Autore Topic: Futuro I  (Letto 467 volte)

Rubio

  • Mucca Cin Cin
  • *
  • Post: 262
  • Karma: +16/-5
    • Mostra profilo
Futuro I
« il: Aprile 16, 2012, 15:37:41 »
Futuro I

   Chi sei tu? Cosa ci fai nel mio letto? Io? Sono il tuo futuro. Il mio futuro? non ti conosco, non ti ho mai visto. Lo so, ma non per questo non esisto.
   E se non lo volessi un futuro? Se mi bastasse il passato? ho avuto un bel passato, sai? Lo so, ma nessuno può permettersi di non avere un futuro. E il mio sei tu? non assomigli in niente al mio passato. E perché dovrei? Dovresti, invece, aver voglia di assaggiarmi; dovresti guardarmi in faccia.
   Non mi interessi, so dove mi piace rivolgere lo sguardo ed io ho imparato, da sempre, ad evitare quelli come te. Da sempre? d’accordo, ma per sempre? Chi può dirlo? Ti hanno insegnato che si cambia?
   E perché dovrei cambiare? mi è andata sempre bene così; mai nulla che non valesse la pena: il meglio, sempre. Sicura? o è così che vuoi ricordarti? Stai attenta al passato  si nasconde, non lo guardi mai veramente in faccia; lo oblii per trovare la forza di vivere.
   Vuoi dire che mistifico? No, voglio dire che dimentichi. Il futuro, invece, non lo puoi dimenticare. Lo prendi tutto: polpa e coccia. Vada per la polpa ma la coccia te la lascio. A me? Magari potessi limitarmi a smaltire materiali così facilmente biodegradabili. In genere mi lasciano, improvvidamente, danni ambientali e scorie nucleari! Sono abituato a conviverci. Ma non sanno, i meschini, che lasciandole a me, le lasciano anche a loro, ai loro figli, ai figli dei loro figli?
   Questo succede perché non mi si vuole guardare in faccia, mi si preferisce lui, il rassicurante passato, facile da edulcorare e, lasciamelo dire, da abbindolare. Siete tutti così,  mi venite incontro ad occhi chiusi, ignari, ingenui. Colgo la sorpresa nei vostri sguardi, l’incredulità venata di nostalgia. Così, però, vi perdete il meglio.
   Il meglio? e tu saresti il meglio? Lo sanno tutti che si stava meglio prima, quando c’erano le lucciole … Sì tra le lucciole, sulla Via Gluck!
   Non volete vedere che porto il meglio e le cocce che coprono la polpa sono il frutto delle vostre vittorie, problemi nuovi che accompagnano la soluzione dei vecchi. Le opportunità del nuovo sono incalcolabili, ma nessuno vi ha preparato a coglierle. Hanno venduto bene una sola merce: la paura. La paura del nuovo, la paura di cambiare. E così partecipo alla festa senza essere invitato; me ne sono fatto una ragione. Ma mi dispiace, vorrei le fanfare, il sorriso limpido della tensione creativa, le forze giovani in prima fila che si fanno seguire dall’esperienza dei più.
   Finisce che qui, in questo vostro paese, sarò sempre prodotto d’importazione, di seconda mano, già usato altrove, fondo di magazzino. Un futuro vestito come un rassicurante passato.
   Eppure li avete avuti i Leonardo, i Bruno, i Galileo, i Marconi, i Fermi; quelli che hanno cambiato il mondo. Ma non li avete mai amati. I più lungimiranti tra voi chiedevano di cambiare tutto perché non cambiasse niente, figuratevi gli altri!
   Se poteste, fareste a meno di me; in subordine fate come se non esistessi. Mi scansate, mi guardate con sospetto, prima di prendere un po’ di confidenza ai voglia! Vi appellate alla vostra bella tradizione, all’arte, alla letteratura, alla scienza. Ricordate i tempi gloriosi dimentichi dei più che non partecipavano al  banchetto e che, con ogni probabilità, sareste stati tra questi: tra coloro che morivano a quarant’anni, o in guerra, o di parto, o non raggiungevano la maggiore età. E se riuscivano a metter su famiglia si struggevano di un lavoro avvilente e faticoso. Certo, le glorie antiche hanno forgiato il vostro presente, e anche me; come negarlo? Ma non basta, devono servire a costruire il nuovo, a far sì che non si ammali dei mali antichi.
   La verità è che ho bisogno di voi, se no non ce la posso fare. Ho bisogno di te. Vorresti conoscermi? darmi almeno una possibilità? Eviterò la retorica, eviterò di dirti che è a te che daresti una possibilità  (so che non mi crederesti, che non mi daresti retta). Cercherò di essere sobrio e non invadente. Ma so, purtroppo, di diventare cattivo, anche mio malgrado: se mi rifiuti, mi trascuri ti arrivo addosso quando meno te lo aspetti e mi prendo tutto; ti lascio spaesata, attonita a contemplare macerie che tu stessa, col tuo rifiuto, avrai contribuito a generare.