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Post - Rubio

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15 minuti per creare / Re:Incubi dal passato- prima parte
« il: Giugno 03, 2012, 18:05:40 »
Bravo anche per questa prima parte. R.

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15 minuti per creare / Re:Incubi dal passato-seconda parte
« il: Giugno 03, 2012, 18:02:08 »
Bravissimo! E' scritto davvero bene. Rende ottimamente l'ambiente e i personaggi con pochi tratti essenziali. Complimenti. R.

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Altro / Re:Un cadavere per... sempre
« il: Giugno 02, 2012, 14:38:31 »
  Molto bello e molto ben scritto. Complimenti anche da me, Rubio

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Altro / Re:La poetessa
« il: Giugno 01, 2012, 23:50:50 »
   Ho letto i giudizi, non ancora la terza parte, e devo dire che mi scuso con Barbera Mossa per aver rilevato che sembrava appena uscito da un corso di scrittura creativa. Questi suoi giudici, loro davvero sì, hanno stereotipi immarcescibili. La perorazione contro il passato prossimo, poi, me la devono spiegare: cosa preferirebbero? il passato remoto? quello non è faticoso, e anche cacofonico? preferirebbero l'imperfetto? e a quale consecutio temporum si riferiscono? quella latina? conoscono regole a me ignote a cui, ovviamente, non mi sento di aderire. E' chiaro che, con queste premesse, sia escluso chiunque non scriva come loro. Sono altresì sicuro che anche di me, che ho partecipato ad un concorso analogo, avranno detto cose similari. Me ne dispiaccio soprattutto per loro.
  I rilievi di merito sono ancora più risibili: ma quanto leggono costoro? io leggo molto, italiani e stranieri (tradotti in italiano) e il livello medio è pressocchè analogo, se non peggiore. Cosa ha l'incipit che non va? perchè noioso? sulle descrizioni concorderei ma di fronte a queste critiche lo difendo a spada tratta. Diceva il Sommo Poeta "non ti curar di lor" con quel che ne consegue.
  Leggo la terza parte.
  Facciamo una prova a quattro mani, per me va bene. Saluti
                                       Rubio

ti invio privatamente la mia mail. R.

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  La legge di Newton prevede solo due soluzioni che dipendono dalle condizioni iniziali: una traiettoria chiusa (ellittica) che riporta un pianeta mille e mille volte in prossimità di un centro (Sole) e una traiettoria aperta (iperbolica) per cui la vicinanza è un unicum che mai più si ripresenterà. Nel secondo caso il ricordo deve aggrapparsi a quell'attimo.
  Forse fa meditare il fatto che tutto dipenda dalle condizioni iniziali, non a caso plurale, da ciascuno, preso separatamente, dalla sua storia e caratteristica e dalla mutua interazione tra i due.

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Cassonetto differenziato / Re:Ci sentiamo su Facebook...
« il: Giugno 01, 2012, 16:36:05 »
  Che si conceda ad altri non mi disturba, non sono geloso. Che da un po' manchi da qui, invece, mi dispiace. Torna a trovarci Bruno, non ci dimenticare. Rubio

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Altro / Re:La versione di Giuda
« il: Giugno 01, 2012, 16:30:32 »
  Per competenza in materia, volevo confermare quanto scritto da Nihil riguardo al significato del nome Barabba: abba (in aramaico, ebraico, arabo) significa padre e bar (in aramaico figlio, poi tramutato in ben in ebraico e arabo). Taluni arrivano addirittura ad interpretare il testo pensando che il nome Barabba si riferisca a Gesù che si definiva figlio di Dio (il Padre). Il testo, cioè, è volutamente ambiguo. L'ambiguità di un testo ne aumenta o ne diminuisce il valore?

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Altro / Re:La versione di Giuda
« il: Maggio 31, 2012, 23:19:04 »
   Tutto è opinabile in questo campo. L'unico dato certo è che, comunque la si guardi, sia il Vecchio Testamento che il Vangelo sono di due grandi libri! R.

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15 minuti per creare / Re:Pianura-Un giorno diverso.
« il: Maggio 31, 2012, 20:20:23 »
  Perdonate la mia attitudine a pensare a quello che potrà accadere piuttosto che a quanto è già accaduto. I cosiddetti esperti, e le loro parole colte tra le righe, mi hanno preoccupato alquanto.  Qui voglio testimoniare la mia partecipazione a tutte le sofferenze connesse a questo evento e, in particolare, a vivere la paura consci di privilegiare il proprio dovere, come nelle vostre testimonianze. Un saluto. R.

