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Post - victor.cds

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Anch'io ho scritto un aforisma / Re:regina
« il: Settembre 03, 2020, 21:00:07 »
Grazie Presenza. Come tu giustamente dici questo cambiamento ha investito oltre le famiglie anche la scuola. L’esigenza di raggiungere un nuovo equilibrio è sentita da tutti. Tocca alla politica cercare di tracciare la strada per raggiungerlo. Ma per qualsiasi iniziativa ci vuole coraggio. E una iniziativa del genere richiede grandi dosi di coraggio. Ci saranno in un futuro prossimo uomini nuovi e coraggiosi?
Mi auguro di sì. Anche se io non li vedrò.
Un abbraccio
Victor

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Pensieri, riflessioni, saggi / Re:"Buonismo"
« il: Settembre 03, 2020, 18:41:09 »
Caro Doxa, hai toccato un tasto che scotta, scotta tantissimo.
Ma ritengo che l’argomento da te posto su questo sito possa essere affrontato e discusso con possibilità e libertà di dire il proprio parere.

Premetto subito che questi migranti sono esseri umani sfortunati e che devono essere aiutati. Ma l’aiuto non può essere improvvisato e improvvido, deve essere razionale e organizzato. E poiché è un problema sociale di così vaste proporzioni va affrontato da organizzazioni internazionali appositamente create e finanziate. L’Italia non può accollarsi l’accoglienza di tutti i poveri e affamati dell’Africa.

Leggendo i post ho messo per iscritto alcune considerazioni personali.
Primo: vedo che salvo i due interventi di mr.blue è stato solo un monologo di Doxa. Come ho detto l’argomento è un campo minato e la prudenza suggerirebbe di starne alla larga. È quindi con piena avvertenza e deliberato consenso che entro nella discussione e faccio la mia dichiarazione di campo: condivido l’80% di quanto Doxa afferma.

Secondo: Doxa fa tutta una dissertazione sul buonismo.
Consulto sulla Enciclopedia Treccani il significato di “buonismo”: Ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversari, o nei riguardi di un avversario, specialmente da parte di un uomo politico; è termine di recente introduzione ma di larga diffusione nel linguaggio giornalistico, per lo più con riferimento a determinati personaggi della vita politica.
Già la prima parola “ostentazione” mi mette in allarme. L’ostentazione non è un sentimento, ma una manifestazione esteriore in genere interessata. Anche le ultime parole della definizione data dall’enciclopedia Treccani mi mettono in allarme “con riferimento a determinati personaggi della vita politica” cioè è una parola coniata appositamente per discriminare l’amico dall’avversario. Complimenti a chi l’ha inventata e la usa!

Terzo: c’è un riferimento alla Carola Rachete, e mr.blue che scrive:
“Quello che vedo è una ragazza che ha attraccato in porto dei disgraziati e ha avuto le palle di andare contro la marina militare italiana e ha rischiato il carcere per i propri principi”.
Quello che mi viene in mente è che fino ad un paio di secoli fa un atto del genere veniva punito con l’impiccagione all’albero maestro. La Rachete ha commesso un reato, e oggi non è possibile punirla in quella maniera, ma tra l’impiccagione e l’esaltazione come eroina ci stanno tante situazioni e soluzioni intermedie che non sono state applicate. Chi non le ha applicate? Non lo dico, tanto tutti ne sono a conoscenza.

Quarto: Doxa afferma:
“I “cattivisti” dicono che i “buonisti” hanno spesso un secondo fine quando vogliono mostrare di far del bene”.
E quale potrebbe essere questo secondo fine se non quello che nel momento in cui verrà conferita a questi migranti la cittadinanza (perché prima o poi sarà loro data) e voteranno, salderanno il loro debito con i buonisti?

Quinto: Doxa ci mostra la foto della povera migrante tunisina che arriva in Italia con il barboncino anch’esso migrante! Nessun commento.
E qui mi vengono in mente i versi di Dante: “Ahi serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta …”
E penso alle generazioni future che dovranno vivere su questo suolo …
Victor

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Pensieri, riflessioni, saggi / Lezione di Genetica con le carte.
« il: Settembre 03, 2020, 16:59:23 »
Dopo aver pubblicato il mio commento al libro di Frans De Waal (un argomento abbastanza serio) pubblico un episodio piuttosto leggero della mia vita.

Eravamo negli anni ’60, ero (a quel tempo) un giovane medico con brillanti prospettive di carriera e mi trovavo in un salotto di persone culturalmente ed economicamente di livello elevato.

Ero al seguito del mio “Capo”, brillante professore della facoltà di medicina che io ammiravo per la sua vastissima cultura e per la sua grande umanità, che mi onorava della sua amicizia e verso il quale io nutrivo sentimenti di profonda stima e deferenza.

Durante la serata, una signora rivolgendosi al mio Professore gli disse: “Turi, ci spieghi i meccanismi della genetica?”. Il professore, rispondendo alla signora ha fatto più o meno un discorso così “Mettiamo che tu e tuo marito decidiate di fare un figlio, e mettiamo che ciascuno di voi ha un mazzo di 40 carte, che rappresentano le vostre caratteristiche genetiche, le mescolate per bene e ne prelevate 20 a caso tu dal tuo mazzo e 20 tuo marito dal suo e li mettete insieme formando così un nuovo mazzo di 40 carte, quelle carte determineranno le caratteristiche fisiche e mentali di vostro figlio”.
“Ora, mettiamo che nel nuovo mazzo di vostro figlio risultino moltissime carte d’oro e immaginiamo che l’oro rappresenti l'attitudine allo studio, alla ricerca scientifica ed all’insegnamento. Ne verrà fuori uno studioso e un genio. Se invece ci saranno molte carte di mazze purtroppo ne verrà fuori una testa di legno”.
“Ma attenzione, ha subito precisato, questo sarà soltanto il 50% della sua personalità. L'altro 50% dipenderà dalla istruzione e dalla educazione che riceverà. Cioè dipenderà da voi e dal suo rapporto con il mondo esterno.
“Se questo rapporto sarà positivo verranno sviluppate ed esaltate le qualità positive, se invece sarà negativo, purtroppo avranno il sopravvento quelle negative, che necessariamente sono già presenti in quel mazzo di carte”.

