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Eterno femminino

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Doxa:
Buon pomeriggio Nina.

Oggi a Roma è una giornata fredda e a tratti piovosa, perciò ho deciso di dedicarti alcuni post sull'eterno femminino.

A questo tema ho già dedicato un topic nel forum. Non so dove sia e non mi va di cercarlo. Lo riscrivo con nuove notizie e riflessioni.

Spero di essere chiaro nell’esposizione, perché la locuzione “eterno femminino” indirettamente  è considerato  un principio filosofico, in psicologia è un archetipo,  colluso con la mitologia e la religione, comunque  allude all’immutabile essenza della femminilità, guida del desiderio maschile, anche verso la trascendenza.

Nell’ambito letterario la frase ci proviene dal dramma in versi titolato “Faust”, scritto da Johann Wolfgang Goethe e pubblicato nel 1808. Per questo suo racconto lo scrittore tedesco trasse ispirazione da testi precedenti di altri autori.

In breve, il  “Doktor Faustus” (in forma abbreviata Faust) è un alchimista abitante a Praga


Immaginaria dimora del dottor Faust nel Palazzo Mladotovský, Praga

Nella  sua continua ricerca di conoscenze, con esiti spesso deludenti,  invoca il diavolo, rappresentato da Mefistofele. Questo gli si presenta offrendogli i suoi servigi per 24 anni per consentirgli la conoscenza assoluta.  In cambio vuole l’anima di Faust, che però  chiede al demonio a di aiutarlo a far innamorare di lui la giovane Margherita, con finale tragico.

In questo dramma Goethe ha dato forma a un simbolo dell'umanità, divisa tra bene e male, desiderio di conoscenza e consapevolezza del limite, dannazione e redenzione.

Il poema si chiude con la celebrazione de “l’Eterno femminino”, individuando nell’Amore la forza creatrice e motrice dell’intero universo.

Dal chorus mysticus finale nel Faust di Goethe,  le ultime parole:

“Tutto l’effimero è solo un Simbolo.
L’Inattuabile si compie qua.
Qui l’Ineffabile è Realtà.
Ci trae, superno verso l’Empireo
il Femineo eterno”.
(Wolfgang Goethe: “Faust”). 

Lo straordinario potere che contraddistingue la donna, portatrice di un dono unico che la rende grembo di vita:  questo principio femminile è presente in tutte le culture.


L’eterno femminino: simbolo della trascendenza dell’amore umano.


 Auguste Rodin, Eterna primavera, marmo, 1884, Musee Rodin, Paris

presenzadiritorno:
Ciao Doxa, mi sono persa forse qualcosa? Perché ti rivolgi solo a Nina? Sono troppo curiosa nel domandartelo?

Doxa:
Cara Presenza, mi sento trascurato da te  :blank:

perciò mi rivolgo a Nina, che con "affetto materno" e pazienza rovista tra i miei post d'antan per consolarmi con i suoi commenti.  :)

Un bacio anche a te  :Ppp:

Doxa:
Nel precedente post ho scritto che nell’ambito della psicologia l’eterno femminino è considerato un  archetipo. 

Cos’è l’archetipo ? Questo sostantivo deriva dal latino archetypum, che a sua volta discende  dal greco antico archétypon: parola composta da “àrche” (= inizio, principio) + “-typon” (= modello).  Significa quindi “primo esemplare, modello originario. Nell'essere umano si manifesta nel suo pensare e agire.

Adesso armatevi di pazienza per leggere i capoversi successivi, altrimenti vi consiglio di limitarvi ad osservare l’immagine in fondo, se di vostro gradimento.

I primi filosofi greci si dedicarono a cercare il principio fondamentale dell’Universo, detto “arché”.

Platone nella sua dottrina delle idee cita l’Iperuranio, un luogo metafisico (oltre la materia) in cui risiedono i concetti nella loro purezza.  Sono principi universali immutabili, non soggetti al divenire e al mutamento.

Invece nella filosofia del tedesco  Immanuel Kant, “intellectus archetypus” è l’intelletto divino, intuitivo, come tale indipendente dall’esperienza sensibile.

Nell’ambito della psicoanalisi, lo scorso secolo l’archetipo come concetto ha avuto connotazione  sia nella psicologia analitica di Carl Gustav Jung (come modelli di comportamento innati) sia nella psicologia archetipica dello psicoanalista junghiano e filosofo statunitense James Hillman, da cui deriva la teoria del psicoanalista  tedesco Erich Neumann.

Analizzando i sogni dei suoi pazienti, Jung riflette su come immagini, concetti e situazioni vissute in sogno e non riguardanti l’esperienza personale, siano in qualche modo innate nella mente umana, o meglio, derivino da un inconscio collettivo, condiviso, ereditato assieme al patrimonio genetico.

Secondo Jung nell’ “inconscio collettivo” ci sono le strutture universali comuni a tutto il genere umano che trovano espressione attraverso simboli e immagini.

Gli archetipi sono quindi l’eredità psicologica inconscia.

“Gli archetipi sono come i letti dei fiumi abbandonati dall'acqua, che però possono nuovamente accoglierla dopo un certo tempo. Un archetipo è simile a una gola di montagna in cui la corrente della vita si sia lungamente riversata: quanto più ha scavato questo letto, quanto più ha conservato questa direzione, tanto più è probabile che, presto o tardi, essa vi ritorni” (Carl Gustav Jung, “Aspetti del dramma contemporaneo”).

L’espressione “eterno femminino” è divenuta d’uso comune per indicare la femminilità nella sua essenza immutabile di amante e madre.



Auguste Rodin, L'idolo eterno, 1889, Museo Rodin, Parigi

segue

presenzadiritorno:
Hai ragione Doxa a sentirti trascurato, hai proprio ragione...

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