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Topics - Birik

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Cassonetto differenziato / Irpinia
« il: Aprile 15, 2017, 22:13:35 »
So bene che questo scritto scandalizzerà i più benpensanti, ma tant'è!
L’Irpinia negli anni ’70 era una pacchia
Era la seconda metà degli anni ’70 e io non ero ancora maggiorenne. Anni di piombo li avrebbero chiamati poi, ma per me sono stati gli anni più belli della mia vita.
Al Liceo Scientifico “P.S. Mancini” di Avellino scioperi ed occupazioni erano all’ordine del giorno, si parlava molto di politica, si organizzavano cortei, si scriveva sui muri ”Fuori la Nato dall’Italia” o “A morte Kossiga”. A volte, si piangevano compagni periti in scontri armati, quando ti sorprendevi a scoprire che, magari, avevi avuto un brigatista in classe. Certo sono stati anni di stragi destabilizzanti, ma vivi, impegnati. Niente lasciava prevedere che nel decennio successivo avremmo assistito alla “Milano da bere” dei paninari craxiani: triste anteprima dell’ancora più triste ultimo ventennio.
Comunque non è di questo che vorrei scrivere, vorrei piuttosto ricordare l’entusiasmo e la fibrillazione con la quale aspettavamo il mese di settembre. Strano a pensarci, in genere a quell’età si aspetta giugno e le vacanze, il mare e gli amori estivi. Noi aspettavamo che maturasse la canapa.
Qualche amico più grande ci aveva fatto provare lo spinello di erba locale e… ci era piaciuto. Ma possibile che tutto quel ben di Dio crescesse spontaneamente nelle campagne circostanti? Era possibile: piante autoctone di ogni forma, grandezza e colore. Grandi tanto da aver bisogno dell’accetta, o piccole e tozze con rami resinosi. Canapone infumabile o concentrazioni di THC altissime.
La natura aveva sparso il suo seme ovunque nella verde Irpinia. Una pacchia!
Ricordo la piana del Laceno, un altopiano nel cuore della regione ora diventato stazione sciistica, piena, ma così piena di piante da non poter credere che non ci fosse la mano dell’uomo. Infatti, come scoprimmo poi, i contadini più anziani non disdegnavano una pipata di “o’ canno”. C’era sempre qualche pianta di canapa nei campi di mais, i cui semi, avevano la funzione di tenere gli uccellini lontano dai gialli chicchi maturi. O’ canno poi era usato a scopo ricreativo in sostituzione del tabacco, che pure veniva coltivato, conciato e arrotolato in mezzi sigari. Il raccolto del mais aveva gli stessi tempi di quello della canapa… grande lavoro in campagna a settembre! Naturalmente non tutte le piante avevano un principio attivo accettabile, ma alcune erano molto meglio degli ibridi in circolazione oggi. Per ovviare all’inconveniente di doversi caricare una foresta nel portabagagli, ci eravamo organizzati in questo modo: acquarelli e pennellino, si colorava sia qualche foglia alla base, sia la cima da staccare, seccare e provare. Così da ritrovare poi le piante buone in base al colore.
