Autore Topic: Umanità!... d'altri tempi  (Letto 1383 volte)

ectobius

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Umanità!... d'altri tempi
« il: Ottobre 09, 2014, 11:47:09 »
A Cannela , sopa a la c’ttadella non c’erano fognature, e gli uomini per una strazzata andavano a scaricarsi all’aperto. I più regolari, li scarpar’ soprattutto (chissà perché), si riunivano regolarmente in gruppo ogni mattina, sul presto, e si recavano fino a ‘ndret’ l’ caseranove, nel campo a facc’ front a la chiesa d’ l’Incurnata, dove, ad onta di un enorme cartello

VIETATO FARE
A
CESSO

si accoccolavano in fila dopo aver allargato le braccia a mantenere la giusta distanza per la privatezza olfattiva. 
Altri… quelli con funzioni corporee meno regolari, potevano fruire a tutte l’ore r’ l’uort’ r’ Mart’nell’, e cacavano sott’a lu mur’ r’ G’lardin’ Cicerone… e  la loro irregolarità fisiologica ed alimentare la  si poteva arguire anche dalla grande varietà delle emissioni: sciolte; dure come scibale; ornate di noccioli… etcetera.
Le donne, per riservatezza, non usavano andare per campi, e si servivano in casa, al bisogno, del cantero, che poi andavano a vuotare in qualche terreno o nella carretta r’la puzza che era trainata da un asino nelle zone accessibili senza alte scalinate.
Un candelese si era recato una volta a V’sazza e aveva notato che anche là c’erano mica fognature, e per le starzzate ci si serviva dei campi… anche le donne!, che però avevano un terreno riservato.
Il visitatore era meravigliato:
“Ah!...”, fece.
Ma non poté completamente esprimersi, ché la v’sazzara pronta gli rispose:

“Embé!?, culi teniti vui, e culi tenimm’ nui!”.
« Ultima modifica: Ottobre 15, 2014, 15:32:50 da ectobius »

presenza

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Re:Umanità!
« Risposta #1 il: Ottobre 09, 2014, 18:40:15 »
Proprio vero, se ci guardiamo veramente non siamo altro che questo e per questo tutti uguali, nessuno escluso!

ectobius

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Re:Umanità!
« Risposta #2 il: Ottobre 14, 2014, 10:27:44 »
O voi che il libro a legger v'apprestate,
Liberatevi d'ogni passione
E leggendo non vi scandalizzate,
Ché non contiene male né infezione.
Anche gli è ver che poca perfezione
V'apprenderete, salvoché nel ridere;
Non può il mio cuore senza riso vivere
E innanzi al duolo che vi mina e estingue,
Meglio è di riso che di pianto scrivere,
Ché il riso l'uom dall'animal distingue.

VIVETE LIETI

RABELAIS

ectobius

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Re:Umanità!... d'altri tempi
« Risposta #3 il: Ottobre 15, 2014, 15:34:18 »
L’ figliole d’auann’, manc’ piccil’ e manc’ grand’, vann’ truann’ lu marit’ e manc’ lu liett’ sap’n’ fa. E pur’ li uaglun’ d’auann’, manc’ picc’l’ e manc’ grand’, vann’ truann’ la mugliera e manc’ lu puan’ p’ la prima sera s’ sann’ guaragnà.
Questo era l’auann’ d’allora, umanità d’altri tempi che non va più di moda nell’auann’ dei giorni nostri. I figli d’auann’ moderni preferiscono restare comodi e super accuditi dove sono, ma all’epoca figliole e uaglun’ non vedevano l’ora r’ lassà la casa paterna (tutti i motivi?… beh, sarebbe troppo lungo il discorso), e, giovanissimi, facevano le loro scelte sotto la spinta imperiosa degli ormoni dei vent’anni. Quando poi fossero sorti ostacoli, essi, imperterriti, facevano ricorso alla fuga d’amore con matrimonio riparatore:
Oilì, oilì, oilà, sop’ casta t’aggia ‘ngannà… t’aggia arrubbà a figl’ta e nun t’ n’aggia fa addunà.
Ma il tempo passava e con esso passavano anche dedizione e fedeltà che andavano a farsi fottere…
E allora?…
Taccarate!
Com’ ti si fatta ianca, mass’migl’ ‘na r’cotta, e c’ ‘sti capill’ a cann’llott’  mi faje annammurà… si rossa com’ a ‘n c’rasa… hoiné… rammill’ nu vas’ addò m’ piac’ a me… mò si m’gliera a me e ti si fatta nera, m’ass’mmigl’ nu fum’ r’ tren’ … taccarate matina a sera.

