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Post - ectobius

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Cassonetto differenziato / Re:L'ultimo pisciaiuolo
« il: Settembre 22, 2017, 11:49:23 »
Ripensando al termine "pisciaiuolo", credo di poterlo far derivare da pescare: il raccoglitore di mozziconi effettua una pesca.

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Cassonetto differenziato / Re:L'ultimo pisciaiuolo
« il: Settembre 19, 2017, 10:32:57 »
Beh, qualcuno l'ha letto, ma sarei più soddisfatto se trovassi qualche commento... anche negativo. Per lo più affronto argomenti e prendo posizioni poco gradite al snso comune di questi tempi... ma perbacco!, ditemelo.

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Cassonetto differenziato / Re:L'ultimo pisciaiuolo
« il: Settembre 17, 2017, 09:46:05 »
A proposito del personaggio dell'accusatrice: è un problema del lettore.

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Cassonetto differenziato / Re:L'ultimo pisciaiuolo
« il: Settembre 17, 2017, 09:35:13 »
In un lontano, sperduto paese delle Puglie il "pisciaiuolo" è il raccoglitore di cicche: non me lo sono mai spiegato.

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Politica / Re:Elezioni
« il: Settembre 17, 2017, 06:22:15 »
E astenersi dal voto in massa?

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Cassonetto differenziato / L'ultimo pisciaiuolo
« il: Settembre 16, 2017, 11:21:05 »
Gli argomenti non si scelgono, si presentano e semplicemente non li puoi rifiutare; così capita che ci sia un fatto di cronaca che non può lasciarti indifferente, che non puoi dimenticare; è l’ultimo pisciaiuolo che gira scalzo per le vie della città e parla “da per lü”; raccoglie le cicche di sigarette dai posacenere sui tavolini all’aperto di un bar, di un’osteria, negozi, sul selciato… Non ne ricava molto di tabacco, comunque sufficiente per qualche spinello potente a placare la disperazione “senza un lamento, un grido d’afflizione”.
Personaggio diverso, è vero… strano… embé?... più che far paura, dà fastidio, e non solo alla donna che lo vede passare sotto le sue finestre ogni giorno, e che “disperata” chiama i carabinieri:
“È qui in piazza… individuo strano, di colore… pericoloso… ha lanciato sassi contro i miei bambini”.
Dove ha potuto reperire dei sassi da lanciare contro il mondo?
La donna scende le scale del condominio urlando; raduna, via via, un folto gruppo di gente “disperata” come lei; prendono a correre a caccia dello strano; eccitati da un sentimento di linciaggio, piuttosto che di semplice cattura.
Il povero cristo intuisce; fugge verso un non lontano centro di prima accoglienza; nell’evitabile parapiglia, ci scappa una coltellata da mano femminile, sembra.
Giungono i carabinieri; arriva un’ambulanza; il poveraccio è trasportato in ospedale.

Le indagini penali?
Chi ne sa qualcosa?
 
Ho saputo del fatto di cronaca quasi per caso: il raccapricciante episodio riferito laconicamente tra le righe di un telegiornale; il giorno seguente sul mio quotidiano nessun accenno, e nemmeno nei giorni successivi, eppure si trattava di un fatto di cronaca di inspiegabile e grave intolleranza conclusosi con l’accoltellamento di un povero disperato immigrato innocente. Dopo quella minima informazione null’altro. Confusa tra inutili, fallaci e gonfiate notizie riguardanti la politica e la piaga dell’immigrazione di massa di tanti disperati, null’altro se non una intervista a una donna giovane durante il TG della notte. Probabilmente la stessa donna che aveva diretto l’assalto al  pisciaiuolo risorto dall’abisso di un altro sconosciuto mondo.

Questa giovane donna, vuole ben figurare in TV; certamente, in previsione dell’intervista, passa dal parrucchiere, e si presenta ben  pettinata all’ultima moda, con un ciuffo di capelli che le copre interamente un occhio, mentre con l’altro, libero, lancia verso la telecamera lampi di folle cattiveria.
Succintamente vestita, mostra estesi tatuaggi su entrambe le braccia, e anche riesce a trovare il modo di girarsi per mettere in mostra  un vasto tatuaggio floreale sulla schiena nuda da esagerato décolleté. Così ben impostata, dichiara che l’individuo aggredito era un pericoloso personaggio che aveva appena lanciato sassi contro i suoi bambini.
Non si può negare che la sua bella figura l’ha fatta!

Nei giorni successivi non riuscii a reperire  da nessuna parte notizie più aggiornate, e il fatto si precipitò inesorabilmente nella voragine di un profondo oblio.
Insomma, in fine, fu come il fattaccio non fosse mai accaduto!
L’ultimo pisciaiuolo non era mai esistito nelle strade; fuori dalla storia l’ultimo pisciaiuolo rinato fuori tempo. Scalzo, esangue, vaneggiante, era ricomparso, quasi come un sogno dopo quasi un secolo, icona sfumata e magica di un mondo tramontato, ingiusto anch’esso, ma ancora umano. Con la sua presenza aveva bucato per un attimo le tenebre del nuovo mondo; mondo ostile, cattivo; uno squarcio dal quale si intravvedeva il modo ugualmente dolente e disperato del nostro recente passato che nessuno vuole ricordare.
Ieri gli avrebbero solo gridato a sfottò, al raccoglitore di cicche: “pisciaiuooooo!”; in risposta i ragazzi sfottitori avrebbero ricevuto un “figli di puttana!”, e sarebbe finta lì, magari con una risata.
Ora.
Nei giorni emancipati del progresso, una piccola folla inferocita, incitata e guidata da una donna, parte al linciaggio di un misero pisciaiuolo che finisce  accoltellato da mano femminile… sembra.
Vivo o morto? ‘sto povero cristo che aveva represso tutto di sé, e coltivava un segreto impulso a distruggersi, un suo “cupio dissolvi” largamente sociale.

C’era stato un tempo, qui da noi, che solo gli uomini, tutti gli uomini, fumavano tabacco: pipe, sigari, sigarette, spinelli; poi presero a fumare anche altri, e anche esageratamente: femmine e minorenni compresi, tanto che, al culmine, infine, erano ormai tutti bronchitici cronici scatarranti, tanto che fu deciso di vietare il fumo almeno nei locali pubblici e nei mezzi di trasporto.
All’epoca dei soli uomini fumatori era permesso fumare ovunque, e ogni locale pubblico aveva tanto fumo da poterlo tagliare con un coltello: bar, ufficio postale, circoli ricreativi, treni… e nelle abitazioni private erano soprattutto i cessi a esserne saturi, ché era convinzione consolidata che il fumo agevolasse e facilitasse evacuazioni intestinali di soddisfazione.
Insomma il fumo di tabacco era considerato salutare (favoriva anche l’espettorazione), e oltretutto soffiare fumo era considerata abitudine molto virile, tale da conferire anche prestigio, e un uomo che non fumasse era considerato un mezzo uomo.
La sala del cinema era perennemente immersa in una nebbia densa, e lo schermo, da bianco che era in origine, aveva incorporato il color seppia della nicotina e rimandava, invece del bianco-nero della pellicola, emozionanti immagini come da vecchie foto di antenati.
E dove non c’era fumo, c’era l’odore del fumo… Anche sulla pubblica via, esalato dai vestiti pregni, o fuoriuscito dai bar con le porte aperte in estate; specialmente dal bar di Tamburriello, anche detto saloon del Texas, frequentato da clientela dalla rissa facile.
In chiesa non era permesso fumare tabacco, ma il fumo non poteva non esserci dacché storicamente esso aveva sempre avuto un carattere sacro, già dal tempo degli sciamani che aspiravano fumo da erbe le più starne e lo soffiavano al vento; andavano fuori di testa, gli scaimani, e riuscivano a mettersi in contatto con le divinità.
In chiesa però il fumo non era di tabacco, veniva bruciato solo incenso, che oltre a essere molto più gradevole all’olfatto, era anche molto coreografico emesso da turiboli d’argento elegantemente agitati e benedicenti. Le pizzoche benedette andavano in estasi.
Beh, all’epoca, fumo dappertutto, insomma!
Ed il fumo era permesso anche al tempo del fascismo nonostante la sua elevata propensione alle proibizioni, tanto che in ogni luogo pubblico erano esposti cartelli e manifesti a proibire questo e quello:  ce n’era uno esposto dappertutto che proibiva sputi e bestemmie in caratteri cubitali:       

“LA PERSONA CIVILE NON SPUTA IN TERRA E NON BESTEMMIA”

E anche il fascismo non proibì mai il fumo del tabacco, probabilmente perché considerato virile, tanto che divenne quasi obbligatorio per uomini degni di stima: pipe, sigari, sigarette e spinelli a gogò!
Gli spinelli erano di produzione autarchica, arrotolati con il tabacco dei mozziconi raccolti da pisciaiuoli espertissimi nel confezionamento (e non era ancora di moda la marijuana).
Col tabacco ricavato dalle cicche, riuscivano a fumare anche i meno abbienti, quelli dalle limitatissime possibilità economiche da non potere acquistare nemmeno i pacchetti di sigarette in confezione ridotta da dieci; sigarette popolari di trinciato forte.
Insomma, in qualche maniera, il fumo di tabacco era economicamente alla portata di tutti; un tabacco qualsiasi e tutti veri uomini italici.
Ed era anche possibile acquistare una sola sigaretta per volta quando si presentasse una qualche particolarissima grande occasione. Comunque per moltissimi non v’era nemmeno questa possibilità, e il vizio poteva essere soddisfatto esclusivamente ricorrendo agli spinelli di tabacco da mozziconi raccolti in strada, o al massimo ricorrendo al trinciato forte che potevi trovare a prezzo stracciato presso ogni sale & tabacchi con annesse cartine.
Di pisciaiuoli se ne incontravano parecchi (non ho mai conosciuto l’origine del termine, e cosa avesse a che fare col pesce), e spesso erano oggetto di scherno da parte dei ragazzacci quando venivano colti sul fatto:
“PISCIAIUOOoooooo!!!”
E in risposta si beccavano un bel “FIGLI DI PUTTANA!!!”.
E tutto finiva lì, anche perché essere definito “figlio di puttana”, spesso era considerato un complimento, e faceva riferimento a individuo intelligente furbo allegro determinato, e anche con una piccola dose di cinismo.
Comunque c’era anche il pisciaiuolo provetto che cercava di non farsi cogliere nell’umiliante posizione a schiena curva per la raccolta. 
Per evitare la gogna questo signore aveva studiato un ingegnoso metodo che eseguiva con studiata dignità: vestito con curata decenza; ritto, cappello e bastone; e al bastone aveva applicato, in punta, uno spillo col quale centrava, senza sbagliare un colpo, la cicca; quindi sollevava la mano col bastone come a risistemarsi il cappello e portava così il mozzicone infilzato a livello dall’altra mano libera che sfilava il mozzicone ben fisso sullo spillo.
Il declino della nobile arte del pisciaiuolo iniziò con l’arrivo dei soldati americani: i vittoriosi liberatori si divertivano a lanciare su una folla di pezzenti, dall’alto di un autoblindo, sigarette sfuse che solo pochi riuscivano a catturare a volo; la maggior parte delle sigarette finiva schiacciata sul terreno sterrato e non era nemmeno più possibile salvare un grammo di tabacco… e come si divertivano e ridevano sulla dentatura bianchissima questi eroi della liberazione!
Durarono ancora per poco tempo i pisciaiuoli dopo la partenza dei liberatori, e ci pensarono poi l’emigrazione di massa, e il piano Marshall a farli scomparire: tutti potevano permettersi almeno  l’acquisto di trinciato forte  con annesse cartine… e anche, a volte, qualche sigaretta “alfa” sfusa, che, in quanto a odore, aveva nulla da invidiare al fumo degli spinelli da tabacco di mozziconi.
Quest’ultimo pisciaiuolo, sorto dalle polveri della Storia, non poté  sopravvivere che lo spazio di un mattino nell’agonia del mondo: esangue disperato vaneggiante ammutolito lucido, dopo due secoli, dopo migliaia d’anni, balbettando aveva squarciato le tenebre, e non gli si poteva perdonare che riconducesse inconsapevolmente alla memoria, in questa nuova epoca del lusso, un passato che nessuno più voleva ricordare.

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In ospedale:

“Vuole mostrarmi qualcosa?”
“Si, le ho portato una stecca di sigarette e un paio di scarpe”
“Sigarette? Ma  non sa che provocano il cancro, ed è anche scritto su ogni pacchetto…”.
“Interessante teoria, ma lei è un fumatore!... fumatore del peggior tabacco da cancro”
“Non è vero! Il tabacco delle cicche non dà il cancro: quello lo hanno già dato le sigarette, e nella cicca di cancro non ce n’è più! E poi lo sa che si muore prima del cancro e dell’infarto? Si muore prima, mentre si avanza nel deserto cadendo all’aria aperta come insetti; si muore sventrati dalle mine; si muore piombando su se stessi e scomparendo nell’universo delle promesse mancate… e neanche di scarpe ho bisogno”
Dopo una pausa, riprende a discorrere:
“Può perdere del tempo?”
“Certo!”
“Guardi i miei piedi allora, e giudichi se hanno bisogno di scarpe”
I suoi piedi sono suolati!
“Eppure ero partito per il lungo viaggio con scarpe robuste, che però mi abbandonarono quasi dall’inizio; da allora ho camminato, per mesi e mesi, scalzo nel deserto di sabbia e pietre, così che ora le scarpe le ho come incorporate…”.
Fa una pausa:
“Le chiedo ancora se ha tempo da perdere con questo disgraziato”.
“Certo! Tutto il tempo!”.
“… partimmo in centinaia e invademmo pianure e paesaggi; scendemmo con le trireme lungo un fiume; risalimmo fino alla costa; eravamo rimasti qualche decina e ci inoltrammo sul mare con una trireme che colò a picco; un galeone ci attese, e un bastimento…”.

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 “Sono Fuggiti dal passato, dagli amici, dalla città, dal lavoro
Sono fuggiti nel futuro, nell’equivoco.
Hanno rinunciato alle parole?
No, parlavano a lungo, inutilmente.
Poi i primi cadaveri passarono nelle pupille dei superstiti.
I morti sono più dei vivi, la bocca piena di terra
Cadono in un acquitrino rosseggiante
Avanzano tra le urla
Gridano senza voce
È l’ora del destino
Poi sassi, poi muoiono, poi…
Scompaiono in un attimo mille mondi
Corpi finalmente senz’anima né dolore
Sbarcano sulle coste, salutano
Non vedono nessuno
Sul molo
Ai piedi di un grattacielo
In strada ombre paurose…”.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Magro da far paura
Quasi creatura dell’aria
Destinato a svolazzare
Sopra dei tetti delle case
Svanire nella nebbia
L’ultimo pisciaiuolo!


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Cassonetto differenziato / 2020 inizio era Unti
« il: Agosto 16, 2017, 17:29:27 »
2020 - XLIX ERA UNTI Anno
Sotto il  governo di Unto III.