Quel professore usava sempre un linguaggio adatto all’ambiente in cui si trovava. Aveva un linguaggio per l’ambiente scientifico, ne usava un altro quando parlava con gli studenti, un altro ancora quando parlava con persone comuni. Io lo adoravo!

Ora io aggiungo una mia considerazione personale: se il mazzo di carte di uno dei due genitori ha tante carte d’oro mentre l’altro ne ha poche cosa succede? La matematica ci dice che è molto difficile che nel mazzo del figlio ne arrivino molte!

La spiegazione che il professore ha dato, assolutamente pertinente e scientificamente esatta è stata espressa in termini molto semplici, in quanto era rivolta, in un salotto, ad un gruppo di persone di cultura generica e non specialistica medica. Ma risulta altamente chiara ed esplicativa.

È un aneddoto che spesso mi è tornato alla mente e che mi ha tormentato a lungo. Ho letto, studiato e mi sono arrovellato tantissimo sull’argomento. Con un mio amico, docente di economia, ho parlato a lungo di ciò e lui mi ha spiegato che esistono tante pubblicazioni scientifiche sull’argomento della successione e della direzione nelle aziende familiari.

Nella maggioranza dei casi i figli non sono all’altezza dei genitori. Questo fatto è terribile, e per me è stata un’angoscia continua. Ho costatato, guardandomi attorno, che nella maggior parte dei casi la prima generazione costruisce, la seconda conserva e la terza distrugge o sperpera. Si tratta di una costatazione profondamente vera!

Anche il detto di Michelangelo “Tristo è lo maestro che non è superato dallo allievo suo” è profondamente vero. Ecco perché quando ho letto un articolo sui figli e sui nipoti di Nelson Mandela, non sono rimasto sorpreso.

Io penso che in Natura nulla è assolutamente giusto e nulla è assolutamente sbagliato. Ogni cosa ha il suo motivo di esistere (sia quello che noi poveri ignoranti definiamo bene e giusto come pure quello che definiamo male e sbagliato).

Victor.

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Anch'io ho scritto un aforisma / Re:regina
« il: Settembre 03, 2020, 16:51:20 »
Personalmente penso che Presenza abbia perfettamente ragione. Dipende soltanto dal soggetto assumere l’uno o l’altro ruolo. Certo che i tempi hanno modificato i costumi. Mia madre era una vera regina, sia nel portamento, come nello stile, come principalmente nella gestione di tutte le relazioni interne ed esterne della casa. E mio padre era il re, che era fiero della sua regina.

Ricordo che un’amica di famiglia, una volta durante una visita (a quel tempo c’era l’usanza che tra le famiglie ci si faceva scambievolmente visita) disse che “Il marito regna e la moglie governa”.

Ora non so più. Come ho detto i tempi hanno modificato i costumi. Mentre quando ero ragazzo i ruoli erano ben definiti ora sono frammisti e francamente non riesco a rendermi conto se sia meglio adesso oppure ieri. Tenete presente la mia età e pertanto quando io dico “ieri” io parlo di 60-80 anni fa.

A quel tempo ho visto donne, rimaste vedove, reggere la casa e la famiglia molto meglio di un uomo.
Innanzitutto c’è un fatto indiscutibile. Ieri la donna stava in casa, era quello il suo ruolo e per la maggior parte delle mogli era un ruolo di regina. E il fatto che avevano una o più persone di servizio alle loro dipendenze facilitava tantissimo il loro compito.

Poi, per necessità le cose sono cambiate: la donna ha cominciato a lavorare. Le ragazze mie coetanee frequentavano scuole che già preparavano al lavoro: istituto magistrale, istituto commerciale, istituto tecnico. Alcune (le definirei più evolute, ma non so se il termine che uso è pertinente) frequentavano il liceo classico per andare all’università. Ma le facoltà preferite erano quelle che consentivano l’insegnamento.
Io ricordo che su circa 120 studenti del mio anno di medicina solo quattro erano donne. Ora mi dicono che tra gli studenti di medicina c’è una prevalenza delle donne.

È indiscutibile che dal punto di vista culturale tutto ciò sia stato un progresso enorme, forse inimmaginabile. E questa rivoluzione va ascritta a merito della generazione cui appartengo. La donna non ha nulla meno dell’uomo, anzi ho la sensazione che le attuali giovani generazioni femminili hanno qualcosa in più. Noto con stupore molti i maschi rammolliti e inebetiti.

Tutto ciò ha avuto come conseguenza uno sconvolgimento principalmente nei rapporti uomo-donna, e nella famiglia, oltre che nella società.

E qui mi fermo perché la mia analisi, anche se fatta da un dilettante, mi porterebbe lontano nella discussione.

Penso soltanto che con il tempo sarà trovato un equilibrio maggiore. Il tempo è galantuomo.