Insomma in poco tempo eravamo rimasti coinvolti in un bellissimo gioco, fatto di natura, pic nic, discettazioni sugli incroci dei semi, sperimentazioni, estrazioni di olio e pressaggi di polline, senza che nessuno si accorgesse della nostra frenetica attività. Addirittura un anno, eravamo nell’81, trattammo delle piante con Colchicina, sulla base di esperimenti fatti in America, ottenendo una pianta triploide (la canapa è diploide) e quindi geneticamente modificata. Ma era troppo potente, da sembrare innaturale, così lasciammo perdere. Che non venga a nessuno in mente di ricreare la Supergrass alla Colchicina. Di fatto si effettua una mutazione genetica sui cui effetti poco si conosce; niente a che vedere con le ibridazioni che si fanno oggi in nord Europa.
Ci si illude di poter aumentare le percentuali di principio attivo, ma per esperienza personale posso affermare che ho fumato l’erba più sconvolgente in quel periodo, ed era certamente un prodotto della natura.
A gennaio si preparava il terreno, a volte si piantavano fagioli da rivangare dopo qualche settimana, così da rifornire il terreno di azoto e potassio, a marzo si piantava, a settembre il raccolto. E nonostante le attenzioni, quanti furti. A volte ci rubavamo le piante l’uno con l’altro, magari senza saperlo. Ognuno aveva la propria piantagione segreta, oltre a ciò che, sempre più di rado, si trovava per caso. Poi ci si confrontava sul raccolto come se fossero broccoli o patate.
Pochi anni di pace amore e fantasia sull’onda beatnik. Da una parte l’impegno politico, dall’altra la sensazione di libertà che ci dava l’autarchia cannabinacea. Il tutto sotto lo sguardo azzurro di Marco Pannella che combatteva le nostre battaglie. Poi però qualcuno ci vide il lucro. Quel “la” che noi ragazzi avevamo dato, fu colto da menti più imprenditoriali delle nostre e il gioco diventò presto mercimonio. Coltivatori con grandi appezzamenti si lanciarono nell’affare destando l’interesse delle forze dell’ordine. La canapa si presentava come coltivazione più conveniente del vino o addirittura del tartufo nero di Bagnoli. Cresceva rigogliosa e con poche cure grazie anche a un microclima ideale, simile a quello dell’Indu Kush.
Nel frattempo Polizia e Carabinieri avevano avuto il tempo di documentarsi e la repressione fu quasi immediata. Posti di blocco ad hoc nelle zone topiche e grande concentrazioni di elicotteri alla ricerca delle piantagioni più grandi. Qualcuno l’ha fatta franca per anni piantando sotto i vigneti di Aglianico e Fiano che caratterizzano la zona. Qualcun altro cercando radure in alta montagna, alcuni coltivando indoor.
L’epoca d’oro dei pionieri della canapa era però finita. Gli anni ottanta videro eroina, cocaina e anfetamina prendere il posto dello spinello. A quei tempi la proporzione fra il costo della canapa e per esempio dell’eroina era molto più ampia, e tanto più si reprimeva la libera coltivazione, tanto più si apriva un altro mercato ben più redditizio. Quanti amici persi nel percorso. Una specie di selezione naturale: in mancanza di guerre e carestie, i più deboli se ne andavano falcidiati dalle droghe pesanti.
Adesso sono grande, quasi anziana. Non ho però perso il cuore di fanciulla che mi fa sognare ad occhi aperti. La vita mi ha castigato più di quanto meritassi, ma se conservo la capacità di sognare, la fantasia, la curiosità e l’ingenuità di una ragazza, lo devo ad una abitudine speciale che è quella di stimolare la mente con la mia pianta speciale.