È l’anno 2060: il Paese gode di un periodo di stabilità politica e crescita economica mai conosciuti per così lungo tempo. Anche molti problemi sociali sono stati avviati a soluzione: l’immigrazione clandestina di massa è ormai un ricordo lontano e sepolto solo nella memoria di pochissimi e vecchissimi sopravvissuti, e non esistono più carceri, né manicomi, tutti smantellati già da molto tempo e mai più riaperti nonostante la strenua opposizione da larghi strati di benpensanti.
Come è potuto accadere tutto questo in così poco tempo ed in un Paese ritenuto incorreggibile?
Quando nel 2020, Sil B Un assunse il potere assoluto, all’età di oltre ottant’ anni, la situazione era grave: l’immigrazione era fuori controllo; il movimento mafioso era ancora considerato attività criminale, e tanti ancora coltivavano sogni di solidarietà e socialismo fino al punto che alcuni addirittura osavano ancora nominarsi comunisti, e molti altri, inconsciamente influenzati dai millenari insegnamenti gesuitici, arrivavano a solidarizzare con miserabili vagabondi e delinquenti coltivando sogni di solidarietà ad oltranza fino a opporsi ancora con accanitamente alla pena di morte.
Il lavoro da fare era tanto e occorreva stabilità politica, oltre che saper attingere con fiducia ai progressi della scienza che aveva già fatto progressi tali da prospettare concrete e valide soluzioni.
Sil B Un, infatti, quando prese il potere, aveva già bello e pronto il suo clone: era riuscito a farselo fare clandestinamente grazie alle sue illimitate possibilità finanziarie, e da subito fece approvare la legge che permetteva alla stirpe Un  di farsi clonare.
All’età di novant’anni Sil B Un si ritirò dalla vita politica attiva e fu sostituito senza traumi dal suo clone trentacinquenne, Sil B Un Du, grazie ad una legge che assicurava la guida politica del Paese alla stirpe dei cloni.
I cloni Un avrebbero governato fino al raggiungimento dell’età di sessantacinque anni e sarebbero stati sostituiti dal clone trentacinquenne.
La prima geniale intuizione di Sil B Un fu che criminalità ed immigrazione erano un tutt’uno, e pertanto risolvere il problema dell’immigrazione clandestina  equivaleva a risolvere il problema criminalità.
I confini furono blindati elettronicamente: nemmeno un moscerino avrebbe potuto passare la barriera senza l’intreccio complesso di password incrociate E chi avesse tentato di forzarli, i confini, vi sarebbe rimasto disintegrato da un raggio mortale partito da un satellite.
Ogni anno veniva stabilito il fabbisogno di manodopera ed una commissione si recava nei paesi fornitori (Paesi ridotti a fogne a cielo aperto) e selezionava gli individui ancora sani da importare: a tutti veniva fornito un tetto (un po’ fuori mano, in verità), ma con servizi di trasporto gestiti da caporali, e cibo sufficiente; salario  minimo per i bisogni essenziali che, bontà loro, erano considerati garantiti.
La mafia non fu – giustamente - più considerata attività criminale ma una risorsa, e poté gestire liberamente ogni genere di traffici in un regime bancario plutocratico liberista, senza i lacci e laccioli di uno stato di diritto. In sovrappiù poi la mafia teneva sotto controllo la piaga della microcriminalità ben coadiuvata in questo compito dalla riammissione della pena di morte, anche privata sotto l’etichetta della legittima difesa.
Ogni ribellione, pur civile e pacifica, risultò da allora assolutamente intollerabile da parte di un popolo impasticcato di automobili e cancro, e cellulari...  cervelli in malora… partite di calcio… luna park… carne e mucca pazza… sesso facile e AIDS…  eccetera… eccetera… e fu così che le masse non ritennero più conveniente contestare o ribellarsi. Peraltro erano proibiti i sogni e  le domande imbarazzanti, tipo:
“Che ci faccio qui?”
Le cliniche di normalizzazione avevano ormai del tutto sostituito le obsolete istituzioni di controllo e il disagio veniva trattato con tutti i più formidabili strumenti forniti dalla scienza medica: dalla psicoanalisi, all’uso della chimica e della genetica, fino a trattamenti neurochirurgici sofisticatissimi.
Chi resistesse ai trattamenti veniva considerato irrecuperabile criminale, e per questi c’era il lettino per una morte dolce con boia laureato in medicina ed  altamente specializzato.
E così il popolo si è adagiato; ha imparato a strisciare. La posizione del verme, infatti, è quella più adeguata al leccare, e succhiare i succulenti umori.
Famiglie, scuola, televisione collaborano con successo al lavaggio del cervello e alla  fine ogni sogno si placa, ogni domanda abortisce prima di affacciarsi alle labbra. Ci si gode il proprio piccolo mondo e quello che accade appena fuori della porta di casa non ci tocca; nemmeno se ne discute più.
Chi si ostinasse a camminare sulle proprie gambe finisce nella clinica della normalizzazione, magari anche per scelta volontaria… più spesso coatta.

Cosa debbo fare io ora che ne scrivo segretamente in termini critici?
Questa notte ho sognato il Pianeta senza l’uomo… era meraviglioso!

“Nulla di nascosto, si sa chi appartiene alcartello della droga, chi dirige la bande rivoluzionarie,ti siedi al ristorante, passa un gruppo di amici e ti presentano il tale come il boss del contrabbando d’armi, tutto bello, rasato e profumato, con quel tipo di camicia bianca inamidata che scende fuori  dai calzoni, i camerieri lo riveriscono señor di qui e señor di là, e il Comandante della guardia Civil  va a  omaggiarlo. Sono paesi senza misteri, tutto avviene alla luce del sole, la polizia pretende di essere corrotta per regolamento, governo e malavita coincidono per dettato costituzionale, le banche campano sul riciclo del danaro sporco e guai se non porti altri soldi di dubbia provenienza, ti tolgono il permesso di soggiorno, si ammazzano ma solo l’uno con l’altro. In pace i turisti... I giornali raccontano balle, m,a tutti lo sanno e si divertono”.

