Autore Topic: Le etichette  (Letto 3339 volte)

presenza

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Le etichette
« il: Marzo 12, 2011, 23:20:26 »
Tutto ciò che normalmente si fa è vivere senza vivere e mettere le etichette a chicchessia compreso se stessi. Ci perdiamo continuamente il nostro presente, facciamo resistenza, non ci piace, cerchiamo di evitarlo e lo riduciamo a mezzo per raggiungere un fine... questo non è essere se stessi, è confonderci con un falso sé.
Quante immagini, concetti, etichette, interpretazioni e giudizi per un contenuto di vita condizionato dalla mente, quando ciò che conta in verità è solo il "noi stessi" e noi stessi non siamo il nostro contenuto.

.Mya

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Re: Le etichette
« Risposta #1 il: Marzo 13, 2011, 23:53:16 »
Veramente interessante.
E' un modo di pensare un po' diverso dal solito, e ti dirò, ci ho riflettuto qualche volta. Sarà che ho un passato da etichettata, dagli altri e da me stessa, per il quale ho deciso di scegliere questa libertà di cui parli.
Purtroppo è difficile scrollarsi di dosso tutte le etichette che ci danno o ci diamo, ma imparare a capire quanto siano inutili è un passo avanti per ritrovarsi.
E adesso aspetterò domani per avere nostalgia,
signora Libertà, signorina fantasia.

nihil

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Re: Le etichette
« Risposta #2 il: Marzo 14, 2011, 08:24:12 »
non ho mai capito se siano le etichette ad adeguarsi a noi o noi ad adeguarci alle etichette! ahuh

presenza

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Re: Le etichette
« Risposta #3 il: Marzo 14, 2011, 19:19:29 »
Siamo semplicemente noi a pensare d' essere per es. la sig.ra Giovanna, di professione insegnante, dal passato difficile, piena di debiti o che so io... non facciamo altro che esser schiavi della nostra biografia della quale nulla ci appartiene, nemmeno il nome, rifletteteci...
E facendo così ci perdiamo il presente rincorrendo ciò che non siamo, ma pensiamo d'essere, e nascondendoci dietro contenuti solo per colmare quel vuoto interiore che sentiamo e che c'illudiamo possa essere riempito dall'esterno. Le etichette da un lato sembrano proteggerci e in esse ci identifichiamo, dall'altro ne siamo semplicemente schiavi.

lella

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Re: Le etichette
« Risposta #4 il: Marzo 16, 2011, 14:31:43 »
Queste etichette sono un miscuglio di rifugio e di condanna. Difficilissimo cambiare. Molte volte non sappiamo nemmeno di essere quello che gli altri vorrebbero che fossimo. Secondo me il primo passo è capirlo. Come  dice Mya sarebbe bello ritrovarsi.
Ho scritto in proposito un pezzo intitolato Il segreto svelato, ma mi sembra troppo lungo da inserire nel forum.

presenza

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Re: Le etichette
« Risposta #5 il: Marzo 16, 2011, 15:24:55 »
... perché non ne metti una parte? Mi piacerebbe leggerlo...

lella

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Re: Le etichette
« Risposta #6 il: Marzo 16, 2011, 22:36:08 »
Ci provo.
ti metto una parte del preambolo al racconto e un pezzo che segue il cambiamento

La parola cambiare sembra una parola come le altre, ma effettuare un cambiamento è una situazione particolarissima.E' come spostare una montagna che è lì davanti a te e ti impedisce di andare avanti.
Ma chi sono i fortunati a cui viene il dubbio di avere davanti a se una montagna per potere andare avanti? Non sembra che ci sia una logica. La sfortuna di una sofferenza può risultare vincente per chi sa cogliere una scintilla nel buio.................................


Le successe in seguito di voler capire meglio, di scoprire il perchè dei suoi comportamenti e si domandava "Sarebbe stata in grado di cogliere altre scintille? E se ne avesse avuto l'occasione le avrebbe sapute gestire? E ancora:  se una scintilla accesasi per un attimo ha potuto fare tanto cosa succederebbe se si potesse trovare l'interruttore generale?Avrebbe forse rischiato di rimanerne abbagliata?
Probabilmente c'erano ancora un miliardo di cose che avrebbero avuto necessità di chiarimenti ma...Per una che aveva camminato al buioper tanto tempo, quella luce appariva come un sole duraturo...............


Ciao

presenza

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Re: Le etichette
« Risposta #7 il: Marzo 16, 2011, 23:42:42 »
"Per una che aveva camminato al buioper tanto tempo, quella luce appariva come un sole duraturo..............."


...è la tua risposta.  Ricordalo sempre: la verità non è mai all'esterno di noi, e pertanto non affanniamoci a cercarla fuori quando semplicemente guardandoci con coraggio dentro noi stessi abbiamo già tutte le risposte che ci servono.

Clementina

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Re: Le etichette
« Risposta #8 il: Marzo 17, 2011, 16:54:21 »
Tutto ciò che normalmente si fa è vivere senza vivere e mettere le etichette a chicchessia compreso se stessi. Ci perdiamo continuamente il nostro presente, facciamo resistenza, non ci piace, cerchiamo di evitarlo e lo riduciamo a mezzo per raggiungere un fine... questo non è essere se stessi, è confonderci con un falso sé.
Quante immagini, concetti, etichette, interpretazioni e giudizi per un contenuto di vita condizionato dalla mente, quando ciò che conta in verità è solo il "noi stessi" e noi stessi non siamo il nostro contenuto.

Certo che siamo il nostro contenuto. Siamo la somma di ciò che abbiamo preso dall'esterno appena nati, più quello che ci viene inculcato come sovrastruttura ideologica, religiosa, filosofica. Se riduci il contenuto a ciò che di razionale abbiamo accumulato allora forse sì, ma siamo anche altro e il contenuto irrazionale alla fine è quello che ci muove. Quello che ci fa innamorare, avvicinare, allontanare, che ci spinge alla ricerca. Tutto il resto, senza offesa, mi sembrano pippe. Se una persona si identifica é perché non ha un'identità e quindi non può nemmeno accorgersi di essersi identificata. Figuriamoci poi distruggere quella gabbietta. Tuttalpiù glielo potranno svelare i rapporti che fa se ne farà di sani con persone sane. Se alla propria identità umana una persona sovrappone una identità lavorativa o di un qualsiasi ruolo (quanti ce ne sono che per prima cosa si sentono "mamma" "professore" "direttore" ecc ecc) sarà quel ruolo a dar loro l'identità. Perderlo sarebbe la morte di un'identità, sarebbe nonessere. Vaglielo a dire, di lasciare le etichette.

Tender Branson

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Re: Le etichette
« Risposta #9 il: Marzo 18, 2011, 02:27:44 »
[...] Ricordalo sempre: la verità non è mai all'esterno di noi, e pertanto non affanniamoci a cercarla fuori quando semplicemente guardandoci con coraggio dentro noi stessi abbiamo già tutte le risposte che ci servono.

Come diceva Guzzanti, la risposta è dentro di te.
E però, è sbagliata.

presenza

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Re: Le etichette
« Risposta #10 il: Marzo 18, 2011, 15:25:00 »
"Tutto il resto, senza offesa, mi sembrano pippe."


... e questo è già un giudizio, un'etichetta!
Come vedi è difficile esprimere un parere senza giudicare...

presenza

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Re: Le etichette
« Risposta #11 il: Marzo 18, 2011, 15:29:58 »
[...] Ricordalo sempre: la verità non è mai all'esterno di noi, e pertanto non affanniamoci a cercarla fuori quando semplicemente guardandoci con coraggio dentro noi stessi abbiamo già tutte le risposte che ci servono.