 


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Enogastronomia / Pastiera
« il: Aprile 14, 2017, 13:08:42 »
La pastiera è il dolce campano che più simboleggia la Pasqua. In un involucro di pastafrolla si sposa la ricotta con zucchero grano e uova; cannella, acqua di fiori d'arancio, canditi e scorzette di limone a fare da damigelle. Il risultato è un tripudio di profumi e sapori. Sembra che si chiami così perché a volte di usava la "pasta d'ajer",la pasta avanzata, in vece del grano. Le origini risalgono alla notte dei tempi, ai riti pagani in onore di Cerere e dell'estate incipiente.

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Ho seguito di recente le vicissitudini di Silvana De Mari, la dottoressa-blogger nota per i suoi romanzi fantasy, ma ancora di più per la sua crociata contro l’omosessualità, l'Islam e la parità di genere, i cui toni eccessivi l’hanno portata a finire sotto indagine da parte della Procura di Torino per istigazione all’odio razziale. La mia curiosità partiva dalla lettura di una sua intervista nella quale spiegava la pericolosità dei rapporti omosessuali  sulla salute,  tutto condito da un aurea di cattolicesimo radicale. La sua campagna contro i LGBT, le coppie di fatto,  l’Islam, la fecondazione eterologa etc etc, intanto continuava sui social.                                                        Questa signora il 19 marzo è intervenuta ad un convegno di Christus Rex, organizzazione dell’estrema destra cattolica, e, brandendo un’ascia,  ha incitato alla difesa dei propri valori con la violenza, se necessario; non ci può essere dialogo e dunque armiamoci.” San Giuseppe era un falegname, i falegnami usavano l’ascia per difendere la propria famiglia”dice la De Mari, proponendoci l’icona di una Sacra Famiglia armata, quasi a fomentare guerre di religione. Poi è passata ad altri argomenti che le stanno a cuore: l’inferiorità della donna e le conseguenze nefaste del femminismo, la pericolosità di una società che accetta gli omosessuali, ed altre chicche. La casa editrice Giunti per la quale la De Mari pubblica romanzi per ragazzi si è dissociata dalle sue idee e ci fa sapere che la scadenza del contratto è prossima.
Domanda: è tanto diversa questa signora dall’integralista islamico?


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Politica / Olanda
« il: Marzo 16, 2017, 08:43:42 »
Godo! Alla prova dei fatti, in Olanda - come prima in Grecia, in Portogallo, in Austria - la destra sovranista, xenofoba e identitaria non sfonda; agita, squassa, ma non vince. Certo, vince la destra liberale, basta poco a godere. Ma si capisce che una idea di Europa tiene e può rilanciarsi. Interessante che al centro del continente crescano i Verdi, le istanze ambientali e di ecologia della politica, che da noi si sono fatte fagocitare prima da un centrosinistra asfittico e dispersivo, ora dal populismo forcaiolo grillino, ambiguo e grigio. Spero che trovino la forza di rinascere anche qui.

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Pensieri, riflessioni, saggi / Avv. Zaina Processo penale
« il: Febbraio 09, 2017, 15:42:34 »
Riflessione a margine del tristissimo episodio di Vasto. Ormai i processi penali sono diventati vere e proprie ordalie, che devono soddisfare non già la sete di giustizia, bensì la sete di vendetta delle parti lese e dei loro familiari.

Nessuna delle istituzioni ha mai tentato di spiegare a persone, del tutto profane dei meccanismi procedimentali, quale sia la effettiva funzione del processo penale italiano che, se non ricordo male non è stato scritto nè da Robespierre, nè da Davigo o Travaglio e non è stato concepito nel corso della Rivoluzione Francese o di Mani Pulite (per fortuna).

Questa carenza culturale e di umiltà – da addebitare sia alla politica, che alla magistratura, che anche ai media sempre più proni dinanzi ai nuovi signori del diritto – ha generato i mostri odierni. Mostri, molte volte, seppure a fatica, comprensibili sullo stretto piano umano, giammai condivisibili su quello giuridico e sociale.

Se un processo – o di esso alcune imputazioni – si prescrive, perchè mai non sentiamo levare alti lai o proteste nei confronti di Procure della Repubblica che indulgono in indagini, soventi inutili, che ritardano la fase definitoria dinanzi al giudice terzo?

Perchè non si ha mai il coraggio di rivolgersi nei confronti di chi (il PM) è il vero arbitro e signore della prescrizione o, comunque, dello sviluppo del procedimento/processo? Se volete parlare di prescrizione studiate il codice di rito e bene, eviterete sciocchezze.

Questo giacobinismo d’antan si è evidenziato, poi, nel settore dell’omicidio stradale, che è divenuta una vera caccia alla streghe. Non si fraintenda. Chi commette una violazione del codice della strada che comporta conseguenze gravissime (morte o lesioni) deve pagare il proprio debito sanzionatorio. Le pene detentive e accessorie, però, c’erano già prima ed erano adeguate. In realtà, mancano tuttora gli strumenti scientifici e giuridici per potere raggiungere prove di responsabilità.

Una delle circostanze che più solleticano i giornalisti è quella che il conducente fosse sotto l’effetto di alcol o droghe. Se per il primo l’accertamento è ormai inequivoco, per le seconde non lo è affatto. Le analisi del sangue, delle urine e del tampone salivare, costituiscono metodiche inidonee a stabilire se il conducente fosse alla guida in stato di effettiva alterazione da sostanze stupefacenti.

Ma questo nessuno lo dice e basta una generica positività (segno di un’assunzione che potrebbe risalire a giorni prima del fatto) per potere dare in pasto il colpevole al popolo (novello terzo stato) che non chiede altro di processarlo mediaticamente (per la gioia del Giletti o della D’Urso di turno).

La giurisprudenza è troppo ondivaga e teme di introdurre principi che la popolazione non sia in grado di cogliere e condividere, assumendo decisioni che i soliti esaltati potrebbero volutamente fraintendere. Politica e media lasciano lo spazio al battistrada, guardandosi bene dall’intervenire e mettendosi opportunisticamente in scia.

È il linciaggio preventivo dell’imputato (non protetto adeguatamente dalla presunzione di cui all’art. 27 Cost.) che appare inaccettabile. Tutti si cibano di dotte citazioni della Costituzione, ma, alla fin fine questo homo homini lupus pare non interessare a nessuno. Sciacquiamoci la coscienza, tanto è successo ad altri, ma se dovesse succedere a noi saremmo capacità di sopportare questo atteggiamento?


Autore: Avv. Carlo Alberto Zaina
Nato a Rimini nel 1956. Patrocinante in Cassazione e Magistrature Superiori. Laureato a Bologna nel 1980, iscritto al foro di Rimini, esercita la libera professione. Segue l'intera parte legale di Dolce Vita e risponde alle domande degli utenti sul forum di Enjoint.



E invece homo homini lupus interessa eccome. Il sistematico depauperamento delle risorse destinate alla cultura ha prodotto nell'ultimo ventennio una gioventù qualunquista e disinteressata ai grandi temi; in contemporanea la crisi economica ha portato la classe media a scivolare nella povertà, subita con la giusta rabbia. L'unione delle due cose (oltre alle cause da lei citate) ha fatto si che una bella fetta della popolazione si sia lasciata andare a sentimenti di rivalsa, giustizialisti, razzisti e di intolleranza. Il risultato è ciò che lei Carlo chiama "giacobinismo d'antan". Alla fine a nessuno interessa quale sia la funzione del processo penale perchè il processo si fa in piazza e in quella allargata e pericolosissima dei social, dove il capolavoro delle classi dominanti ha chiuso il cerchio: far si che l'odio si sviluppi in orizzontale nella guerra fra poveri (anche di mente), e non in verticale, verso il potere. Un gentile saluto
Birik

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Politica / Lista di proscrizione
« il: Febbraio 08, 2017, 17:06:28 »
L'italia agli ultimi posti per la libertà dell'informazione. Leggo oggi che Di Maio ha compilato una lista di proscrizione dei giornalisti che attaccano il movimento. Tanto basta ad aumentare la mia diffidenza.

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Pensieri, riflessioni, saggi / Gli ultimi saranno i primi
« il: Febbraio 05, 2017, 02:59:53 »
Faye Dame è l'ultima salma estratta dall'Hotel maledetto di Rigopiano. Un uomo senegalese, con regolare permesso di soggiorno, venuto come tanti in Europa a cercare una vita migliore. Il console del Senegal Tullio Galuzzi ha inutilmente cercato una via diplomatica per riportare la salma nel suo paese di origine; gli è stato negato qualsiasi aiuto economico. Gli amici si sono allora tassati per permetterne il rimpatrio. Inutile dire che se fosse stato regolarmente assunto ci sarebbe stata una copertura assicurativa. Forse in un altro mondo gli ultimi saranno i primi.