(Da “Numero zero” di Umberto Eco) 


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Cassonetto differenziato / Re:Irpinia
« il: Luglio 23, 2017, 10:41:43 »
"Poi però qualcuno ci vide il lucro. Quel “la” che noi ragazzi avevamo dato, fu colto da menti più imprenditoriali delle nostre e il gioco diventò presto mercimonio".

E arrivarono gli orrendi anni ottanta che non ci risparmiarono nemmeno un devastante terremoto con mafia e malfattori annessi, e l'arricchitevi con ogni mezzo.

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Cassonetto differenziato / Imbrattamento
« il: Luglio 23, 2017, 09:04:06 »
“Si vedo un muro bianco, je lo sfregno”.
Il verso del sonetto fu scritto in un’epoca nella quale imbrattare un muro non suscitava scandali, né emozioni, né riflessioni; veniva considerato puro divertissement di poeta che, per parte sua, voleva certamente dire qualcosa, ma all’epoca non poteva essere compreso. Non esistevano ancora le bombolette che oggi hanno permesso l’ingresso dello sfregio murario su larga scala nell’era dell’imbratta tutto che non salva più niente. L’essere umano padroneggia scienza e tecnica e si è procurato mezzi capaci di sfregiare e imbrattare fin l’immenso oceano pacifico e l’aria che respiriamo, e l’Artide e l’Antartide...
Ma, e vabbè!, lasciamo correre ché è troppo esteso l’elenco…
Ma i muri?
Attività antichissima risalente fin dalla preistoria: rupi e pareti di caverne; e poi le pareti all’interno delle chiese e anche quelle esterne alle chiese… Sì, è vero, ma si trattava di opere d’arte che davano lustro  alla intelligenza e creatività dell’uomo, mentre questo imbrattare con le bombolette…
Uno schifo, opera d’imbecilli! Chiedetelo a chiunque e prenderete atto della condanna generale, senza mezzi termini… Vox populi che continua a elevarsi alta nonostante  tra gli “imbratta muri” militino anche veri artisti le cui opere, spesso colossali, portano decoro allo squallore di certe muraglie, e abbelliscono squallidi angoli delle periferie di grandi città. Artisti “di strada” che non nutrono ambizioni, e, pur consci del loro valore, rifiutano elogi e anche proposte di premiazione... insomma sono grandi personaggi che, a loro modo, elegantemente esprimono una protesta al degrado dilagante.
Ma sì, anche questo è vero, ma ‘sti giovani senza arte né parte che con bombolette "sfregnano" muri peraltro ben tenuti… anzi più sono ben curati, più sono da imbrattare.
Imbecilli!
Ma poi mi chiedo:
“Perché lo fanno?”.
E sono costretto a riflettere; e comincio anche a comprendere quello che già allora il poeta voleva dire. E mi sembra anche di comprendere lo “sfregio” delle bombolette che, per me, è l’urlo degli esclusi, degli emarginati, dei privati della identità e  dignità; degli esclusi dalla ricchezza di un meraviglioso Pianeta che sarebbe in grado di garantire condizioni di sobrio benessere a tutti.
Sì!, e così:
“Si vedo un muro bianco je lo sfregno”.

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Cassonetto differenziato / Re:Deserto
« il: Luglio 27, 2016, 16:53:28 »
Non sarà stato un sito d’eccellenza, ma non si può negare che abbia avuto tempi dignitosi: sufficientemente frequentato da persone buona educazione; di media cultura e soprattutto persone garbate nelle discussioni… insomma è stato un sito che offriva tempi di piacevole compagnia. Poi un’improvvisa irruzione di “barbari”, e il sito si è trasformato ed è stato poco per volta abbandonato, trasformato in deserto. Non più la“vox in deserto”, ora c’è il ringhio nel deserto e urla, ruggiti, supponenza, odio, rabbia, sgarbi, offese senza costrutto… gratuite. Non offre certo, questo sito, una compagnia piacevole, i timpani sono al limite della perforazione e posso comprender la resa e l’abbandono da parte di tanti.
Non so chi siano i padroni del locale; non so quanto posano ancora tollerare… ma chissà, forse, ne stanno meditando solo la chiusura.
Per quanto mi riguarda ringrazio per l’ospitalità ricevuta, saluto… e vi voglio bene.   