Come diceva Guzzanti, la risposta è dentro di te.
E però, è sbagliata.


Guzzanti o chicchessia non potranno mai sostituirsi alla verità che solo e soltanto in ognuno di noi è presente, e nessuno dunque, neanche per scherzo, potrà intaccarla dicendo che "è sbagliata". 

Tender Branson

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Re: Le etichette
« Risposta #12 il: Marzo 18, 2011, 23:51:55 »
Certo che questo, per essere un forum di lettori, è straordinariamente pieno di persone piene di certezze: chi pensa che una veritá esista, chi addirittura ritiene di esserne in possesso, chi ancora ne fa un tale simulacro di divinitá da ritenere blasfema una semplice battuta.

Ho sempre pensato che chi legge ama la conoscenza, è curioso nei confronti del mondo, soprattutto sommamente dubita, essendo il dubbio spesso sintomo d'intelligenza e la certezza quasi invariabilmente di ottusitá. E mi chiedo: chi ha giá una veritá, o ritiene di averla, come si confronta col mondo?

lella

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Re: Le etichette
« Risposta #13 il: Marzo 19, 2011, 21:50:25 »
Accipicchia che mazzata!
A dire il vero, per me, più che di verità si tratta di continui punti interrogativi. abow

presenza

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Re: Le etichette
« Risposta #14 il: Marzo 20, 2011, 00:32:06 »
Certo che questo, per essere un forum di lettori, è straordinariamente pieno di persone piene di certezze: chi pensa che una veritá esista, chi addirittura ritiene di esserne in possesso, chi ancora ne fa un tale simulacro di divinitá da ritenere blasfema una semplice battuta.

Ho sempre pensato che chi legge ama la conoscenza, è curioso nei confronti del mondo, soprattutto sommamente dubita, essendo il dubbio spesso sintomo d'intelligenza e la certezza quasi invariabilmente di ottusitá. E mi chiedo: chi ha giá una veritá, o ritiene di averla, come si confronta col mondo?

I pensieri non sono altro che condizionamenti collettivi della mente umana accumulati negli anni. E per questo non si riescono a vedere le cose così come sono veramente, ma solo in modo distorto o ridotto da etichette mentali, da concetti, da giudizi, opinioni o schemi reattivi. Così il proprio senso d'identità, del sé, si riduce ad una storia che ci si continua a raccontare mentalmente.
In realtà nel proprio Essere c'è una profondità, una quiete viva e vibrante molto più vasta dei pensieri. E questa è “la verità, la consapevolezza” alla quale mi riferivo, e della quale la mente pensante ne è solo un piccolo aspetto. La verità, la consapevolezza non è altro che la Presenza al di là del nome e della forma e il realizzare così nella profondità del proprio essere, che si è già completi, interi, tutt'uno con l'essenza senza tempo della vita.
La principale trappola da evitare è far confusione tra contenuto ed essenza. Il nome, la nazionalità, la religione, le opinioni, il credo politico, i possedimenti materiali, quel che piace o non piace, i desideri, le ambizioni e anche se ci si vede con successo o fallimento, come buoni o cattivi, dunque tutta la storia personale e i processi mentali, bene, tutto questo è contenuto e come tale è soggetto all' impermanenza, e se si cerca di trovare il proprio essere dal contenuto, si troveranno solo frustrazioni e sofferenze e solo per aver derivato il proprio senso di identità esclusivamente dal contenuto della propria vita. E quando si realizza ciò che non si è (cioè il contenuto) ciò che rimane è chi si è veramente, e cioè l'essenza o spazio interiore, il Tao, per intenderci.
Tutto questo è espresso da esseri umani in cui si manifestò questa consapevolezza, e che per l'umanità furono riconosciuti come maestri, grandi maestri, anche se spesso vennero male interpretati. E mi riferisco a Buddha, Lao Tzu, o lo stesso Gesù.