Autore Topic: "due di picche"  (Letto 1176 volte)

Doxa

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"due di picche"
« il: Febbraio 25, 2016, 00:05:48 »
“Muore solo un amore
che smette
di essere sognato.”

(Pedro Salinas y Serrano)

Del poeta e scrittore spagnolo Pedro Salinas y Serrano (1891 – 1951)  mi piace anche questa poesia:

IL MODO TUO D'AMARE

Il modo tuo d'amare
è lasciare che io t'ami.
Il sì con cui ti abbandoni
è il silenzio. I tuoi baci
sono offrirmi le labbra
perché io le baci.

Mai parole e abbracci
mi diranno che esistevi
e mi hai amato: mai.

Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi;
tu, no.

E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.

E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.

Non debba mai scoprire
con domande, con carezze
quella solitudine immensa
d'amarti solo io".
 
Pedro Salinas y Serrano (dalla raccolta di poesie “La voz a ti debida” = “La voce a te dovuta”). In questo “canzoniere” l’autore cerca nelle sue liriche di definire l’essenza dell’amore, analizzandone i dettagli.


Doxa

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Re:"due di picche"
« Risposta #1 il: Febbraio 26, 2016, 00:09:29 »
Nel precedente post ho trascritto la poesia di Pedro Salinas “Il modo tuo d’amare”, che è un amore unilaterale, e suscita in chi ama l’illusione, ingannevole rappresentazione della mente che immagina o interpreta la realtà secondo i propri desideri e le proprie speranze.
L’amore non corrisposto = due di picche ! Di solito la metaforica carta col due di picche si dà nella fase iniziale dell’approccio, per respingerlo. Bastano sguardi,  gesti e poche parole per esprimere il proprio rifiuto, per esempio: lei gli dice: "Sei carino, sei simpatico, sei un tipo... ma... non il mio!"



Si può ricevere il rifiuto sia da una o uno che si conosce da poco tempo sia da una o uno che si conosce da più tempo.   Comunque il due di picche, soft o aggressivo, è sempre una sconfitta per l'ego di chi lo riceve, in psicologia viene detta “ferita narcisistica”, dolorosa per chi ha bassa autostima, e lenta a guarire.

Il rifiuto diventa disconferma del proprio Io, induce a pensare che “nessuno mi amerà”. A quel no si dà un valore assoluto, diventa un dramma anziché relativizzarlo. Invece bisogna dare al no un valore relativo, si deve pensare che è solo la risposta di una persona, mentre con un’altra può andare in modo diverso.

Per ricevere il diniego  sono necessarie delle avances, sondare le intenzioni del/la possibile partner, si rischia a prescindere dal risultato. Se l’approccio avviene con umorismo il no è meno traumatico.

Ci sono persone che temono di ricevere una risposta negativa perciò evitano l’approccio, lo considerano rischioso.

Penso che sia importante per la propria esperienza ricevere almeno un rifiuto, perché può motivare a guardare oltre e a modificare il proprio “avvicinamento”.

Anche a chi dà il due di picche l’esperienza consente maggiore empatia verso la persona che sta allontanando.
L’empatia serve anche per dire la verità senza aggressività, con rispetto verso il/la pretendente, scegliendo il momento opportuno, senza trascinare per lungo tempo il fraintendimento. 
Non si deve ingannare, non si può dare false speranze o portare avanti un rapporto  che non piace.
« Ultima modifica: Febbraio 26, 2016, 20:06:09 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:"due di picche"
« Risposta #2 il: Febbraio 27, 2016, 00:22:59 »
Lui/lei ha inviato il seguente sms: "I sentimenti che provi per me danneggiano la tua salute. Trovati qualcun'altro che ti farà felice e farà felice anche me".

E’ facile dire no a chi non ci interessa, Ma  se una persona la si considera interessante, simpatica, però non attraente, come decidere ? Una relazione amorosa necessita del coinvolgimento emotivo e non del calcolo ragionieristico, perciò si opta per il diniego.

