Autore Topic: Quando la mente divaga e apre una ferita antica  (Letto 366 volte)

presenza

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Quando la mente divaga e apre una ferita antica
« il: Aprile 10, 2014, 22:30:24 »
E per un attimo ho sentito una stretta al cuore e ancor di più ho abbracciato lei, l'ho come accarezzata dentro al mio pensiero fatto poi di poche cose, di un credo che nel tempo ho difeso, sentito come la pelle quando il sole la riscalda. Lei allora, e le lacrime sono salite e poi discese lungo le guance come figurate e se dicessi, se raccontassi dove principalmente sono concentrate direi lì dove il calore brucia e tutto intorno pulsa di vita. E tutto questo dopo aver visto cosa sarei e cosa poi non sono, chiusa ogni notte dentro a quattro mura forse senza coraggio, senza l'avventura. Così dev'essere o sono io che manco a me, a quella che non ho seguito, a lei che non ho dato mai abbastanza, a lei che ho solo chiuso senza possibilità di uscire senza nemmeno la voglia di liberare e a timidi passi farla camminare. Forse dovrebbe correre, sarebbe ancora tempo, o tempo è solo una parola che metto avanti prima per non cadere rovinosamente a terra?
Sarà che non ci credo, e la paura smuove i miei passi morti, di quelli fermi come fossi pietra e niente al mondo può farli ritornare in vita. A chi ho dato ascolto in tutti questi anni, sì lo so c'entra me stessa, quella che non ascolta niente, quella che insegue e basta senza sapere dove arrivare e come andrà a finire. Una sola, una era la mia vita e invece ne ho vissuta un'altra parallela. Quanto ne ho respirata e di quanto poi mi sono allontanata e ora eccomi qua con un bicchiere vuoto, il viso in  fiamme che parla di passione, e una realtà fatta di piccole cose, rifugio in nome di quel tempo quando stavo a guardare me stessa con la penna in mano.
Come chiamare tutto questo boccone amaro, se c'è un disegno sarebbe ora di vederlo, così che possa dire finalmente a cosa è servito tutto questo tempo.
Ci sono delle vite destinate a non sapere, forse la mia sarà una di queste?