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Topics - Arcobaleno

Pagine: [1] 2 3
1
Anch'io Scrivo poesia! / Ricordo...
« il: Giugno 13, 2017, 18:27:35 »
Ricordo…
l’incedere fiero e nobile 
di principe acheo,
lo sguardo attento
disarmante e buono
fiammeggiante di azzurro,
forte e ben salda
la tua stretta di mano.
Fu un attimo quel giorno!

Se il caso o il tempo 
elargisce un regale incontro,
speciale dono e ristoro 
per il cuore e la mente ,
lì rimane per sempre,
dove albergano ancora
gli antichi sogni 
nelle ore che attendono.
Lì tu buono eroico fratello
io  stanco fantasma.

TI penso e ti ritrovo 
quando guardo il mare … 
e con  la mente ti incontro.


2
Anch'io Scrivo poesia! / A mia figlia
« il: Ottobre 09, 2016, 18:35:03 »
Se la curiosità
ti desterà il bisogno
di vederti bambina...
i tuoi bianchi dentini,
eri il mio castorino
le tue gambe scattanti,
eri la mia gazzella..
gli occhi belli e profondi
di chi guarda lontano
oltre quello che vede,
uno squarcio di riso
come raggio di sole,
un'anima gentile
come fossi già grande,
due manine di perla,
una testina bruna
come di capinera
e l'abbraccio negli occhi...
e poi, schiva alle voci,
tenera nei tuoi giochi
di bambole e la mano
veloce che correva sui fogli...
I sonni ed i risvegli,
le pappe e i grembiulini,
mi chiamavi discreta
anche se stavi male,
i giochi i vestitini
le tue spensieratezze
ed una certa noia
che non sfuggiva all'ore.
Un fagottino rosa
e una grande falcata
nel cortile di sotto..

Oggi tu donna
ricordo ancora tutti
quei sacri momenti
custoditi nel cuore.

 

3
Anch'io Scrivo poesia! / A mio figlio
« il: Ottobre 09, 2016, 17:43:15 »
Con i piedini nudi
e il volto stanco
ti staccavi da me
e mi entravi nel cuore,
prepotente, totale,
affaticato dal viaggio
arcano dell'uomo.
Oggi ,sempre, con emozioni
che ti fanno bambino,
porti negli occhi il mondo
che tu non aggredisci.
Discreto osservi
come sul limitare di libagione
che ti invita
e ti trattiene incerto.
Lontanissimo spazio
nel mio grembo...
dividemmo silenzi,
notti insonni,
mattini eterni,
assonnati e stanchi
e lacrime cacciate
a stento in gola.
Nel sorriso degli occhi
hai oggi il cuore
trepido e buono
ancora spalancato.

4
Anch'io Scrivo poesia! / Kira
« il: Settembre 24, 2016, 20:17:41 »
Kira
...occhi di giada
persi nell'invisibile vuoto.
Raggi di anima
rapiti dal cammino
orbo di luce,
giade mai spente
in un eterno buio
senza stelle...
Sarete nei pensieri
e nel ricordo ferme
a chiedere amore
con orgoglio gentile.

5
Anch'io Scrivo poesia! / Girasoli
« il: Agosto 15, 2016, 21:51:38 »
Girasoli,
schiere di araldi
che alzate il capo
al sorgere del sole
per chinarlo al tramonto,
indiscussi regnanti
di assolate vallate
che vi fan prigionieri
vi ergete ferme e innumeri
turbe al suol ben salde
presenti tutte al muto
appello della terra.
Incliti sovrani,
schierati in campo
qual loricati fanti,
eroi del sole,
dei giorni ai campi estivi,
pensosi monarchi
di regni abbandonati,
alla calura reclinate
il gran capo
come portatori
di un segreto greve
di vita
che solo voi sapete.
Al fine
dismesse dalla fronte
le corone, soggoli ormai
dell'avito fulgore,
che ognora fanno omaggio
al vostro aspetto
di eroi fioriti e fieri,
siete sempre raccolti
in folle a file a torme
che il mio pensiero
e il lasso fa nazione.

L'Io stanco vaga ancora
in quei campi,
si colma del mistero
che gli anni adulti conservano.


6
Anch'io Scrivo poesia! / proiettili folli
« il: Luglio 29, 2016, 23:04:30 »

Sibilo improvviso
di proiettili folli
ferì l'aria
calma di sole.
I miei sei anni
corsero nei campi
alti di saggina,
cercavano mio padre
e i pensieri dispersi.

7
Altro / Santa Barbara 1942
« il: Dicembre 04, 2015, 14:22:43 »
Dai ricordi:
4 dicembre Santa Barbara.

E’ un ricordo così,  in questo giorno freddo e di pioggia.
Mi sembra impossibile, 1942-2015, era ieri?
 
Il cielo sembrava di piombo.
Ero al mio tavolino dei compiti dietro alla finestra dalla quale si poteva vedere un orizzonte molto ampio.
Alle cinque del pomeriggio del 4 dicembre del ‘42 tutto lasciava presagire ore serene che  andavano già verso la sera.
Il mio fratellino era al seno della mamma, Anna al focolare rincalzava i broccoli nella pentola sul fuoco, io ero con il quaderno a righi aperto.
D’improvviso sentii il rombo di aerei che scivolavano sopra le nuvole scure.
In un attimo, senza che nemmeno l’allarme li avesse segnalati, un fragore incredibile coprì tutto, riempì lo spazio della stanza, schiacciò i pensieri e l’udito scomparve .
Come su una nave in balia della tempesta corremmo per casa ad equipaggiarci di ciò che poteva occorrere.
La mamma coprì Bruno, io infilai in fretta il cappotto, Anna acchiappò la valigetta...
Vicinissimi l’uno all’altro non potevamo sentire le nostre stesse voci perché un frastuono assordante le copriva e tutto cominciò a tremare.
Uscimmo dalla porta.
Le scale sembravano diventate di gomma, le persone del palazzo scendevano a precipizio, noi con loro, come bisonti o pecore al caracollo.
I volti erano tirati, le bocche urlanti ma senza suono, gli occhi spinti in fuori per vederci meglio.
Papà non era lì con noi e la paura si toccava con mano.
C’era chi piangeva  afferrando le braccia di qualcun’altro nell’intento di trattenerlo o di appoggiarsi per venire sorretto…
Eravamo di tutte le età. I bambini piccoli tenuti in braccio, altri si reggevano al passamano o alla loro mamma, anziani che rimanevano indietro per timore di essere travolti...
Mi meravigliai come in quel pandemonio riuscissi a scendere, certo che lo feci con titubanza e molto sgomento.
Stavo sognando?
Quando mi trovavo nell’ascensore che dal Monte di Dio portava a via Chiaia , e non mi piaceva prenderlo, sentivo un tuffo allo stomaco e la terra mancarmi sotto i piedi, però aprivo gli occhi ed ero nel mio lettino azzurro dipinto di fiori di pesco.
Ora non accadeva nulla, altro che sogno!
Vedevo intorno persone invasate e non sapevo più riconoscere in loro i vicini di casa!
La mamma mi stringeva la mano mentre teneva in braccio mio fratello di pochi mesi, Anna era rimasta un poco più indietro.
Fra lo stupore, il disappunto e la rabbia di chi scappava, inavvertitamente aveva lasciato aprire la valigetta di soccorso dalla quale si snodò lungo la gradinata un lenzuolo…  neppure lei seppe mai dire perché fosse finito lì.
Non so in quale ricovero andammo, forse quello che attraverso interinabili grotte di tufo saliva dal Pallonetto fino al monte Echia , né so quando potei raccogliermi di nuovo nella giacca di mio padre...
Con quel ricordo, per quelle scale, è rimasto forte nella mia memoria il giorno di quella santabarbara, caduto proprio a puntino! con i crismi di un bombardamento serio sul porto che distava pochi metri dalla nostra casa.

E’ incredibile quanto la mente riesca ad archiviare! e quanto sia impellente e tenero, in certi momenti, comunicare le ombre lontane a chi può accogliere  e sostenere con pazienza “la vecchia bambina” .