Victor

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Sentimentale / Re:La canzone di Marinella
« il: Settembre 03, 2020, 01:53:45 »
Ciao, Gipoviani,
Meravigliosamente realistico il tuo racconto e meravigliosamente terribile per me …
Non so se è giusto che io scriva quello che sto per scrivere … ma lo scrivo in quanto come ho già detto alla mia età sono diventato senza remore.
Da medico conosco la SLA e so quanto questa malattia sia terribile, non solo per il malato, ma ancor più per chi gli sta attorno.
Quello che il marito di Marinella ha fatto ero pronto a farlo io ed avevo già progettato tutto, all’insaputa dei miei e con la complicità di un amico. Non ho mai avuto paura della morte. L’ho sempre guardata in faccia ed ho rischiato la vita più di una volta.
Ma ci sono due cose che mi hanno fatto sempre paura: perdere la testa e i dolori fisici atroci. Per mia fortuna (mia moglie mi ripete spesso che sono strafortunato, e credo sia vero) ritengo che ancora non ho perso la testa. Montanelli una volta disse che si incomincia a morire o dai piedi o dalla testa (e lui si augurava di cominciare a morire dai piedi, e credo che sia stato esaudito) e la mia morte è cominciata dai piedi (sono già due pezzi di legno insensibili).
L’altra cosa che mi fa paura sono i dolori atroci che i medici cercano di sedare con le droghe. La mia malattia può avere come conseguenza dolori atroci. Si ho avuto e talvolta ho ancora dolori, ma sono riuscito sempre a sopportarli stringendo i denti. Come dice mia moglie sono anche in questo fortunato!
Un'altra osservazione. Nihil afferma che nessuna donna tradirebbe il marito in punto di morte. Con Nihil in passato (vedi “Meglio le corna o la noia”) ho avuto uno scambio di vedute su questo argomento e anche Presenza e Gipoviani sono intervenute in quella discussione. Personalmente non chiamerei il gesto di Marinella un tradimento. No! Per me non è un gesto banale uno spasso momentaneo di una persona annoiata. Io, può darsi che sbaglio, ritengo di comprendere quel gesto, è un grido di aiuto, la ricerca di un sostegno in un momento terribile. Piccolofi e mr.blue vedono in questo scritto la mano di una donna. Forse perché ritengono che solo una donna riuscirebbe a capire e giustificare un gesto del genere. Può darsi sia vero. Ma io ritengo di comprendere quel gesto di Marinella e sono un uomo. E, come ho detto non lo ritengo tradimento.
Ciao, Gipo. Con il tuo racconto mi hai fatto diventare gli occhi lucidi. Un abbraccio.
Victor

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Presentazioni / Re:Buongiorno Amici.
« il: Settembre 03, 2020, 00:36:47 »
Ciao Presenza,
Grazie infinite per il complimento! Erano anni ... addirittura decenni che una donna non mi faceva un complimento del genere ... graditissimo!
Rigurdo alla foto proverò a pubblicarla. Spero di riuscire.

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Umoristico / Re:Un giorno all'Ikea
« il: Settembre 02, 2020, 21:55:19 »
Ciao Brunello,
Rispondo a questo post anche se non sono un frequentatore di Supermercati. Prò il tuo stile si nota subito ed a me piace. Complimenti.
Colgo l'occasione per inviarti il mio saluto.
Victor.

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Pensieri, riflessioni, saggi / Re:Il mestiere di scrivere
« il: Settembre 02, 2020, 21:32:40 »
Ciao, Piccolofi.
Quanto tempo è passato … ricordo quei tempi con piacere … le nostre schermaglie … anche qualche battibecco … non sempre ci trovavamo d’accordo … ma discutevamo con stile e con reciproco rispetto!
Ma vado subito al tuo commento su quanto ha scritto Doxa.
Tu Giustamente evidenzi che:
Se si va in qualche forum di scrittura, si resta a volte sbigottiti della mole di roba che la gente quotidianamente partorisce e invia, per la vanità di apparire e lo sperato plauso degli altri, della … community.
Ci dici che hai scritto una poesia (Il teatro dei primattori). E ci dici che tutti vogliono essere primattori e attendono la claque. Ma si tratta di una cosa naturale, di un bisogno umano (assolutamente umano!).
Un filosofo e psicologo americano, un certo Abraham Maslow, a mio avviso un grande pensatore, purtroppo poco citato dalla stampa del settore, in quanto a mio avviso disse cose piuttosto scomode, negli anni 50 del secolo scorso pubblicò “La piramide dei bisogni” (ovviamente bisogni degli esseri umani).
Al gradino più basso mise i bisogni fisiologici (mangiare, bere, sesso), al secondo il bisogno di sicurezza, al terzo il bisogno di appartenenza, poi quello di stima e infine l’autorealizzazione.
Che l’uomo aspiri alla stima dei suoi simili è dunque un fatto naturale. I pazienti hanno bisogno di stimare il medico presso cui si curano. Per curare la mia malattia mi sono accuratamente informato e ritengo di aver trovato ciò che desideravo, ciò di cui avevo bisogno.
Che poi ci siano delle persone che aspirano ad una stima che non meritano è un fatto che non inficia il “bisogno” di cui trattiamo, ma riguarda solo il soggetto che aspira a cose più grandi di lui.
Ecco perché nel post precedente ho scritto che “è necessario scrivere correttamente principalmente per rispetto a noi stessi”. Se abbiamo un’aspirazione è da stupidi pretendere di raggiungerla senza “lavorare” adeguatamente.
Non per nulla nove anni fa scrissi come mio motto su questo sito “Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore”
Ciao, Piccolofi, voglimi bene, perché io te ne voglio.
Victor

