Autore Topic: Ciò a cui prestiamo attenzione  (Letto 479 volte)

presenza

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Ciò a cui prestiamo attenzione
« il: Gennaio 31, 2014, 18:41:42 »
Ogni lettera è un segno d'amore per noi stessi e nei confronti degli altri...



Cara F.,
ti voglio fare dono di alcune riflessioni solo per suggerirti un punto di vista differente, senza che ciò implichi da parte mia giudizi, accuse o soluzioni alla buona.
Riconosco in te una sofferenza radicata e che t'impedisce di guardare oltre, sorridere, essere leggera quando ciò è possibile o anche capace di affrontare le difficoltà che la vita a tutti pone di fronte.
E perciò ti dico che quello a cui prestiamo attenzione determina sempre la qualità della nostra vita. Infatti continuiamo a vedere le stesse cose finché alle medesime supposizioni guardiamo nel medesimo modo, le voci cominciano a dirci come stanno le cose e noi abbiamo l'abitudine di confermarle e ascoltarle, ci lasciamo ipnotizzare dal familiare ritornello e sprofondare sempre più nell'infelicità:  "nessuna prova basta per chi non vuol credere" ( Werfel).
Se puoi inghiotti una dose di "sono grato di sapere che c'è una possibilità (e c'è) di trovare la via d'uscita dalla sofferenza. Quando hai un momento di chiarezza (e sai di averlo, anche se all'ego piacerebbe farti credere il contrario) dì un profondo grazie a tutto quello che c'è in te di disponibile e sincero.
Il modo per liberarsi dalla sofferenza è vedere chiaramente come la tratteniamo e come smettere di farlo. Non si è felici perché si ottengono le cose che vogliamo ma, grazie a quell'atteggiamento di chi accetta fiducioso, aperto e gentile. Se andiamo in giro senza sosta dicendoci cose del tipo: "non avrò mai un lavoro decente" oppure "nessuno vorrà mai stare con me, nessuno mi vuole" la cosa non può non avere un impatto sulla nostra vita. Quando vediamo con consapevolezza cosa accettiamo e cosa rifiutiamo, abbiamo l'occasione di lasciare andare la resistenza e il giudizio su persone, cose e situazioni con cui abbiamo lottato tutta la vita. E' difficile, molto difficile, essere grati per le circostanze della vita che ci mettono in contatto con una rabbia paralizzante o con una totale disperazione, ma queste circostanze sono essenziali, se veramente vogliamo mettere fine alla soffernza. Perciò si deve lasciar andare tutto quello a cui ci si aggrappa che è sofferenza, non curandosi di quanto noi siamo nel giusto o quanto nel torto sia un altro o come possiamo essere giudicati dagli altri.
Viviamo in un mondo di infinite possibilità e ricordiamo a noi stessi che per liberarci dalla sofferenza non dobbiamo prendere niente sul piano personale:

- non offendersi: siamo un tormento sia quando offendiamo che quando ci offendiamo ed è impossibile controllare se offendiamo o no;
- non essere difensivi: se veramente vogliamo mettere fine alla sofferenza, capiremo che l'unica cosa a voler essere difesa è l'egocentrismo;

Fa parte della visione buddhista vedere il dolore come il dolore anziché come il Mio dolore. Il dolore esiste, la vita è dolorosa ma niente di tutto ciò è personale, nessuno accetta che queste leggi della vita valgano per loro. Lo comprendiamo in teoria ma, quando abbiamo un problema allora subito è uno choc.

Vogliamo che le cose siano differenti e per questo soffriamo, quando abbiamo un'idea di vita e la confrontiamo con ciò che invece è allora troviamo manchevole la vita così com'è e dunque soffriamo. Soffriamo quando crediamo che la vita, così com'è, sia sbagliata. Soffriamo quando ci distanziamo dalla vita e giudichiamo che quel che è non dovrebbe essere così.
Collera o beatitudine? Puoi sempre scegliere.


G.