C’è chi decide di rimanere amico/a della persona che non corrisponde al suo amore, ma segretamente continua ad amarla , s’illude, preferisce non rompere i contatti.  Il “non corrisposto” auspica un evento, il miracolo, che fa cambiare opinione all’individuo che non contraccambia. Anziché “voltare pagina” si ostina a non voler conoscere altri possibili partner.

L’amore fa gioire e non soffrire. Un’amica virtuale mi ha inviato una mail per dirmi che: “Non sono d’accordo sull’amore come dono incondizionato di sé, l’amore è reciproca relazione di coppia non una volontaria concessione di sé. L’amore incondizionato è un terreno pieno di trappole. Relazionarsi presuppone mutazione  e non una posizione incondizionata.
L’amore incondizionato non è pertanto un relazionarsi ma più propriamente l’espressione usata ad indicare uno stato d’animo di apertura verso la vita.

Amare non è semplice, presuppone saper accogliere l’altro, conoscenza intima dell’altro e non come altro da noi.
Quando la relazione viene interrotta da uno dei due è importante comprendere quale visione di noi stessi si è incrinata e perché.
Le relazioni obbligano all’incontro con realtà interiori delle quali spesso conosciamo poco o nulla.

Per giungere a comprendere il perché del nostro sentire è necessario che ci poniamo in ascolto del nostro mondo interiore.

La coppia come relazione "di scambio". E' il luogo in cui si dà, e si riceve. C'è questo doppio flusso. Non che succeda sempre. L'amore non corrisposto spesso ci fa stare solo nel dare, altre volte è una rifrazione di specchi, ci mette di fronte parti di noi non ancora integrate. Credo però che ogni amore testi la nostra capacità di amare e ci faccia fare un passo verso qualcosa di più completo.
Serve solo il coraggio di portare alla  luce quella parte di noi che sente e agisce senza che ne comprendiamo a fondo la ragione. Portare luce per sciogliere quel ripetere lo stesso copione, quando sentiamo di voler cambiare spettacolo.
E’ sbagliato non dare seguito a quello che siamo in grado di poter condividere.

Ci sono infiniti motivi per cui le persone fuggono il rapporto, che è un terreno di messa in gioco e non di riproposta di usurati schemi a senso unico. C’è chi se ne accorge e trasforma le proprie capacità in comunicazione effettiva, chi invece resta ancorato all’idea che il rapporto si formi da sé attraverso la semplice condivisione del tempo. Il rapporto non si forma da sé così come la nostra gioia non entra ed esce a suo piacimento dalla nostra vita, è la nostra volontà di porre luce che determina ogni realtà. L’esserne non coscienti non è un motivo per credere che il mero trascinarsi dia atto alla più sublime delle vite od al rapporto che tanto desideriamo ma chissà mai perché lasciamo sia il cielo a prendersene cura.

« Ultima modifica: Febbraio 27, 2016, 00:40:57 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:"due di picche"
« Risposta #3 il: Febbraio 28, 2016, 00:04:12 »
La psicologa francese Marie Haddou nel suo libro titolato: “Saper dire no, senza sensi di colpa”,  afferma  che imparare a dire no permette di  scegliere, di acquisire fiducia, senza offendere gli altri.

Nell’approccio amoroso una donna non ci mette molto a comprendere se un possibile partner va bene. Inquadra subito il “disperato” che riceve sempre il 2 di picche.  L' insuccesso relazionale  genera in lui insicurezza, scarsa fiducia, bassa autostima. L’inadeguatezza induce a commettere errori nel rapporto interpersonale

La ragazza cerca un partner che abbia energia, entusiasmo, e non uno negativo e disfattista. Vuole divertimento, leggerezza e non un compagno pedante, saccente, o chi vuole avere sempre ragione. Fugge dal tipo lamentoso, che si considera sfortunato. Ella aborre il narcisista e il presuntuoso ma anche l’umile, il dimesso.  Gli esperti dicono che la femmina cerca nel maschio una figura forte, protettiva, non l’insicuro. Vuole un uomo propositivo, sicuro, deciso.