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Pensieri, riflessioni, saggi / Re:Il mestiere di scrivere
« il: Settembre 02, 2020, 21:31:12 »
Salve Doxa, estremamente interessante e attuale il tuo scritto.
Ho bisogno però qualche delucidazione.
Paro dal titolo: Il mestiere di scrivere.
La parola “mestiere” mi fa pensare a coloro che scrivono “per mestiere”, cioè principalmente gli scrittori e i giornalisti.
Personalmente ritengo che nessuno di noi (quelli che scriviamo in questo sito) scriva per “mestiere”. Ritengo che tutti scriviamo per diletto. Anche io che ho scritto un libro (che non è in vendita) e che ho scritto diverse pubblicazioni scientifiche inerenti la mia professione non mi ritengo neanche lontanamente uno scrittore.
Non credo che tocchi a noi giudicare in questa sede come scrivono quelli che lo fanno per mestiere. E riguardo a quelli che vogliono imparare il mestiere di scrivere, cui tu fai riferimento, sappi che nella vita ciascuno raccoglie sempre ciò che ha seminato e dove ha seminato (e questo te lo dice uno che il cammino della vita lo ha percorso tutto per intero).
Ma, come ho accennato all’inizio ritengo il tuo scritto è estremamente interessante ed attuale. Interessante e attuale per noi “dilettanti”.
Faccio un passo indietro e ricordo a me stesso che “scrivere” equivale a “comunicare”. E comunicare correttamente è importantissimo. Sia che un generale o un dirigente d’azienda comunichi ai suoi dipendenti cosa devono fare. Come pure che un insegnante a scuola o un docente all’università comunichi la sua scienza ai suoi allievi.
E, come tu giustamente dici, scrivere talvolta equivale a creare, cioè esternare qualcosa che frulla nella nostra mente (e soltanto lì dento), che se non la facciamo uscire fuori resterà sepolta in eterno. E qui, a mio avviso, si adatta perfettamente il termine “scrittura creativa” che è stato dato a questo sito e questo, per me, è il suo scopo principale.
Pertanto, anche noi che su questo sito ci scambiamo i nostri messaggi, le nostre impressioni, i nostri commenti, abbiamo il “dovere” (oh dio, che termine mi è scappato!) di comunicare, come giustamente tu dici nella maniera corretta.
E dobbiamo farlo sia per rispetto verso coloro che leggono, ma anche (e a mio avviso principalmente) per rispetto a noi stessi (questo dettaglio lo approfondirò nel post successivo).
È triste pensare che, oggi, tanti che scrivono e parlano non sanno né parlare, né tantomeno scrivere. Di chi è la colpa di ciò? Facile addossarla alla scuola (è un ente impersonale, che non può rispondere, non può reagire). Ma la scuola è fatta da insegnanti, da studenti, da genitori degli studenti, e principalmente da politici. E questi politici sono culturalmente preparati a questo compito? (Non esprimo il mio giudizio per carità di patria).
Adunque Doxa, complimenti per quanto hai scritto. Ogni tanto è bene che qualcuno ce lo ricordi.
Un saluto, Victor.

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Credo che sia giusto che il visitatore che entra nel sito abbia una idea delle persone che vi scrivono. E, giustamente, in questo sito c’è una rubrica apposita per le presentazioni. Ma se oltre ai dati biografici viene offerta al lettore qualcosa in più che illustri il pensiero e le idee di chi scrive, il lettore può essere aiutato a comprendere meglio il messaggio che chi scrive intende dare con il suo scritto.
Riporto questo mio scritto che si riferisce a una mia lettura di quest’ultimo periodo in quanto penso sia un argomento che possa interessare qualcuno.
Noi esseri umani ci siamo evoluti moltissimo rispetto agli altri animali perché siamo riusciti ad affinare tantissimo gli strumenti della comunicazione di cui la Natura ci ha dotati (ovviamente non mi riferisco alle scoperte scientifiche degli ultimi secoli, ma alla differenziazione dell’homo sapiens rispetto alle altre specie animali).
Da quando, oltre sette anni fa, ho scoperto di avere un tumore e mi sono messo in pensione, passo il tempo prevalentemente a leggere e talvolta anche a scrivere o a fare qualcosa di altro, oltre a fare i miei pellegrinaggi mensili all’ospedale e le analisi periodiche (Tac, Pet, Risonanza, ecc.).
Parlo della mia malattia, e ne parlo apertamente, perché so che si tratta di una brutta bestia, purtroppo in aumento e perché sono convinto che i medici possono fare moltissimo, ma principalmente siamo noi stessi che dobbiamo collaborare con i medici e reagire nella maniera giusta (vi parlo contemporaneamente da ex medico e da paziente in cura). Chi vuole parlare con me non deve fare altro che scrivermi. Sono a sua disposizione (mia mail: cnt936@gmail.com ).
Durante gli anni della media e del liceo ho letto tantissimo. Passavo il 50% del tempo extra scolastico a fare i compiti e l’altro 50% a leggere … leggere di tutto, ma proprio di tutto.
Quando entrai all’università mi dedicai anima e corpo allo studio della medicina. Continuai a comprare i libri e i giornali che leggevo, ma sono rimasti conservati (taluni ancora intonsi) nei mei armadi. Anche durante il lungo tempo della professione (50 anni) l’hobby della lettura “varia” restò marginale in quanto dedicavo il tempo libero alla lettura di libri e riviste scientifiche inerenti la professione.
Ora, ho ripreso questo mio hobby. Penso di darvene qualche saggio.
FRANS DE WAAL – L’ULTIMO ABBRACCIO.
Altri libri dello stesso autore:
•   Il bonobo e l’ateo (In cerca di umanità fra i primati).
•   Siamo così intelligenti da capire l’intelligenza degli animali?
Commento di Victor.
Primavera 2019.
Il mio amico Giovanni (è stato compagno di classe di mio fratello, dieci anni più piccolo, ma l’amicizia che ancora ci lega è molto solida) ogni tanto mi regala qualche libro digitalizzato. Questo è uno dei tanti che mi ha regalato.
Inizialmente mi regalava dei libri stampati, ma poi si è reso conto che avevo molto interesse per i libri digitalizzati in quanto potevo riportarne dei brani e farci i miei commenti e quindi li ricerca appositamente e me li regala.

Frans de Waal – L’ultimo abbraccio.
Prologo.
Osservare il comportamento degli altri mi viene naturale e forse in qualche caso esagero. La prima volta che me ne resi conto fu quando, tornato a casa, raccontai a mia madre una scena a cui avevo assistito sull’autobus. Dovevo avere dodici anni. Un ragazzo e una ragazza si stavano baciando nel modo sfacciato, tipico degli adolescenti, che ancora non mi era familiare, con le bocche umide aperte e serrate l’una all’altra. Il fatto in sé non aveva nulla di speciale, ma poi avevo notato che la ragazza masticava una gomma, mentre prima del bacio avevo visto soltanto il ragazzo masticare. Pur essendo confuso immaginai che cosa fosse accaduto – era come la legge dei vasi comunicanti. Quando lo raccontai a mia madre tuttavia non mi parve troppo entusiasta. Con un’espressione turbata, mi disse di smettere di guardare con tanta insistenza la gente spiegandomi che non era educato farlo.
Oggi osservare è diventata la mia professione.
[Mia madre ha sempre detto che io avevo un profondo “spirito di osservazione”. E questo spirito mi è rimasto per tutta la vita. E mi è servito tantissimo nella mia professione.
[La mia professione è stata quella di dentista. Ma ho studiato e praticato non solo i settori più comuni della materia, cioè quelli che praticano la maggior parte degli odontoiatri, ma ho spaziato per tutti i settori, anche quelli nuovi e più avanzati, quelli ultra specialistici.
[Quando, all’inizio della professione mi resi conto che la bocca era una zona molto particolare del nostro corpo, e che le reazioni dei vari pazienti alle cure che effettuavo erano molteplici, anzi direi infinite, affrontai il problema e cercai di capirne il motivo.
[Avevo studiato in anatomia e in fisiologia che l’area sensitiva dedicata alla bocca ed ai suoi annessi occupava un terzo di tutta l’area sensitiva del nostro cervello. Quindi io lavoravo in una zona ad altissima sensibilità. Ecco la prima risposta alla grande variabilità del comportamento dei pazienti.
[Il secondo fatto che la mia mente evidenziò fu che la variabilità del comportamento dei pazienti dipendeva dal comportamento personale proprio di ciascun paziente. Il collegamento con la psiche fu una rapida e logica conseguenza.
[A questo punto fu giocoforza iniziare ad occuparmi di psicologia. Per curare un paziente oltre a conoscere lo stato della sua bocca dovevo anche avere un’idea, almeno approssimativa, del suo comportamento psichico.
[Il passo successivo fu quello che i due percorsi non erano paralleli, ma la conoscenza psichica doveva essere preliminare all’inizio della terapia odontoiatrica che dovevo effettuare. Questo ai fini di una riuscita ottimale della terapia stessa che non dipendeva soltanto dalla mia abilità tecnica, ma anche dalla collaborazione del paziente e dalla sua comprensione di quello che io facevo.
[A questo punto mi resi conto dovevo dedicare molto più tempo alle “prime visite” (cioè alla visita dei pazienti che io vedevo per la prima volta). In ciò mi aiutò tantissimo la mia curiosità (innata), cioè lo spirito di osservazione che già possedevo.
[Pertanto, come dice Frans De Waal “osservare” è diventata parte integrante della mia professione. - Victor].

… Mi concentro sull’espressione delle emozioni, il linguaggio del corpo e le dinamiche sociali, aspetti talmente simili negli esseri umani e negli altri primati da permettermi di applicare la mia capacità di osservazione a entrambi i gruppi, nonostante la mia ricerca riguardi principalmente i primati non umani.
[Io, a differenza del professore De Waal, per motivi professionali, ho concentrato la mia osservazione sugli esseri umani, anche se la mia vita da ragazzo che ho definito allo “stato brado” mi ha aiutato molto a comprendere la natura tutta. - Victor].
[Non riporto commenti sul contenuto generale del libro, in quanto quelli che mi vengono alla mente sono tantissimi, infatti il libro, a mio avviso, è di grande interesse culturale, e chi è interessato è opportuno che se lo legga per intero, ma faccio riferimento soltanto ad alcune frasi che mi servono per esprimere il mio pensiero personale, in quanto, come è mia abitudine cerco di dare il mio messaggio a chi mi legge. - Victor].
… È [sempre] cruciale vedere oltre la scena centrale. Se uno scimpanzé maschio ne minaccia un altro scagliando sassi o lanciandosi alla carica contro di lui bisogna distogliere gli occhi da loro e vedere che cosa accade in periferia, dove emergono nuovi sviluppi. Io la chiamo osservazione olistica: considerare il contesto più ampio. Il fatto che il migliore amico del maschio minacciato stia dormendo in un angolo non vuol dire che possiamo ignorarlo. Quando si sveglia e si avvicina alla scena camminando, l’intera colonia sa che le cose stanno per cambiare. Una femmina emette un forte schiamazzo per annunciarlo e le madri si stringono ai figli più piccoli.
[Pensate che quanto descritto dall’Autore valga soltanto se osserviamo degli scimpanzé, o valga in ogni caso della vita? - Victor].
E quando il trambusto termina, non bisogna andarsene. È importante continuare a guardare i protagonisti principali – non è ancora finita. Tra le migliaia di riconciliazioni a cui ho assistito, una delle prime mi colse di sorpresa. Subito dopo un confronto, due maschi rivali si sono avvicinati camminando eretti, su due zampe e con tutti i peli dritti – con la pelliccia così sembravano grandi il doppio del normale. Gli sguardi che si scambiavano erano talmente minacciosi che mi sarei aspettato una ripresa delle ostilità. Ma quando si sono trovati uno di fronte all’altro, uno dei due improvvisamente si è girato e ha mostrato il suo posteriore. L’altro ha reagito eseguendo con cura il grooming intorno all’ano del primo maschio, producendo sonori schiocchi con le labbra e colpi di denti per sottolineare la sua dedizione al compito. … La pace era fatta.
[Pensate che, noi esseri umani e di conseguenza esseri che ci riteniamo superiori, abbiamo da imparare qualcosa da questo comportamento? - Victor].
La vista è il senso dominante per gli scimpanzé più o meno come per gli esseri umani, tuttavia pure l’olfatto ha un’importanza chiave. Anche nella nostra specie è così, come hanno dimostrato video girati di nascosto: dopo che abbiamo stretto la mano a un’altra persona, soprattutto del nostro stesso sesso, spesso ci annusiamo la mano. La portiamo senza pensarci vicino al viso per cogliere un sentore chimico in grado di informarci sulla disposizione dell’altro. È qualcosa di inconsapevole, come molti dei nostri comportamenti che ricordano quelli degli altri primati. Ciò nonostante ci piace pensare di essere attori razionali, consci di quello che facciamo, mentre tendiamo a descrivere le altre specie come se fossero automi. Non è affatto così.
[Ogni tanto è opportuno riflettere che noi, esseri umani, non siamo altro che animali un po’ più evoluti … - Victor].
Siamo costantemente sintonizzati con le nostre sensazioni, ma il problema è che le emozioni e le sensazioni che proviamo non sono la stessa cosa. Nonostante siamo portati a fonderle, le sensazioni sono stati soggettivi interiori che, in senso stretto, conosce soltanto chi le prova. Io conosco le mie sensazioni, ma non le tue, a parte quelle che mi descrivi. Comunichiamo le nostre sensazioni usando il linguaggio.
Le emozioni invece sono stati corporei e mentali – rabbia e paura, desiderio sessuale e affetto, voglia di sopraffare – in grado di influenzare il nostro comportamento. Indotte da stimoli particolari e accompagnate da mutamenti comportamentali, le emozioni sono riconoscibili dall’esterno nelle espressioni del viso, nel cambiamento del colore della pelle, del timbro vocale, dei gesti, dell’odore e così via. Soltanto quando la persona che sperimenta tali cambiamenti ne diventa consapevole, allora questi si trasformano in sensazioni, esperienze consce. Mostriamo le emozioni, ma parliamo di sensazioni.
[Queste sono altre frasi che mi hanno portato a riflettere. - Victor].
Consideriamo la riconciliazione, intesa come il ricongiungimento amichevole che segue un momento di scontro. La riconciliazione è un’interazione emotiva misurabile: se vuole riconoscerla, un osservatore ha soltanto bisogno di un po’ di pazienza per cogliere che cosa accade tra gli individui precedentemente in conflitto. Le sensazioni che accompagnano la riconciliazione – rimorso, indulgenza, sollievo – sono però note soltanto a chi le prova. Possiamo sospettare che altri provino le nostre stesse sensazioni, ma non possiamo esserne certi, neppure limitandoci ai membri della nostra specie.
Qualcuno, per esempio, può affermare di aver perdonato un’altra persona, ma sarà proprio così? Alla prima occasione buona, e a dispetto di quanto afferma, menzionerà comunque l’affronto in questione. Conosciamo i nostri stati interiori in modo imperfetto e spesso interpretiamo in modo errato noi stessi e chi abbiamo intorno.
[Idem come sopra. - Victor].
[Gli episodi di comportamento degli animali che De Waal porta sono tantissimi e non mi soffermo a riportarli ed a commentarli (chi è interessato ad approfondire l’argomento, come ho detto, può leggere il libro). La conseguenza che io ho tratto dalla lettura di questo libro è che sarebbe molto interessante approfondire la conoscenza del comportamento degli animali (di tutti gli animali, insetti compresi; tale scienza si chiama Etologia) per comprendere meglio il comportamento di noi esseri umani. - Victor].

Da studente, quando mi sono reso conto del fatto che i miei libri di biologia [cioè quelli su cui studiava] erano di poco aiuto per spiegare il comportamento degli scimpanzé, ho preso una copia del Principe di Machiavelli. L’opera offre un resoconto perspicace e disadorno del comportamento umano a partire dall’osservazione diretta della vita dei Borgia, dei Medici e dei papi.
Questo libro mi ha suggerito la giusta attitudine mentale necessaria per descrivere la politica delle grandi scimmie allo zoo. Oggi, tuttavia, le persone storcono il naso quando si parla del filosofo fiorentino, il cui nome di solito è associato a politici corrotti e senza scrupoli. Noi siamo meglio di così, sembrano voler dire, ignorando le molte dimostrazioni del contrario.
Per farci un’idea della profonda ossessione che gli esseri umani hanno per il potere non c’è niente di meglio dell’osservare le reazioni degli individui quando perdono la loro posizione di rilievo. Uomini maturi possono lasciarsi andare a crisi di rabbia incontrollata che saremmo più propensi ad associare a un giovane le cui aspettative sono state deluse.
[Ma guarda un po’ … - Victor].
Riporto, per finire due ultime importanti impressioni che mi sono rimaste con la lettura di questo libro (ma anche dei due precedenti).
Prima impressione. Maschio (o femmina) dominante. Tutti sanno dell’esistenza negli animali che vivono in gruppo del soggetto alfa. Esso ha due funzioni importantissime per la Natura: la procreazione e la guida del gruppo. Il primo legato alla legge della Natura per il miglioramento della specie, il secondo legato alla sopravvivenza fisica del branco. Sappiamo che alla Natura non interessa la sopravvivenza dell’individuo, ma solo la sopravvivenza della specie. È interessante rifletterci.
Seconda impressione. Oltre all’elemento alfa negli animali esiste anche l’elemento stupido! E per esso non c’è speranza! Nessun commento in merito.
Victor.


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Presentazioni / Re:Buongiorno Amici.
« il: Settembre 02, 2020, 18:21:52 »
Buongiorno a tutti.
Un grazie a mr.blue. Mi ha aiutato ad accedere al sito e spero che mi aiuti a recuperare le credenziali del passato.
Un grazie anche a Doxa per il bentornato, ma ti chiedo scusa per il fatto che non mi ricordo di te. Nel tuo saluto al post “Evviva” di Presenza fai riferimento che gli ottantenni hanno bisogno della badante. Io appartengo a questa categoria (ho 84 anni). È vero abbiamo bisogno di una persona che badi a noi in quanto siamo parzialmente autosufficienti, inoltre talvolta siamo anche strani, e poi siamo il bersaglio preferito del Coronavirus (di questo forse ne parleremo in seguito), ma credo che talvolta può anche essere piacevole conversare con noi in un salotto …
Cara Presenza ti chiedo perdono se nell’entusiasmo del mio rientro ho detto qualche parola in più. Il vantaggio (o lo svantaggio) della vecchiaia è proprio quello di parlare senza remore. Comunque è sempre un piacere dialogare con te su qualsiasi argomento e sono a tua completa disposizione.
Torno nuovamente al post “Evviva” aperto da Presenza e leggo una frase di Faber “L'uomo non può creare nessuna opera che sopravviva ad un libro”. Credo che sia assolutamente vero. E, da questa frase prendo lo spunto per comunicarvi che quegli scritti che tempo fa pubblicai su questo sito, ovviamente rivisti, corretti, censurati (ove necessario), assieme a tanti altri li ho pubblicati in un mio libro, che ho regalato a parenti e amici.
Non so se sul sito si possano pubblicare delle foto. Un amico mi ha procurato delle foto del 1943 e al centro di una di queste c’è proprio la casa di mio nonno di cui parlo in quei scritti. Attorno ad essa ci sono le truppe inglesi e proprio quei ragazzini con cui all’epoca giocavo. È un documento storico importante e un ricordo struggente per me. Se riesco sarò felice di portarlo a vostra conoscenza.
Ritengo che qualcuno si ricorda che a quel tempo su questo sito ci stava Arcobaleno. Non c’è più. È con grande dispiacere che ve lo comunico. Ci eravamo conosciuti qui, avevamo instaurato una interessante scambio di corrispondenza, che si era trasformata in amicizia. All’inizio di quest’anno ci ha lasciati.
A presto
Victor

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Presentazioni / Buongiorno Amici.
« il: Settembre 01, 2020, 10:27:41 »
Buongiorno Amici.

Sono tornato su questo sito dove in passato ho postato (che brutta parola!) qualcosa. Poi ho interrotto per motivi di salute. Il momento più critico di questo periodo l’ho riportato come risposta al Post di Nihil “Dunque si inizia così”.
Sto passando il tempo a leggere un po’ i post che nel frattempo sono stati postati (accidenti, non esiste una parola meno orribile per esprimere questo concetto?) sul sito.
Vedo, con dispiacere che siete rimasti in pochi.
Forse i Social hanno fatto terra bruciata intorno … Sono più comodi, non sono impegnativi, sono mordi e fuggi … ed oggi abbiamo tutti fretta … ma sono banali! Questo sito, anche se non è per professionisti, ha obiettivi molto più seri e importanti.
Ma il motivo non credo sia solo questo, come in tutte le cose ci sono sempre tanti motivi nei quali è spesso difficile raccapezzarsi. Comunque credo sia necessario cercare di approfondirlo.
Tra i compagni di allora ho trovato Nihil (che ho già salutato), ho visto Piccolofi (a cui rivolgo un caro saluto, anche se abbiamo interrotto bruscamente la nostra corrispondenza … Ciao, come vedi sono ancora su questa terra – Doctor S.).
Ho trovato Presenza, anche lei di ritorno ed anche lei di Catania (Ciao, come stai?) e vedo che i suoi scritti sono tantissimi, ma vedo anche che non hanno avuto molte risposte.
Cara Presenza, i tuoi scritti sono molto belli, scritti con accuratezza e con stile, hanno un background di non poco conto, alcuni per me sono bellissimi, ma per chi non conosce chi scrive, la sua personalità, e, principalmente, ciò che in quel momento ha ispirato quello scritto, è difficile che riesca a comprendere il messaggio che vuole dare. Io penso che ogni scritto, come pure ogni cosa che si dice, è un messaggio e in quanto tale deve avere un obiettivo. Perdonami per ciò che dico. La mia non è una critica. È un affettuoso pensiero che mi sale alla mente e che con sincerità desidero esprimerti, nel caso che tu ne voglia tenere conto.
Vedo che ci sono scritti di neofiti. Ne cito solo sue (non ho ancora avuto il tempo di passare in rassegna tutto). Ma mi hanno colpito.
Uno è di Pasrimoli. Ho trovato molto interessanti i suoi scritti su “Se le poesie potessero parlare”. Ma ho anche notato che hanno avuto poco riscontro. Ho visto che si tratta di un giovane molto interessato a scrivere. Io penso che bisogna dedicare molta attenzione ai giovani che hanno questa voglia (“rara avis”) e bisogna aiutarli a crescere.
Un altro è di Ceci, con “La nicchia”. Interessantissimo! Una autobiografia molto importante! Incredibilmente ricca di dettagli. Uno scritto, certamente con i suoi limiti, ma a mio avviso non comune. Penso a quando io ho cominciato a scrivere i miei diari, ritengo più o meno alla stessa età, un secolo fa! Quanta strada ho fatto! Quanta acqua è passata sotto i ponti!
Cari amici, per il momento vi saluto.
Arrivederci a presto!
Victor.

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Laboratorio di scrittura creativa / Re:Dunque si inizia così
« il: Agosto 31, 2020, 22:38:00 »
Buona sera Nihil.
Penso che ti ricordi di me (anche se al mio nome ho dovuto fare un’aggiunta in quanto non ho più le credenziali di tanto tempo fa) e ti ricordi anche delle nostre belle discussioni, anche se talvolta eravamo di parere differente.
Ho letto il tuo post “Dunque si comincia così”, molto ben fatto e principalmente assolutamente realistico!
E, mentre leggevo, non poteva tornarmi alla mente l’episodio analogo da me vissuto tempo fa in prima persona.
Ho ripreso il mio diario di allora e ne ho stralciato alcuni tratti che trascrivo qui di seguito. Sarebbe interessante fare una trascrizione più estesa, ma è molto lungo. Ho preferito stralciarne alcuni brevi tratti.

Giovedì 14 marzo 2013
Sono de due del mattino della notte tra mercoledì 13 e giovedì 14 marzo 2013.
Mi sono svegliato. Cerco di restare a letto tenendo gli occhi chiusi e la mente sgombra dai pensieri per provare ad addormentarmi nuovamente, ma non ci riesco.
Una data martella incessantemente la mia mente 13-03-13 … 13-03-13 … 13-03-13 …
Ieri sera hanno eletto il nuovo papa … 13-03-13 … è il cardinale Bergoglio di Buenos Aires … 13-03-13 … ha scelto di chiamarsi Francesco … 13-03-13 … come il poverello di Assisi … 13-03-13 …
13-03-13 … per me è una data fatidica!
Mi alzo dal letto … quando non riesco a dormire, anziché continuare rigirarmi nel letto preferisco alzarmi e mettermi a leggere oppure mettermi a scrivere al computer.
Decido di scrivere un diario nel quale raccontare gli avvenimenti di questi ultimi giorni … non solo dei giorni passati, ma principalmente di quelli che verranno …
Così comincio a scrivere questo diario …
[omissis]
E così è arrivato mercoledì 13-03-13.
Poco prima delle otto è passato a prendermi il mio amico Pippo. Arrivo alla Clinica M., ritiro il referto della Visita Cardiologica e le analisi preliminari che ho fatto e vado in radiologia (devo fare una TAC coronarica in quanto ho avuto dei problemi con la pressione del sangue).
Qualche minuto prima delle nove mi chiamano ed entro nel reparto di radiologia. Una infermiera mi controlla la frequenza dei battiti cardiaci e mi chiede se ho preso la medicina. Rispondo affermativamente.
Mi fanno entrare. Mi fanno spogliare, mi fanno sdraiare sul lettino dell’apparecchiatura. Si avvicina il medico che mi spiega tutto, mi dice che al suo segnale devo fare una profonda ispirazione e poi tapparmi il naso, poi devo stare assolutamente fermo per dieci secondi solo quando mi darà il segnale potrò espirare nuovamente l’aria perché è tutto finito.
Arriva il primo segnale, ispiro, mi tappo il naso e resto immobile finché mi dice “può respirare”. Dopo un po’ la voce dall’alto parlante mi dice “stia ancora fermo, dobbiamo ripeterla”. Obbedisco, come un bravo bambino. Il lettino si sposta leggermente e viene ripetuta l’operazione. Poi la voce dice “abbiamo finito, ora arriva l’infermiera e la fa scendere”. Infatti il lettino torna al punto di partenza e l’infermiera mi aiuta a sollevarmi ed a scendere. Mentre mi sollevo chiedo all’infermiera di avere un po’ di pazienza perché mi gira la testa. Nel frattempo l’infermiera mi chiede “dottore è solo o c’è qualcuno con lei?” rispondo che nella sala d’attesa c’è un mio amico, ma non presto particolare attenzione alla domanda. Vado a rivestirmi. Quando ho finito di rivestirmi l’infermiera mi dice “il dottore vuole parlarle” la seguo, e mentalmente penso che voglia darmi qualche informazione sull’analisi fatta. Sanno tutti che sono medico e quindi penso che si tratti di un gesto di delicatezza verso un collega.
Il radiologo mi mostra sopra un grande monitor l’immagine del mio cuore. “Qualche piccolo problema nel suo cuore c’è, ma niente di particolare, è dovuto all’età, comunque lo guarderò con maggiore attenzione e troverà tutto descritto nel referto … però …” “Però … cosa?” chiedo io. Nel frattempo il medico cambia l’immagine del monitor e mi mostra una sezione dei miei polmoni. “Questi sono i polmoni …” dice. Io guardo il monitor e dico “C’è una macchia …” “Si – ripete lui – c’è una macchia …” “Si tratta di quello che penso?” chiedo io. “È possibile …” risponde il medico. “È primitivo oppure è metastatico?” chiedo io. “Così non è possibile saperlo, è necessario fare altre indagini” risponde il medico. “Quali?” chiedo ancora io. “Un total body di certo – risponde – e sicuramente altre ancora … lo metteremo per iscritto nella relazione …”. Mi appoggio con le spalle al muro e chiedo “Una domanda ancora dottore … è possibile fare una prognosi?”. “No, se non si conosce l’esatta natura della lesione non è possibile fare una prognosi. Comunque se lei può attendere un poco le farò un dischetto con le immagini del polmone, così può cominciare a prendere le sue decisioni”.
Ci salutiamo, ringrazio e mi avvio all’uscita. [omissis].

Ho fatto gli accertamenti è risultato un adenocarcinoma del polmone (7x11 cm) con tre metastasi. Prognosi probabile: sei mesi circa. Sono entrato in cura e sono passati sette anni e mezzo e anche se acciaccato sono ancora su questa terra. Forse ne parlerò ancora su questo sito.
Sì, cara Nihil, si comincia così …

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