Autore Topic: Tempo di Natale  (Letto 11753 volte)

Doxa

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Tempo di Natale
« il: Novembre 30, 2013, 09:24:47 »
Tempo di Natale

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.” Dal Vangelo di Giovanni (1, 14)

L’ evento preliminare della natività di Gesù  è l’annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria, la futura madre, della nascita di Gesù  Cristo.

Il secondo annuncio angelico è quello dedicato a Giuseppe, promesso sposo di Maria e poi  padre legale o putativo di Gesù.

L’angelo annunciò alla vergine Maria il concepimento verginale e la nascita verginale di Gesù Cristo (Vangelo di Luca) e a Giuseppe, promesso sposo della donna, di non temere il matrimonio con lei (Vangelo di Matteo)

La Chiesa cattolica commemora il 25 marzo  l’”Annunciazione della beata vergine Maria”   

Come ogni data relativa agli eventi della infanzia di Gesù, anche quella del 25 marzo per l’Annunciazione  fu stabilita in riferimento a quella della nascita di Gesù il 25 dicembre, cioè nove mesi prima (durata della gestazione)  mancando al riguardo riferimenti precisi nei Vangeli.

La scelta del 25 marzo avvenne nel IV secolo dopo l’istituzione della festa del Natale il 25 dicembre, data vicina al solstizio invernale, mentre la data dell'Annunciazione è in prossimità con l'equinozio primaverile.

Per la liturgia la commemorazione dell’Annunciazione è considerata una festa dedicata a Gesù Cristo e non a sua madre Maria.

Tornando a Giuseppe.
L'improvvisa e sorprendente maternità di Maria suscitò in lui molti dubbi. Cosa fare ? Il libro della legge biblica, il Deuteronomio, afferma che "Se la donna fidanzata non verrà trovata vergine, la si farà uscire sulla soglia della casa paterna e la popolazione della sua città la lapiderà per farla morire, perché ha commesso un'infamia in Israele" (22, 20-21). Successivamente questa norma fu attenuata imponendo il ripudio.
 
L’evangelista Matteo narra che "Maria, promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre stava pensando questo, ecco apparirgli in sogno un angelo che gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che in lei è generato viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù; egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1, 18-21).

L’angelo invita Giuseppe a perfezionare il matrimonio con Maria, a superare ogni perplessità o sdegno, e ad assumere la paternità legale nei confronti del nascituro.

Nei vangeli di Luca e Matteo la verginità di Maria è di tipo teologico, perché  pensano che in Gesù c’è Dio.

L’evangelista Matteo costruisce la sua narrazione dell’infanzia di Gesù su una sequenza di citazioni bibliche, creando il contrappunto tra profezia ed evento. Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) considera gli annunci profetici “parole in attesa” di essere comprese, come l’oracolo del profeta Isaia ((7, 14 e 8,8) al re di Giuda, Acaz, nel 734 a.C. sulla “giovane” che genera l’Emmanuele.  Questo nome significa "Dio è con noi"  e fu utilizzato da Isaia per indicare il Messia, perciò usato da Matteo nel suo vangelo come titolo attribuito a Gesù Cristo.  Ma il testo originale ebraico non coincide con quello evocato da Matteo, che dice:  "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio" (1, 23), mentre Isaia  scrisse:  "Ecco, la giovane donna concepirà e partorirà un figlio". (7, 14). Il vocabolo ebraico usato dal profeta non è quello preciso della verginità (betulah), ma quello generico della donna abilitata al matrimonio ('almah). Certo, secondo la prassi sociale e la morale antica d'Israele, la donna da matrimonio doveva essere vergine fisiologicamente, ma il profeta non ha enfatizzato tale particolarità. 

La menzione della "vergine" da parte di Matteo potrebbe derivare  dalla versione greca dell’Antico Testamento (III-II secolo avanti Cristo) detta "dei Settanta". In essa la "giovane donna" di Isaia è tradotta col termine greco parthènos, che significa"vergine". Questo non implica che il giudaismo di quel tempo attendesse un concepimento verginale del Messia, ma solo che "una donna, che ora è vergine, concepirà" un bambino provvidenziale e straordinario.

Isaia annuncia il  "messia": vocabolo di origine ebraica  che significa re "consacrato", l’”unto di JHWH”, di Dio. Nelle antiche culture del Vicino Oriente la regalità era considerata un’investitura divina.  Nella cultura ebraica per l’investitura regale si preferiva la liturgia dell’unzione con l’olio di oliva anziché l’incoronazione del re d’Israele.

Nella religione ebraica si crede che nella storia dell’umanità debba comparire un uomo inviato da Dio, per redimere il mondo e per renderlo migliore. Nel cristianesimo la figura del Messia coincide con quella di Gesù Cristo quindi il Messia è già comparso sulla Terra e tornerà “alla fine dei tempi”. Il cristianesimo e il giudaismo polemizzarono vivacemente su tale scelta.

Il profeta ebraico Michea apre l’orizzonte messianico dicendo: “E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; …Dio li metterà  (gli israeliti) in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà.” (5, 1 – 2).  Betlemme è la patria del re David, e Michea afferma che in questo luogo nascerà un altro re David. L’evangelista Matteo considera Gesù Cristo come il  perfetto “figlio di David” , che nasce  nello stesso villaggio del grande re d'Israele e si rivela al popolo di Dio come il Messia atteso. Anche nel Vangelo di Giovanni  viene evidenziato che la Scrittura dice che il Cristo (Messia) verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di David (7, 42).
« Ultima modifica: Novembre 30, 2013, 17:51:39 da dottorstranamore »