8
Anch'io Scrivo poesia! / Cuore mio
« il: Dicembre 01, 2015, 14:51:27 »
Cuore,amico mio fedele
senza più età …
i giorni sono andati a mille a mille
fra autunni,primavere, estati e inverni …
Quante guerre! tante attese
e tu prima di me …
Con me hai pianto e hai riso
mi hai fatto compagnia, 
prezioso fedele amico
che mi parlavi sempre …
Insieme sostavamo timorosi
dietro le porte chiuse
insieme a te mi libravo
nell’immenso infinito,
volavi... sognatore con me!
Continueremo anche stanchi.   
Così da soli ci allontaneremo.

9
Anch'io Scrivo poesia! / Ritrovo
« il: Novembre 07, 2015, 21:21:31 »
Non la tua mano,   
ma il tempo mi ravvia i capelli.
Non più il tuo bacio,
è il vento  che sfiora la mia fronte..
nel ricordo le tue braccia 
mi riscaldano il cuore …
ti amo e la mia vita ritrovo!

10
Anch'io Scrivo poesia! / Il mio Natale
« il: Dicembre 24, 2013, 19:25:05 »
Il mio Natale non è
dove sono io...
ma nella pace del mondo,
negli ormeggi dell'anima
ormai rotti,
ai piedi del mio letto,
nei sorrisi che amavo
veri e buoni,
in un tempo sospeso
che aveva sacri rintocchi.
Il Natale del cuore
è un Natale di guerra
è a casa di mio padre,
è un Natale lontano.

11
Anch'io Scrivo poesia! / Silenzi....
« il: Settembre 12, 2013, 10:56:55 »
Silenzi …

… muti rumoreggiate
invadendo i pensieri,
urlate nelle piazze dell’anima
fuggitiva e reclusa,
invadete le valli della mente
divisa e persa,
dove non giunge voce!
..taciti attendete
con estremo coraggio,
vibrando cercate echi
dell’antico clamore
tra le pieghe dell’anima
fra i carruggi del cuore.

12
Anch'io Scrivo poesia! / Se il giorno...
« il: Aprile 25, 2012, 10:34:04 »
Se il giorno all’alba
si arrampica al mio letto,
annuncia  ardito
l’assalto delle ore
innalzando pinnacoli di gioia
colmando  cattedrali
di promesse e emozioni,
ma poi svuota di lacrime
i miei occhi
per  annegarmi  il cuore …
se  mi dona prati d’ amore             
o mi solleva vette                       
di immane dolore …
sempre, sconosciuto straniero ,               
gira la giostra
dell’anima e dei sensi                 
corre fra luna e sole
esalta e infiamma
o raggela e affossa...
se per me affida minareti alle stelle
o lascia orme incomprese
all’astro del deserto,
non è mai perso …
… perché stanca
la sera lo trovo sul mio volto
lo fisso nei miei occhi
se mi guardo allo specchio!



13
Anch'io Scrivo poesia! / Cammino...
« il: Aprile 22, 2012, 17:33:56 »

Tanti amici ho perso
lungo il cammino
sottratti al giorno
senza alcuna grazia,
né tutti salutai
all’incrocio …
L’asfalto levigato
dai passi e dalle lacrime
ha ancora
il drappo steso.
Ora quasi li sento
li intravedo al bivio
con l’altra via,
mi aspettano
composti
mentre indugio …

