Autore Topic: Poche parole  (Letto 1506 volte)

Rubio

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Poche parole
« il: Aprile 20, 2012, 15:56:59 »
         Poche parole. Molte volte, finito di rileggere ciò che ho scritto, anche a distanza i mesi, mi scopro un groppo in gola e le lacrime che mi rigano il volto. Che sintomo è? che l'altro da me che scrive ha colpito nel segno e mi ha fatto commuovere? che sono autoreferenziale e parlo solo a me? che sono fragile come non mai? che sono efficace nel mostrarmi e lì mi riconosco? che mi riapproprio di me? e gli altri? pianse per la sua Bovary? e l'altro per la sua Karenina? Se crei creature vive puoi innamorartene? puoi provare pietà per quel te che ti si palesa dalla carta, dove tu l'hai messo e solo lì scoperto? Forse è solo autocoscienza. Non si piange sul lettino dell'analista? e perchè? è pudore della nudità, ma anche consapevolezza che solo così, nudo, sei vero; senza quegli stracci che fan da velo alla certezza. Fragile che solo a persone speciali puoi mostrarti, a chi non abusa, raccoglie e restituisce intatto e accresciuto.
Si scrive per sè, ma ora che mi beo a leggere ciò che altri similmente scrivono, penso che non solo; vuoi che torni qualcosa di quelle carni nude, rese imperfette dalla natura e dal tempo, un accenno, un respiro, un soffio, che ti indichi, incontrovertibilmente, che non è un soliloquio, che non stai scivolando nella pazzia, che qualcun'altro possa gioirne. Che il successo altrui nulla ti toglie e se l'altro è riuscito a rendersi chiaro forse puoi nutrirtene ancora e trovare la forza per far meglio e in questo rispecchiarti.
Scrive Nihil, ed ha tragicamente ragione, “Io non faccio leggere nulla. I miei parenti non stanno nemmeno ad ascoltare, mio marito dice che sono temini, i miei figli ridono( giustamente) o dicono che è roba disfattista. Credo che il detto nemo profeta in patria sia sempre valido, anche perchè è difficile scindere la conoscenza personale dell'autore, dall'autore stesso. Nei nostri scritti credo compaia qualcosa di noi che a prima vista non è rilevabile, ciò forse destabilizza il lettore amico, che non sa cosa dire, in un senso o in un altro. Qui ci si commenta perchè abbiamo gli stessi interessi, di scrittura, di lettura e molte altre cose, inoltre sappiamo cosa c'è dietro a ogni scritto: un pensiero, uno sforzo di comunicazione, un regalo di condivisione. I parenti, penso, credano ad un atto di esibizionismo nei loro confronti, che vivono come se fossero messi su un gradino inferiore. Forse sono così solo i miei parenti ?! mia cognata arrivò a dire di far leggere i miei racconti a suo figlio, così mi poteva dare un parere! insomma, come se avessi fatto i compiti a scuola.
Trovai la cosa il massimo dell'arroganza. Faccio leggere solo a voi e che i miei scritti piacciano o no...siamo sempre amici come prima”.
Riscontro esattamente lo stesso. Mettiamo in imbarazzo chi ci conosce, tranne pochi. I pochi che si sono risolti o, almeno, si sono avviati a farlo, che non hanno invidie. Questo è il punto “lìberati dall’invidia e così sia”. È un sentimento spregevole, il meno umano, anzi negatore della natura umana, che ti allontana dall’altro che dovrebbe essere il tuo fine. Sono feroce con l’invidia, non che non ne sia, anche se raramente, vittima, ma la tengo a bada.
Forse mettiamo similmente in imbarazzo anche noi stessi ma non possiamo invidiarci senza scivolare in un vortice autoreferenziale e da lì la commozione: incapacità di gestirlo quel vortice e riconoscenza per avercene, nel contempo, liberato.
Dovrebbero provare tutti a liberarsi, a mettersi a nudo, dovremmo consigliarlo. Non siamo speciali, siamo solo quelli che ci hanno provato e ne hanno tratto giovamento. Gridiamo che stiamo bene, che siamo felici, ciascuno per sé e per noi come comunità di simili. Facciamo proseliti, liberiamone un altro e poi un altro ancora fino a non aver più tempo per leggerli tutti e sceglieremo a caso nel mucchio, sapendo che non a tutti potremo rispondere. Ma altri lo faranno in nostra vece e, esattamente, come avremmo fatto noi, forse meglio, e nessun rimpianto mai ci adombrerà.
   Sono solo a commuovermi? sono l’unico efficacemente autoreferenziale?  l’unico fragile? o qualcun altro mi fa compagnia? E chi sembra più forte, che “sta come torre ferma che non crolla giammai la cima”, lo è veramente? O siamo noi, resi flessibili combattendo a nostro modo la nostra intima fragilità, a resistere meglio alle intemperie della vita?