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #1 il: Novembre 30, 2013, 11:42:38 »
insomma ( e poi chiamatemi eretica) abbiamo una ragazza madre che intorta per benino il povero vecchio Giuseppe, qualcuno che regge la parte e si traveste da Angelo Postino e noi che siamo qui da 2000 anni a dibattere.
Comunque, se non ricordo male, la verginità di Maria fu stabilità al tavolino durante un concilio, mi pare quello di Trento. Indi...Giuseppe la voleva cacciare perchè sapeva benissimo di non avere partecipato all'evento, non lo fa probabilmente perchè gli ci voleva una donna in casa per le faccende e poi non ci teneva certo a divulgare i fatti di famiglia. :prtr:


Doxa

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #2 il: Dicembre 01, 2013, 09:06:09 »
/2

L’annunciazione angelica a Maria del concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo, una comunicazione dell’angelo a Giuseppe per convincerlo a sposare Maria, altri messaggi da parte degli indaffarati angeli dopo la nascita del Figlio di Dio: l’avviso ai pastori e altre due  informazioni a Giuseppe: la prima volta  per fargli evitare la “strage” di bambini “voluta” dal re Erode ed indurlo alla “fuga in Egitto” con la moglie ed il figlio, la seconda volta per dirgli che Erode era morto e poteva tornare in  Giudea.

Ma chi sono gli angeli  che permeano le pagine evangeliche ?  Sono creature incorporee, invisibili ed immortali. Contemplano Dio, lo glorificano, e sono i suoi messaggeri, dice il “Catechismo della Chiesa cattolica” (60). 

Per Agostino d’Ippona “La parola angelo designa l’ufficio, non la natura. Se si chiede il nome di questa natura, si risponde che è spirito; se si chiede l’ufficio, si risponde che è angelo: è spirito per quello che è, mentre per quello che compie è angelo." (Enarratio in Psalmum, 103, 1, 15)

Gli angeli, per chi ci crede,  sono una presenza “necessaria”, il ponte di comunicazione tra il trascendente e l’immanente, tra la divinità e l’umanità.

La Bibbia abbonda di nomi  angelici, indica diverse categorie di angeli, e ce li presenta come la “corte celeste” che celebra la gloria di Dio.

Nelle rappresentazioni artistiche le ali degli angeli appaiono tra la fine del IV secolo e gli inizi del V. In precedenza gli angeli venivano raffigurati senza ali, sebbene ci fossero indicazioni in merito. Nell'Antico Testamento ci sono notizie  sul volo degli angeli (Daniele, 9, 21); sulle  loro ali (Ezechiele, 1, 4-25; 10, 1-22).

La  voluta “dimenticanza” fu causata  sia dal timore di confondere gli angeli con l’iconografia pagana della “Vittoria” alata (Nike) e di Eros, anch’esso raffigurato con le ali nella pittura vascolare greca e romana. 

Dopo il cosiddetto “editto” (che invece è un rescritto) di Costantino nel 313, la nascente arte cristiana fece propri gli schemi di rappresentazione dell’iconografia romana, sicché gli angeli assunsero le pose della Vittoria alata pur mantenendo le proprie caratteristiche: l’aspetto maschile ed il vestiario (tunica dalmatica e pallio come mantello). Successivamente fu aggiunto l’attributo delle ali per sancire visivamente la natura spirituale degli angeli.

Nella Genesi c’è l’angelo giustiziere che caccia Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre. Gli angeli intervengono per punire gli Egiziani che tenevano in schiavitù il popolo di Israele. Un angelo appare nel “sacrificio di Isacco”, ecc..

I primi angeli “cristiani” nelle arti visive  appaiono nel medioevo, tra il VII ed il IX secolo:  sono esempi gli affreschi nell’ex abbazia di San Vincenzo al Volturno, in provincia di Isernia,  e  nella chiesa di Santa Maria foris portas nel comune di Castelseprio, in provincia di Varese.

A Firenze, nel convento di San Marco,  il Beato Angelico dipinse tra il 1440 ed il 1450  la scena dell’annunciazione dell’angelo a Maria.



Secondo la tradizione cristiana  di origine medioevale, gli angeli sono organizzati in differenti ordini, detti "cori angelici".

Il teologo e filosofo bizantino Dionigi Areopagita (pseudonimo usato da un anonimo nel V o VI secolo) nel “De Coelesti hierarchia”  indica le lettere dell’apostolo Paolo agli Efesini (6,12) ed ai Colossesi (1,16)  la  base  per la divisione degli angeli in tre gerarchie, ognuna delle quali contiene tre ordini o cori di angeli, classificati secondo la loro vicinanza a Dio:

1.   Serafini, Cherubini e Troni;
2.   Dominazioni, Virtù e Potestà;
3.   Principati, Arcangeli e Angeli.

Serafini : hanno sei ali ed appartengono al più alto ordine di angeli, con il ruolo di guardiani del trono di Dio;  continuamente cantano le sue lodi. Emanano una luce  potente e brillante che nessuno, se non occhi divini, può guardarli.

Cherubini: hanno quattro ali e quattro facce:  una umana, una di cherubino, una di leone ed una di aquila. Sono i guardiani della luce, delle stelle., dell’Eden e del trono di Dio. 

Troni: sono esseri angelici  iridescenti e dalla forma mutevole. Siedono attorno a Dio e si preoccupano dei problemi umani.

Dominazioni: hanno il compito di regolare le mansioni degli angeli inferiori. Ricevono  ordini dai Serafini,  dai Cherubini o direttamente da Dio. Essi formano l’esercito dell’Apocalisse e da loro dipende l'ordine universale.

Virtù: sono anche denominate Fortezze. La loro forma è simile a lampi di luce. Sono dispensatori grazia.

Potestà: sono  gli angeli  multicolori addetti alla nascita ed alla morte.

Nella terza gerarchia ci  sono angeli che assolvono la funzione di messaggeri del Cielo.

Principati: sono simili a raggi di luce.

Arcangeli:  sono consiglieri ed amministratori inviati dal Cielo. Nella tradizione cattolica gli arcangeli  sono tre: Michele, Raffaele, Gabriele. Nel calendario liturgico vengono ricordati il 29  settembre. 

