07
Uno spiffero di aria gelida distolse Tiziano dal suo sonno senza sogni. Scrutò intorno nella semioscurità, udendo solo dei suoni indistinti provenienti dall’esterno. Inebetito, pensò che la ragazza della sera prima avesse abbandonato la sua stanza. Riappoggiò la testa sul cuscino.
“forse dovrei chiudere la porta a chiave” pensò, prima di cadere ancora in un sonno ancora più profondo di prima.
08
Mancava poco all’alba e quando la sveglia suonò, Tiziano si destò in una stanza illuminata dalla luce azzurrina proveniente dall’esterno. Alzatosi dal letto per muovere i primi passi verso il bagno, inciampò in qualcosa di liscio e solido sdraiato per terra. Era Vania, che stava coricata nuda sulla pelle di lupo distesa sul pavimento.
“Hey!” fu il commento della ragazza al tentativo di investimento, per poi ritornare a dormire beatamente.
“ma che caz…” si chiese Tiziano. Da quel poco che ricordava, era sicuro di averla sentita uscire dall’appartamento la notte precedente. Il veloce risveglio, il dubbio se chiudere o meno la porta, e la scelleratezza di non aver controllato che avesse rubato nulla. Se lo avesse fatto, di certo non sarebbe tornata a dormire lì…
“Rivestiti, devo andare a lavorare” le disse scuotendola su una spalla.
Lei mugugnò.
Tiziano entrò in bagno e trovò i vestiti della ragazza abbandonati sul lavandino. Li prelevò e li buttò in malo modo sul divano, per poi ritornare in bagno.
Quando finì di fare le sue cose e tornò dalla ragazza questa stava seduta sul pavimento, con aria assonnata, non ancora del tutto rivestita.
“muoviti” le disse Tiziano, innervosito.
“ho dormito malissimo” rispose la ragazza infilandosi le calze
“ne parliamo un’altra volta, va bene?”
“oh, sì, certo” disse lei alzandosi di scatto “non è che adesso perché lo abbiamo fatto una volta sono la tua ragazza e ti puoi permettere di farmi ramanzine e tutto il resto. Ieri notte non ha contato nulla”.
“perfetto, non posso essere più d’accordo” rispose lui, quasi indifferente. “ora, se non ti dispiace, finisci di rivestirti, così usciamo, chiudo l’appartamento e vado al lavoro”.
Lei rimase quasi sorpresa dalla reazione, e si guardò intorno.
“posso andare in bagno?”
“non è che perché lo abbiamo fatto una volta sono il tuo fidanzato e puoi fare la cacca a casa mia ogni volta che ti pare e tutto il resto” rispose lui, serio.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Tiziano rise.
“Dai, muoviti, per favore”
Vania sbuffò e si diresse verso il bagno.
“comunque mi piacerebbe far parte del gruppo di gioco” urlò dal gabinetto.
“prima devo chiedere agli altri”.
09
“sai cos’è successo a Vania?” chiese Lucio, mentre sorseggiava uno Sbagliato al tavolino del bar dove erano soliti bere lui e Tiziano. O meglio: Tiziano beveva, Lucio in genere si ubriacava.
“cosa?” rispose l’altro, cercando di non mostrare troppo interesse. Non sapeva come avrebbe reagito l’amico se avesse saputo che avevano passato la notte insieme. Che poi, nelle sue intenzioni, non avrebbero passato più notti insieme, quindi perché parlargliene a riguardo?
“sembra che il suo amico che la rifornisce sia scomparso nel nulla”.
“la «rifornisce» di cosa, scusa?”
“come di cosa” disse Lucio sogghignando, “di erba… hashish, maria… se ne fa di tutte, quella”.
Tiziano strabuzzò gli occhi.
“comunque, dicevo” riprese Lucio “il giorno dopo che te l’ho presentata mi ha chiamato dicendo se l’accompagnavo a cercare erba perché il suo fornitore non le rispondeva e quindi doveva procurarsela altrove”
“vi siete visti?” chiese Tiziano sperando che lei non gli avesse raccontato della notte passata insieme
“no, perché nel pomeriggio… ricordi il cadavere ritrovato nel naviglio di cui hanno parlato i telegiornali? … era lui!”
“il cadavere… quello pieno di morsi e tagli?”