Parlando dei suoi innamoramenti una ragazza mi ha detto: “di solito dono il due di picche se un ragazzo  mi chiede di uscire  insieme  dopo il primo incontro, senza conoscere come la penso,   basandosi solo sul mio aspetto fisico.  Un tipo così lo considero un superficiale,  non fa per me.  Sicuramente è uno di quelli  che ci provano con tante. Per allontanarlo gli dico: ‘Non abbatterti, ci sono altre ragazze che ti troveranno attraente sotto tutti gli aspetti, intellettualmente, fisicamente, emotivamente. Però devi accettare il fatto che a me non piaci abbastanza’.
Se un ragazzo m’interessa ci esco  volentieri, ma se poi con l'andare avanti della conoscenza capisco di aver preso un abbaglio, non se ne fa nulla. A volte mi sono pentita del modo in cui ho dato il 2 di picche, ma ci sono ragazzi  testardi  che fanno finta di non capire, allora mi dispiace se ci restano male. Ma del due di picche in se non mi sono pentita mai”
.

Nel rapporto uomo – donna ogni individuo per la scelta del/la partner deve decidere se cerca una breve relazione amorosa o un impegno di lungo periodo. Occorre sapere ciò che si vuole per pianificare la “strategia” di conquista.

Può sembrare strano considerare strategici i rapporti di coppia, l’amore ed il sesso, ma noi non scegliamo mai a caso un partner, né siamo in grado di attrarre qualsiasi individuo. Le relazioni interpersonali amorose seguono inconsce strategie per giungere all’accoppiamento, perciò è necessario capirle per sapere come vengono risolti i problemi inerenti la conquista del/la partner.

La scelta è condizionata da fattori esterni ( le informazioni che si hanno sulla persona, gli stimoli sensoriali, le caratteristiche fisiche, i segnali d’interesse sessuale, gli indizi per la potenziale infedeltà, o altro) e da elementi interiori, perchè i meccanismi psicologici scrutano anche le informazioni riguardanti noi stessi, come l’abilità nell’attrarre il/la partner desiderabile.

Come nelle favole, concludo questo topic dicendo che  "Stretta è la foglia, larga è la via, dite la vostra che ho detto la mia !" Nel passato la parte iniziale di questa frase  era un po’ diversa: “Stretta è la soglia” e non la foglia. Fu un errore di trascrizione a far diventare stretta la foglia. Alcuni secoli fa era accentuata  la somiglianza grafica delle lettere s ed f, perciò la parola “soglia” venne confusa con “foglia” e l’errore si è perpetrato fino a giungere ai nostri giorni.
Nella versione originale si usava dire “Stretta è la soglia” (della porta d’ingresso) come metafora della difficoltà nell’iniziare un racconto, ma  quando si oltrepassa la porta la via si presenta larga e si può continuare con facilità.

piccolofi

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Re:"due di picche"
« Risposta #4 il: Aprile 09, 2016, 19:30:18 »
Mi aggancio per un attimo al curioso esercizio del Dr.Stranamore di esporre e rispondersi, insomma di condurre interessanti quanto compiute analisi tutte da solo.  E' come se svolgesse man mano un tema, e lo sa, l'ha scelto.
A volte qualcun altro fa capolino per dire la sua.
Io partirò dall'estrapolare la parte che più mi ha colpito della poesia del poeta da lui citato :
 " Non debba mai scoprire
    con domande, con carezze
    quella solitudine immensa
    d'amarti solo io  "
Credo che sia questo il punto più doloroso della relazione fra un uomo e una donna.
E da donna dico che il rifiuto dell'altro, quella eventualità che ci induce ad evitare l'approccio" per paura ", non è tanto e solo una ferita all'ego, quanto un riprecipitare nello status da cui ci si voleva liberare : ossia esattamente la solitudine.
E' più per l'uomo che si puo' parlare di ferita all'ego e di conseguente insicurezza ( sia strategica che interiore ), ma per l'essere femminile direi invece che si tratta di paura di veder ignorare la propria richiesta di approccio, di dolcezza, di calore e sentirsi abbandonata al vuoto esistenziale.
La donna dell'amore ha bisogno come di una componente essenziale del proprio vivere.
Per la donna, al di là del portato grezzo dei tempi attuali e materialistici, cui ha dovuto adeguarsi violentando la sua natura, l'amore non è sesso : il rapporto con l'uomo non è innanzitutto sesso, ma prima di tutto qualcos'altro, che il sesso integra ma non può sostituire.
E però.... ( riallacciandomi ad un altro punto interessante dell'esposizione ) ci si scontra anche con un altro possibile handicap, che vale allo stesso modo per l'uomo e per la donna, e che porta, con più o meno rammarico, a dover dire di no (dando il famoso " 2 di picche ", espressione che mi piace poco ) : la mancanza di attrazione fisica.
E' il momento in cui anche le persone meno rozze e magari intellettualmente dotate devono chinare la testa di fronte alla natura, al fatto mai superato e insuperabile ( per ovvi motivi ) che siamo animali, anche animali.
Personalmente, è la cosa che più mi rattrista e trovo più frustrante : perché è tanto difficile scoprire uomini in gamba, apprezzabili, che attraggano intellettualmente, ma...se non c'è l'altra componente, su cui non si ha alcun dominio, la possibilità di coppia va a pallino.
E la sola amicizia con un uomo, da varie donne tanto decantata, non riesce a dare quel che serve. Salvo avere la pienezza con un altro, s'intende.
Insomma, diciamo che un incontro vero, quello che serve per una buona vita, è qualcosa di non facile, di raro e di magico.
Solo la paccottiglia è moltiplicabile, e ai tempi nostri disgraziatamente la gente si attacca ai rapporti-spazzatura e a volte crede di esorcizzare il vuoto con la quantità.     
 


Doxa

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Re:"due di picche"
« Risposta #5 il: Aprile 09, 2016, 22:05:26 »
Gentile “Piccolo fiore”, arguta lettrice delle mie divagazioni, come ho già scritto in un altro topic dedicato all’approccio nell’iter amoroso, le ricerche  psicologiche evidenziano che è quasi sempre la donna che determina e controlla l’avvicinamento, tramite il linguaggio non verbale.

Per conoscere il possibile partner  la donna si fida più delle proprie sensazioni che del ragionamento o di quello che lui le dice.
Inoltre, scegliere il partner per un’avventura o per una relazione a tempo indeterminato implica  criteri diversi.

La relazione d’amore a lungo termine nasce in modo sbagliato se motivata dalla solitudine.

La solitudine ed il bisogno di affetto conducono repentinamente all’attaccamento verso un’altra persona disponibile all’ascolto, all’empatia, ma la necessità ed il piacere dell’incontro con l’altro/a non debbono trarre in inganno, specie se non c’è la reciproca attrazione fisica.

E’ meglio l’approccio amichevole, con apertura, slancio e cordialità, senza pensare al futuro, che può involontariamente rivelarsi fautore di una solida relazione d’amore. 

Nel passato era diffusa l’usanza  di sposarsi per convenienza, senza amarsi e l’attrazione fisica era tenue. Il matrimonio era anche un rimedio contro la solitudine o per allontanarsi dalla tutela genitoriale.  Un brano del Qoelet o Ecclesiaste afferma:  “Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica. Infatti, se vengono a cadere, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se due dormono insieme, si possono riscaldare; ma uno solo come fa a riscaldarsi?” (Ecclesiaste 4, 9 – 11)

L’intensità della sofferenza causata dalla solitudine può indurre a cercare rimedi a volte paradossali pur di attenuare il dolore.

La sofferenza psicologica  causa  malinconia,  difficoltà a mantenere i legami affettivi che gradualmente perdono di intensità, con conseguente chiusura in se stessi ed  isolamento cercato.