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Politica / Salvini, uno sciacallo
« il: Gennaio 20, 2017, 16:30:15 »
A proposito di Salvini. Lasciate in pace gli sciacalli. Loro non mettono i doposci. ( a proposito della sua esibizione in doposci da Lilli Gruber)

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Pensieri, riflessioni, saggi / Cannabis e Controriforma
« il: Novembre 21, 2016, 12:14:13 »
Quando lessi del sondaggio di Dolce Vita, quello sull’ostacolo maggiore alla liberalizzazione della canapa, non ebbi dubbi sulla risposta da dare. Fra Stato, Mafie o Chiesa la mia risposta era la terza, senza dubbio alcuno. Provo a spiegare le mie ragioni partendo da lontano: dall’Umanesimo e conseguente Rinascimento.

Dopo l’immobilismo del due-trecento, una ventata di idee percorre l’Italia tutta, l’oscurità del Medio Evo si illumina della progressiva sete di conoscenza, il pensiero tende a farsi limpido, scevro dai condizionamenti della Chiesa. L’uomo è al centro dell’universo; filosofi, letterati ed artisti geniali a conferma delle nuove idee .

Immaginiamo solo per un’istante la concentrazione di poeti, pittori ed architetti che imperversavano in quell’epoca: da Petrarca a Boccaccio e poi Pico della Mirandola che fu l’emblema del nuovo pensiero, Michelangelo, Leonardo, Leon Battista Alberti e… non si può, sono troppi! L’italia vive così centocinquant’anni di scintille creative che, se non fossero state bloccate dalla dittatura ecclesiastica, avrebbero lasciato un’impronta ben piu profonda sull’uomo comune.

La Chiesa di Roma reagisce infatti a mezzo della Controriforma. Il pensiero doveva essere unico, allineato ai dogmi. E dagli allora con l’Inquisizione, la caccia alle streghe, i roghi, le torture. Fu abolito il segreto della confessione e i parroci provvedevano a denunciare gli eretici. Il culmine fu la condanna di Giordano Bruno arso vivo a Roma nel 1600, la fine dell’epoca vide il genio di Caravaggio pittore maledetto, che raffigurava le Madonne con modelle prese per strada.

Nello stesso momento in Europa, grazie a Lutero e a Calvino fervono idee protestanti e con loro il pensiero rivoluzionario di un uomo nuovo e di una Chiesa senza gerarchie. Quasi come se il pensiero umanista, soffocato da mano papale, riprendesse respiro in altro luogo. La confessione è vista come dialogo con Dio, l’unico a poter scorgere eventuali menzogne ed il vero pentimento, che non abbisognava di alcun intermediario terreno.

Dopo, spento l’ultimo rogo, per tutto il ‘600 e parte del ‘700 fiorì il Barocco, a celebrare i fasti di una Chiesa che aveva vinto sull’uomo. L’ Italia non vedrà un’onda di idee così fertile se non attraverso i timidi tentativi di introdurre i principi dell’illuminismo, sfociati nella rivoluzione Napoletana del 1799 e stroncata sul nascere dalle truppe raccogliticcie del Cardinale Ruffo di Calabria.

L’ultimo guizzo rivoluzionario al quale l’Italia ha assistito, fu di sicuro la Resistenza, la cui memoria fu quasi offuscata dal Cattocomunismo, tanto odiato da Giorgio Amendola ma perseguito da Aldo Moro (Dc) che, poveretto, ci rimise le penne. I mandanti dell’omicidio andavano a braccetto col Vaticano.

Senza oltre divagare oserei addirittura sostenere che sia il Fascismo che il Berlusconismo, l’infamia del secolo scorso e l’onta di quello in corso, sono figli della Controriforma la quale, aldilà della sua accezione religiosa, non è altro che il continuo impicciarsi del Vaticano in faccende che non lo riguardano, la costante pressione sulla libertà di pensiero ed il conseguente accodarsi al potere costituito. Ambedue le dittature sono maturate col beneplacido della Chiesa che ha assolto criminali e condannato innocenti.