tere67

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Re:Poche parole
« Risposta #1 il: Aprile 27, 2012, 14:03:35 »
E' molto bello, spontaneo ed efficace. La trovo una cosa, per altro, molto coraggiosa quella di pubblicare una pagina del genere. Normalmente quando si scrive si tratteggia il nostro corpo vestito di panni altrui. E' come se dentro quelle pagine ci fosse il nostro io nascosto dalle vesti di qualcun altro. Mostrarsi completamente nudi non è così facile, accade solo negli scritti veramente personali, quelli che rimangono sigillati nei cassetti o che si ha la volontà di donare a una persona cara della quale siamo certi che non smetterà mai di amarci e di conoscerci.
ciao Tere

Rubio

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Re:Poche parole
« Risposta #2 il: Aprile 27, 2012, 16:04:46 »
Grazie Tere per quest'aggiunta di riflessione. R.

Faber

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Re:Poche parole
« Risposta #3 il: Maggio 06, 2012, 11:49:26 »
Qui si va a toccare (quasi con mano) la problematica dei rapporti umani: mai semplici, mai trasparenti.
Scrivere, in questo caso ma non é solo il tuo, é o dovrebbe essere oltre ad un atto di donazione, una possibilità in più per comunicare a chi vuol stare ad ascoltare per comunicare un concetto o un'emozione più profonda.
Sul perché poi si debba constatare l'invidia di chi ci legge (ma perché l'avrà fatto, mi chiedo) non mi soffermo ulteriormente, poiché l'hai già ben espresso tu nel tuo scritto. Il problema, dal mio punto di vista, é indirizzare i miei pensieri (ancorché in forma scritta) verso chi effettivamente ha voglia di ascoltare ed, eventualmente, approfondire anche dibattendo, sul piano del confronto "mentale". Ma su questo non tutti possono essere d'accordo nel farlo e nel condividere.
Quindi, suggerirei di scrivere a priori ed a prescindere, senza chiedermi successivamente "perché" non sono stato capito e se sono stato criticato o, peggio, deriso!
Fallo e basta. Per te stesso (ti ritroverai nel futuro a rileggerti, scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo e di diverso di te stesso), e per noi che abbiamo sicuramente la voglia di "bearci" e "riempirci" delle esperienze degli altri, che come noi stessi, condividono il piacere della lettura. E non solo!! Alla prossima. Faber  :)
 
"Tutte le anime sono immortali. Ma le anime dei giusti sono immortali e divine" Socrate

L'uomo non può creare nessuna opera che sopravviva ad un libro

Rubio

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Re:Poche parole
« Risposta #4 il: Maggio 06, 2012, 19:39:12 »
Grazie Faber. Tutto giusto ma, per me, resta il fatto che certi comportamenti risultano inesplicabili. Nihil ha dato una traccia poderosa da seguire, tu hai aggiunto del tuo. Noi, tra noi, possiamo anche bearci, ma è la fuori che viviamo e capire cosa succede è imprescindibile. E' il nostro riferimento, volenti o nolenti. Saluti
                               Rubio