“sì, e allora Vania mi ha mandato un messaggio dicendo che si nascondeva per un po’”
“ma… di cosa aveva paura? Ha traffici loschi?”
“ma figurati, una così nemmeno la mandano sulla Paullese a fare p…”
“ho capito” lo interruppe Tiziano. “come l’hai conosciuta?”
“ci sentivamo al telefono per lavoro. Una sera colleghi reciproci hanno organizzato un aperitivo con e ci siamo conosciuti di persona. Poi lei ha lasciato il lavoro, perché una così, quanto può durare? E ogni tanto ci sentiamo ancora”
“ma vi fate?”
“in che senso? No, io non mi faccio più niente”.
“ma non in quel senso, intendevo dire se te la trombi”
“avevo capito. No, ci ho provato ma lei dice che con gli uomini ha chiuso”.
Tiziano fece spallucce e tirò un altro sorso di pale ale.
10
Le notizie di corpi ritrovati straziati in giro per la città erano ormai quotidiane. Annabella ne fu particolarmente provata perché identificava nel carnefice lo stesso animale che aveva aggredito lei meno di due settimane prima.
“è un animale feroce scappato da qualche zoo clandestino” disse preoccupata mentre ne parlavano in ufficio
“in città? Strano?”
“sì, ci sono malavitosi che collezionano animali esotici che ogni tanto fuggono dalle loro gabbie. Succede spesso”.
“ma succede in aperta campagna, non qui in città” ripeté un collega desideroso di farla ragionare.
“e poi ne fanno le spese i poveracci come noi!” insistette lei quasi piangendo.
“poveracci mica tanto” ribatté lo stesso collega, “per ora «l’animale» si è mangiato due spacciatori, una prostituta e un pappone”
“ma cosa credi, che quella bestia faccia distinzioni? Che cacci solo i cattivi e lasci stare i buoni? È pericolosissima, te lo dico io che ci sono passata”
Tiziano, dal canto suo, assisteva alla discussione mentre cercava di far quadrare alcuni conti che non corrispondevano ai calcoli fatti il giorno prima. Avrebbe voluto che «la bestia» si fosse mangiata davvero la collega, quando ne aveva avuto l’occasione. E comunque quella sera, mercoledì, si sarebbe dovuto vedere con i suoi amici nella “tana”. Il pensiero di passare la notte lì da solo un po’ lo inquietava. Ma del resto, era sicuramente meno pericoloso che tornare a casa di notte. Rimandare la serata? No, non era da “uomini veri”.
Finito il lavoro, Tiziano decise di compiere l’impresa eroica: attraversò con passo affrettato le poche centinaia di metri che separavano la sede del suo ufficio alla “tana”, per arrivarci sudato e col fiatone
“faccio in tempo a farmi una doccia prima che arrivino gli altri” si disse.
Giunto davanti alla porta, notò attraverso le finestre che la luce era accesa. Imprecò pensando di averla dimenticata accesa dall’ultima volta e girò le chiavi nella toppa. Una volta entrato, trovò Vania seduta sul divano
“ma che cazzo…”
“oh, ciao, sei arrivato. Non ti dispiace se mi sono stabilita qui, vero?”
“cosa diavolo ci fai qui? Come cazzo sei entrata? Ma come cazzo ti è saltato in mente di...?”
Lei abbozzò un broncio sul viso e gli si avvicinò porgendogli un bicchiere e una bottiglia di birra.
“ti ho pulito casa” gli disse, “ti ho fatto la spesa, e se vuoi ti lascio pure qualcosa per l’affitto”.
Lui la guardò sbigottito.
“mercoledì notte hanno ammazzato uno dei miei amici” gli spiegò, “e nei giorni successivi un altro”.
“le vittime della bestia, dici?”
“sì… due su tre erano amici miei. Proprio amici amici no, dai, conoscenti. Anche la ragazza. Mi stava un po’ sulle palle quindi non la definisco amica, però la conoscevo”.
Tiziano tirò un sospiro, si tolse la giacca e osservò l’appartamento. Non mancava niente ed era pulito.
“non ho rubato nulla” disse lei. “quando finisce questa storia potrei andare a lavorare per un’impresa di pulizie. Poi aprirne una io”.
“ma non potevi chiedermi il permesso per stare qui?”
