
« Risposta #5 il: Aprile 15, 2011, 10:03:05 »
Hai ragione, è proprio così che si sente una madre alla prima esperienza, ma ti dico, per esperienza, sii forte nonostante tutto, e segui solo il tuo istinto che è quello di proteggere tuo figlio a qualunque costo e da tutti coloro che hanno sempre qualcosa da dire piuttosto che aiutarti con dignità e silenzio. E non colpevolizzarti, non ti aiuta e non serve a tuo figlio, accettati così come sei e per quello che riesci a fare, ed è tantissimo credimi, e ama senza pensare che altri sarebbero più bravi di te.
Circondati da chi ti ASCOLTA, e confrontati con altre mamme,  nella mia città insieme ad altre mamme quando i miei bimbi erano piccoli, abbiamo creato un'associazione "Contatto continuo" che ci permetteva di confrontarci e sostenerci durante l'allattamento e la crescita dei nostri figli. Non isolarti dunque, ti deprimeresti non poco, e dai gioia a te e tuo figlio allineandoti alla tua vita di adesso, così com'è, aiuterà tutti voi a vivere il vostro presente.
Un bacio a te e al tuo bambino

Marguerite

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Re: Piccolo saggio sulla maternità
« Risposta #6 il: Giugno 11, 2011, 21:13:14 »
1
"Una mamma, prima, per nove mesi è una donna che dentro di sé ha due cuori.
Una mamma, poi, per tutta la vita è una donna che osserva l'altro suo cuore vivere e crescere nel corpo di suo figlio.
 Una mamma non nasce mamma, lo diventa.
Una mamma piange ridendo e canta soffrendo.
Una mamma guarisce i graffi e le ferite con una carezza magica.
Una mamma è un posto caldo dove trovare sempre un abbraccio.
Una mamma è qell'odore di buono che ti fa tornare bambino.
Una mamma è chi ti lascia andare anche se vorrebbe tenerti stretto a sé.
Una mamma è una canzone nella notte.
Una mamma è una ninna nanna speciale.
Una mamma è uno sguardo che non ha bisogno di parole.
Una mamma è quella che sa, sempre, cosa è la cosa migliore per il proprio bambino.
 Una mamma è quella mano che ti teneva mentre traballavi imparando a camminare.
Una mamma è il bum bum del cuore che senti appoggiando la testa sul suo petto.
Una mamma è dove tornare quando non sai dove andare.
Una mamma è una tigre nel corpo di uno scoiattolo morbido.
Una mamma è una parola, la prima che hai detto.
Una mamma è un sorriso, il primo che hai visto.
Una mamma è una voce, la prima che hai udito.
Una mamma è un sapore, il primo che hai assaggiato.
Una mamma è colei che soffrendo ti ha fatto nascere.
E ti ha parlato nel cuore della notte.
Quando tutto il mondo è addormentato.
E nessuno, tranne te, udiva le sue parole.
E, tenendoti fra le braccia, ti avvolgeva di un amore
che ha una forza inaudita.
Una mamma è un sole che brilla e una stella che scintilla.
E' un fuoco che brucia e un calore che avvolge.
E' una gioia senza fine e un pensiero senza voce.
E' una cosa così grande che, forse, non bastan le parole
Una mamma è ... la mamma!
Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce ad immaginarsi il desiderio. (Baricco - Oceano Mare)

Marguerite

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Re: Piccolo saggio sulla maternità
« Risposta #7 il: Giugno 11, 2011, 21:38:38 »
Sono una tri-mamma separata che lavora e non è facile gestire tutto. Mi capita di essere tanto stanca da addormentarmi prima di loro. Quando capita, capita anche che mi senta in colpa perchè ho l'impressione di vivere a ruoli invertiti. Poi penso a quanto sono carini, educati, buoni, attenti, bravi a scuola e penso che, nonostante tutto, sto facendo del mio meglio con buoni risultati. Chi se ne frega se mi dicono che i bambini non devono dormire nel letto con me, se sono stanca e vogliamo riposarci, ci infiliamo in 4 nel mio letto e ci rilassiamo. Chi se ne frega se le maestre mi hanno detto che una lieve disortografia non era il caso che venisse certificata, non è poi così grave.... (fanc! ora la maestra non può più stressarlo se fa qualche errore di troppo) Chi se ne frega se le altre mammemi guardano e mi vedono strana: comunico coi miei figli, magari più di quanto facciano loro, e li ascolto, e rido con loro, nonostante tutto.... abow
Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce ad immaginarsi il desiderio. (Baricco - Oceano Mare)

presenza

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Re: Piccolo saggio sulla maternità
« Risposta #8 il: Giugno 12, 2011, 16:30:04 »
Sono una tri-mamma separata che lavora e non è facile gestire tutto. Mi capita di essere tanto stanca da addormentarmi prima di loro. Quando capita, capita anche che mi senta in colpa perchè ho l'impressione di vivere a ruoli invertiti. Poi penso a quanto sono carini, educati, buoni, attenti, bravi a scuola e penso che, nonostante tutto, sto facendo del mio meglio con buoni risultati. Chi se ne frega se mi dicono che i bambini non devono dormire nel letto con me, se sono stanca e vogliamo riposarci, ci infiliamo in 4 nel mio letto e ci rilassiamo. Chi se ne frega se le maestre mi hanno detto che una lieve disortografia non era il caso che venisse certificata, non è poi così grave.... (fanc! ora la maestra non può più stressarlo se fa qualche errore di troppo) Chi se ne frega se le altre mammemi guardano e mi vedono strana: comunico coi miei figli, magari più di quanto facciano loro, e li ascolto, e rido con loro, nonostante tutto.... abow

Quante leggende metropolitane cercano di mettere in dubbio l'istinto che ogni mamma ha in dotazione dalla natura, perciò complimenti al tuo istinto, all'ascolto e alla gioia che emerge in te quando sei con i tuoi figli, perché è l'unica cosa che conta...