nihil

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Re:Poche parole
« Risposta #5 il: Maggio 07, 2012, 09:15:06 »
Tranquillo Rubio, anch'io mi commuovo, ho scritto certi pezzi che mi fanno sempre lo stesso effetto e poi mi dico...ma davvero ho scritto queste cose? ma forse è semplicemente uno strato di noi che affiora, un pensiero o una sensazione che arriva a galleggiare sopra le altre. Forse abbiamo un'anima a buccia di cipolla, una buccia sopra l'altra pronta ad essere sfogliata. Bene, dunque...sfogliamo!  :-*

ciro

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Re:Poche parole
« Risposta #6 il: Maggio 15, 2012, 17:57:24 »
Ritrovarsi a ridere o piangere ancora una volta su parole che noi abbiamo scritto e potremmo ripetere a memoria come se fosse sempre la prima volta è un piacere unico. Non si può spegare se non a chi lo ha provato direttamente. Amici carissimi, seppure in ritardo, ho letto le vostre emozioni riguardanti questa febbre che ci assale, cattura e ci allontana ancora di più dal grigiore che ci circonda, seppure a colori. Queste emoziomi sottili, quasi evenescenti non temono l'usura del tempo, l'intolleranza degli uomini seconda solo alla loro superficialità. Abbiamo ricevuto un dono, piccolo o grande, riconosciuto o deriso, non importa. E nostro, questo conta. Non scordiamolo mai.

Rubio

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Re:Poche parole
« Risposta #7 il: Maggio 15, 2012, 20:29:52 »
Mi sembra che hai capito. Grazie, Ciro. Saluti
                                                         Rubio

piccolofi

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Re:Poche parole
« Risposta #8 il: Maggio 28, 2012, 18:20:42 »

   Bravo Ciro, esprimi davvero bene l'insieme di confusi sentimenti che possono prenderci.
   Quanto al rileggersi.....si, lo si fa, anche senza necessariamente commuoversi, ma solo per
   lo strano gusto di essere poi anche lettori di noi stessi, come uno dal di fuori : sono in
   qualche modo due facce di una stessa medaglia.

nihil

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Re:Poche parole
« Risposta #9 il: Maggio 29, 2012, 22:03:50 »
vero Piccolofi, a volte non mi ricordo nemmeno cosa ho scritto, sono pochi i racconti che mi sono rimasti in mente, ed allora quando mi capita di rileggere qualche pezzo non è raro che pensi...ma che cavolo volevo dire? oppure, ah, però, che pel racconto!  ;)

Sì, siamo lettori di noi stessi e a volte è piacevole leggerci come ci leggono gli altri. abow

piccolofi

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Re:Poche parole
« Risposta #10 il: Maggio 31, 2012, 15:48:42 »

   Io, nel mio antidiluvianesimo ( ug ! ), ho scoperto molto in ritardo e grazie al lavoro il
   computer.   Sapevo fare solo lo stretto necessario, vedevo che c'era una Posta Elettronica
   ma per un certo tempo ho ritenuto non mi riguardasse.  Poi, dovendola usare, mi si e' aperto
   il piacere della comunicazione in tempo reale.
   E cosi' ho partecipato di quando in quando al Forum del ns. Ente, e ho scambiato mail con
   colleghe amiche.  E' stata soprattutto una di queste che mi ha detto che mi leggeva tanto
   volentieri e che no, non dovevo scusarmi se scrivevo troppo, ecc.
   E cosi'....a parte lo scrivere ad altri, ogni tanto mi sono scoperta a rileggermi anch'io : si,
   come dall'esterno, un po' mi sentivo buffa e un po' no, che male c'era in fondo?
   Siamo pieni di idee prefissate e preconcette, sugli altri, su noi stessi, su tutto, ci facciamo
   scrupoli, ci scusiamo, cerchiamo giustificazioni razionali....
   Ma e' molto piu' semplice essere quel che siamo, senza sensi di colpa, e chi vuol ridere rida,
   chi vuole scandalizzarsi si scandalizzi, tanto..... ci giurerei che si rilegge anche lui ( o lei )!