“non ci siamo scambiati il numero”
“e poi, che razza di gente frequenti?”
“oh, senti, gli spacciatori non ti obbligano a prendere niente, chiedono e poi sei tu che accetti”.
“che vorrebbe dire?”
“che la società di benpensanti che non siete altro li giudica in maniera eccessiva”.
“e la prostituta? Lo sai che la ragazza…”
“…si pagava gli studi facendo marchette. Le puttane se ne stanno per i cazzi loro, sono i clienti che le cercano. La società di benpensanti che non siete altro le giudica in maniera eccessiva” ribatté lei soddisfatta.
“e il pappone? La quarta vittima?”
“ah, quello sono contenta che sia stato mangiato. Obbligava la ragazza a pagargli il pizzo. I papponi, sì, quelli vanno giudicati male”.
Tiziano sospirò ancora.
“non hai un altro posto dove andare?”
“sto facendo delle telefonate. Aspetto una risposta. Entro fine settimana dovrei riuscire a…”
“Stasera vengono i miei amici a giocare. Non dire niente delle vittime”.
11
La serata si svolse tranquilla, giocando a Zombicide. Tiziano non pensò alle stranezze raccontate da Vania, che si comportò normalmente, cioè, nel suo caso, da persona estroversa ed eccentrica.
Quando la serata finì, la ragazza fece finta di rimanere per “aiutare Tiziano a mettere a posto” in modo che gli altri tre non sospettassero che era da giorni ospite fissa della “tana”.
Rimasti soli e finito di mettere a posto, Tiziano iniziò a sentirsi un po’ a disagio. Avrebbero dovuto dividere il letto e fare sesso come l’altra volta? Oppure rimanere ognuno al suo posto?
“io… ecco… dovrei mettermi il pigiama” disse lui imbarazzato.
“a tal proposito” rispose lei senza nessun problema” come avrai capito, io non ho con me il pigiama”.
Tiziano la guardò sorpreso.
“e, scusa, come hai dormito in queste notti?”
“nuda” rispose lei con una smorfia.
Lui strabuzzò gli occhi e la ragazza proseguì.
“comunque tranquillo, non ho usato il tuo sacco a pelo. Ho preferito usare la pelle. Se non ti dispiace lo farei anche stasera. Tenendo su magari l’intimo, però”.
“si, si fai pure… come ti pare” rispose lui prendendo il pigiama e correndo in bagno.
Si sedette sul water mettendosi le mani nei capelli. “ma chi cazzo mi è capitata?” si chiese.
Rimase in quella posizione per diversi minuti, poi decise di farsi la doccia. Con calma, una bella, lunga e calda doccia rilassante. Una volta uscito, pronto per la notte, vide che la ragazza stava già dormendo, per terra, avvolta nella pelle di lupo. Che in teoria, avrebbe dovuto fungere da tappeto e non da coperta. Sospirò. Si infilò nel sacco a pelo, e spense la luce.
Iniziò a farsi alcune domande, tipo: ma Vania in questi giorni come ha fatto con i vestiti? Ha tenuto su sempre gli stessi?. E a lavarsi? Il bagnoschiuma e lo shampoo (da uomo) li aveva lasciati in bagno, e si era accorto che ne era diminuita la quantità, ma per asciugarsi? Avrà usato i suoi asciugamani? E se la ragazza, che qualcosa di strano ce l’ha di sicuro, avesse qualche malattia? Si sarebbe beccato qualcosa di strano pure lui, magari una dermatite rara, una piodermite incurabile e dolorosa o una psoriasi in qualche zona imbarazzante.
Per un momento si sollevò su un braccio, con l’intenzione di chiamarla per chiederle a riguardo, ma si bloccò. Si lasciò andare sul letto, con lo sguardo rivolto verso l’alto.
“domani le dico di andarsene, che non voglio avere problemi, che forse stare da un’altra parte potrebbe essere più sicuro per lei” pensò. “si, farò così. Certo è strano. L’uomo dovrebbe essere cavaliere e lasciare il posto alla donna sul letto. Ma col cazzo che vado a dormire per terra. È casa mia. Proprio proprio casa no, ma è mia! È giusto che stia sul letto. Però ci sarebbe posto per entrambi. Ma un solo sacco a pelo. Potremmo dividerlo come l’altra volta. No, poi magari vuole fare sesso e stavolta mi piglio davvero una malattia. Se non ce l’ho già. Domani la caccio, poi prendo appuntamento dal dermatologo. E a breve faccio pure un salto al centro TMS.”
Rimase lì a girarsi nel letto senza prendere sonno per un bel po'. Ad un certo punto si girò di nuovo a faccia in su, sbuffando. Fissò il soffitto, illuminato dalla luce azzurra e pallida che entrava dalle finestre smerigliate che davano sulla strada, anzi, sul marciapiede. Poi si girò sul fianco che dava verso il muro.
Fu in quel momento che sentì uno strano suono provenire dal pavimento, un verso simile a quello di un animale che respira profondamente.
“sarà quella cretina che vuole farmi uno scherzo” pensò.
Sentì un alitata di fiato caldo sulla sua nuca, e il rumore di qualcuno che lo annusava.
“deficiente… ma col cazzo che ti do soddisfazione, mica mi giro e mi faccio spaventare, io!”
A questo punto ci furono dei passi, come strascicati, che si allontanavano. Il rumore della porta che si apriva
“ma... non ho chiuso a chiave? E dove cazzo va?”
E rumori di passi felpati dall’esterno.
Si mise di colpo seduto sul letto: la porta era aperta, e nella semioscurità notò che la ragazza non c’era più. E nemmeno la pelle di lupo in cui dormiva.
“ma ‘sta stronza… che ha nella testa?”
Si sfilò in fretta dal sacco a pelo, e si precipitò all’esterno alla ricerca della ragazza, trovando però la strada deserta.
“era suo quel cane?” gli chiese un passante.
12
Tiziano tornò nell’appartamento e si precipitò immediatamente al cellulare, cercando di chiamare Lucio per dirgli… cosa? Che la pazza era scappata da casa sua con la pelle di lupo addosso? Forse era il caso di denunciarla alla polizia… controllò velocemente che in casa non mancasse niente: portafoglio, cellulare, pc portatile, televisore. Tutto in ordine. Quindi?
Tornò a controllare la porta. C’erano le chiavi infilate. Forse ce le aveva lasciate lì Vania apposta per uscire di nascosto. Più probabilmente le aveva dimenticate lui. Chiuse la serratura, e decise di rimettersi a letto.
Non riusciva a riprendere sonno perché continuava a rimuginare sulla situazione. Rimase a rigirarsi nel divano letto per diverso tempo, fino a quando sentì bussare alla porta.
“Apri, sono io”.
Fece finta di non sentire.
“Tizi, sei sveglio?”
Ah! Pure i nomignoli affettuosi, usava, adesso!
“dai … riapri per favore”.
Tiziano rimase imperturbabile, fermo sul letto.
I richiami si zittirono. Pensò che la ragazza se ne fosse andata. Sola, al freddo, con addosso solo la pelle di lupo (che non era classificabile come pelliccia, e sempre che non l’avesse già rivenduta a uno spacciatore o peggio) … iniziò a sentirsi in colpa proprio nel momento in cui il citofono eruppe in un prolungato suono che lo fece sobbalzare sul letto. Si alzò di corsa diretto verso la cornetta per rispondere e sentì la voce della ragazza.
“apri, sono rimasta chiusa fuori!”.
Schiacciò il tasto per aprire, e andò ad aspettarla sulla porta. Avrebbe voluto farle prima una sceneggiata, poi cacciarla da casa, ma quando la vide non se la sentì: aveva l’aria scossa.
“scusa” disse lei, “non so cosa… dove…” lasciò cadere la pelle di lupo per terra, rimanendo con addosso solo l’intimo e si sedette sul tavolino davanti al divano, tenendosi le braccia al petto.
“domani vado via” disse trattenendo il pianto.
Tiziano avrebbe voluto dirle qualcosa per rassicurarla, ma no, era proprio quello che voleva: che quella stramba, con qualche rotella fuori posto e con evidenti problemi sulla cui natura non voleva indagare, uscisse dalla sua vita. Tirò un sospiro e si avviò al lavandino, dove riempì un bicchiere d’acqua e lo porse alla ragazza.
Lei alzò lo sguardo con segno di ringraziamento, ma declinò.
“non è avanzata della birra, per caso?”