Autore Topic: "Lo struscio"  (Letto 999 volte)

ectobius

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"Lo struscio"
« il: Luglio 30, 2015, 15:26:35 »




Struscio!
Dal verbo strusciare, cioè strofinare: io struscio, tu strusci, egli…   e già dalle prime classi elementari tutti ne conoscono il significato.
Ma “lo struscio”?
Ah! Ah!, chi me sa dire cosa è?
Ci sono stati (e forse ancora ci sono) strusci famosi: quelli talvolta anche descritti in un qualche brano giornalistico-letterario: lo struscio napoletano per “i sepolcri”, la passeggiata in via Toledo, ad esempio; lo struscio fiorentino, che con precisione non so come si svolga… Ma de “lo struscio” - diciamo quello minore- sapete qualcosa?... di quello tipico dei paesi agricoli del Meridione d’Italia?… e forse anche di tutti i paesi del meridione mediterraneo?... che non è quello dei contadini che strusciavano le scarpe chiodate sull’acciottolato, in piena notte, per recarsi al lavoro nelle lontane campagne… no!, mi riferisco al rito, giornaliero e soprattutto borghese, di quei paesi, che, invece, è lo strusciare di scarpe non chiodate… scarpe borghesi dalla suola di cuoio e confezionate su misura da locali favolosi artigiani, gli “scarpari. Scarpe che scricchiolavano ad ogni passo in un suono segno di appartenenza ad una classe agiata: le scarpe “ cu lu shcam’ ”.
È questo il vero “struscio”, pilastro della vita sociale dei paesi del meridione d’Italia … anche se lo vogliamo chiamare struscio minore: è qui, “lo strscio”, da dove vi parlo; è il percorrere su e giù la via  principale del paese, il corso, che va dalla piazza della chiesa madre fino al municipio… e saranno più o meno trecento metri… Su e giù una infinità di volte dal primo fresco dell’imbrunire.
E sul corso si affacciano le attività più importanti del paese: la sede del partito comunista e i “saloni” di barbiere; il circolo sportivo, il circolo degli agricoltori e dei professionisti, e il circolo dei cacciatori; il bar di Lanzetta e il saloon del Texas di Tamburriello; la farmacia e la salumeria di Guidarelli; la cartoleria e il giornalaio; il monumento ai caduti della grande guerra, e il negozietto di Pepp’Antonio, ove si acquistano semi di zucca, ceci arrostiti, “vasc’nell” (che sarebbero le carrube, anche dette “strazzaculi” per il loro effetto costipante)… E tutto l’acquisto viene consumato, sgranocchiando, durante l’intero rito de “lo struscio”, che inizia dopo la “controra”. Il termine lo potete trovate anche sul vocabolario della lingua italiana, e sono le ore dopo il mezzogiorno, ma qui “controra” è sinonimo di riposo postprandiale, che è mica un riposino breve, magari su un divano scomodo… eh, no!... è proprio un dormire con tutti i crismi, per ore e a letto, in perfetto abbigliamento notturno: la casa è immersa nel più profondo silenzio (non circola a quell’ora, nelle strade, nemmeno un carretto), e nel buio più perfetto da scuri ermeticamente chiusi. Fino alle ore diciotto, almeno, dura la “controra”, e solo dopo quell’ora si esce di casa… e questa è anche l’ora che i negozi aprono i battenti… prima sarebbe inutile.   
Sulla piazza non ci si fissa appuntamenti: “… ci vediamo stasera!”… e ci si incontra infallibilmente. Se non ci si trova immediatamente, basta un fischio di richiamo: cinque note acute ravvicinate ed una bassa un po’ staccata. Qualcuno arriva, infallibilmente, ed hai una mano sulla spalla.
Poco per volta si crea una grande animazione lungo il corso, e sono dissolte le vertigini del vuoto, l’angoscia della noia, mentre solo ci si dondola in conversazioni senza scopo, dimentichi di se stessi nel guardare il mondo che vive.
Ad ogni reiterato incontro ci sono saluti con sollevamento del cappello, o magari anche solo con un sorriso… ma, a volte, gli incroci possono essere meno gentili: tra ragazzi rivali, soprattutto, e possono anche volare insulti ad ogni incrocio, finché non si decida di allontanarsi a regolare i conti in zone più periferiche e poco illuminate. Non si allontanano, allora, solo i due contendenti, ma un folto gruppo per assistere, agratis, ad un incontro di pugilato.
 E si va avanti così fino ad ora di cena… che proprio cena frugale non è: infatti ci si siede a tavola, sul tardi, per un vero e proprio pranzo, abbondante, composto da un primo piatto (pasta col ragù), un secondo ben condito, e la frutta… insomma un nuovo rinnovato pranzone a conciliare il sonno notturno.
Ma c’è anche uno struscio mattutino: la domenica… poco prima e dopo la messa cantata nella chiesa madre. I partecipanti a questo struscio sono tutti molto giovani (molte le ragazze), ché le bizzoche partecipano in massa al rito delle prime messe, al mattino, molto presto.
Chiamiamolo, questo, “struscio festivo”. Limitato a solo poche “vasche”, ma queste molto ricche di sguardi incrociati tra ragazzi e ragazze… che si intendono in qualche modo, e durante lo struscio serale alcuni si assentano per un po’… riappaiono dopo un po’… gli sguardi soddisfatti.
E infine il grande “struscio” alla festa del santo patrono, Santo Rocco.
Affollatissimo, ché vi partecipano anche i contadini residenti in paese, mentre quelli delle campagne restano relegati anche in questa solenne occasione sociale, esclusi, come chiusi in campo di concentramento… E scusate la digressione… doverosa, peraltro, ma che non vi distolga troppo dal clima di festa.
Luminarie e bancarelle restringono il già stretto percorso dello struscio, e alla festa del patrono lo struscio diviene anche occasione di contatto fisico… ufficialmente distratto, ma in realtà cercato e anche ben accetto soprattutto dalle striscianti abbigliate in abiti sgargianti e possibilmente provocanti.

Ah!, “Lo struscio!”.

Ma il vecchio emigrante è tornato ed ha trovato lo struscio serale  ridotto a pochi sparuti e tristi vecchietti, e limitato a solo poche vasche tra auto parcheggiate e negozietti chiusi… e i più giovani parlano una lingua sconosciuta: sciatta, povera, senza emozioni.
Ibrida inquinata da altri dialetti…

Ah!, “Lo struscio!”.

« Ultima modifica: Luglio 30, 2015, 17:10:30 da ectobius »

presenza

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Re:"Lo struscio"
« Risposta #1 il: Luglio 30, 2015, 16:59:18 »
Descrizione quanto mai precisa e con dovizia di particolari a me a tratti nota. Tuttavia ho sempre inteso "lo struscio" con un solo significato: strofinata appena accennata di un uomo a una donna o viceversa con un solo scopo, quello di far intendere interesse amoroso.   

nihil

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Re:"Lo struscio"
« Risposta #2 il: Luglio 30, 2015, 17:11:57 »
Credo che ora lo struscio si chiami movida, o almeno mi pare. Lo struscio della città dove abitavo negli anni '60 ( Varese) si svolgeva sotto i portici, che andavano da lì a là, più o meno. Negozi di scarpe a non finire, perchè allora Varese produceva scarpe di altissima qualità, qualche bar, qualche negozio di vasellame pregiato. Ed anche un paio di tabaccherie con vendita previlegiata di pipe, perchè Varese oltre le scarpe produceva famose pipe. E Varese era tutta lì, un piccolo corso di un piccolo centro di una piccola città. Poi è arrivata la Lega, con la sua straffotenza. Bossi abitava a pochi chilometri da me, ma anche Renato Pozzetto. Teo Teocoli ed altri. Varese è una bella citta, ricca, piene di villoni dei sciuri dell 'ottecento, ma arida emotivamente come poche.
Chissà se lo struscio esiste ancora o si infilano tutti in qualche posto a giocare ai videopoker. Insomma, il tuo struscio ci rende parenti. Bravo.


Birik

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Re:"Lo struscio"
« Risposta #3 il: Luglio 30, 2015, 20:40:18 »
Mi ritrovo ragazza nello struscio domenicale in una città di provincia in Campania. Le "pustiate" (gli occhieggiamenti) dei ragazzi, le offerte di un giretto in motorino, il chiacchiericcio che sfiorava il pettegolezzo, il mettersi in mostra.