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Topics - rino

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Altro / C'era una volta una casa chiusa
« il: Luglio 06, 2013, 16:27:52 »

 

Nella città dove ho la residenza, ma non il domicilio, c'era una casa chiusa ed ho avuto l'onore di conoscere la ex Maîtresse, ormai oltraggiata dagli anni che si portava addosso. Quand'ero ragazzo mi lusingava lasciandomi portare le sue sporte della spesa, chiacchierava volentieri e aveva il vezzo di chiamarmi Romeo. Quando si passava davanti l'ex casa chiusa abbandonata, lei si ammutoliva ed io, per rispetto, non proferivo parola.

Davanti al portone di casa le lasciavo i sacchetti, la salutavo ringraziandola delle sue parole e mi allontanavo con in testa mille pensieri rivolti al suo passato. Le devo tanto: ogni volta che ci vedevamo mi regalava una parte della sua vita e faceva sì che mi sentissi bene quando tornavo alla mia che, seppur ragazzo, mi sembrava già vissuta.. chissà che fretta avevo di correre... dove?

Dopo tanti anni d'incuria, la casa del "tempo allegro" di una volta è diventata un condominio extra lusso: spente le luci rosse, spento l'antico vocìo, spenta anche la "mia" Maitresse: la nonnina.  Diceva l'annuncio funebre che si era spenta serenamente (ma che ne sanno?).

Quando riesco a fare un salto nella città che mi ha dato i natali  e... tante epifanìe, passo davanti a quel condominio, ma non lo vedo. Rivedo  invece la casa del "tempo allegro", rivedo la "mia" nonnina a cui portavo le borse della sua povera spesa,  la rivedo curva sui suoi anni vicino a me che chiamava Romeo e la immagino quando, ancor giovane, gestiva i clienti della casa con maestria e sorridendo.

Lei m'era grata per i piccoli favori che le facevo... invece ero io ad esserle grato (e lo sono tuttora) per il mondo che mi regalava quando mi guardava coi suoi occhi acquosi, occhi che avevano visto passare i costumi di epoche che io posso solo immaginare, ma grazie a lei, tanto reali : non ti ho dimenticata, dolcissima vecchietta.

http://www.youtube.com/watch?v=OPW7u4a8A8c

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Altro / Storia di una cortesia (etimologia di belin)
« il: Luglio 04, 2013, 15:31:34 »

 

Un camionista andava col suo mezzo   quando vide,in una piazzola    ,un'automobile ferma  e 2 suore disperate che che chiedevan aiuto.
Accostò e discese dal camion.
Le monache gli andaron incontro spiegando che l'auto s'era fermata d'improvviso,fumante e con pessimo odore di bruciato.
L'uomo dopo un veloce controllò non ebbi dubbi nell'affermare che eran rimaste senza acqua e il motore s'era fuso.
Si offrì ,quindi,di portarle lui ove eran dirette.
Avrebbe sforato con i tempi previsti ma non poteva lasciarle li ad aspettare soccorsi.
Lungo il tragitto parlaron di un pò di tutto ed al termine,davanti il loro convento le suorine volevan sdebitarsi e dissero:
-Signor camionista,vorremmo ricordarla nelle nostre preghiere per il bellissimo gesto ha fatto verso di noi,se ci dice il suo nome....-
L'uomo sorrise e disse,con orgoglio:
'' mi chiamo come quello che voi avete sempre in mano''e si fermò con sguardo felice rivolto loro.
Le sorelle si scambiaron un'occhiata di intesa poi una nel salutare disse:
-allora Siur Belìn,pregheremo per lei-
ed il camionista,finendo la sua frase : '' mi chiamo Rosario''

                 **************
 N.B.: il termine BELIN,ha perso ogni connotazione volgare,si usa come una qualsiasi esclamazione e come intercalare 
-Questa storiella me la raccontò,anni fa,un parroco con cui mi trovavo spesso a colloquiare

                                              **********************************************

“Ma cosa vuol dire belìn ???”.

Quante volte , ci siamo sentiti fare questa domanda? Quante volte i “foresti” (ossia, i non genovesi e non liguri) ci hanno chiesto e ci domandano notizie su questo termine un po’ strano, immancabile intercalare nei discorsi di un buon zeneize ?

E' vero, di questo termine ne facciamo un uso letterario intenso: sdegno, afflizione, ammirazione, simpatia, irritazione, sarcasmo, enfasi e denigrazione. Insomma, va bene un pò dappertutto e serve a rafforzare spesso il senso di una frase detta da un genovese.

Un mondo di sentimenti, emozioni e situazioni perfettamente espresso da una sola e unica parola.

Si può ben dire che belìn è un pò il nostro "marchio di fabbrica", come le troffie al pesto o la cima alla genovese, ed è stato consegnato alla storia della lingua italiana niente meno che dal vocabolario della lingua italiana.

I vecchi genovesi pronunciavano spesso l'espressione Discorsci do scio Bela (o anche Raxonamenti do scio Bela) per indicare discorsi assurdi.

Bela è il termine genovese per dire "budello", ma vi consiglio di non chiedere il significato di Bela a meno che non vogliate sentirvi rispondere, per altro giustamente, che è "o puae do belìn" (cioè, il padre del belìn) .

Un tempo, le persone più garbate avrebbero preferito belan o belandi, ma non cambia molto ... anzi, di solito si dice o l'à dito belìn e belan (cioè, se non è zuppa è pan bagnato).

Grazie all’etimologia del termine fornita dal Belin Team Zëna, ecco accontentati le curiose e i curiosi!:

 

 

"Belin", rappresenta l’imprecazione, l’esclamazione più usata nel dialetto genovese, potendo assumere tono affermativo, risentito, solenne, stupito, iroso, sconsolato, beffardo, e altro ancora.

Origine:

Secondo alcuni, letteralmente "budellino" (da bela, budello). Però in materia di etimologie - mi scrive il signor E.Mori - occorre seguire contemporaneamente il filone storico e quello psicologico, perché i popoli hanno, in materia di parole, una loro psicologia. E una regola psicologica ci dice che in nessuna lingua l'organo maschile è indicato con un diminutivo. Gli antichi dizionari ricollegavano belin al greco balanos (glande) ed era, psicologicamente, una stupidaggine perché gli antichi liguri non avevano di certo aspettato i greci per dare un nome al loro pisello! Però un fondo di vero c'era e già un linguista del 1940 ricollegava belin al dio Baal fenicio, individuando una radice indeuropea che con bal indicava la divinità in genere. Ed infatti per i Galli la loro divinità (Henri Dontenville, Mythologie française) era un essere che era Padre e Figlio a un tempo. Come Padre, si chiamava Belenus; equivaleva sostanzialmente ad Apollo, era il grande dio solare originariamente adorato dalle popolazioni pre-indoeuropee. In qualità di Figlio era sentito come più vicino alla terra, in qualche modo legato alle pietre, agli alberi e alle acque; si chiamava Gargano.
Il territorio francese, per limitarci a questo, è costellato di luoghi il cui nome si collega etimologicamente a quello di Belenus (Bel o Belen in francese) o di Gargano. Si tratta, a seconda dell'evoluzione fonetica delle varie zone, di Balan, Blesme, Belfait (l'albero di Bel), Montbelair, Baleine, Blaine, Ballons, Corblin (la pietra di Belin), Blainville, Belmont, Montbel... Si tratta delle antiche rocche­forti dei Galli, Gergobina e Gergovie; a Guérande, il castello Gorgon; si tratta di fiumi: Gorganne, Gorgonne, Gargonne, Gargonde; di alture: Gargatte, Jariatte... Non è raro che i due nomi si affianchino; oppure - e può essere ancor più sintomatico - non lungi dal luogo che richiama Belenus sopravvive (o sopravviveva fino a poco fa) una leggenda popolare il cui eroe è un gigante perlopiù chiamato Gargantua.
È quindi certo che nell'area francese-provenzale-ligure il termine belin era diffuso per indicare la divinità. In Val Varaita vi è il paese Bellino, quasi certamente riconducibile alla stessa origine (Belin, Belinium, Belinius, nom d'homme gaulois ou de divinité. Charles Rostaing, "Dictionnaire des noms de lieux", Ed Larousse p.68). La dimostrazione del collegamento tra belin genovese e divinità galliche è data dal fatto che in francese esiste la parola antica beliner proprio con il significato di scopare. È vero che tutti gli etimologisti francesi dicono che la parola deriva da Belin, termine che fin dal medioevo indica il montone  , ma si sono dimenticati che nella preistoria, quando vi erano ancora i culti totemici, l'animale totem di un popolo dava il nome anche al dio, o viceversa (giove, giovenco, juvenes, ecc.).
Quindi la tesi probabile al 90% è che la parola genovese belin derivi dall'antica parola dei galli-liguri Belenus.

 

 

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Altro / Nemici
« il: Luglio 02, 2013, 20:47:38 »
July 11, 1869. Summit Spring.
Dopo l'eccidio dei Dog  Soldiers  e la morte di Toro Alto,due uomini,di popoli avversi,stavan ancora battendosi.

-Pa-He-Has_Ka ( capelli lunghi), questo è il tuo ultimo giorno! guarda il sole, sta calando e prima sia sceso del tutto la tua vita sarà mia!-
Così urlava un comancheros,un bianco cacciatore di pellerossa.

'' Viso pallido, io avrò il tuo scalpo!'',ribattè il  fiero Dakota.

La sua famiglia era stata spazzata via dai bianchi e lui non avrebbe mai avuto pace finchè non li avesse vendicati affinchè potessero cavalcare sereni nelle grandi praterie di Manitu.

Entrambi volevano andare oltre la prossima collina,l'indomani ,  con pendente dalla cintura lo scalpo dell'altro.

Il sole di un rosso fuoco tramontava accendendo il canyon di riflessi spettacolari, i raggi rimbalzavano sul tomahawk e sul fucile.

La tensione era altissima, ore che combattevano ed il corpo a corpo di poco prima li aveva stremati.

 Il bianco era riuscito a saltare dietro una roccia sparando evitando la scure del pellerossa.

Quest'ultimo,arco teso e freccia pronta ,cercava un punto sicuro tra le rocce per aggirarlo ed ucciderlo.

Il sole andava ad incendiare le montagne avvolgendole nel suo rossore spettacolare.

Gli avvoltoi impazienti ed innervositi dalla sera che si avvicinava volteggiavano sulle loro teste.


 Improvvisa una voce segnò, per il momento, il destino dei due nemici:
<Luigi! è pronta la cena.. sali!>

-Si mamma, arrivo!-

Si salutarono sorridendo,recuperando dal muretto i TEX  e gli Zagor che s'erano scambiati e rimandarono al giorno dopo lo scontro.

L'imbrunire abbracciava un cortile che restava in attesa dell'indomani per ritrasformarsi in un canyon. 

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Anch'io Scrivo poesia! / Fuori e dentro me
« il: Luglio 01, 2013, 22:42:53 »

'Vieni a cena?'

-arrivo...sto finendo un lavoro...-

''va bene''

La testa persa dietro appunti,contatti,appuntamenti,orari,timbri e ruote.

''Te lo porto di la?''

-no,no...arrivo-

rumori in cucina,poi silenzi.

Qui a cercare far coincidere gli orari degli impegni.

Ti piace fare il capetto,ripeto a me stesso,ora sbrigatela..

Dalla cucina silenzio.

Non mi accorgo delle ore che scorrono.

-finito,arrivo -

In cucina nessuno.

Una tovaglietta all'americana sul tavolo,un piatto con del pollo,un bicchiere con acqua,rigorosamente gassata,del pane,una mela.

Resto immobile.

Un quadretto carino?no,una scena della striscia di Gaza bombardata nella mia mente.

Soffoco il dolore che cresce.

Mi affaccio in camera.

Una donna in miniatura è coricata,al buio.

Solleva la testolina e,con un sorriso, sussurra:

' Ti avevo preparato  il tutto,poi non hai potuto...buona notte'

-notte- rispondo.

Silenzio.

Fuori e dentro me

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Anch'io Scrivo poesia! / Piove
« il: Giugno 29, 2013, 15:22:56 »

 
Ho aperto la porta finestra della cucina..
me ne son venuto di qua..
guardo il terrazzo..
piove
. le gocce saltellano sul pavimento per non bagnarsi
silenzio totale intorno...
il pesce rosso dalla vaschetta mi guarda stranito
ed io gli faccio le boccacce

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Altro / Graziella
« il: Giugno 28, 2013, 12:18:55 »