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Sentimentale / Re:Il convegno
« il: Maggio 31, 2012, 20:08:29 »
  Grazie, nell'ordine, a Presenza, Ciro, ZiaCi e PiccoloFi. A Presenza dico, certo hai ragione, sembrerebbe inutile ragionare sulle possibilità, meglio limitarsi alla realtà. Ma qui siamo già nell'ipotetico, quei due non sono mai esistti, sono verosimili e non veri. Allora un senso ce l'ha: servono due fattori la duplice predisposizione e il favore del caso: non basta incontrarsi ma ... nel momento giusto. Quindi mi ritrovo con le, quasi identiche, parole di PiccoloFi. Che significato ha questa riflessione? che chi cerca deve prima lavorare su di sè e, su questo, credo, siamo d'accordo.
   Ciro parla della capacità di cogliere l'attimo: l'incapacità può avere mille motivi, molti legati alla fiducia in se stessi; se non ci si è risolti non si può cogliere l'occasione. Specularmente, ZiaCi pone l'accento sulle coincidenze positive viste dopo il lieto evento, ex post.
   Anche io, come PiccoloFi, credo che scrivendo si ha la libertà di interrogarsi e di cogliere l'alchimia della felicità.

p.s. non so se vi farà piacere sapere che, quello che avete appena letto, è il mio primo esercizio letterario, il mio primo racconto e non l'ho cambiato, a distanza di sei anni, di una virgola (ne sono seguiti altri centotrenta). R.

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15 minuti per creare / Re:Prime delusioni
« il: Maggio 30, 2012, 20:23:39 »
   La rivalità con la madre è nel mito (e nella fiaba, che è lo stesso, Biancaneve docet) e, aggiungo io, sana (la patologia si insinua nel rapporto simbiotico con la madre). Vi interessa n racconto sul rapporto simbiotico madre-figlia?
   Inoltre, anche le delusioni (le prime e le ultime) sono sane. Il problema dei giovani oggi è che non sono abituati alla noia e alle delusioni (faccio l'insegnante e lo vedo). Quanto hai imparato, Gisella@, da quell'attesa con la gonna da far la ruota e le "zoccolette"? l'attesa non sarà, nel prosieguo, durata tantissimo e il "principe azzurro" avrà infine chiesto di te con quel che ne consegue. Ma non erano quelle le delusioni di cui stavamo parlando. R.

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15 minuti per creare / Re:Pianura-Un giorno diverso.
« il: Maggio 30, 2012, 20:12:12 »
  E se tornassero alle origini (parlavano del 1500, quando poche tracce lasciarono di sè)? io, in tutta onestà, credo si sbaglino (lo dico da fisico, geologo dilettante). E' molto improbabile l'esistenza di fenomeni strani e rari come questo che paventano (500 anni per accumulare energia rilasciata, un po' alla volta, per decine d'anni e nulla del genere in nessun'altra parte del mondo negli ultimi due secoli? un po' troppo singolare). Due eventi, anche se tragici, sono un po' poco per una legge.
  Spero si sbaglino. R.

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Sentimentale / Il convegno
« il: Maggio 30, 2012, 19:22:22 »
Il convegno

   Era arrivata prima lei. In quell’alberghetto in riva al mare dove si erano dati convegno l’aspettava senza fretta. Era questo l’accordo: non aspettarsi niente di più di quanto non potessero darsi e non avere fretta.  Poi, forse, c’era un’altra clausola implicita: non recriminare; è stupido e inutile. Se aveva fatto tardi ci sarebbe stato sicuramente un motivo, il treno era in ritardo, o l’aveva perso. Che fosse scappato con una bionda era da escludersi; chi se lo piglia! A vederlo così dimesso non lo considereresti neanche, andava scoperto piano piano cosa avesse in quei pochi etti di materia grigia. Era quello il suo fascino, i suoi modi, la sua esperienza, quell’atavica consuetudine a cercare i perché delle cose anche quando non faceva piacere scoprirli. Troppo per una qualunque bionda!
  <<Ma che importanza ha fare congetture!>> – tra poco lo avrebbe saputo e, quasi certamente, non gliene sarebbe fregato nulla: una futilità fatta per lasciare il posto a ben altro. Ogni incontro era meticolosamente preparato, da giorni, settimane, talvolta mesi, ma da ciascuno dei due separatamente. Ciascuno immagina, sogna, dà sfogo alle proprie fantasie per rendersi pronto all’improvvisazione. Chi contrappone razionalità e istinto non si è mai guardato dentro: l’istintivo prepara lungamente la sua impulsività. Come l’atleta si allena una vita così che in quel salto metta tutto se stesso.
  Il difficile era lasciarsi andare: quei corpi non più giovani potevano tradirli e l’abitudine al controllo, che è del lavoro e delle convenzioni sociali, doveva lasciare il posto alla fantasia. Ma di lui si poteva fidare; non l’aveva mai delusa. Anche quando aveva detto no, che non le andava, che era nervosa, arrabbiata col mondo – o delusa, depressa – non aveva battuto ciglio; aveva giocato un altro gioco: l’aveva portata a cena fuori; avevano passeggiato sul lungo mare e, sul finire, aveva anche accettato di intrecciare la propria mano con le sua, come due adolescenti  al primo appuntamento. E poi avevano dormito abbracciati e si era sentita rassicurata, libera anche di negarsi senza rinunciare all’amore. Ma non l’aveva più fatto, solo quella volta, voleva solo metterlo alla prova, voleva vedere se era possibile.
  Niente telefonini, ovvero niente ansia: dove stai? sto entrando in stazione proprio adesso, se trovo un taxi sto lì in dieci minuti. Non serve a niente, comunicazione inutile - corredata, inoltre, da trilli fastidiosi e vociare scomposto - a cui loro evitavano accuratamente di lasciarsi andare. La soluzione era tutta nella premessa: non premeva forse, anche a lui, quanto a lei quell’incontro? E allora avrebbe fatto tutto il possibile per arrivare al più presto.
  Una volta le aveva spiegato – indulgendo una volta di più alla deformazione professionale – che era in quello l’essenza dell’einsteiniana teoria della relatività. Cos’altro significava verificare le conseguenze del incontrovertibile fatto che la velocità della luce è finita? Nient’altro che ogni messaggio necessita di un tempo finito per giungere al destinatario, di un tempo reale. Se volesse saperlo in arrivo dovrebbe alzarsi, prendere il telefono, formare il numero, attendere la risposta (che già conosce). Un tempo nevrotico, un po’ più breve di quello dell’attesa, che mal si coniuga con l’andamento lento di amanti maturi.
  L’attesa è parte del gioco amoroso, lo nutre. E’ l’inevitabile complemento alla minore elasticità dei gesti, non sempre correttamente correlati alle intenzioni. La fretta è dei giovani che ancora non sanno e le cui urgenze sembra non possano aspettare. E’ la teoria della relatività! E’ legge del nostro universo.
  Ma quanto ci avevano messo a costruirsi quell’universo? Una vita. Matrimoni e figli sulle spalle di ciascuno dei due e qualche storia fallita, tentativo di ritrovarsi e vedersi ancora vivi. Il tutto li aveva portatati entrambi ma separatamente – singolare coincidenza - alla consapevolezza che non poteva funzionare se non guardando meglio dentro sé e, soprattutto, all’altro da sé. “Cosa desidero?” ovvero “cosa desidera da me?”. Ormai sanno tutti che l’amore è il piacere di dare piacere! Solo gli stolti sono sì masochisti da pensare solo a sé stessi e negarsi il piacere dell’altro! Ma non solo a letto!, avevano capito, e si erano giurati che la prossima storia sarebbe stata diversa, una storia matura. Un incontro tra un uomo e una donna non tra due eterni, canuti, adolescenti.
  E’ veramente ingiusto che ci si arrivi così tardi perdendosi il meglio. Ma prima di aver fallito, anche se te lo spiegano, difficilmente lo capisci. E averlo capito è solo il primo passo. Bisognava trovare l’altro e, altro paradosso, non si trova né se lo si cerca né se si smette di cercarlo. La condizione ideale è la vigile attesa: continuare la propria vita come se nulla fosse, il lavoro, gli amici, le vacanze e guardarsi intorno. Cercare nello sguardo dell’altro se qualcosa è passato, se da diverse esperienze si sia giunti a simili conclusioni.
  Tra loro era stato per caso, ma erano entrambi lungamente pronti; uno scompartimento ferroviario e un libro distrattamente lasciato sul sedile che lui ritrova tra le mani di lei, che si scusa imbarazzata - non voleva, non sa cosa le sia preso, è stata proprio impulsiva e maleducata -  no, ma che male c’è, lo tenga pure; anzi lo accetti come regalo. Non potrebbe mai, le sembrerebbe di tradire l’educazione ricevuta (per un attimo rivede la madre), un regalo da uno sconosciuto non potrebbe mai accettarlo. E allora accetti per lo meno di conoscerlo almeno un po’ questo sconosciuto. “Dove va?” Da sua sorella al centro città. “Mi permetta di accompagnarla, ho la macchina qua fuori ed è di strada.” “Posso rivederla, c’è una mostra a dieci chilometri. Passo domattina alle dieci? Il libro lo tenga, ormai ci conosciamo”. L’aveva aspettato l’indomani con un altro libro, debitamente impacchettato, tra le mani. Reciprocità, era quello che aveva imparato dal femminismo. E poi dare piacere se si aveva ricevuto piacere, come aveva capito da sé.
  Si era lasciata corteggiare ma aveva già deciso da subito. Era quello giusto, valeva la pena di provare. Senza farsi illusioni, lo sapeva, prendendo quello che veniva. Non sapeva niente di lui - era sposato? – e non le importava di saperlo. Cosa sarebbe cambiato? Lei era libera, e pronta. Lui se era libero tanto meglio, se no … si sarebbe liberato, almeno quando stava con lei! Presunzione femminile! Per fortuna era libero e non aveva dovuto metterlo, e mettersi, alla prova.
  Era andata bene. Una fortuna quell’incontro. Solo fortuna? Sicuramente no! Ma anche, perchè negarlo. Gli esseri viventi, tutti, anche quelli più semplici, sfuggono al determinismo, e fanno i conti con il caso. Fato per gli antichi, destino per i moderni, sono modelli deterministici del caso, nomi inventati per non volerci fare i conti: si inventa un deus ex machina che sovrintende ai destini del mondo. 
  Si potevano non incontrare e tutto sarebbe stato diverso, ma se fossero stati diversi, non fossero stati loro, si potevano incontrare e non deviare minimamente dalla strada intrapresa.

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Altro / Re:La versione di Giuda
« il: Maggio 30, 2012, 19:17:45 »
  Pensa che io sono convinto dell'opposto! che anche la "necessità" si glori del "caso" (consiglio un classico "Il caso e la necessità" di Jacques Monod). Non vi prometto niente, ma, se ho tempo, vi scrivo un racconto basato su "il caso e la necessità". Un qualcosa del genere l'ho già scritto e ve lo posto in "sentimentale" ("Il convegno") e lo lascio al vostro giudizio. Un caro saluto
                                               Rubio

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Altro / Re:La poetessa
« il: Maggio 30, 2012, 19:11:33 »
   Ho letto anche i successivi 5 capitoli. Io tutta questa noia non l'ho percepita. Sarei curioso, invece, di leggere le "stroncature" degli 11 e i 4 "deboli apprezzamenti". Ti ho già detto come la penso: è ben scritto (a parte errori grammaticali, pò invece di po', fà, dà, e sintattici, sia invece di fosse, cose così; anche per un solo errore del genere si è esclusi da un concorso). Aspetto lo spannung, che mi sembra lì, lì per arrivare. Che si faccia attendere non lo ritengo un limite, anzi. Il fatto che il primo protagonista sia un magistrato fa supporre che, a questo punto, compaia un delitto. Come questo possa presentarsi e risolversi non mi sembra affatto scontato; e questo è un gran pregio.
  La mia opinione, paratattica, è di limitare i luoghi comuni, le situazioni scontate, l'eccesso descrittivo. La storia d'amore, per me, rientra tra queste; ma so che è richiesta dal pubblico e dagli editori, e so di essere in minoranza. Non farei grandi cambiamenti, per ora, detto in tutta sincerità.
   I professionisti, quelli bravi, non come me, non avrebbero mai dato un giudizio, neanche parziale, se non avevano tutto lo scritto. Ma anche su questo sono in minoranza.
  La mia reticenza a scrivere a quattro mani deriva dal fatto che non mi sono mai confrontato con un romanzo, ma solo con racconti. Ma il mio non è un no definitivo; è solo conseguenza del fatto che ti ritengo molto più bravo di me e mi sento inadeguato. Invece nel vedere dietro le tue parole qualcosa di buono mi sento più a mio agio. Un saluto
                               Rubio

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