L’Italia è una Repubblica laica, è scritto nella Costituzione, obbedire ai comandamenti di una Chiesa retrograda, nemica della crescita umana, non è cosa degna di una società civile.
Se penso dunque al fluire del pensiero, condizione che si può provare facilmente accendendo un joint, alla fantasia che provoca un chilum di Charas, al popolo dei filo-cannabinacei, pacifista, ecocompatibile, quasi beatnik del ventunesimo secolo, con facilità comprendo l’astio del Vaticano. L’erba è un pericolo, è il demonio!

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Cogito ergo Zam / L'amica geniale
« il: Ottobre 18, 2016, 08:03:42 »
Qualcuno ha letto la trilogia di Elena Ferrante/ Domenico Starnone? Io non ci sono riuscita

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Enogastronomia / E Manfredi c'a recotta
« il: Settembre 20, 2016, 12:50:26 »
I Manfredi sono un formato di pasta simili alle Mafaldine o Reginelle, tutti con nomi da re. Si narra che Manfredi di Svevia, figlio dell'immenso Federico II e con lo stesso pallino di un'Italia Meridionale unita e antipapalina, fu accolto dalla popolazione del Sannio con un piatto di pasta di un formato strano, confezionato apposta per l'illustre commensale: pappardelle di semola dai bordi arricciati conditi con ricotta e cacioricotta. Il piatto fu molto apprezzato dal povero Re che poco dopo perse la vita proprio nel Beneventano. Ancora oggi a Napoli, specie a Carnevale, si consumano "e Manfredi c'a recotta". Al piatto tradizionale è stato aggiunto il pomodoro entrato in uso nel '700 grazie ai grandi cuochi borbonici, quei monzù che fecero della cucina napoletana la più gustosa del mondo...o quasi.

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Cogito ergo Zam / Post di mio figlio
« il: Agosto 17, 2016, 09:42:33 »
A tutti quelli che: la società multiculturale è un utopia, il caos ecc. Fate un po mente locale sulle societa' monoculturali: Corea del Nord, qualche staterello del medio oriente, il Vaticano, e poi? E quale sarebbe l'utopia delle due, scusate?
A me tra l'altro risulta che le nazioni al momento dove la qualità della vita è ottima,dove i diritti umani, civili e del lavoro sono più rispettati, l economia funziona meglio, non c'è ombra di attentati e gli eserciti vengono usati più per costruire che per fare guerre, ovvero Canada ed Australia, siano le società multiculturali per antonomasia. Rinnovo il sempre verde invito alle persone di mettere il naso fuori casa, prima di sparare sentenze a cazzo di cane...

Un post su un social di mio figlio, costretto ad espatriare per mantenersi.

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Cassonetto differenziato / Nizza
« il: Luglio 19, 2016, 12:36:14 »
Il killer di Nizza beveva alcol, mangiava maiale, si drogava e faceva sesso con altri uomini. Insomma era più un buon cattolico.

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Cassonetto differenziato / Manuale del giovane attentatore
« il: Luglio 17, 2016, 08:16:10 »
 Come superare un posto di blocco:
Agli agenti che, in stato d'allerta per precedenti (presunti) attentati,
vi chiedono dove stiate andando con un camion di 15 mt
nel centro pedonale di una notissima località di villeggiatura
di un paese già duramente colpito (si presume, sempre),
e nel giorno della "grande festa nazionale" di quel paese,
nell'ora di maggior affollamento e senza avere nemmeno il "pass"...
Dichiarate candidamente che state andando a consegnare dei gelati.
Vi parrà strano, ma questa semplice locuzione farà spalancare
il posto di blocco che manco le acque del mar rosso a Mosè!!!!
E non dovrete nemmeno portarvi dietro i gelati....

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Comunicazioni alla e dalla redazione / Propaganda
« il: Luglio 16, 2016, 06:48:27 »
Ma forse la scarsità di presenze è dovuta alla propaganda "contro"? Da blog letterario, fucina di scrittura, idee e poesia a strumento che diffonde odio.

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