Autore Topic: 003 - Pagine dal diario di un ragazzo felice - Da mio nonno 2  (Letto 580 volte)

victor

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003 - Pagine dal diario di un ragazzo felice - Da mio nonno 2
« il: Settembre 27, 2011, 22:04:06 »
Da mio nonno - Parte seconda

Quell'estate la trascorsi tutta in casa di mio nonno. La vita veniva scandita dal suono delle campane. La mattina alle sei, le campane del convento dei cappuccini suonavano la sveglia, a mezzogiorno suonavano una seconda volta e ci si sedeva a tavola. Quando ci si sedeva per pranzare, nella grande cucina, mio nonno stava seduto a capo tavola ed a me era stato assegnato il posto di fronte a lui, all'altro capo tavola. Mi spiegarono che essendo morto l'unico figlio maschio di mio nonno ed essendo io il nipote maschio più grande, quando io ero presente, questo secondo posto d'onore toccava a me di diritto e quando c'ero io nessuno poteva occuparlo.

Mia madre, scherzando, ogni tanto mi diceva che io ero cresciuto con il complesso del “maggiorascato”. La sera, al tramonto del sole, quando la campana del convento suonava l'Ave Maria, mio nonno, mentre le donne preparavano la cena,  iniziava la recita del rosario, ma io avevo il permesso di continuare a giocare in cortile. Al termine del rosario tutti, la famiglia e la servitù, ci si sedeva ciascuno alla sua tavola.

Dietro il palazzo c'era un grande cortile e oltre il cortile si estendeva la proprietà di mio nonno (era chiamato il mandorleto) e quelle di altri parenti dove io potevo girare e scorazzare liberamente. A fianco del cortile c'erano vari magazzini, la stalla con il fienile, e l'ovile per la mandria delle capre. C'erano anche delle case nelle quali abitavano varie persone, tutte, più o meno, legate da rapporti di lavoro con la famiglia di mio nonno. Io giravo a destra e a manca, entravo e uscivo da quelle case, assaggiavo quello che loro cucinavano, giocavo con le ragazzine in quanto i ragazzi erano al lavoro in campagna.

Mio nonno mi aveva posto due soli limiti: potevo uscire dal cortile, ma non dovevo giocare per la strada e non dovevo superare i confini della proprietà sua e dei parenti, ma questi confini si estendevano per circa cinque km per cui avevo molta libertà. Io ho sempre rispettato queste due limitazioni. Per il resto mi sentivo un principe.

Maria per buona parte della giornata doveva dedicare il suo tempo a me. In pratica la mattina completata la pulizia delle stanze da letto poteva veniva a giocare con me fino a quando veniva chiamata per accendere il fuoco per il pranzo del mezzogiorno. Così pure il pomeriggio, riordinata la cucina, tornava a stare con me fino a quando le campane del convento dei cappuccini suonavano il vespro e doveva accendere nuovamente il fuoco per la cena. I ritmi della giornata e le faccende domestiche erano scanditi dal suono delle campane.

Di giorno con Maria giravamo e correvamo per la campagna e per le colline. Lei si arrampicava sugli alberi per raccogliere fichi, mandorle, ancora non completamente mature che mangiavamo con tutto il mallo, raccoglieva anche le azzeruole, ed altri frutti. Io l'aiutavo ad arrampicarsi spingendola per il sedere. Quando era sui rami mi piaceva guardare sotto la sua gonna. E lei che se ne accorgeva, mi osservava maliziosa. Talvolta ci nascondevamo in un angolo o dietro una siepe e facevamo ciò che avevamo fatto la prima sera e non era più possibile fare in quanto a letto ci andavo da solo.

Quando Maria era occupata a casa, e io ero solo, andavo nelle case dei vicini. Le mamme mi accoglievano volentieri nella loro casa e mi accontentavano in tutto quello che chiedevo. I bambini piccoli mi guardavano a rispettosa distanza, non c'erano ragazzi maschi della mia età in quanto erano al lavoro, in campagna con il loro padre, oppure dal “mastro” per imparare un mestiere. C'erano solo ragazzine della mia età o poco più grandi che facevano a gara per coccolarmi o per farmi dei regalini. Catturavano grilli e farfalle da dare da mangiare ai miei uccelli, mi regalavano un sasso strano o colorato, un pezzo di specchio rotto, una zappetta rotta e sgangherata con cui scavare la terra o un pezzo di stoffa. Cose bellissime per quei tempi, cose che oggi è difficile capire. Talvolta veniva qualche altra ragazzina di un altro quartiere e guardandomi si dicevano sottovoce “è il nipote del cavaliere”.

Talvolta chiedevo alla zia il permesso di fare venire le ragazzine a giocare con me nel cortile o sull'aia dove veniva trebbiato il grano. Ero l'unico maschio con tante ragazzine attorno. Lorenza, la persona di servizio mi prendeva in giro dicendo che tutte le ragazzine erano innamorate di me e io mi arrabbiavo. Ne ricordo una la quale, quando poteva, stava sempre vicino a me e mi copriva di attenzioni. Sua madre la chiamava sempre “fai questo, fai quello, vai a prendere questo, vai a portare quello”, e lei ubbidiva sempre in silenzio.

Qualche volta mi diceva “mi aiuti – oppure – mi accompagni” ed io cercavo sempre di accontentarla in quanto le leggevo negli occhi il dispiacere di doversi allontanare da me. Ricordo che, quando nessuno ci vedeva, mi carezzava i capelli e il viso, ma io non capivo... un'altra volta, mentre eravamo sull'aia a giocare e a rotolarci sulla paglia mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia... quella volta capii, ma la mia mente era presa da Maria ...

« Ultima modifica: Febbraio 03, 2012, 23:23:19 da victor »
Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor

presenza

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Re: Da mio nonno 2
« Risposta #1 il: Settembre 27, 2011, 22:20:16 »
... continua il senso di piacevolezza...

victor

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Re: Da mio nonno 2
« Risposta #2 il: Settembre 29, 2011, 19:45:35 »
Grazie Presnza ... molto buona, come sempre!
Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor

victor

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Re:003 Pagine dal diario di un ragazzo felice
« Risposta #3 il: Gennaio 29, 2012, 23:01:50 »

Ho dovuto aggiungere un post per portarlo assieme agli altri ...
Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor