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Post - Serpico61

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Fantasy / Il volto 1^ parte
« il: Ottobre 15, 2011, 22:59:14 »
Quando scese dall'aereo si rese immediatamente conto che qualcosa non quadrava. Ma fu solo quando toccò il suolo che capì di cosa si trattasse. Le persone. La gente sembrava diversa, strana. Il primo fu l'addetto al rifornimento degli aerei. La tuta arancione leggermente larga, le scarpe e i guanti da lavoro, tutto perfettamente nella norma. Ciò che stonava era il volto.Quando l'uomo si girò un brivido gli percorse la schiena sino ad arrivare alla base della nuca. Gli occhi, il naso e la bocca erano assenti. Uno strato di pelle completamente piatta le sostituiva. - Fatto buon viaggio signore? - Da dove provenisse la voce non seppe dirlo, si voltò e quasi si mise a correre verso l'interno dell'aereoporto. Trafelato e ansimante aprì la porta scorrevole e restò ammutolito. Un centinaio di persone si voltò e lo fissarono (per modo di dire) in contemporanea, erano tutti, indistintamente, senza volto. Completamente paralizzato osservò una vecchia signora zoppicante andargli incontro - Che ci fa lei qui? Non dovrebbe essere qui....se ne vada! - La voce stridula gli frantumò il cervello. Con uno sforzo immane riuscì a sbloccarsi. Mollando il bagaglio a mano, iniziò a correre verso l'aereo che aveva appena lasciato. L'addetto al rifornimento era sempre la. - Ci ha ripensato signore? La nostra città non le garba? - Stavolta la frase si concluse con una risata grottesca e macabra. Con due falcate percorse la scaletta. Stranamente i passeggeri si trovavano ancora tutti al loro posto, i volti perfettamente normali lo guardarono con espressioni di sorpresa. Occupò subito il proprio posto e chiuse gli occhi cercando di riprendere il controllo. - Si sente bene signore? La voce calda e suadente della hostess glieli fece riaprire. Inorridì nel vedere la faccia piatta della giovane, sentì che nella sua mente qualcosa andava spezzandosi. Il suo urlo echeggiò per tutto l'aereo. Silenzio. Quando si svegliò intuì d'essere in un letto. Cercò di muovere un braccio...inutilmente - Stia calmo signore...ha avuto un brutto incidente... - