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Post - victor

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Le visite dalla dottoressa.

Dopo la visita della dottoressa, appena tornata a casa, mi sono seduta al mio scrittoio e ho aperto il libro che mi aveva dato.

Era un libro che descriveva con molti disegni l’anatomia dei maschi e delle femmine. Dopo tre giorni lo avevo imparato quasi a memoria e i disegni del libro erano stampati nella mia mente. In effetti parecchie cose le sapevo già, ma ora i concetti erano molto più chiari e principalmente mi aveva dato conferma di molte cose di cui avevo parlato con le mie compagne, ma che nella mia mente erano piuttosto nebulose.

Una cosa mi aveva incuriosito in maniera particolare: era il sesso dei maschi. Al naturale lo avevo visto solo a qualche bambino. Quella testa che c’era nei disegni in cima al sesso maschile che non avevo mai visto mi colpì e mi incuriosì moltissimo.

Dissi alla mamma che avevo completato la lettura e lei dopo aver telefonato alla dottoressa mi disse che il giorno dopo saremmo andati al suo studio, la mamma sarebbe rimasta in macchina ad aspettarmi mentre io salivo dalla dottoressa che avrebbe ritirato il libro e me ne avrebbe dato un altro.

Questo secondo libro descriveva sempre il sesso dei maschi e delle femmine, ma era un po’ più grosso e conteneva molto scritto. Anche questo abbondava di disegni, ma mentre quelli del primo erano schematici, questi erano molto più dettagliati. Un argomento che mi interessò in particolare fu la masturbazione, sia quella dei maschi che quella delle femmine.

Dell’argomento avevo già parlato con le mie amiche e avevo anche fatto le prime esperienze su me stessa. Ma con la lettura di questo libro compresi molte cose in più e meglio. Lo divorai in circa due settimane, ma principalmente la sera a letto mettevo in pratica quanto avevo letto.

Il terzo libro che la dottoressa mi diede, aveva poche figure e parlava dell’amore in maniera molto particolareggiata, del matrimonio, della gravidanza, dei figli. Lo lessi con attenzione, ma non destò in me particolare interesse. Impiegai quasi un mese per leggerlo e quando finii e lo comunicai alla mamma mi disse che aveva concordato con la dottoressa di lasciarmi allo studio per fare anche la visita, ma principalmente perché voleva parlare con me e poi, lei stessa, mi avrebbe riaccompagnato a casa.

Completata la visita il colloquio con la dottoressa fu lungo e interessante. Per prima cosa mi chiese il mio pensiero sul sesso.

- Ritengo che sia una cosa bella – risposi.

- È una cosa che ti provoca imbarazzo?

- Perché mi deve provocare imbarazzo? – chiesi io.

Parlammo di tutto. Mi chiese se mi era piaciuto l’ultimo libro. Risposi che l’avevo letto con attenzione, ma l’argomento non mi aveva interessato tanto. Forse io non mi sarei mai sposata. Alla sua richiesta del perché risposi che non volevo avere figli, anche se fare sesso mi interessava.

Cercò di indagare il motivo di questo mio pensiero. Le dissi che il mio sogno era viaggiare molto. Il mio desiderio è di fare un lavoro che mi consentisse di viaggiare per tutto il mondo. I figli avrebbero intralciato il mio lavoro: “Non posso perdere tempo ad allevare figli” fu la risposta che la fece ridere. Ma io le dissi che era un discorso serio. E ribadii che volevo restare per tutta la vita libera e indipendente. Rimase colpita da queste mie idee chiare e decise.

Poi spostò il discorso sul sesso. Mi chiese se avessi fatto qualche esperienza con qualche mio compagno. Risposi di no, “i ragazzi della mia scuola sono tutti mocciosi”. E se avessi fatto qualcosa con ragazzi più grandi o con uomini. Risposi nuovamente di no. Mi chiese se mi sarebbe piaciuto farlo. Risposi di sì.

- Pensi che ti piacerebbe molto o poco?

- Penso molto.

- Molto o moltissimo?

- Penso moltissimo.

- Hai dunque desiderio di fare sesso?

- Sì.

- E ti masturbi?

- Sì.

- Lo fai spesso?

- Sì.

- Che libro vorresti?

- Un libro che mi spieghi come si fa sesso.

Mi guardò e mi disse che ero più matura della mia età. Mi chiese se sapevo cosa sarebbe successo se avessi fatto sesso adesso che non avevo avuto ancora le mestruazioni. Risposi che finché non arrivavano le mestruazioni potevo fare sesso liberamente in quanto non sarei rimasta incinta. Aggiunsi che nella mia classe c’erano alcune ragazze che già lo facevano. Ma devi stare attenta, disse la dottoressa, perché le mestruazioni possono arrivare all’improvviso da un momento all’altro. Aggiunse che questo era il motivo per cui mi voleva vedere ogni due mesi.

Andò alla libreria e prese un libro. Me lo porse dicendo che era un libro per grandi, ma me lo dava perché ero più matura della mia età.

Quando arrivai a casa e lo aprii lessi il titolo “Kamasutra” (ancora non sapevo cosa significasse questa parola). Fu l’ultimo libro che la dottoressa mi diede.

Continuai da andare da lei ogni due mesi solo per le visite.

Così trascorsi sia l’anno scolastico che le vacanze.

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I libri di mia sorella.

Un po’ di tempo dopo capita l’occasione di parlare a tu per tu con mia sorella.

- Mi fai leggere i tuoi libri?

- Quali libri?

- Quelli che hai negli scaffali della tua libreria.

- Io sono gelosa dei miei libri.

- Con me non devi fare la gelosa … Io conosco i tuoi segreti, ma non parlo con nessuno …

- Quali segreti?

- Tu fai sesso con il nostro amico …

- Cosa dici?

- Vi ho visti quando in salotto ti carezza le cosce … e il sesso …

- ??? !!!

- Ma io non parlo con nessuno … io so mantenere i segreti!

- Quali … libri vuoi leggere?

- Quelli che hai nella tua libreria … Me li scelgo io … Li prendo uno alla volta e prima di prenderne un altro, poso quello che ho letto.

- Non me li rovinare …

- Tu hai mai visto un mio libro rovinato?

- No … veramente no.

- Allora posso prenderli?

- Si … puoi prenderli … ma non parlerai mai con nessuno di quello che hai visto?

- Giuro!

- Ok.

Affare fatto! Ora potevo leggere i libri di mia sorella. E mi tuffai a capofitto in una lettura instancabile.

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UNA RAGAZZA “LIBERA”.

2. Il sesso … cos’è?

Il mio papà è ingegnere e lavora all’estero … e mi manca tanto … io gli voglio tanto bene … io sono la sua prediletta … anche se lui dice che non è vero … dice che vuole bene in maniera uguale sia a me che mia sorella … però mi chiama “la sua piccolina” … e io sono certa che sono la sua prediletta.

Come ho detto lavora all’estero, sta fuori un mese e mezzo e torna a casa per due settimane. Quando lui è a casa io cerco di stare con lui quanto più posso. Ci sediamo in salotto, mi tiene fra le braccia e mi coccola, e io sono felice quando lui mi coccola.

Anche la mia mamma, che lavora in un grosso Istituto, mi vuole bene, ma mi vuole bene in maniera diversa. Veramente è proprio la mia mamma che ci vuole bene in maniera uguale, la mia mamma è più imparziale, ci ripete sempre che noi dobbiamo essere responsabili di noi stesse e utilizzare correttamente la nostra libertà.

C’è anche un amico di famiglia che viene spesso a casa nostra a trovarci. Io ricordo la sua presenza fin da quando ero molto piccola. Normalmente viene due o tre volte la settimana e si ferma spesso a parlare con la mamma oppure escono assieme. Quando c’è il papà lui viene regolarmente e insieme in salotto fanno delle lunghe chiacchierate.

Aggiungo che a me è sempre piaciuto leggere, mi piace studiare (sono una delle prime della classe), ma principalmente mi piace leggere, leggere di tutto.

Quando ero alle elementari la mamma mi aveva comprato alcuni libri di favole che io ho letto e riletto più volte, ma ero molto incuriosita dai libri che mia sorella tiene nella sua libreria. Quando frequentavo la quinta elementare avvenne un fatto che mi permise di risolvere questo problema.

Un pomeriggio mentre la mia mamma era nella sua camera e il nostro amico era in salotto con mia sorella, io giravo per la casa, dalla porta aperta noto che lui era seduto in poltrona e mia sorella era in piedi accanto a lui e mi dava le spalle. La mia attenzione fu subito attratta dai movimenti strani che mia sorella faceva col corpo. Osservando con attenzione notai che la mano dell’amico era sotto la gonna di mia sorella e la carezzava mentre lei si dimenava, poi ad un tratto mia sorella si è chinata verso di lui e si sono baciati.

Sono andata subito via per non farmi scoprire …

La mia mente, come sempre, cominciò a frullare e cercò di focalizzare gli eventi per capire la situazione.

Tornata nella mia stanza ripresi in mano i libri … cercavo di continuare a fare i compiti … ma non riuscivo … cercavo di leggere … ma i caratteri mi ballavano davanti agli occhi … cercavo di riflettere … ma non riuscivo a fissare il mio pensiero …

Il mio pensiero era concentrato su quello che avevo visto … era la dimostrazione che mia sorella faceva sesso con il nostro amico … ne avevo già il sospetto … ma ora avevo la prova … certo la scena mi aveva colpito … io voglio molto bene a mia sorella … mi fa piacere che lei sia felice … lei mi ha detto che le piace fare sesso …

Sapevo che molte ragazze fanno sesso … tutti dicono che è bello fare sesso … io ancora non lo so … io non ho ancora provato a fare sesso … mi piacerebbe provare …

Mia sorella fa sesso con un uomo adulto … alcune ragazze fanno sesso con uomini adulti … cosa si prova a fare sesso con un uomo adulto? … e cosa si prova a fare sesso con un ragazzo? … fare sesso con un uomo adulto è lo stesso di fare sesso con un ragazzo? … oppure è differente? … è più bello fare sesso con un ragazzo … oppure è più bello fare sesso con un uomo adulto …

Ma come è fatto veramente il sesso dei maschi? … io ho visto qualche disegno sui libri … ma il sesso vero l’ho visto solamente ai bambini piccoli …

E il sesso dei grandi come è? … sicuramente è più grosso di quello dei bambini … ma ci sono anche altre differenze? … e quali sono queste differenze? …

Tutte queste domande e le conseguenti riflessioni frullavano nella mia mente. Io ho sempre pensato tante cose e ho sempre fatto tante domande sia a me stessa, che agli altri.

Il mio papà fin da quando ero bambina mi ha sempre chiamato “il giudice istruttore” perché voglio sapere tutto e dice che da grande farò il magistrato, ma io non voglio fare il magistrato … il magistrato non viaggia per il mondo … io invece voglio viaggiare!

E poi ancora …

L’amico di famiglia è un bell’uomo … è una persona socievole e simpatica … è professore all’Università … spesso è in giro in Italia e all’estero … e mia sorella fa sesso con lui.

Lui, è giovane come la mamma … quando papà non c’è lui e la mamma escono spesso insieme …

Lui, viene spesso a casa nostra … quando c’è lui mia sorella è in giro per la casa … si ferma spesso a parlare con lui … lei, che sta spesso con i pantaloni, quando c’è lui mette sempre la gonna … ho capito perché mia sorella si mette la gonna …

Ma anche a me è simpatico … mi piace ascoltarlo quando parla … è una persona molto colta e conosce tantissime cose … quando c’è papà fanno delle lunghe conversazioni insieme … parlano di tutto … come sarà fare sesso con lui? …

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Importante nota preliminare.

Vogliamo informare chi si accinge a leggere il seguente racconto che in esso sono descritti momenti erotici e situazioni molto liberali e scabrose che vengono considerate in maniera molto critica dall’opinione corrente. Pertanto le persone particolarmente sensibili a tali argomenti sono invitate ad astenersi dalla lettura.

La pubblicazione di questo scritto vuole aprire uno squarcio su argomenti dei quali si evita di parlare, ma che fanno parte della vita quotidiana. Noi non vogliamo imitare lo struzzo che nasconde la testa nella sabbia per non vedere il leone.

Il racconto tratta fatti molto verosimili ed anche abbastanza frequenti, anche se poco discussi, ed è questo il motivo della sua pubblicazione. Abbiamo cercato di porre particolare cura ai dialoghi ed all’aspetto psicologico dei soggetti.

Abbiamo già detto che molte persone possono dissentire dal suo contenuto. E non intendiamo assolutamente criticare chi dissente. Ha senz'altro le sue buone ragioni, in quanto ognuno ha il diritto di pensare liberamente. Deliberatamente non esprimiamo alcun giudizio, né discuteremo eventuali giudizi espressi, siano essi favorevoli o contrari.

Un’ultima nota. Questo racconto è stato scritto a quattro mani. La presente precisazione per dare a Cesare quel che è di Cesare.

Grazie per l'attenzione.


Dodici anni, prima media.

Frequentavo la prima media, si avvicinava la fine dell’anno ed avevo da poco compiuto 12 anni. Un pomeriggio mia madre entrò nella mia camera, prese una sedia e si sedette accanto a me e mi disse: “Stai diventando grande ed è opportuno che tu faccia un controllo con la ginecologa. Ho preso un appuntamento. È per domani pomeriggio”.

Ovviamente il discorso che mia madre mi fece fu molto più lungo e principalmente l’esposizione fu molto delicata in relazione alla mia età. Ma il succo era quello che io ho riportato. Ed io dissi “Sta bene”. D’altra parte in certo qual modo un discorso del genere me lo aspettavo.

Mi ripeté ancora una volta che lei non era una madre oppressiva nei confronti delle sue figlie con controlli e divieti, ma che ci lasciava libere nel nostro comportamento in quanto si fidava della nostra intelligenza e del nostro buon senso.

Mi aspettavo questo discorso perché mia madre e mio padre, con noi figlie (siamo solo due sorelle, io di 12 e mia sorella di 16 anni) sono stati sempre molto aperti e chiari, non ci hanno mai nascosto nulla e hanno parlato sempre apertamente con noi di tutto, e ci concedono molta libertà confidando, come ho detto, nel nostro giudizio e buon senso. Inoltre ero a conoscenza del fatto che aveva fatto un discorso simile a mia sorella quattro anni prima.

All’epoca avevo otto anni e sapevo già diverse cose sul sesso. Quel pomeriggio mia sorella entrò tutta eccitata nella mia camera e mi disse:

- Domani pomeriggio vado con la mamma dalla ginecologa. – Quella volta colta di sorpresa saltai in piedi spaventata, mi misi davanti a lei e le chiesi:

- Aspetti un figlio? - Scoppiò in una risata.

- Che sciocchezze! … non aspetto nessun figlio! – e poi aggiunse – dalla ginecologa si va anche per non avere figli quando si fa sesso! - Colta nuovamente dalla sorpresa le chiesi:

- Tu … fai sesso? …

- Più di metà delle ragazze della mia classe fanno sesso …

- E anche tu fai sesso?

- Ancora no … ma voglio farlo presto …

- Con chi?

- Ancora non lo so … molte mie compagne lo fanno con uomini adulti …

- E tu vuoi farlo con un uomo adulto?

- Non lo so … ci devo pensare … - e si allontanò.

Quindi ero certa che prima o poi la mamma avrebbe fatto anche a me lo stesso discorso.

Il giorno seguente siamo andati dalla ginecologa. La mamma mi presenta alla dottoressa e ritorna in sala d’attesa.

La dottoressa inizia ponendomi delle domande e riempie la scheda in base alle mie risposte. Poi comincia il suo discorso dicendo che alla mia età tutti i ragazzi, ma le ragazze in particolare, perché sono più precoci, si interessano al sesso.
Mi chiede se io avevo già affrontato questo argomento con le mie compagne ed io rispondo di sì.

Mi chiede se io sono interessata a leggere qualche libro ed io rispondo ancora di sì. Precisa che ha una libreria con dei libri e li presta alle ragazze che si dichiarano interessate. Aggiunge che può prestarmeli, ma soltanto uno alla volta. Appena ho finito di leggerlo posso tornare a prenderne un altro. Rispondo che va benissimo così.

A questo punto mi dice di andare dietro un paravento che c’è nello studio, spogliarmi togliendo anche le scarpe e tornare da lei che mi avrebbe visitato.

Lo faccio, mi visita velocemente, si sofferma un po’ di più ad osservare il mio seno ancora perfettamente piatto e mi dice che passerà ancora un po’ di tempo prima di avere le mestruazioni.

- A proposito – mi chiede – sai cosa sono? - Io rispondo di sì. Mi manda a rivestirmi e fa rientrare la mamma dalla sala d’attesa.

Le riferisce che è tutto in ordine, e che passerà ancora un po’ di tempo prima che si presentino le mestruazioni, comunque mi vuole vedere regolarmente ogni due mesi, ma posso venire anche prima appena ho finito di leggere il libro che va a prendermi dalla libreria.

Il libro ha una foderina di plastica a colori che nasconde il titolo. Mi fa vedere che all’interno c’è il suo timbro ed il suo numero di telefono e mi dice che le posso telefonare tutte le volte che voglio.

Con la mamma salutiamo ed andiamo via.

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Altro / Re:05. EPILOGO.
« il: Maggio 06, 2021, 22:27:16 »
Rispondo a Sim Owen,

Per prima cosa piacere della conoscenza. Non ci eravamo ancora incontrati.

Inoltre ho notato che la tua mente riesce a cogliere pienamente gli aspetti psicologici degli eventi. Complimenti!

La tua analisi è perfetta. Hai colto nel segno.

Anche in merito alla conclusione del racconto la tua analisi è esatta, devo però dirti che in effetti, quando avevo tracciato nella mia mente la trama del racconto l’avevo immaginata (progettata) più lunga. Non era quella la conclusione cui avevo pensato. Era diversa. La troncatura doveva essere un’apparenza. L’obiettivo era separare Daniela dall’influenza dell’amica/amante in maniera definitiva e irreversibile (proprio da “capo illuminato”) e riprenderla per me. Cosa che anche Daniela desiderava, ma non riusciva in quanto era divenuta succube.

Il seguito doveva essere il seguente.

Il protagonista avrebbe comprato un appartamento in una città lontana, sede di università, dove Daniela, d’improvviso, e senza lasciare traccia, si sarebbe trasferita per proseguire gli studi universitari. In questa fase l’aiuto della moglie avrebbe avuto un ruolo fondamentale. L’amore del protagonista per Daniela vero e sincero avrebbe così avuto un seguito. Non era un’avventura sessuale, come forse appare dalla stesura dello scritto attuale. Come anche vero e sincero è il suo amore nei confronti della moglie, anche questo pienamente ricambiato.

La tesi che volevo dimostrare con questo racconto è che l’amore che ciascuno ha dentro di sé è unico e diverso da soggetto a soggetto, ma se, per sua fortuna (o sfortuna), qualcuno viene privilegiato dalla Natura (nota che ho messo l’iniziale maiuscola) in quanto glie lo ha fornito in misura sovrabbondante, e contemporaneamente riesce ad essere sincero con se stesso e con gli altri, può proiettarlo anche su più obiettivi in maniera piena. E questo, ovviamente, non vale solo per gli uomini.

Però, mentre scrivevo il racconto ho avuto la sensazione che mi stavo dilungando troppo e quindi ho avuto timore di diventare noioso e ripetitivo. Per cui ho deciso di troncarlo. Purtroppo non sono riuscito pienamente nel mio intento iniziale. Il tuo intervento mi permette di rimediare almeno in parte. E di ciò ti sono molto grato.

Ancora complimenti per la tua analisi psicologica.

Victor

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Altro / Re:05. EPILOGO.
« il: Maggio 06, 2021, 22:22:53 »
Rispondo a Nihil.

Ciao, carissima, sì, sono ancora qui, dopo lunga assenza. Acciaccato nel corpo, ma con la mente che frulla ancora … per fortuna!

Un caro saluto.

Victor.

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Erotico / UNA CASETTA IN MONTAGNA - 4
« il: Dicembre 06, 2020, 17:04:49 »

EROTICO – UNA CASETTA IN MONTAGNA – 4

Ritornammo in città.

Alberto poi partì così come era previsto. Ci lasciammo sì con baci e abbracci, ma in maniera molto razionale. Sapevamo entrambi che per altri due anni non potevamo assolutamente vederci e che forse non ci saremmo rivisti mai più.

Certo mi mancava, e più di quanto avessi potuto immaginare, ma cercavo di fare prevalere la mia razionalità: “Io sono nata per restare single, nel più ampio significato della parola, e per tutta la vita!” era questo che ripetevo a me stessa!

Il sabato successivo mi rimisi in macchina e tornai al bosco. Sola, mi misi a percorrere il sentiero della settimana precedente. Rividi il posto in cui mi ero fermata con Alberto e mi aveva raccontato quella storia, ma non mi fece la stessa impressione della volta precedente, notai, quasi con compiacimento, di essere tornata fredda e razionale. Pensai che era stato Alberto a rendermi emotiva, quindi era un bene che fosse andato via.

Più avanti incontrai nuovamente il vecchietto e più o meno allo stesso posto. Mi chiesi se aveva un osservatorio segreto da cui spiava l’arrivo delle persone e di volta in volta decideva se saltare fuori o meno.

“E il suo amico?” mi chiese.
“Il mio amico è partito” risposi.
“Quando torna?”
“Non torna più!” mi guardò stupito. “Stava scritto negli astri” aggiunsi. Mi guardò ancora più stupito.

Proseguii lentamente lungo il viottolo, e lui mi venne dietro.
“E perché è tornata?” ad un certo punto mi chiese.
“Anche questo sta scritto negli astri” risposi.
Proseguimmo ancora in silenzio, finché giungemmo alla casetta.
“E cos’altro sta scritto negli astri?” chiese lui interrompendo ancora una volta quell’interminabile silenzio.
“Tutto!” dissi. Ed entrai nella casetta.

Era tutto immutato tranne uno strato di foglie fresche che era stato aggiunto di recente sul giaciglio lungo la parete.
Cominciai a spogliarmi.
Lui dapprima mi osservò perplesso, poi posò il bastone contro la parete e cominciò a spogliarsi anche lui.

Poi, quando io mi sdraiai sulle foglie, lui venne accanto a me e cominciò a baciare tutto il mio corpo, mi baciava con delicatezza, quasi come una mamma bacia il proprio piccolo, ma quei baci, lo sentivo sulla pelle, non erano affatto casti, erano di una sensualità dolcissima, baciò tutto il mio corpo, il seno, la pancia, al pube si fermò. Mi girò a pancia in giù e prese a baciarmi i glutei, la schiena, le spalle. Poi scese di nuovo verso il basso e cominciò a baciarmi le cosce. Mi girò di nuovo a pancia in su e messosi in mezzo alle mie gambe cominciò a baciare ed a leccare il mio sesso.

Io stavo con gli occhi chiusi e con la mente azzerata. Non pensavo. Non volevo pensare ad Alberto e poi era chiaro, quelle labbra che baciavano e strisciavano sulla mia pelle non erano quelle di Alberto. Alberto mi baciava con violenza, con passione, con forza. Invece queste mi baciavano con una delicatezza indicibile. Ma non per questo mi eccitavano meno di quelle di Alberto. Anzi … E io, restando sempre con gli occhi chiusi, con piacere offrivo il mio corpo e il mio sesso a quei baci.

E, quando la sua lingua cercò di penetrare il mio sesso, inarcai e sollevai la schiena affinché potesse penetrare il più profondo possibile, finché, quando meno me lo aspettavo, afferrò con le mani le mie cosce ed affondò con forza il suo volto nel mio grembo, mettendosi a succhiare con voracità. A quel punto io venni … venni svuotando tutto il miele raccolto durante tutta la settimana dalle mie ghiandole nella sua bocca … e lui lo succhiò e lo leccò tutto … fino all’ultima goccia …

Poi rimase immobile a lungo con il volto poggiato sul mio grembo. A quel punto capii che lui non era in condizione di penetrarmi.

Dopo un po’ ci riscuotemmo, ci rialzammo e ci vestimmo. Quando stavo per andare via mi disse “Devo dirle una cosa …” lo guardai in silenzio “non immaginavo neanche lontanamente che avrei più fatto l’amore con una donna giovane e bella come lei! … Lei mi ha reso felice! … Ora posso morire felice!” e con il dorso della mano si asciugò una lacrima.

E dai! … pensai io, un altro che si commuove e che mi fa commuovere.
“Addio! … bella signora …” disse e quell’addio significava che sapeva che io sarei andata via e non sarei più tornata …

Fine.


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Erotico / Re:UNA CASETTA IN MONTAGNA - 1.
« il: Dicembre 06, 2020, 17:01:51 »

Arriverà ...

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Erotico / UNA CASETTA IN MONTAGNA - 3.
« il: Novembre 23, 2020, 16:05:14 »

UNA CASETTA IN MONTAGNA – 3

Ci alzammo e riprendemmo il cammino in silenzio, mano nella mano …

Ora ero io che di tanto in tanto stringevo la sua mano … La bellezza di Alberto, la sua passionalità, il pensiero che presto sarebbe partito, e la storia che mi aveva raccontato, mi stavano coinvolgendo più di quanto io avessi voluto. Dovevo scacciare questi pensieri inadatti alla mia personalità libera, dovevamo cambiare discorso!

Camminammo lentamente per almeno un’altra ora. Nel frattempo le nostre menti si erano rasserenate. Il pensiero di Anna era completamente svanito. Ora parlavamo di altro.

Ad un tratto incontrammo un vecchietto che appoggiandosi ad un bastone percorreva il sentiero in senso contrario al nostro. Ci salutò gentilmente e ci augurò buona passeggiata.

Dopo un poco incontrammo una capanna fatta di tronchi d’albero, all’esterno c’era un tavolo con due panche anch’esse fatte di tronchi d’albero rifiniti a mano. Proprio adatto per un picnic in mezzo al bosco.

Demmo uno sguardo all’interno della capanna. Sulla parete opposta alla porta d’ingresso c’era una piccola finestra aperta. Sulla destra della stanza c’erano delle pietre che formavano dei fornelli rudimentali e la presenza di cenere ci diceva che erano stati utilizzati da recente. Sul lato opposto della stanza c’erano tre grossi tronchi che, con il muro, contornavano a mo’ di quadrato uno spazio ripieno di foglie secche e paglia che sicuramente era stato utilizzato in passato come giaciglio.

Completavano l’arredamento alcune tavole appese al muro come mensole, che in questo momento davano appoggio soltanto a della polvere. Sicuramente quella casetta dava asilo a dei pecorai che pascolavano le greggi nei dintorni, oppure a dei boscaioli che venivano a tagliare legna o a fare carbone.

Tornammo fuori e seduti al tavolo facemmo colazione. I pensieri che prima avevano offuscato le nostre menti erano completamente scomparsi e, al loro posto, erano tornati pensieri allegri, anzi gli ormoni si erano risvegliati e ci baciavamo e ci abbracciavamo con desiderio sempre crescente.

Ad un certo punto Alberto si alzò, mi prese per mano e mi condusse dentro la casetta. Giunti vicino al giaciglio cominciò a svestirmi ed io immediatamente cominciai a svestire anche lui. Quando restammo completamente nudi ci gettammo sulle foglie e cominciammo a rotolarci e a fare l’amore.

Ad un certo punto scorgo il vecchietto che dietro uno spigolo della porta rimasta aperta ci stava osservando. Vistosi scoperto dapprima si nascose, ma poi non avendo notato nessuna reazione da parte mia, anzi proprio il fatto che mi vedevo osservata mi spingeva ad esibirmi sempre più e ad incitare il mio compagno non solo con il comportamento, ma anche con le parole “dai … dai … scopami … scopami … più forte … più in fondo …” lo fece restare a guardare ed addirittura uscire allo scoperto.

Alla fine raggiungemmo insieme l’orgasmo e poi giacemmo entrambi esausti l’uno sull’altra. Ma per tutto il tempo non avevo perduto di vista il vecchietto il quale da parte sua non aveva perso neanche un momento dello spettacolo!

Dopo un poco sussurrai all’orecchio di Alberto “Guarda chi c’è sulla porta …” Lui si voltò ed appena lo vide fece per alzarsi di scatto. Dopo l’amplesso eravamo rimasti abbracciati pertanto mi riuscii facile, abbracciandolo stretto, impedirgli di alzarsi e gli dissi “Guarda che è lì dall’inizio … si è goduto tutto lo spettacolo …”

Alberto capì e si rilassò nuovamente su di me “Allora ti è piaciuto dare spettacolo … - disse - forse … ti piacerebbe farti scopare anche da lui …”
“E perché no …” risposi io.

Io non so se il vecchietto sentì questo nostro discorso. Quasi subito si girò e si allontanò.

(continua)


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Erotico / UNA CASETTA IN MONTAGNA - 2.
« il: Novembre 21, 2020, 09:37:55 »
UNA CASETTA IN MONTAGNA – 2

Percorremmo un altro po’ di strada in silenzio. Mi teneva sempre per mano ed ogni tanto me la stringeva, quasi a voler scacciare un pensiero molesto oppure a volermi inviare un messaggio …

Ad un tratto si fermò e si mise di fronte a me. I suoi occhi erano ancora lucidi.
“L’hai amata tanto, vero?” gli dissi.

“No! … Era lei che mi amava tanto … ed io sono stato uno stronzo! … Un grande stronzo! … Un grandissimo stronzo! …”

Si sedette su un sasso e mi invitò a sedermi accanto a lui. Mi accovacciai per terra al suo fianco. Poi poggiai la testa sulle sue ginocchia e lui prese ad accarezzarmi il viso e i capelli …

“Sì … lei mi amava tantissimo ed io sono stato un vigliacco …” cominciò. “Sì … sono stato un vigliacco perché non ho avuto il coraggio di dirle che io non avevo nessuna intenzione di fare una cosa seria …”

“Mio padre è morto quando io avevo due anni e mia madre ha fatto tanti sacrifici per farmi studiare e per farmi laureare al nord. … Io dissi a me stesso che dovevo ricambiare i sacrifici di mia madre prima di pensare a sposarmi e che non volevo innamorarmi di nessuna donna per nessun motivo al mondo …”

“Lei si chiamava Anna … ed eravamo compagni di classe … Era bellissima ed era corteggiata da tutti … ma lei non guardava nessuno, non dava retta a nessuno, aveva occhi solo per me … Lei mi piaceva, ma io non volevo assolutamente innamorarmi … Lei invece era innamorata cotta … ed io non ho avuto il coraggio di dirle quale era il mio pensiero, quale era la mia volontà … e l’ho illusa …” Si asciugò un’altra lacrima mentre con l’altra mano mi carezzava i capelli … Io tacevo.

“Lì … dietro quegli alberi … abbiamo fatto l’amore … lei era vergine … non aveva baciato nessun altro ragazzo … non aveva avuto nessuno prima di me …”

Poi, scuotendo la testa aggiunse: “Ma a te l’ho detto … io non voglio e non posso impegnarmi … anche se la mia mamma è morta … se prima non raggiungo una buona posizione professionale ed economica, non voglio sposarmi e non voglio avere figli …”

Lo baciai appassionatamente sulla bocca e poi dissi “Si, tu a me l’hai detto … e poi … io non sono più vergine … e non lo sono da tanto tempo … ora non pensarci più …”

“Un’ultima cosa devo dirti … lei dopo un anno è morta … dicono di crepacuore …”
Stavolta una lacrima spuntò nei miei occhi …

(continua)


56
Presentazioni / Re:Buongiorno Amici.
« il: Novembre 19, 2020, 22:47:35 »

Piacere di rivederti, Brunello

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Erotico / UNA CASETTA IN MONTAGNA - 1.
« il: Novembre 19, 2020, 09:36:54 »
UNA CASETTA IN MONTAGNA.

Avevo conosciuto Alberto un sabato sera mentre mi trovavo in un locale assieme ad un gruppo di amici. L’ho subito notato. Era la prima volta che lo vedevo e il suo viso aperto e simpatico mi aveva immediatamente colpita. Dato il mio carattere aperto e disinibito mi sono immediatamente avvicinata a lui e con un sorriso mi sono presentata “Mi chiamo Elisa, tu come ti chiami?” – Anche lui sorrise e porgendomi la mano rispose “Mi chiamo Alberto, mi fa piacere conoscerti perché qui non conosco nessuno”.

Ci mettemmo subito a parlare, dapprima del più e del meno, poi entrammo un poco in confidenza e cominciammo a raccontarci qualcosa della nostra vita. Era nativo di una città della provincia, ma era da dieci anni che mancava, prima per motivi di studio si era trasferito al nord, e successivamente per motivi di lavoro si era trasferito all’estero. Era tornato per salutare dei parenti, ed aveva un mese e mezzo di ferie ma non sapeva se lo avrebbe trascorso tutto qui, oppure si sarebbe recato altrove.

Mi disse chiaramente che era single e che non aveva alcuna intenzione di legarsi stabilmente con nessuna donna, almeno finché non avrebbe raggiunto un grado dirigenziale abbastanza alto nell’azienda in cui lavorava. E per raggiungere questo obiettivo che si era prefisso doveva sgobbare sodo per almeno altri cinque o sei anni, o forse anche di più.

Anche io gli dissi che ero single, single per vocazione, e che non intendevo legarmi stabilmente con nessuno, e che la fedeltà non faceva parte dei miei principi etici. Anzi, precisai, che mi piaceva volare di fiore in fiore e succhiare il miele dove e come più mi faceva piacere. “Allora siamo pari e siamo a posto!” sentenziò lui. E, portatami fuori del locale, in giardino, prima mi baciò appassionatamente e poi scopammo, così all’in piedi.

Ma quella scopata così alla svelta, anche se molto coinvolgente e passionale, non mi aveva completamente soddisfatta, così gli dissi “Ti interessa restare qui, oppure preferisci venire a casa mia?”. “No, non ho alcun interesse a restare qui dove non conosco nessuno, invece mi piace molto stare con te”.

Così, avvisato l’amico con cui lui era venuto, ce la svignammo e ci recammo a casa mia con la mia macchina.
Qui, passammo la notte scopando senza sosta e nelle maniere più fantasiose possibili.

Scoprii che se a me la fantasia non mancava, lui mi batteva ampiamente. Anche la domenica la trascorremmo in egual maniera, mentre la notte successiva ci calmammo un poco, sia perché eravamo stanchi morti, sia perché l’indomani, lunedì io dovevo andare a lavorare e lui doveva recarsi presso i suoi parenti. Ci demmo appuntamento per il venerdì sera successivo, di nuovo a casa mia.

Il venerdì sera io fremevo per l’ansia e per il desiderio di tornare a fare l’amore con lui. E mentre durante il pomeriggio ero indaffarata a prepararmi, ad un tratto suonò il citofono. “Chi è?” chiesi. “Fiori per la signora Elisa” fu la risposta. Perplessa aprii e quale non fu la mia sorpresa quando alla porta si presentò un fattorino con un enorme mazzo di rose rosse e bianche!
Era un mazzo proprio enorme! Non le ho contate, ma certamente erano più di cinquanta! Superavano di gran lunga la mia immaginazione di quanto potesse essere grande un mazzo di rose!

Ero allibita e così stordita per la sorpresa che non mi venne neppure in mente di dare la mancia al fattorino!
Mai, nessun uomo con cui ho fatto l’amore aveva avuto un pensiero così gentile nei miei confronti ed io, pur ritenendo di essere anticonformista e assolutamente schiva da formalità borghesi non avevo potuto fare a meno di restare piacevolmente sorpresa di questo suo gentile pensiero.

La sera arrivò Alberto ed io l’accolsi con la tavola apparecchiata al lume di candela e una deliziosa cenetta preparata con le mie mani.
Soltanto dopo la fine della cena scoprii che lui aveva già ordinato una cena al ristorante che fu disdetta e rimandata a un momento migliore.

Anche il secondo fine settimana fu un continuo intreccio di amore e di passione. Come pure il lunedì successivo io tornai al mio lavoro e lui andò a far visita ad altri parenti. E così andò avanti per tutto il periodo delle sue ferie.

L’ultimo fine settimana che saremmo rimasti insieme mi propose di recarci in montagna, in un bosco che lui aveva frequentato quando era ragazzo e che aveva il desiderio di rivedere. Era un posto conosciuto da poche persone. Io accettai volentieri, sia perché sono amante della natura, sia perché mi faceva piacere scoprire con lui sempre cose nuove.

Arrivammo al margine del bosco e posteggiammo la macchina nel piazzale alla fine della strada. Con lo spuntino a sacco che io avevo preparato, ci incamminammo per un sentiero in salita. Mentre camminavamo lentamente uno a fianco all’altra lui mi parlava della sua infanzia. Gli piaceva tantissimo questo posto: gli alberi, la frescura, il silenzio e la pace che trasmetteva, il sole che filtrava alto tra i rami … io l’ascoltavo in silenzio e mi bevevo le sue parole.

Ad un certo punto si fermò e si mise a guardarsi intorno come se volesse riconoscere quel posto …
“Questo posto ti ricorda qualcosa?” gli chiesi.
Non mi rispose, ma rimase fermo e pensieroso.

Io lo guardavo con occhio indagatore, ma rispettai il suo silenzio.
I suoi occhi brillavano di una luce intensa, mentre il suo volto si era fatto improvvisamente triste. Era un contrasto che mi colpì mentre io lo scrutavo in silenzio cercando di cogliere i pensieri che in quel momento passavano per la sua mente …

Intuii che in quel momento correvano e si accavallavano nella sua mente ricordi bellissimi, ma contemporaneamente che il suo spirito era tormentato da pensieri indicibili …

Non osai interferire e rimasi immobile e in attesa.

Poi, con una mossa veloce si asciugò una lacrima che stava facendo capolino dal suo occhio, mi prese per mano e ci avviammo nuovamente lungo il sentiero …

(continua)



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Scienza / Re:Cos'è la ragione ?
« il: Novembre 14, 2020, 22:05:57 »

Io ho piacere di aggiungere un mio ragionamento personale che non contrasta con le affermazioni di Doxa e di Vault, ma ritengo che le integri.

Il mio ragionamento parte dalla Scala dei Bisogni di Maslow (è il mio pallino). Ogni essere umano quando arriva al quarto gradino di questa scala sente il bisogno di affermare la propria personalità e questo bisogno lo si soddisfa ottenendo riconoscimento da parte degli altri.

Per ottenere riconoscimento da parte degli altri è necessario comunicare (esternare). I concetti che ciascuno esterna dipendono da tanti fattori, ma a mio avviso il fattore principale è la cultura che ciascuno possiede la quale è estremamente variabile. Per questo motivo alcuni esternano in maniera molto colta, e altri, purtroppo, in maniera pedestre, proprio in base alla cultura che ciascuno possiede e all’allenamento che ha fatto nel corso della sua vita.

Elementare Watson.

Victor

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Scienza / Re:Colori
« il: Novembre 14, 2020, 21:28:39 »
Cito da Wikipedia: "Lo spettro visibile, in fisica, è quella parte dello spettro elettromagnetico che cade tra il rosso e il violetto includendo tutti i colori percepibili dall'occhio umano che danno vita dunque al fenomeno della luce, come ad esempio la gamma di colori che si osserva quando della luce bianca viene dispersa per mezzo di un prisma".

Un oggetto colpito dalla luce assorbe una parte delle onde dello spettro elettromagnetico e respinge quelle che non assorbe. Le onde che vengono respinte colpiscono i nostri occhi e di conseguenza diciamo che quell'oggetto ha in colore che corrisponde a quellla lunghezza d'onda.

Se l'oggetto respinge tutte le onde dello spettro elettromagnetico noi lo vediamo bianco. Se invece le assorbe tutte e quindi nessuna onda viene respinta noi lo vediamo nero.

Ma si pensa che ogni essere umano "veda" i colori in maniera diversa. Cosa significa?

E' difficile da spiegare, comunque ci provo.

Mettiamo che un determinato oggetto respinga le onde che hanno una lunghezza di 430 THz (che viene definita rosso scuro). Tutte le persone che guardano quell'oggetto diranno che è rosso scuro perché i loro occhi sono colpiti dalle onde di 430 THz. Ma si pensa che il cervello di ciascuno percepisca una "immagine" diversa, ma che tutti in accordo definiamo per convenzione rosso scuro.

Non so se sono riuscito ad essere chiaro.

Victor

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Letteratura che passione / Re:Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
« il: Novembre 12, 2020, 16:47:39 »

Presenza ci ha ricordato i Defunti e la bella abitudine che abbiamo qui in Sicilia, durante questa ricorrenza, di andare a far visita ed a pregare per loro, portando fiori e ceri. Quest’anno il rito è stato molto ridotto per l’emergenza sanitaria. Ma ritengo che difficilmente si estinguerà.

Doxa ci ricorda come nell’antica Roma si ricordava al Trionfatore quando entrava a Roma tra i festeggiamenti del popolo che doveva morire, per evitare che si montasse troppo la testa.

Vorrei aggiungere un altro particolare. Anche se nella lingua greca esiste l’equivalente del termine uomo (anzi ne esistono due “anér” e “àntropos”) sia Omero nell’Iliade e nell’Odissea, come pure Platone e Aristotele nei loro scritti per nominare l’uomo hanno usato il termine “tnetòs”, che significa “mortale” in contrapposizione agli dei “immortali”.

Victor

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