ectobius

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Re:Umanità!... d'altri tempi
« Risposta #4 il: Ottobre 28, 2014, 08:28:57 »
La “vianova” sterrata!, senza l’inquinamento luminoso biancheggia alla luna e alle stelle. Un prato verde illuminato a chiazze fosforescenti, a destra; a sinistra un muro a secco; nell’aria profumi della natura, innumerevoli e intensi, galleggiano sulle ali di una fresca brezza senza direzione; miriadi di stelle nel profondo cielo; miriadi in basso, stelle palpitanti, sono le lucciole.
Le puoi chiamare a te, le lucciole:

Cat’catascia scinn’ qua basc’, i t’ ‘nchiuc’ i t’ scash, t’agg’ truat’ nu bell’ marit’ ‘mbuss a l’acit’, ‘mbuss’ a l’acit’,

e allora ti basta sollevare le braccia, schiudere le mani e nel palmo te ne sono scese tante e illuminano la stanza delle mani unite a coppa.
Ragazzi se le strisciano sulla fronte, sulle guance… una penna di gallina fra i capelli… sono gli indiani: Toro seduto, Geronimo, Nuvola rossa… Cavallo pazzo e il generale Custer… e hiu uuu!... hiu uuu!... in corsa con la luna e “cat’catascia scinn’ qua bash… Si rinnova il tatuaggio e inizia la danza di guerra.
Non sono colpevoli i ragazzi indiani della scomparsa delle lucciole; non sono colpevoli i pellerossa della scomparsa delle grandi mandrie di bufali, ma sono scomparsi.
Ricordo straziante.

ectobius

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Re:Umanità!... d'altri tempi
« Risposta #5 il: Ottobre 31, 2014, 06:57:08 »
Dopo anni dal terremoto… troppi… finalmente era stato loro assegnato, a marito e moglie, un appartamento in condominio popolare.
Felici avevano scasato dal sottano dove vi avevano abitato per anni insieme almaiale, le galline… e qualche gatto entrato di notte dal gattarulo.
Ora un appartamento con cesso e servizi… e anche una stanza di troppo per una coppia senza figli E così decisero, moglie e marito, di darla in fitto, la stanza sovrabbondante, ad uno studente.
Era estate.
La natura si era risvegliata prepotente e stimolava tempeste ormoniche soprattutto nella moglie… nel marito poco e niente, muort’ r’ fatìa com’era… così fu gioco il sorgere di un idillio tra padrona di casa e studente. Il paese era piccolo, sonnolento, ma soprattutto ansioso di novità… meglio se piccanti.
Bisognava usare prudenza.
Le notti erano bollenti, e nell’appartamento, mal coibentato, non era facile lasciarsi andare a un buon sonno ristoratore.
Il marito soprattutto si lamentava:

“M’gliera mia! Come m’ la chiagne la frishcura r’ lu suttan’!”.

Comunque per tenere vivo l’idillio con lo studente, e avere qualche momento di intimità, non era, per gli amanti, impresa facile. Occorreva strizzare bene le meningi per trovare un qualche rimedio. La signora però era ingegnosa e rapidamente trovò la soluzione: praticò nel muro divisorio con la stanza ceduta allo studente amante un foro.
L’operazione peraltro le risultò molto facile, dacché i muri delle case popolari sono da sempre così sottili… quasi carta v’lina.
Quando marito e moglie andavano a letto e si ingaggiava la lotta tra caldo e sonno,  la signora ogni sera si recava al muro col buco.

“M’gliera mia, p’cché vai a lu mur’?”
“Ah!, là ci staje ‘na bell’aria ca m’arr’freshca!”.
 
Si metteva in posa acconcia, la signora, e diceva di trovare gran refrigerio dalla corrente d’aria, mentre lo studente dall’altra parte del muro controllava, e, pronto immediatamente, appositamente la raggiungeva attraverso il buco con reciproca soddisfazione.
La donna tornava a letto, soddisfatta e rilassata, e dormiva tutta notte.

Visti i risultati, il marito una sera volle provare e si pose al muro nella posa acconcia. Lo studente, visto il buco che si oscurava, accorse eccitato per rinfrescarsi a modo suo.
Ma!... A?…

“M’gliera mia! L’aria ca a te t’arr’freshca, a me...”.

nihil

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Re:Umanità!... d'altri tempi
« Risposta #6 il: Novembre 09, 2014, 16:29:23 »
ahahah ottima carrellata su umanità d'altri tempi, che gira e rigira, finisce quasi sempre lì, con un  buco nel muro. Perchè il mondo gira intorno a un buco.  ;D