Autore Topic: Scienza e fede  (Letto 3874 volte)

Doxa

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Re:Scienza e fede
« Risposta #15 il: Settembre 26, 2012, 08:09:20 »
Scienza e fede/8

Lo sviluppo tecnologico, l’industrializzazione, la mobilità delle persone, l’urbanizzazione, l’influsso esercitato dai mass media  possono modificare  alcuni valori sociali, farne diventare alcuni dominanti, ma non inducono all'ateismo. Anche la scienza, la tecnica ed il razionalismo non motivano alla miscredenza.

La cultura scientifica può essere di ostacolo per la fede non per il carattere positivo delle sue ricerche e delle sue scoperte, ma perché “chiude” l’individuo in una sufficienza tale da fargli credere di non aver più bisogno dell’intervento divino.

Certamente le scoperte scientifiche e le  innovazioni tecniche sono realizzabili senza avere la necessità di ricorrere all’ipotesi di Dio, ma la scienza dei nostri giorni, a differenza di quella del passato, non entra in conflitto con le interpretazioni sulla natura del mondo che la fede cristiana ci propone.     

Quindi scienza e fede possono coesistere rispettando la loro specificità. Molti ricercatori vivono in armonia il ruolo di scienziato e di credente. Le cause che determinano la non credenza dipendono dall’educazione ricevuta, dai valori dominanti, dallo stile di vita.

La fede ha rinunciato alle dimostrazioni razionali per affermare l’esistenza di Dio e per giustificare la validità del cristianesimo, come fece nel passato, servendosi della scienza. Le gerarchie cattoliche e non solo cattoliche hanno compreso che l’autentica  fede è una scelta personale che non ha nulla in comune con ciò a cui la scienza mira, sulla base dell’oggettività scientifica.

Anche il Concilio Vaticano II nella dichiarazione “Dignitatis Humanae” afferma la libertà religiosa degli individui. Ogni persona deve essere libera di credere  o meno nel trascendentale e nessuno può costringerla a cambiare opinione.

I miscredenti rifiutano una religione ma  condividono con chi crede i fondamentali valori umani: l’amore, la famiglia, il lavoro, l’amicizia, l'etica.

Di qui  nasce la necessità per la Chiesa del dialogo con i non credenti e di presentare la fede come cultura dell’anima.

Il dialogo tra credenti e non credenti serve per  migliorare l’etica sociale.

La Chiesa propone agli scienziati un impegno etico  (es. la bioetica) che non inficia le ricerche scientifiche.

La scienza moderna ha dato vita a nuove tecniche, che pongono gravi problemi etici, tra i quali le tecniche della guerra moderna, in grado di sterminare l’umanità; le tecniche di sperimentazione biologica sul corpo umano; l’aborto, la contraccezione e la sterilizzazione.

C’è oggi la necessità di non dissociare la scienza dalla coscienza e la priorità dell’etica anche nella tecnica. 
« Ultima modifica: Settembre 26, 2012, 15:14:32 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:Scienza e fede
« Risposta #16 il: Settembre 27, 2012, 09:40:02 »
Scienza e fede/9

Nel 1859  il naturalista inglese Charles Darwin fece pubblicare la sua teoria “Sull'origine delle specie  per mezzo della selezione naturale o la preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita.”

Dopo la pubblicazione del libro ci furono controversie sull’evoluzione tramite la selezione naturale, perché contraddiceva  il biblico intervento divino (vedi Genesi).

La Chiesa cattolica evitò lo scontro,  per molto tempo non prese una posizione ufficiale sulla questione. Verso la metà dello scorso  secolo cominciò ad affermare anche nei documenti pontifici che la fede cattolica e l'evoluzionismo non sono in conflitto, ragione scientifica e dogma religioso non sono inconciliabili. .

Attualmente i biologi  considerano corretta  la teoria di Darwin, ma negli Stati Uniti ci sono ancora pregiudizi da parte di alcune sette religiose, che pretendono di spiegare la natura vivente non tramite la selezione naturale ma con il cosiddetto  “disegno intelligente” da parte di Dio nella creazione.

Il disegno intelligente o progetto intelligente,  è noto come creazionismo scientifico, da non confondere con il creazionismo evolutivo.

Per il creazionismo “scientifico” alcune caratteristiche dell'universo e delle cose viventi sono spiegabili solo con il “progetto intelligente” da parte di Dio e non tramite la selezione naturale, perciò tentano di sminuire l’evoluzione darwiniana: dicono che è solo una teoria, dalla quale non può scaturire la verità.

Una teoria scientifica si forma come ipotesi nella mente del ricercatore, dopo l’osservazione dei fenomeni naturali e gli esperimenti di laboratorio. Deve contenere elementi verificabili, mentre le credenze religiose non sono verificabili, perciò sono confinate nell’ambito della fede individuale. 