Angeli:  appartengono all'ordine più basso della gerarchia angelica Gli angeli  hanno diverse mansioni e vengono sovente inviati come messaggeri. Infatti la parola "angelo" proviene dal greco "anghelos" e significa "messaggero".
Gli angeli custodi vengono celebrati  il 2 ottobre dalla Chiesa cattolica.  La tradizione popolare cristiana ci ha tramandato questa preghiera all’angelo custode: “Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen”.

L’esistenza degli angeli è considerata verità di fede e tutte le gerarchie angeliche sono  lodate "sgranando" la "corona angelica", simile  ai cosiddetti "grani" del "rosario". Si pregano gli angeli di ogni gerarchia e si chiede loro di intercedere presso Dio per ottenere delle grazie ( è ovvio,...)

La teologia attuale  fortunatamente sembra essersi dimenticata di loro, ma  sono ancora tante le persone che hanno bisogno di  credere nell’esistenza degli angeli. 
« Ultima modifica: Dicembre 01, 2013, 09:08:03 da dottorstranamore »

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #3 il: Dicembre 01, 2013, 17:26:20 »
...abbiamo una ragazza madre che intorta per benino il povero vecchio Giuseppe, qualcuno che regge la parte e si traveste da Angelo Postino e noi che siamo qui da 2000 anni a dibattere...

Nei primi decenni dopo la morte di Gesù, i  suoi seguaci ignoravano il miracoloso concepimento virginale di Maria.
Furono i vangeli di Matteo e Luca a diffondere l’errata notizia, con la quale venne costruita l'esegesi di Maria nella Chiesa cattolica.

Matteo per citare alcune parti dell’Antico Testamento usò  la traduzione in lingua greca della Bibbia,  quella cosiddetta dei settanta, che nella traslitterazione commisero alcuni errori.

Nella lingua ebraica “vergine” si scrive “betulah”, mentre “almah” significa “ragazza”, “giovane donna”. I traduttori usarono  erroneamente la parola “almah” per significare “vergine”, che nella lingua greca si scrive  “parthenos”. Perciò Matteo scrisse  i versetti del profeta Isaia in questo modo: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio…” (7, 14) anziché “Ecco, la giovane donna concepirà e partorirà un figlio”.

Nel vangelo di Luca è scritto: “… l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio.  (Lc 1, 26 – 35)

Il catechismo della Chiesa cattolica insegna che Gesù fu figlio unico, ma gli evangelisti affermano che ebbe dei fratelli.

L’evangelista Matteo: “non è Egli (Gesù) forse il figlio del carpentiere? Sua Madre non si chiama Maria? E i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte tra noi?” (13,55-56)

L’evangelista  Marco: “Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses (Giuseppe), di Giuda e di Simone ?" (6,3).

Anche nel Vangelo di Luca si parla di fratelli del Signore: “Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non poterono avvicinarlo a causa della folla” (8,19)

Il quarto Vangelo, quello di Giovanni: “Dopo questo fatto discese (Gesù) a Cafarnao insieme con sua Madre, i fratelli e i discepoli” (2,12).

Se i Vangeli parlano dei “fratelli” di Gesù, come possono i cristiani credere al dogma della perpetua verginità di Maria?

E’ dogma di fede che la Madonna fu sempre Vergine: prima, durante e dopo il parto. Nel 649 il primo Concilio Lateranense ribadì che “La Santa Madre di Dio e sempre vergine immacolata Maria… ha concepito senza seme per opera dello Spirito Santo e ha partorito senza corruzione, permanendo indissolubile, anche dopo il parto, la sua verginità”.

Se la perpetua verginità di Maria, che è verità dogmatica, non ha fondamento biblico, allora significa che la Chiesa ha sbagliato e sbaglia nell’annuncio della “presunta verità”; ma questo comporta il dover ammettere che la Chiesa può insegnare l’errore, non è infallibile, con le conseguenze immaginabili.

Comunque per i credenti Dio ha anche il potere sulla materia, altrimenti non è Dio, allora perché disilluderli ? 


Antonello da Messina, Vergine annunziata, 1476 ca., Galleria Nazionale della Sicilia, Palermo

 
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Doxa

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #4 il: Dicembre 02, 2013, 05:48:36 »
/3

L’infanzia di Gesù narrata dagli evangelisti Luca e Matteo fu  storicamente vera o è soltanto una meditazione  teologica espressa in forma di storia in un tempo databile e in un ambiente geografico indicato ? Nelle loro pagine storia e teologia sono intrecciate.

Nel  cosiddetto Vangelo  di Matteo ci sono circa settanta citazioni dell'Antico Testamento e continue allusioni per collegare (erroneamente) l'attesa d'Israele alla figura e alla parola di Gesù.

Le citazioni profetiche che Matteo connette a Gesù bambino sono di solito frasi di "compimento": "Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta". Questa formulazione tipica di Matteo, c’è  14 volte nel suo Vangelo anche se con varianti.

Perché i due evangelisti,  Matteo in particolare, si sono preoccupati di questo raccordo tra il Cristo e l'alleanza di Dio con Israele? La risposta è duplice. Innanzitutto essi hanno voluto identificare l'esistenza di un filo  continuo tra le Scritture ebraiche e il Cristo per ragioni "apologetiche", cioè per argomentare, nei confronti della comunità giudaica di allora, che la fede in Gesù Cristo era nella linea dell'attesa dei profeti e di tutta la Rivelazione biblica. Un'altra ragione era, invece, di ordine "catechetico" e si indirizzava ai convertiti per mostrare loro che gli eventi della vita di Gesù entravano nel disegno divino già annunziato dalle Scritture. È per questo che anche elementi secondari della vicenda del Cristo venivano
"appoggiati" ad un testo profetico, spesso in forma libera e non storico-letteraria. Lo scopo, infatti, era quello di far rilevare l'unità tra i due Testamenti e dimostrare come il Cristo fosse il sigillo ultimo dell'attesa e della speranza dell'Israele di Dio. Perciò per i cristiani le profezie  dell’Antico Testamento preconizzano la nascita di Gesù.

E per secoli l'arte cristiana ha raffigurato alcuni profeti protesi verso la nascita di Cristo, come Isaia,  idealmente rappresentato in un  affresco datato tra la fine del II secolo e l’inizio del III  nelle catacombe romane di Priscilla sulla via Salaria. Sul soffitto di una nicchia che ospitava una tomba venerata (forse di un martire) c’è un residuo d’intonaco sul quale si vede un dipinto che raffigura la  Madonna assisa col Bambino sulle ginocchia, di fronte a lei c'è il detto profeta che nella mano sinistra tiene un rotolo di pergamena, mentre col dito indice della mano destra addita una stella.  L'immagine fa ipotizzare la profezia di Balaam: “una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele”(libro dei Numeri 24,15-17). La presenza del profeta Isaia indica simbolicamente nel Bambino il Messia atteso per secoli.


(è considerata dagli esperti la più antica raffigurazione della Vergine). 

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #5 il: Dicembre 03, 2013, 05:22:16 »
/4

Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) nel suo libro “Gesù di Nazaret. Dal battesimo alla trasfigurazione” , si domanda che significato può avere la fede in Gesù il Cristo, Figlio del Dio vivente, se egli  come uomo era diverso da come lo presentano gli evangelisti e da come  lo annuncia la Chiesa. Il papa emerito conferma che le poche notizie certe  su Gesù possono rendere incerta la fede dei credenti nella sua divinità.

Con la ricerca storico-critica non si riesce a raggiungere una visione affidabile del Gesù di Nazaret, perché  sul Cristo dei Vangeli  ci sono strati di tradizione sovrapposti, attraverso i quali si può solo ipotizzare il “vero” Gesù, scrisse l’esegeta cattolico Rudolf Schnackenburg nel suo libro “La persona di Gesù Cristo nei quattro Vangeli”.

Molti studiosi contemporanei, sia di formazione laica sia cristiana considerano i racconti evangelici della natività non fondati storicamente. Le narrazioni sono successive agli avvenimenti e redatte sulla base delle profezie messianiche contenute nell'Antico Testamento, che vengono espressamente o implicitamente citate, in particolare da Matteo, che isola citazioni, frasi, legami simbolici  per convincere che Cristo sia l’atteso messia.   Ecco alcune profezie veterotestamentarie  che spesso parlano di altro ma desunte da questo evangelista per attestare la loro realizzazione in Gesù:

- la nascita virginale deriva, come già detto in altro post, dal profeta Isaia (che non parla di verginità, ma di giovane donna, 7, 14), citato da Matteo nella prospettiva messianica di Gesù;

- dal profeta Michea ha desunto il luogo di nascita per Gesù: “E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà colui che deve essere il dominatore di Israele…” (Mi, 5, 2);

- dal profeta Osea ha dedotto l’idea per immaginare  la fuga in Egitto della sacra famiglia: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio…”(11, 1);

- dal profeta Geremia ha tratto lo spunto per la strage degli innocenti: “Un grido si ode da Rama, lamento e pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, rifiuta di essere consolata perché non sono più” (Ger 31, 15).
 
Nel Vecchio Testamento le pagine profetiche evidenziano l’attesa dell’intervento definitivo di Dio attraverso un uomo ideale, il Messia. Nel Nuovo Testamento la speranza messianica è esaudita con la nascita divina di Gesù.
 
Ma chi era Gesù ? A chi rivolgeva la sua predicazione ?  Cosa nei suoi comportamenti e nelle sue parole provocò l’entusiasmo di tanti seguaci e l’ostilità di coloro che l’uccisero ?  A queste domande rispondono l’antropologa Adriana Destro e  lo storico del cristianesimo Mauro Pesce nel loro libro titolato “L’uomo Gesù”. Al centro della loro riflessione c’è il Gesù che scelse di stare con la gente comune per aiutarla, sanarla, darle una speranza.

Spesso le sue parole o le sue azioni sono riportate nei vangeli  in modi diversi. Non è sicuro che un fatto sia avvenuto là dove un racconto evangelico lo situa.

Comunque su un punto i vangeli concordano: nel non collocare l’attività di Gesù nelle "grandi città" dell’epoca in Palestina.  Gerusalemme è l’unica eccezione.

Il Gesù raccontato dall’evangelista Marco è un uomo che predica nei villaggi. Questa preminenza è confermata da Matteo e da Luca.  Egli non sceglieva la marginalità dei villaggi come ripiego o rinuncia, ma come punto di forza. Anche l’evangelista Giovanni conferma che Gesù preferiva frequentare piccoli insediamenti urbani per proporre il regno dei cieli a reietti e peccatori, inclusi pubblicani e prostitute.   

Doxa

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #6 il: Dicembre 04, 2013, 15:32:24 »
Dove nacque Gesù ?

L’evangelista Luca narra che “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.
Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
” (Lc 2, 1- 5).


(scena dal film "the Nativity story", della regista Catherine Hardwicke, anno 2006)

Luca spiega che Giuseppe e l’incinta Maria andarono nel villaggio di Betlem per un censimento, che serviva per determinare e poi riscuotere le imposte. Ma in quel luogo, che dista 8 km da Gerusalemme, nacque all’incirca nel 1040 a. C . il re David, famoso per il suo duello con Golia.

Secondo Michea, che svolse la sua attività di profeta ebraico tra il 737 a.C. ed il 690 a.C., a Betlemme (che significa "casa del pane") sarebbe nato il nuovo re di Israele:

Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia
di Giuda, da te uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui
origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni.”
(5, 1)
 
Perciò si vuole che Gesù sia nato a Betlem.

Però gli storici del cristianesimo sanno che nel Vangelo di Luca alcuni riferimenti sono imprecisi. Gli studiosi sono perplessi per quell’eventuale viaggio, perché in quegli anni i censimenti per fini fiscali venivano effettuati nei luoghi dove le persone avevano la proprietà non in quelli d’origine. Giuseppe e Maria erano poveri e, per quanto se ne sa, non avevano proprietà terriere a Betlemme. Per cui  se fecero quel viaggio da Nazaret forse non fu quello il motivo del loro  temporaneo trasferimento nel luogo dove nacque il re David.

Quell'immaginario peregrinaggio a Betlemme servì a Matteo come pretesto  per creare la fantasiosa genealogia e connettere Gesù alla discendenza di David, il quale ricevette l'unzione regale dal giudice  e profeta Emanuele, che visse  tra il 1070 a.C. circa ed il 980 a.C.  circa.

Ma anche Luca afferma che Gesù nacque a Betlemme. Però autorevoli studiosi dell'esegesi contemporanea sono dell'opinione che  la scelta dei due evangelisti di far "nascere" Jesus a Betlemme non fu storica ma determinata da motivi teologici.  Per i critici biblici Gesù sarebbe nato a Nazaret, ma anche per questa alternativa non ci sono fonti  probanti.

Ancòra Luca: nel suo vangelo racconta del decreto di Cesare Ottaviano Augusto per il censimento in tutto l’impero romano, ma è storicamente accertato che quel censimento non fu ordinato da Augusto. Erano i governatori delle province dell’impero ad ordinare i censimenti per avere dati sulle proprietà dei sudditi, per fini fiscali. E quando nacque Gesù la Giudea era ancora un regno satellite di Roma e non una provincia romana. Perciò il re della Giudea,  Erode Ascalonita,  tassava direttamente i suoi sudditi, non per decreto di Augusto.

C’è anche da dire che Quirinio fu governatore della Siria nel 6 d. C. e l’unico censimento ordinato da Publio Sulpicio Quirinio in Palestina fu eseguito tra il 6 ed il 7 d. C., quando la Giudea era già nell’ambito delle province di Roma ed Erode non era più re della Giudea, perché morto nel 4 a. C.. In quel periodo Gesù doveva avere almeno 12 anni, perché i Vangeli affermano che Gesù nacque durante il regno di Erode Ascalonita, detto il Grande,  che visse dal 73 a. C al 4 a.C. e fu re della Giudea sotto il protettorato romano dal 37 a.C. alla morte.

La determinazione della  data di nascita di Gesù fu del monaco Dionigi “il piccolo”, che la collocò nell’anno 753 dalla fondazione di Roma. E a lui si deve l’uso di contare gli anni dall’anno Domini, quello della data di nascita di Gesù, però sbagliò i calcoli. Ma argomenterò di questo in un altro post.   

 
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Re:Tempo di Natale
« Risposta #7 il: Dicembre 05, 2013, 11:29:59 »
La nascita di Gesù

"Mentre si trovavano in quel luogo (a Betlemme), si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.” (Lc 2, 6-7)
 

(foto dal film “Nativity” di Catherine Hardwicke)

Comincio il commento dalle ultime parole del suddetto passo evangelico: “…(Maria) lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.” La mangiatoia fa dedurre che il parto avvenne in una stalla. 

Nel testo greco del suo Vangelo, Luca usa la parola "kataluma" per identificare il luogo dove Giuseppe e Maria cercarono alloggio.
 
Il significato del termine greco "kataluma" è "caravanserraglio", di solito formato da quattro edifici con piano terra e primo piano, collegati due a due ad angolo retto, ed in mezzo un ampio cortile per ospitare  la sosta delle carovane in arrivo ed in partenza. Nel caravanserraglio ci sono stalle, alloggi e luogo di ristoro. Da quanto dice Luca si deduce che gli alloggi erano occupati dai carovanieri, e questa famiglia fu costretta ad accettare l’ospitalità in una stalla, perciò Gesù dopo la nascita fu messo nella mangiatoia.



Altri  autori hanno  idealmente collocato la mangiatoia in una grotta alla periferia di Betlem, circondata da colline con numerose spelonche usate come stalle.
La più antica testimonianza sulla nascita di Gesù in una grotta  è del filosofo e martire Giustino:  nel suo “Dialogo con Trifone” (elaborato tra il 155 ed il 161) scrisse che  “Al momento della nascita del bambino a Betlemme, poiché non aveva dove soggiornare in quel villaggio, Giuseppe si fermò in una grotta prossima all’abitato e, mentre si trovavano là, Maria partorì il Cristo e lo depose in una mangiatoia…”.

La tradizione locale della nascita di Gesù in una grotta fu poi ripresa nell’apocrifo “Protovangelo di Giacomo”, composto tra il 140 ed il 170, e ripetuta dal teologo e filosofo greco Origene Adamanzio (185 – 254 circa).

I loro scritti indussero i credenti a “localizzare” la presunta grotta dove nacque Gesù e su questa fu edificata la primitiva basilica della natività, fatta costruire nel 325 da Elena, la madre dell’imperatore Costantino I.  Quella attuale è costituita dalla combinazione di due chiese e da una  cripta rettangolare,  indicata come la “Grotta della Natività” dalla locale tradizione cristiana. I devoti idearono anche il punto preciso della nascita,  simbolicamente segnato  sul pavimento marmoreo da una stella d'argento in cui è incisa, in latino , la frase “Qui dalla Vergine Maria è nato Cristo Gesù”.

