Cercava tra carte, rovistava i cassetti
poi trovava una sfera e tentava la sorte
con una matita a punta e una chimera a colori.
Camminava sì lenta, zoppicava perfino
e copriva il suo capo al mattino
da un berretto di lana nero corvino.
Di giorno poi si riempiva di vino
e sognava di sogni lontani
quelli dei tanti esseri umani.
Ad occhi chiusi e con la mano a mezz’aria
distribuiva quelli migliori
e lasciava a marcire i peggiori.
Lei poi per se stessa
non ne teneva nemmeno uno
ma pronunciava spesso un nome con una mano sul cuore.