Doxa

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Re:Scienza e fede
« Risposta #17 il: Settembre 28, 2012, 07:05:22 »
Scienza e fede/10

Il rapporto tra  scienza e fede è uno dei temi più trattati da Benedetto XVI fin dall’inizio del suo pontificato. Ad esso ha dedicato  libri e discorsi, spesso collegati con il tema della ricerca della verità e la critica al relativismo.

In occasione del convegno internazionale di tre giorni promosso dal Pontificio Consi¬glio della cultura, sul tema: “Cellule sta¬minali adulte: la scienza e il futuro del¬l’uomo e della cultura”, il papa il 12 novembre 2011 ha ricevuto in Vaticano i partecipanti alla conferenza ed ha detto che chi persegue la ricerca sulle cellule staminali embrionali, distruggendole nel nome del progresso della medicina, commette una “grave violazione del diritto alla vita di ogni essere umano”. Concordo con Benedetto XVI. Ma non sono d’accordo con lui quando dice che “gli esseri umani sono dotati di anima immortale e sono creati ad immagine e somiglianza di Dio”.

Il papa ha aggiunto che  “ci sono dimensioni dell’esistenza umana che si trovano oltre i limiti di ciò che le scienze naturali sono competenti a determinare. Se tali limiti vengono violati, c’è il serio rischio che la dignità unica e inviolabile della vita umana possa essere subordinata a considerazioni meramente utilitaristiche”. Ha ragione !

 Egli ha evidenziato che  “la mentalità pragmatica che tanto spesso influenza il processo decisionale nel mondo di oggi è fin troppo pronta ad approvare qualsiasi strumento disponibile a ottenere l’obiettivo desiderato, nonostante siano ampie le prove delle conseguenze disastrose di questo modo di pensare”.

"Quando l’obiettivo prefissato è tanto desiderabile quanto la scoperta di una cura per malattie degenerative - ha osservato il Pontefice -, è una tentazione per gli scienziati e per i responsabili delle politiche ignorare tutte le obiezioni etiche e proseguire con qualunque ricerca sembri offrire la prospettiva di un successo”. Ma, ha avvertito,  “quanti difendono la ricerca sulle cellule staminali embrionali nella speranza di raggiungere tale risultato compiono il grave errore di negare il diritto inalienabile alla vita di tutti gli esseri umani dal momento del concepimento fino alla morte naturale. La distruzione perfino di una sola vita umana non si può mai giustificare nei termini del beneficio che ne potrebbe presumibilmente conseguire per un’altra”.

Il Papa ha quindi sottolineato che “il dialogo fra scienza ed etica è della massima importanza per garantire che i progressi medici non vengano mai compiuti a un prezzo umano inaccettabile. La Chiesa contribuisce a questo dialogo aiutando a formare le coscienze secondo la retta ragione e alla luce della verità rivelata”. Così facendo, “cerca non d’impedire il progresso scientifico, ma, al contrario, di guidarlo in una direzione che sia veramente feconda e benefica per l’umanità”. Infatti, “la Chiesa è convinta che tutto ciò che è umano, inclusa la ricerca scientifica, ‘non solamente è accolto e rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato’. In questo modo, la scienza può essere aiutata a servire il bene comune di tutta l’umanità, con particolare riguardo per i più deboli e i più vulnerabili”.




« Ultima modifica: Dicembre 14, 2012, 08:58:39 da dottorstranamore »

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Re:Scienza e fede
« Risposta #18 il: Dicembre 14, 2012, 08:56:07 »
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Monsignor Fiorenzo Facchini, ex docente di antropologia all’università di Bologna, ha pubblicato recentemente il libro: “Evoluzione. Cinque questioni nel dibattito attuale” nel quale affronta alcuni dei principali temi scientifici, filosofici e antropologici, su cui si articola l'attuale confronto intellettuale sull'evoluzione dei viventi.

Evoluzione e creazione sono due piani distinti e rispondono a domande diverse, ma secondo Facchini l’evoluzione può essere vista come una modalità della creazione nel tempo. Per questo presbitero il concetto religioso di creazione non riguarda soltanto gli inizi lontani delle cose, ma implica un rapporto diretto di Dio con la realtà creata e che cambia nel tempo. Una “creazione continua”, attraverso la quale Dio mantiene la natura nell’esistenza e che in qualche modo si manifesta attraverso l’evoluzione.

Non reputo possibile il tentativo di  monsignor Facchini di armonizzare la teologia con la scienza, subordinando l'evoluzione alla creazione divina. 

Evoluzione, come teoria scientifica, e creazione, come verità teologica, appartengono a due diversi ordini di conoscenza non armonizzabili secondo la mia convinzione.
 
Dice Facchini che molti equivoci sono venuti dalla pretesa di contestare la creazione sulla base della teoria dell’evoluzione mettendo il racconto biblico sullo stesso piano della scienza, ma  gli equivoci sono stati causati anche dai “creazionisti” con la loro errata lettura della Genesi, la quale propone un messaggio essenzialmente religioso.

E’ importante respingere le tentazioni di diatriba e rimanere ad un  approccio rigoroso, oggettivo, documentato ed equilibrato nel rapporto tra scienza e religione nell’attuale società tecnoscientifica.

La mentalità tecnologica esclude il Dio dei cristiani come evento creativo dell’universo, e le cosiddette “verità della fede”  non hanno rilevanza perché indimostrabili. Invece per la teologia la “verità” è fondamentale. Ma quale verità ? Per i cristiani Cristo è il Logos, la verità, l’individuo deve corrispondere a Lui con il suo proprio logos, con la sua ragione.

Due concetti, quello scientifico-tecnologico e quello teologico non in contrapposizione ma nemmeno armonizzabili, ciò non esclude il dialogo,  anche se sterile. 



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Re:Scienza e fede
« Risposta #19 il: Dicembre 17, 2012, 08:45:51 »
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Nel mese di marzo del 1610 Galileo Galilei pubblicò il suo libro titolato “Sidereus Nuncius”, nel quale descrive le sue scoperte, fra le quali le montagne sulla Luna e l’esistenza di satelliti orbitanti intorno a Giove.

Il saggio galileiano incontrò delle ostilità in Vaticano, come quella del protonotario apostolico Bonifacio Vannozzi (futuro segretario di Paolo V), il quale in una lettera ad un suo amico scrisse: «Che la Luna sia terrea, con valli e colline, è tanto dire che vi son degli armenti che vi pascono e de’ bifolchi che la coltivano. Stiancene con la Chiesa, nemica delle novità da sfuggirsi, secondo l’ammaestramento di S. Paolo.

Ma non fu quel testo a creare problemi tra lo scienziato pisano ed il cattolicesimo, sebbene Galileo faccia allusione diretta all’Artefice delle stelle nella lettera dedicatoria  del libro a Cosimo II de’ Medici.

Le sue  scoperte confutarono l’immagine aristotelica del cosmo: si pensava che la luna fosse liscia e levigata, ed invece Galileo col suo cannocchiale  dimostrò che ci sono monti e valli; si pensava che le nebulose fossero parti dense di cielo ed invece egli  vide che  sono formate da moltissime stelle; annunciò l'esistenza di satelliti attorno a Giove, proprio come attorno alla Terra c’è la Luna!

La nuova fisica costrinse filosofi e teologi a riflettere su come interpretare le Scritture (il celebre problema dell’immobilità del Sole); in termini più moderni, su come coniugare ragione e fede. Non riuscendoci, l’Inquisizione costrinse Galileo all’abiura con la lettera del 22 giugno 1633.
 
Ma la Chiesa non poté opporsi alle scoperte astronomiche, confermate negli anni successivi da altri studiosi, in particolare Gesuiti, perciò nella vecchia toponomastica lunare ci sono nomi di religiosi che appartennero alla Compagnia di Gesù. Questi parteciparono anche al progetto  per la risoluzione di un importante problema: determinare le longitudini geografiche, specialmente in mare.

L’eclisse lunare del 27 agosto 1635 costituì l’occasione per attivare  in diverse parti la prima rete d’osservazione astronomica simultanea a fini geografici. Il loro compito era di rilevare, con la massima precisione possibile, l’ora locale dell’inizio dell’eclisse lunare: la differenza dei tempi avrebbe fornito la differenza di longitudine tra le diverse località.

Le osservazioni raccolte, esaminate e confrontate permisero agli scienziati  francesi Pierre Gassendi e Fabri de Peirec di misurare le reali dimensioni del Mar Mediterraneo e di constatare che questo si estende in longitudine 20° in meno di quanto creduto da Tolomeo, le cui carte geografiche erano ancora in uso. Con questa misurazione l’ampiezza del “Mar Nostrum”  fu ridotta di circa 1000 chilometri.  L’errore tolemaico era nella lunghezza  tra Cartagine ad Alessandria d’Egitto,  ampiamente sovrastimata.

Nel 1645, il belga Michel Florent van Langren, cosmografo del re di Spagna, con le stesse finalità dei due  studiosi francesi, disegnò una carta lunare di 35 cm  con punti di riferimento accompagnati da nomi di persone, fra i quali ci sono i nomi di alcuni gesuiti  suoi contemporanei. Anche nelle mappe moderne ci sono ancora 25 nomi di dotti gesuiti. Quando la Compagnia di Gesù fu soppressa nel 1773, i Gesuiti dirigevano 30 dei 130 osservatori astronomici allora esistenti al mondo.