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Pensieri, riflessioni, saggi / Re:L'umana commedia
« il: Luglio 22, 2016, 15:24:53 »
Tutto accade per caso?, o si tratta piuttosto di un destino?
Storie senza storia… storie di incontri e distacchi... storie mai consumate… Volute così?
Due pianeti che a ogni giro di orbita si accostano. Gli intervalli di tempo son lunghi… i due pineti si sfiorano; sono affini e si attraggono; quasi si toccano.  Viaggiano insieme nello spazio del tempo per un tratto e ogni volta di necessità “dovranno” allontanarsi.
Incroci ripetuti all’insegna della necessità.
Distacchi necessari.
È stato un caso che sia finita così? o piuttosto è stato destino che finisse così,anche se il caso ha certamente giocato un suo ruolo. Comunque caso e destino tendono a intrecciarsi e a sovrapporsi.
E la necessità?... è anch’essa caso, o destino? che comunque in fine prevale? 
E il destino non ha qualifiche: non esiste un destino capriccioso; non un “destino cinico e baro”. E al destino non ci si può, anzi non ci si deve, opporre, anche quando abbia dato inizio a una storia da non prendere in considerazione, ma che, comunque, inevitabilmente, dovrà perseguitare gli attori.
Una storia che doveva sopravvivere solo come leggenda; desiderio più che possesso; parole di pianto nel sentimento di una perdita senza rassegnazione; sacrificio per farla sopravvivere e volare alta con ali trasparenti in un cielo blu blu, blu, e da mai costringerla a scendere sulla terra!
Ma da questo mistero si torna indietro con occhi scavati in profonde occhiaie e labbra arse… perenni reduci da una malattia.

Il destino!
Una strana entità che è già in noi prima che trovi l’occasione per raccontarsi.
In noi!
Innata?
In germe che prima o poi germoglierà?

E allora bisognerà accettarlo e vivere l’ineluttabile con dignità, ché è  da stupidi ribellarsi e aggettivarlo… spregiarlo.
“Cinico e baro” sei tu stesso, e la vergogna (se vergogna dovrà esserci) devi tenerla tutta per te!

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Politica / Sempre un salva qualcosa
« il: Luglio 22, 2016, 10:58:29 »

Ci sono tanti salva qualcosa, e tutti hanno vita precaria… non possono durare!
Qualche esempio?
Prendi il salvadanaio:  prima o poi è saturo, e allora basta una martellata; e poi il salvaslip che presto è putrido e puzzolente tanto da doverlo allontanare il più lontano possibile; e il pannolone?, che non ci impiega molto a gocciolare  e apparire oltre il pantalone… 
Comunque ogni regola ha la sua eccezione: ed eccola!, il salvaexcavaliere!  Ex ultraresistente, inossidabile che mai sarà allontanato nonostante puzzi ad un miglio. Però ormai ha stufato e fa piangere vedere che in parlamento si perda ancora tempo a discutere di olgettine... con tutto quello che ci succede attorno.
Ma che vadano in malora!

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Altro / Re:Via-andante in moto
« il: Luglio 19, 2016, 08:18:47 »
Beh, qualcuno lo ha letto... ma, perbacco!, qualcuno mi dica se è piaciuto. E mi andrebbe anche bene se qualcuno lo definisca, questo racconto, una gran cagata.

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Politica / Re:Perchè la Francia?
« il: Luglio 15, 2016, 11:45:57 »
Riporto dal sito "Luogo comune":

Nell'articolo intitolato "Francia sempre nel mirino", pubblicato il 1° di giugno, avevamo riportato due notizie. La prima era: "I leader palestinesi vogliono che la Nato sostituisca l'esercito israeliano in Cisgiordania, per raggiungere un accordo di pace durevole con Israele nella soluzione a due Stati. La Francia sta cercando di creare un supporto internazionale che porti ad una conferenza dopo il fallimento dei negoziati condotti dagli Stati Uniti. [...] Il mese scorso i palestinesi hanno accolto con favore l'iniziativa francese di tenere una conferenza internazionale che faccia ripartire il processo di pace fra le due parti. Ma il primo ministro Netanyahu ha respinto l'iniziativa francese, dicendo che "il modo migliore per risolvere il conflitto fra Israele e palestinesi è attraverso negoziati diretti bilaterali".

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Politica / Re:Perchè la Francia?
« il: Luglio 15, 2016, 11:41:39 »
Le responsabilità son tutte appurate e incontrovertibili, inutile girare il coltello nelle piaghe, è vero1 Ma i responsabili non cambiano... non cambieranno mai!

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