C’è anche da dire che la mangiatoia evoca gli animali che vi si cibano. Ma i vangeli di Luca e Matteo non li citano. Però la fede fa “miracoli”. Leggendo l’Antico ed il Nuovo Testamento, forzatamente collegati tra loro, è possibile immaginare che nella stalla furono presenti anche il bue e l'asino, basandosi sulla seguente proposizione del profeta Isaia: “Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende”(1, 3).  L’iconografia cristiana ben presto colse questo motivo ed anche nell’allestimento dei presepi ormai non si rinuncia  al bue e all’asino.   
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Re:Tempo di Natale
« Risposta #8 il: Dicembre 06, 2013, 10:53:31 »
Quando nacque Gesù ?

L’inizio del nostro computo del tempo  è basato sull’anno di nascita di Gesù, ma non si sa con precisione quando egli nacque.

La determinazione dell’anno fu  calcolata nel 523 circa dal monaco Dionigi, che per umiltà scelse per sé l’epiteto di “exiguus”, cioè piccolo”. Egli  ricevette dal cancelliere papale l'incarico di elaborare un metodo matematico per sapere le date future della Pasqua cristiana, fissata nel 325 dal Concilio di Nicea  nella prima domenica dopo il plenilunio successivo all’equinozio di primavera. Quindi in un modo indipendente dalla Pasqua ebraica.

Nel compilare la sua tabella delle date di Pasqua, questo monaco scelse di numerare gli anni con un nuovo criterio: anziché contarli dalla fondazione di Roma, li computò “ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi”, cioè "dall’incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo.

Per la precisione c’è da dire che per la Chiesa il momento dell'Incarnazione di Gesù è quello del suo concepimento e non della sua nascita; ma poiché Gesù, secondo la tradizione, nacque il 25 dicembre, concepimento e nascita avvennero nello stesso anno.

Per il monaco Dionigi la nascita di Gesù avvenne nel 753/esimo anno dalla fondazione di Roma, la cui formula rituale di datazione nell'epigrafia latina è “ab Urbe còndita”, con un calcolo basato sui Vangeli e sui documenti storici che aveva a disposizione.

Per lui l’era cristiana cominciò nell’1 d. C. perché non conosceva il numero zero. Egli stabilì che l’anno precedente all’1 (nel quale secondo lui nacque Gesù) fosse l’1 avanti Cristo.  E tradizionalmente l’anno 1 dell’era cristiana è l’anno della nascita di Gesù.

Dionigi ignorava l’esistenza del numero zero perché nell’altomedioevo e fino al XIII secolo in Europa era un numero sconosciuto. Lo fece apprendere il matematico pisano Leonardo Fibonacci che scrisse il “Liber abbaci”, più noto come “Liber abaci”, diffuso dal 1202.   

Comunque la  locuzione “anno zero” viene usata in cronologia per indicare l’inizio di un’era, ma non per indicare un anno in un sistema cronologico. Infatti non esiste l’anno 0 dell’era cristiana.

Il computo dionisiano da Roma venne diffuso col tempo  dalla Chiesa  nelle tavole di cicli pasquali e nelle cronache. Nel VII secolo passò ai documenti pubblici e privati.

Nell’VIII secolo la numerazione degli anni secondo Dionigi appare negli atti dei sovrani franchi ed inglesi. Nel X secolo è conosciuto in tutta l'Europa occidentale.

Il conteggio degli anni prima di Cristo fu adottato nel XVIII secolo in base all’”anno Domini”, oppure A. D.: è l’abbreviazione sia della formula latina  “anno ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi” (cioè "anno dall'Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo"), sia della formula “anno a Nativitate Domini nostri Iesu Christi” (cioè "anno dalla Natività di nostro Signore Gesù Cristo").

Oggi  la maggioranza degli studiosi ipotizza la data di nascita di Gesù tra il 7 ed il 6 a. C.,basandosi sull’interpretazione dei vangeli di Luca e Matteo, sulla data di morte di Erode “il grande” nel 4 a.C., su quanto narra lo storico Giuseppe Flavio sul censimento del 6 d.C., e su altri documenti.   

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #9 il: Dicembre 09, 2013, 09:02:41 »
molto interessante. Di regola il 25 dicembre, però è considerata una data di fantasia.


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Re:Tempo di Natale
« Risposta #10 il: Dicembre 09, 2013, 09:44:27 »
Il mese e giorno di nascita di Gesù (?)

Nei primi tre secoli dell’era cristiana il mese ed il giorno di nascita di Gesù venivano commemorati in diverse date a seconda delle località.

La comunità cristiana di Roma scelse il 25 dicembre, secondo il teologo greco “Ippolito di Roma” o “Ippolito Romano” nel suo “Commento a Daniele”, scritto nel 204 circa. Ma la “sua” datazione viene considerata un’interpolazione effettuata anni dopo da altri.

Il primo documento che attesta la data del 25 dicembre è nel “Chronographus anni  CCCLIIII. Feriale Ecclesiae Romanae” (simile ad un almanacco), redatto nel 354 d. C. dal calligrafo e letterato  cristiano Furius Dionysius Philocalus (Furio Dionisio Filocalo), collaboratore del pontefice Damaso I. Secondo gli esperti il Cronografo  filocaliano contiene documenti risalenti  fino al 336 ed una parte  del calendario liturgico cristiano, la “depositio martyrum” (un elenco di sepolture di martiri), dove c’è scritto: “VIII Kal. Ian. natus Christus in Betleem Iudeae”; l’VIII calende di gennaio corrisponde al 25 dicembre.

Dal IV secolo il consenso su questo giorno come data della nascita di Cristo si  diffonde.

Ma perchè il 25 dicembre ?  Questa data fu scelta dalla comunità cristiana di Roma per sovrapporre il  “Dies Natalis Domini”, il giorno della nascita del Signore, al “Dies natalis solis invicti”, giorno della nascita del Sole vincitore, simboleggiato dal dio indo-iraniano Mitra (Mithra).

Il culto del “Sol invictus” fu importato  e diffuso nella nostra penisola dai legionari romani di ritorno dal Medio Oriente, in particolare dalla Persia.

Il luogo per celebrare il dio e compiere il rituale sacrificio del toro  era il mitreo,  di solito una cavità o caverna naturale.  Quando possibile, il mitreo veniva  costruito all'interno o al di sotto di un edificio esistente.  Nel mitreo c’erano  due panchine lungo le mura laterali per il banchetto rituale, un altare sacrificale, la rappresentazione del dio Mitra, in genere raffigurato nell'atto di uccidere un toro sacro al Sole (tauroctonia).

Ricostruzione di un tempio mitraico al Bibelfreilichtmuseum di Nijmegen (Olanda)

La religione mitraica raggiunse il suo apogeo tra il III ed il IV secolo, ma fu soppressa insieme ad altri culti pagani nel 391 dall’imperatore Teodosio I per favorire l’espansione del cristianesimo come unica religione di Stato.

Bisogna comprendere la realtà di quel tempo: il cristianesimo “lottava” per imporsi ai culti pagani, per farsi accettare e far dimenticare le festività pagane. Inoltre si deve tener presente che lo stesso Gesù s’identificò con la luce: “Io sono la luce del mondo…Chi crede in me non cammina nelle tenebre” (Gv 8, 12). Tali parole furono importanti per i cristiani dei primi secoli. Se ne ha testimonianza dalle loro arti figurative. Ci sono pervenuti numerosi affreschi e mosaici che rappresentano il Cristo paragonato al Sole o al Sole di giustizia affermato dal profeta Malachia: “Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia” (Ml 3, 20) La parola «giustizia» implica qui potenza e vittoria di Dio sul male.

 
raffigurazione di Cristo come dio Sole Helios/Sol Invicuts alla guida del carro.
(Mosaico del III secolo nelle grotte Vaticane, sul pavimento della tomba di papa Giulio I.)

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #11 il: Dicembre 10, 2013, 13:02:17 »
Il dies natalis nella cristianità

I cristiani cattolici e quelli delle Chiese protestanti  celebrano la nascita di Gesù  il 25 dicembre. Nella stessa data festeggiano il Natale anche i greco ortodossi e la Chiesa ortodossa bulgara. Invece la Chiesa ortodossa russa, quella serba,  la Chiesa di Gerusalemme, gli ortodossi copti ed altre Chiese minori la natività la commemorano il 7 gennaio, perché il loro anno liturgico è basato sul  “calendario giuliano”, elaborato dall' astronomo Sosigene ed introdotto nel 46 a.C.  dal dictator  e pontifex maximum Giulio Cesare, da cui il nome  a quel calendario.

Il calendario giuliano differisce di tredici giorni rispetto a quello gregoriano, promulgato dal pontefice Gregorio XIII nel 1582 per correggere l’errore di calcolo dell’equinozio di primavera contenuto nel predetto  sistema di datazione. Nonostante ciò, le elencate Chiese  ortodosse non accettano il riformato calendario gregoriano, ormai usato in tutto il mondo per le transazioni commerciali. Comunque il 25 dicembre sta diventando un giorno di festa anche per i non cristiani, perché  lo considerano occasione per gli scambi di regali.  Tradizione  questa che ha lontane origini. In epoca romana durante i “Saturnalia”, ciclo di festività che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre in onore del dio Saturno (corrispondente al dio mitologico greco Cronos, il tempo) le persone si scambiavano doni augurali, le strenne.



Il vocabolo “strenna” deriva dal latino strēna o  strēnĭa e significa regalo. Strēnĭa era anche il nome di una dea che veniva festeggiata alle calende di gennaio (primo gennaio). Si narra che per l’occasione  c’era l’usanza di staccare dei ramoscelli  dagli alberi di ulivo e di alloro  e donarli, insieme a fichi secchi e mele, come simbolo d’augurio. 

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #12 il: Dicembre 11, 2013, 00:20:09 »
Il Tempo di Natale inizia con i vespri della vigilia di Natale (24 dicembre) e termina la prima domenica dopo l’Epifania in cui si ricorda il battesimo di Gesù nel fiume Giordano da parte di Giovanni Battista. 

Il  “Natale del Signore” viene  celebrato dalla Chiesa cattolica  con quattro Messe: la vespertina della vigilia (24 dicembre)  ad noctem (la Messa della notte), in aurora (Messa dell’aurora),  in die (Messa del giorno).

Nella serata del 24 dicembre, di solito verso le ore 18.00,   viene officiata la Messa vespertina ( i primi vespri del Natale).
 
Successivamente, verso le ore 23,00,  nelle chiese fanno suonare le campane per chiamare i fedeli alla “veglia notturna”, seguita dalla Messa solenne di mezzanotte (“ad noctem”)  in cui viene celebrata la Natività di Gesù.
La liturgia prevede la lettura della “buona novella” (attualmente detta “buona notizia”), che ricorda la nascita di Gesù a Betlemme e la rivelazione dell’angelo ai pastori (Lc 2, 1-14).
Culmina coi canti del Gloria e dell’Alleluja mentre avviene la deposizione della statuina del Bambino Gesù nella “mangiatoia”.   

La mattina del 25 dicembre viene officiata la Messa “in aurora”: viene letto il Vangelo di Luca, dove cita la visita dei pastori e la loro adorazione del Bambino. (Lc 2, 19)

Alle ore 12.00 viene celebrata la “Messa del giorno” (in die), durante la quale si legge il prologo dell’evangelista Giovanni:  "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio".Il Vangelo di Giovanni comincia con la stessa espressione usata all'inizio del racconto della creazione nel libro della Genesi: "In principio...", ma Giovanni si riferisce ad un altro "principio", a Gesù Cristo.

Il Verbo indica il Figlio di Dio, la seconda persona della Trinità, che alla fine del prologo riceve il nome di Gesù Cristo. Ma l'evangelista Giovanni non scrisse il vocabolo "verbo", bensì "logos", che può significare  sia "ragione"  sia "parola". Gesù Cristo viene chiamato Verbo perché egli è la Parola definitiva di Dio.