Martino giocherellava col suo ciuffo ribelle che gli si rovesciava in viso.
La maglietta con l'Uomo Ragno ed i pantaloncini  azzurri,sedeva sotto il porticato;
si alzò di scatto, era stufo stare a guardare il cielo giocando con le nuvole a costruire animali fantasiosi.
''mamma-disse- vado da Roberto''.
Si avviò pensando ''gli domanderò in prestito la bici, non la usa mai, così farò qualche corsa per i campi.''
Camminava spedito sollevando terra e polvere sulla stradina di campagna che lo portava a casa dell'amico.
'' quando arrivo gli domando la bici, non dirà di no, è un amico''
Il sole picchiava creando miraggi giocando con l'umidità attorno.
'' e se non fosse d'accordo? lui non la usa mai ma se fosse di cattivo umore e me la rifiutasse?
Bè, sarebbe un suo diritto ma... io non gliela rifiuterei l'avessi''
Ora vedeva la casetta dell'amico avvicinarsi al suo sguardo.
'' potrebbe dirmi no e magari protestare per la richiesta e...'' 
Dalla finestra Roberto vide arrivare Martino.
-Mamma, arriva Martino, lo volevo chiamare per dirgli  che ho deciso regalargli la bici, ma già che sta arrivando glielo dirò di persona-
Martino aveva ora il passo pesante, in testa tanti pensieri non felici:
'' magari mi dice:- Figurati se te la impresto!-, oppure-- Non la uso ma non te la lascio''.
Era ormai davanti casa di Roberto, il quale   sulla porta gli  sorrideva.
'' eccolo, è lì.. sorride.. si... ma appena gli domando la bici me la negherà... infatti guardalo... sembra lo sappia, è davanti la porta per sfottermi e dirmi no...
ma che amico del cavolo... uffa!!!! ed io sceso fin qui, avrei ricambiato e lo sa.. invece sono certo mi dirà di no!''
Roberto sorrideva, tenendo la bici andandogli incontro.
Martino, quando gli fu davanti si girò di scatto urlando:
'' va al diavolo, Te e la tua bici!!!!

Il sole ancora alto rifletteva sulla vernice di una Graziella inconsapevole.

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Altro / Aria
« il: Giugno 24, 2013, 15:20:18 »
Il sole alto,splendente. il mare tranquillo carezza la riva: la brezza leggera sfiora i loro visi
,i bambini giocano tra la sabbia della spiaggia e le lievi onde.
Starei giorni a guardarli,qui,a Te vicino. Tu,volto sereno,sorridente.
Che quiete...il tempo si è fermato come in una fotografia... su di un muro delle righe....tacche?
-si,arrivo- papà mi chiama,scendo dal cavallino a dondolo,nell'aria profumo di buono,la mamma è all'opera felice.
Sulla parete delle righe...
Adoro i suoi seni,e non solo... la bacio con ferma dolcezza,poi con passione,di due corpi ora uno all'unisono;
 
 lei su di me,sul soffitto delle righe..
.tacche?
Risate,battute,musica,i miei amici sanno sempre come passare una bella serata.
Bevo da un flut,bollicine allegre come me,sul bancone delle righe...
buio.
 
Luce improvvisa-
siamo in tanti in questa stanza,già, troppi.
Volti sbiaditi,stanchi,maglie sudate.
 
In tasca ho una matita,segno in terra una riga,l'ennesima tacca
. L'ora è finita. Sino a domani.
 
Anno 2231. Il Ministro di Giustizia l'aveva promesso ed ha mantenuto.
Le carceri sono disumane,provvederemo. Han creato un gas,lo immettono nelle celle.
Ha un solo effetto negativo:dopo 2 anni di 'uso' Ti paralizza e dopo pochi minuti sei morto.
 
Non Ti obbligano ad inalarlo,ma dopo aver provato nessuno rinuncia.
Il Ministro ha mantenuto fede alla promessa,la situazione nelle carceri non è più inumana,con il gas nell'ora d'aria sognamo emozioni reali
. Il prezzo la morte dopo 2 anni,ben speso...e le carceri diventan più spaziose.
Conto le mie tacche,735.Poco più di due anni...avverto un formicolio,non sento le gambe... domani,son certo,per me niente   ora d'aria...gassata           

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Altro / 'E magari sei l'unico a capirla..'
« il: Giugno 24, 2013, 02:24:02 »

Seduto nello scompartimento guardava distrattamente fuori...
il treno seguiva la sua strada, le rotaie si snodavano attraversando distese verdi e ponti;
ogni cosa spariva risucchiata all'indietro.
Un ' scusi, è libero?' lo fece voltare svogliatamente a rispondere '-si, certo- più scocciato che altro e pensando ' ci sono solo io, azzarola domandi' ma alzando lo sguardo si rimangiò il pensiero inelegante.
Lei era entrata e stava sistemando i suoi bagagli: capelli lunghi sulle spalle una camicetta rosa... la gonna stretta e lunga e quando girò lo sguardo verso lui apparve il volto più melodioso avesse mai visto;
incorniciati su quel viso spiccavano gli occhi lucenti come un mare in cui anche il marinaio più esperto sarebbe naufragato, un nasino perfetto, 2 labbra eleganti ed un sorriso da sciogliere anche le nevi perenni del cuore di Scrooge.
Si sedette di fronte a lui che, seppur emozionato e, diciamolo pure, nel pallone più totale, tentò un approccio -viaggia da sola?- per poi riflettere ' ma che belìn di domanda ho fatto'!! '
Lei sorrise, e la luce di quel distendersi delle labbra, illuminò lo scompartimento che ora era al buio causa l'ingresso in galleria;
a quel sorriso seguirono le presentazioni, ed alcune disquisizioni sulla quotidianità.
Lui sembrava ascoltare, ed infatti rispondeva, ribatteva, parlava di sé ma in realtà il suo vero io era altrove.. viaggiava, sognava domandarle il numero telefono... domandarle prendere un caffè alla prossima stazione, dove il treno per cambio batteria e rifornimento acqua si sarebbe fermato una mezz'ora buona... e poi... e poi lei avrebbe accettato, si sarebbero rivisti.. avrebbero cenato    in un locale intimo, al lume di candela... lei sarebbe arrossita per la sua galanteria e per l'audacia che a tratti dimostrava... avrebbero riso.. giocato... si sarebbero amati...
il treno fischiò annunciando l'ingresso in stazione, Lei si alzò come al termine di una piéce teatrale, quella della vita e del sogno di lui , salutando con un sorriso splendido...
la aiutò a scendere i bagagli e farfugliò un saluto pasticciato, come avesse delle mele in bocca... la seguì sin al predellino riflettendo che a chi si lascia non capita accompagnarsi.
La guardò sparire avvolta nella sua camicetta e nella gonna tra le persone che animavano la stazione.. Lui guardava fuori, ora non più distrattamente.
Il capotreno alzò la paletta, il locomotore sbuffò e riprese il cammino sulle rotaie...

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Enogastronomia / Ciambelle
« il: Giugno 23, 2013, 18:20:53 »
   Ciambelle
 

In un recipiente sciolgo il lievito nell'acqua tiepida. Aggiungo il latte, il burro, un uovo, zucchero, sale.

Mi domandi.
Ti domando.
Mille perché.
I miei, spesso, soverchiano i tuoi.

Miscelo gli ingredienti con l'aiuto di una frusta elettrica (anche con una frusta classica va bene) fino ad ottenere un mix molto liscio. Aggiungo metà della farina e miscelo per altri 30 secondi, o comunque finchè non sarà ben amalgamato il tutto e privo di grumi. Aggiungo la restante farina e finisco di impastare a mano.

Ferite così profonde che non possono cicatrizzarsi. Paure, angosce. Il limbo dei pensieri un'utopia.

Lascio l'impasto nel recipiente coperto con un canovaccio. a riposare per circa un'ora in un luogo tiepido.
Dopo su una spianatoia, stendo l'impasto fino ad ottenere una sfoglia con lo spessore di 1, 5 cm. Con una lattina di pomodori pelati, svuotata e lavata, ritaglio dalla sfoglia tutti i donuts, ora per creare il buco al centro uso il tappo di una bottiglia da 1, 5 litri di acqua.

Lascio le ciambelle ottenute sulla spianatoia ben infarinata, coperti a riposare per altri 45 minuti circa, in modo da far terminare la lievitazione.

Aspettare senza sapere cosa o temere saperlo.

In un recipente adatto per friggere, con i bordi abbastanza alti, scaldo molto bene l'olio vegetale (semi vari, arachidi, girasole, friol, etc...). Friggo un Donut alla volta, cuocendolo per circa 30 secondi per lato finchè la superficie sarà ben dorata, quindi lo tolgo dall'olio e lo metto su fogli di carta assorbente per eliminare l'olio in eccesso.

Te non mi capisci, io non so spiegarmi.
Non puoi capire, sei protagonista, per Te è giusto così.

Ecco, preparata la glassa ho terminato.

Quel che dico, quel che ascolto
quel che ascolti
quel che dici
fan un cerchio, un circolo vizioso che torna, sempre, al punto di inizio.
Come un Donuts.
Come una ciambella.
Di Homer.
Avvelenata

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Presentazioni / Salve
« il: Giugno 09, 2013, 14:20:38 »
Salve,
sono rino,appena giunto tra voi grazie alla segnalazione di una gentile utente...
da anni girovago nel mare del web e già 47nne giungo a voi
su me posso dire che una volta ho aiutato houdini che era rimasto chiuso fuori casa e poco altro...per ora,mi difetta la memoria,causa età :mah:
gran sito,gran forum!wow
ci 'sentiamo 'presto:-)

ciao :dharmainiziative:

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