14
Introspettivo / Dai ricordi...i tedeschi
« il: Aprile 22, 2012, 16:43:24 »
1 giugno 1942

I TEDESCHI



Per  anni ho odiato i tedeschi,  ritenendoli gli assoluti responsabili di tutte le nostre sventure, poi , per esteso , chi avesse atteggiamenti di aggressività.                                                                                                               
“Dove essere uomini!”… rimbomba nella mente e tornano le loro corporature ,  enormi  di fronte a me che ero un bruscolo di quasi sei anni.                                                                       
Ancora prima della mia guerra sulla linea gotica, in città c’era stata la corsa nei ricoveri per le incursioni e i bombardamenti, e le sirene che laceravano l’anima insieme agli orecchi , e le  schegge che ferivano i palazzi e dividevano le famiglie nel bel mezzo del giorno o nel cuore del lavoro o del sonno, senza pietà né scampo né permesso.  Il  loro  unico anelito o speranza era quello di ricongiungersi  dopo il passato pericolo. Peccato che le parole non siano immagini perché da questa penna potrebbe uscire ciò che i miei occhi hanno imprigionato per  sempre.
Era un pomeriggio di giugno molto soleggiato, mio fratello aveva solo otto giorni, un’incursione aerea improvvisa ci costrinse a correre giù per le scale al ricovero, che tutto era fuorché un luogo sicuro. Anticamente era stato deposito di cavallo e carrozza per i signori che  abitavano in questo palazzo della paggeria, a pochi passi da palazzo reale che già nel ’42 non era più abitato dal re.
Dunque arrivammo giù spinti da un fragore incredibile e scoppi e colpi a raffica, ma, prima di attraversare la porticina che ci avrebbe dato il passaggio al rifugio, l’occhio raggiunse il palazzo di fronte mentre pioveva  a  dirotto e pioveva ferro! Schegge grandi come mandorle gigantesche ci mostrarono il palazzo ferito.
Papà era fuori!! Lontano da noi. Come salvarlo,come sapere di lui o dirgli di noi? Desiderai avere gli stivali delle sette leghe mentre il cuore batteva forte. La mamma aveva il mio fratellino fra le braccia e badava a coprirgli la testolina , ma per fortuna le schegge non ci avevano colto!
Entrati nel rifugio lo spazio si rivelò molto più piccolo di quanto avrebbe dovuto essere , buio  e con poca aria , in compenso l’umidità  era tale da sembrare una cantina in cui si stipavano le cose … ma noi?  Quando saremmo potuti  uscire di lì?

Si accese una candela, cominciò a suonare un campanello . Lo scampanellio,  prima veloce poi  cadenzato come quando in chiesa i chierichetti  accompagnavano il passaggio di un prelato sotto al baldacchino o veniva mostrato l’ostensorio, riempiva l’aria. Chi poteva mai essere se non Clementina ? una donna giovane già vecchia, grigia come gli abiti che ha sempre indossato per tutta la vita,che accompagnava la voce della sua padrona, la Signorina Carmela, una donna alla quale non si dava un’età, molto distinta , in odore di nobiltà, come io ritenevo che fosse, per via  dei soggoli di perline, i merletti  che le spuntavano  dal polso dell’abito rigorosamente nero  da sempre e per sempre, nonché per il fatto che abitasse al piano superiore al nostro, già  secondo piano nobile!
 Ella aveva  adibito la sua enorme casa a scuola. Forse era una mamma? Una nonna mancata?
Niente di tutto ciò, amava i bambini e si era dedicata all’insegnamento.  Anche io ero stata invitata da lei già l’anno precedente e  vi  ero andata per qualche giorno. Non so perché ma avvertivo qualcosa di incompatibile con l’idea che avevo allora della realtà: i banchi erano troppo neri e troppo grandi, la sua attenzione era eccessiva a che la matita non superasse il rigo, esaminava le mani dei bambini a diritto e rovescio e parlava  accompagnando le  parole col lieve ondeggiare nell’aria di una bacchetta, come di un direttore d’orchestra  senza musica. A cosa poteva servirle?  I suoi occhi, liquidi e vaganti nel controsole , mi mettevano  soggezione , il suo respiro  sapeva di latte …. dov’era il mio alfabetiere compreso di figure e lettere?
Il mio pensiero in un attimo era fuggito ed era ritornato. La signorina Carmela ora era lì  di certo a proteggerci con i suoi   kyrie eleison christe  eleison ….
Forse adesso  aveva 100 anni!. . ..e continuò ad averli per molti decenni. ..  Mi piace ancora ricordarla. Capelli bianchi come la neve,  occhi albini e il capo un po’ curvo sul petto, la sua voce forte e chiara  mai  rotta da  nessuna incrinazione  emotiva e pregava con l’eco di Clementina che, nell’umiltà del suo porsi, era parecchio asseverativa.
In quel momento di paura, in quale direzione andavano quelle preghiere? Le avrebbe ascoltate qualcuno da qualche parte? E di fuori cosa stava accadendo? e papà ci avrebbe raggiunto ,senza essere colpito da quella pioggia insolita?  I miei  orecchi tornavano alle litanie che riempivano quell’aria ferma di una
nenia che avrebbe dovuto fermare quello che stava accadendo fuori. Dov’era in quel momento l’angelo?  Mi  misi a sperare che, quando le preghiere fossero finite, tutto tornasse a posto come prima, quando l’animo era sereno . Non sapevo fosse l’anima o la psiche, come si è detto poi, ma non volevo stare più così male .Tacevo perché non sapevo a chi dirlo, anche gli altri pazienti e silenziosi avevano lo sguardo dello sgomento … non vedevo in carne e ossa il responsabile di tutto quello che sovrastava i grandi, ed io ero piccola!
Era qualcosa di ineluttabile al quale i vicini, i miei genitori , tutti dovevano sottostare.
Sentivo le parole pronunciate in disordine e indistintamente  … Inglesi.. Americani.. Tedeschi … ma non avevano ancora significato!
Aspettavo e osservavo …eravamo agli albori.

15
Introspettivo / L'odore dell'orzo
« il: Aprile 06, 2012, 16:26:30 »
Dai ricordi.....
L’odore dell’orzo                                     

In quel pigro crepuscolo creato dalle ciglia , quando  le palpebre si aprono al risveglio,  la prima cosa che i miei sensi percepivano era il  morbido tepore del letto e il profumo dell’orzo.
Tutte le mattine entrava nella mia stanza e mi penetrava il pensiero.
Per essere arrivato  lì  la casa era sveglia, ne seguivo il cammino che aveva fatto, dalla cucina su per le scale poi il ballatoio  la porta e sotto l’uscio … mai un ostacolo.
Le cose della camera erano ancora nella riposante oscurità del sonno. Solo dalle persiane la luce apriva il varco al mattino che  stava entrando. Ancora con la testa sul cuscino, ma ad occhi ben aperti , cercavo subito di guardare dallo spiraglio delle imposte, e  puntuali   le foglie del noce erano lì fuori  a salutare le finestre.
Estate e inverno, quel grande amico puntava verso  il cielo e io dal letto lo salutavo.
Per essere arrivato in camera l’odore dell’orzo, non c’era da indugiare, la nonna era già in faccende.
Indovinavo il  grembiule grigio, vedevo i suoi  bei capelli d’argento ravviati in un pocchio quasi sulla sommità del capo, intorno al volto e sul collo i ricciolini piccoli  come quelli degli angioletti sulle immagini sacre,  il sorriso  abbozzato che dava fuoco al suo volto, le mani  svelte, lo  sguardo attento a ogni cosa … Bisognava che mi vestissi senza indugio!
Il rituale di tutti i giorni ci attendeva per contenerci in un unico respiro che preparasse ai compiti della giornata.
In cucina, che sapeva di legno antico, di ranno, di pepe e di pane, il profumo dell’orzo si sentiva ancora più forte. Raccolto dalla cappa del camino , prigioniero fra le mattonelle bianche e marroni  del focolare, era superato soltanto  dall’odore del pane che si stava abbrustolendo sulle braci. Una poesia di profumi e colori era  in tutta la stanza:  la tovaglia , le tazze, il grande contenitore della marmellata di mele cotogne, l’odore del latte caldo … momento di dolci incontri familiari!  La zia Bruna, zia Miranda, la mamma, noi bambini, zio Rolando, la nonna, il nonno !…
Il parlottare era  subito  allegro e un poco ozioso, come si addiceva all’ora riposata preparatoria all’azione, poteva capitare ogni giorno,  ma ancor  più la domenica, quando sostare in casa era usuale per tutti. Provavo il gusto di una favola annunciata.  Conteneva senso di piacere e di spensieratezza, allegria e voglia di esserci … ma la magia più bella era in ciò che seguiva la colazione domenicale, cioè il racconto del sogno che si era fatto la notte.!  Ognuno avrebbe atteso il suo turno e fatto del suo meglio per essere dettagliato e preciso. Le voci, una ad una  o accavallandosi un po’ per rafforzare le immagini che non gli appartenevano, appassionate, si alzavano  da quell’angolo di paradiso . Nella mia immaginazione  le storie oniriche, cariche dell’enfasi di ciascun narratore sempre molto partecipativo al rito del racconto,  prendevano  vita,  creavano atmosfere cariche di suggestioni …
Le chicchere si vuotavano, alcune bocche rimanevano  silenziose  mentre gli occhi della mente correvano sulle strade illuminate del sogno degli altri. Allora castelli arroccati fra le nuvole,  prati su cui erano piovuti  fiori di gemme incastonati su anelli d’oro,  pupazzi di neve, voli su aquiloni per guardare nelle finestre e nei  camini ,la bisnonna tutta pizzi e merletti nel suo letto al piano di sopra, languida e malinconica che guardava  la sua gamba amputata e finita sotto all’armadio!!… Allora  zia Bruna, sempre romantica,ma tanto avventurosa, correva in soccorso  per sollevare l’atmosfera  divenuta un po’ triste a seguito di certi ricordi che inevitabilmente si innestavano sul sogno per partire verso altra destinazione.
…Diceva che questo fulmine  le era entrato in casa,  l’ aveva attraversato  tutta ed era  uscito per miracolo dalla finestra, in un finimondo di frantumi , dopo aver lambito la culla della Marisa, mia cugina!
Zia Miranda, decisa, pratica, non grande sognatrice, anzi,dissacrava certi risvolti teneri … perfino quelli scaturiti dal sogno, imboccava nuove strade di discorso. Via, via!....diceva.
O la nonna , non continuava con  i suoi fiori anche nel sogno? Guai a toccarle le ortensie! Penso ne contasse fiori e foglie con l’orgoglio della padrona di casa che ama il suo giardino. E come fu bella quella sua tavola  apparecchiata di lino di Fiandra, con cristalli di Boemia e porcellane di Sèvres !....fu  in onore del Prevosto!!
Talvolta nel suo sogno si affacciava anche lo zio Pietrino … morto piccino, mai conosciuto da me, ma tanto presente nella sua mente!...lo guardava che era lì accanto a lei nel lettone grande e che tendeva la manina verso mio nonno … oh, papà più!..    Emmimmi! (eccomi!)  con la sua  vocina, trotterellandole dietro per la casa... e la nonna raccontava il suo amaro sogno vero!   Qualche lacrima a quel punto le velava lo sguardo … e Pietrino da venti anni prima, nel sogno o nella realtà, tornava  fra noi!
Così il racconto dei ricordi  sembrò non aver  più fine nel tempo.  Quanti ne ascoltammo e raccontammo!
Il più suggestivo fu uno del nonno, il più intrigante  di tutti.
… Sapete voi quell’abbaino nel sottotetto?  Ebbene lì abitava l’Ermanzia , vicina scorbutica e attaccabrighe a cui non andava mai bene nulla, diceva il nonno. La sua mania era perseguitare i  gatti. Una strega, per tutti! e  continuava … Si era tutti nella corte, per il dopocena, a guardare le lucciole , quando un gatto nero sgattaiolò impaurito e infuriato  fra  le gambe degli  astanti, compreso il nonno.  Presa una granata per scacciarlo il gatto aveva cominciato ad attorcigliarsi come un serpente alle zampe delle sedie, soffiando e graffiando chi si parava davanti … un colpo fermo lo ha colto su una zampa  facendolo schizzare sul noce e su su fino all’abbaino.  Scomparso! come avrà fatto?  La mattina  successiva l’Ermanzia  nessuno la vide, era rimasta  a letto con una spalla rotta! Terminato il racconto , il nonno sorrideva …  i suoi occhi azzurri leggevano la meraviglia nei miei che pendevano dalle sue labbra.
Il sogno era già leggenda!... Ognuno  andava alle proprie riflessioni e al giorno iniziato .
Com’era bravo il mio patriarca!  Era lui più di tutti  unico, taciturno in genere, ma sornione, a fondere l’onirico  il reale  e il bizzarro  in un mélange di tempi  di luoghi e  sentimenti .   Un grande narratore!”

Ancora oggi al mattino, qui a casa mia, c’è sempre l’odore dell’orzo.

                                                                                               

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