Autore Topic: "Ballo del doge"  (Letto 479 volte)

Doxa

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"Ballo del doge"
« il: Febbraio 28, 2019, 18:28:21 »
Ballo del doge

sabato 2 marzo a Venezia nel Palazzo Pisani-Moretta, che prospetta sul Canal Grande, si svolgerà la 26/esima edizione del “Ballo del doge”, appuntamento tra i più raffinati e sontuosi del jet set internazionale, per festeggiare come nel ‘700 veneziano la trasgressione del Carnevale.

L’evento è riservato a 400 ospiti appartenenti alla cosiddetta élite con attitudine cosmopolita e con codici di comportamento affini in ogni parte del mondo. Per questi, la cultura non è ancillare alla ricchezza, ma la cultura senza ricchezza è poca cosa, anzi forse è niente.



Il detto “la classe non è acqua”  si usa per dire che la "classe", attinente al modo di comportarsi di una persona, è una caratteristica rara e non comune come l'acqua.

Cosmopolitismo o élite cosmopolita?

Il cosmopolitismo è un’attitudine, un modus vivendi. Chi ha questa "sindrome" si considera cittadino del mondo, libero da appartenenze geografiche o culturali, aperto agli incontri, a confrontarsi, a considerare ciascun individuo sulla base del rispettivo valore, senza preconcetti legati all’identità nazionale o culturale. In questi termini il cosmopolitismo potrebbe essere interpretato come “the bright side of globalization”, il lato positivo della globalizzazione. Il concetto di cosmopolitismo abbatte le barriere di appartenenza geografica, ma non la barriera di appartenenza socioeconomica.

Invece lo status di “cosmopolita” implica prerequisiti indispensabili.  
Sono due le ineludibili prerogative del cosmopolita, o dell’aspirante tale: livello di istruzione mediamente elevata e la disponibilità di risorse economiche (mediamente elevate). La prima perché garantisce la facoltà intellettuale di astrarsi dalla propria realtà contingente e la seconda perché consente la possibilità di muoversi nel mondo e sperimentare la propria cittadinanza globale. L’amabile esperienza cosmopolita è riservata solo ad un ristretto target, alla élite cosmopolita.

Il cosmopolita del XXI secolo è parte di un’élite: quella ”financial”  per la quale il mondo è minuscolo solo in virtù della floridezza del suo patrimonio.

Il sociologo statunitense Charles Wright Mills (1916 – 1962) studiò la struttura del potere negli Stati Uniti d'America e nel 1956 pubblicò i suoi risultati nel libro “The power élite (L'élite del potere”), in cui descrive il nesso sociale e psicologico tra le élite politica, militare ed economica, intendendo come élite il gruppo organizzato di persone che si trovano ai vertici di queste tre istituzioni. Queste persone condividono una comune visione del mondo:

la identità di classe: si riconoscono separati e superiori al resto della società;

la interscambiabilità: si muovono all'interno e attraverso le tre strutture istituzionali mantenendo comitati direttivi di collegamento;

la cooptazione / socializzazione: l'assimilazione o socializzazione di nuovi membri candidati della élite avviene solo in base al successo della loro immedesimazione o autoclonazione all'interno di tali élite.