Dopo si va a casa, oppure da parenti ed amici per il tradizionale pranzo di Natale.

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #13 il: Dicembre 12, 2013, 09:26:26 »
La natività ed i pastori

L’evangelista Luca racconta che “C’erano in quella regione (Betlem)alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.
Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: ‘Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia’. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama’.
Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: ‘Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere’. Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.”
(Lc 2, 8-16)

Le parole dell’angelo ai pastori  “…vi annunzio una grande gioia…”  (Lc 2, 10) vengono anche dette  in latino dal cardinale protodiacono per proclamare l’elezione di un nuovo papa: “Annuntio vobis gaudium magnum…”; habemus Papam:

L’annunciazione  angelica ai pastori ha come sfondo le lodi a Dio da parte dell’”esercito celeste” (il coro degli angeli): “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.Quel “gloria” fu poi ampliato dalla tradizione cristiana in un solenne inno di lode, cantato durante la Messa.

Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) nel suo libro “L’infanzia di Gesù” dice che la traduzione delle parole degli “angeli”  è controversa. Fino ad alcuni anni fa il testo latino veniva tradotto così: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Ma tale traduzione veniva respinta dagli esegeti perché la consideravano unilateralmente moralizzante.  A Dio la gloria non può essere attribuita dai fedeli perché è già in lui.

Più rilevante è la differenza nella traduzione della seconda parte delle parole dell’angelo: non diciamo più  “uomini di buona volontà”, ma "uomini, che egli ama". Il cambiamento fu stabilito dalla Conferenza episcopale italiana.  Ratzinger si chiede quali siano gli uomini che Dio ama. “Ce ne sono anche alcuni che Egli non ama ?” La traduzione letterale del testo originale greco dice: pace agli “uomini del (suo) compiacimento”. Anche qui rimane la domanda: quali sono gli uomini nel compiacimento di Dio ? E perché ? La risposta si può avere dalla narrazione del battesimo di Gesù. L’evangelista Luca racconta che mentre Gesù stava in preghiera, il cielo si aprì ed una voce disse: “Tu sei il Figlio mio,l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3,22).Quindi l’uomo del compiacimento è Gesù, perché vive in comunione con la volontà di Dio.
 
L'annuncio angelico  della nascita del Messia fa andare  i pastori verso il luogo indicato: “Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: ‘Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere’. Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.” (Lc 2, 15)


Gerrit Van Honthorst (detto "Gherardo delle notti"): "Adorazione dei pastori", 1622, Firenze,  Galleria degli Uffizi

Quei pastori furono i primi testimoni della nascita di Gesù.

"E, dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro". (Lc 2,  17 – 20)

La tradizione cristiana ha idealmente collocato  l’accampamento  dei pastori nella notte della natività nell'attuale villaggio arabo di Bet-Sahur, a tre chilometri da Betlemme, in una località detta "Campo dei pastori".  In questo luogo fu edificata  sui resti di un monastero altomedievale una chiesa con lo stile architettonico che rimanda alla tenda utilizzata dai beduini nel deserto. 

Campo dei Pastori: il santuario



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Re:Tempo di Natale
« Risposta #14 il: Dicembre 13, 2013, 07:50:06 »
26 dicembre: santo Stefano

La Chiesa organizza l’anno liturgico associando ad ogni giorno  le festività cristiane ed il nome del santo o dei santi.  Tale metodo nacque dall'antico uso di commemorare ogni anno i martiri  nel giorno della loro morte. A questi furono poi aggiunti santi, beati, ed altre personalità, in particolare regnanti favorevoli alla Chiesa. I loro nomi sono sul calendario gregoriano che usiamo, perciò  anche detto “calendario dei santi”, che  ricorda il 26 dicembre santo Stefano, nome che nella lingua greca significa “coronato”.  Fu il primo martire del cristianesimo, perciò viene celebrato il giorno successivo a quello scelto per la nascita di Gesù.  Egli era uno dei sette diaconi selezionati dalla comunità cristiana di Gerusalemme per aiutare gli apostoli nel ministero della fede.

Nel 36 circa Stefano venne condotto davanti al sinedrio per difendersi dall’accusa di blasfemia contro Mosé e contro Dio.
L’evangelista Luca  negli Atti degli Apostoli descrive l’evento modulandolo intenzionalmente con il processo subìto da Gesù per mostrare l’ideale continuità tra il Maestro ed il discepolo. Anche il capo di imputazione è affine: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro (il Tempio) e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosé (Atti 6, 13 – 14). Per replicare alle accuse, Stefano fece un  discorso difensivo  di tipo apologetico,  criticò gli israeliti per il loro rifiuto degli interventi divini salvifici, come quello di Gesù, e la reazione dell’uditorio fu violenta. Senza attendere la sentenza e la relativa convalida da parte dell’autorità imperiale romana, Stefano venne lapidato dalla folla.

Il suo martirio è descritto  nei capitoli 6 e 7 negli “Atti degli apostoli”. La tradizione cristiana attribuisce il testo all’evangelista Luca, collaboratore di Saulo di Tarso (poi  diventato l’apostolo Paolo). Questo era fra coloro che approvarono l’uccisione di Stefano. “In quel giorno  scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria. Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione. (Atti 8, 1 – 3)

In Italia il 26 dicembre è considerato giorno festivo dal 1947. In precedenza era un giorno lavorativo. Fu una decisione  del Parlamento italiano col pretesto di solennizzare ancor di più la nascita del Messia,  ma in verità la scelta fu motivata dalla voglia di allungare le festività natalizie. Anche  a Pasqua la festività è “allungata” nel “Lunedì dell’angelo” (Pasquetta), che in precedenza era considerato un giorno feriale.
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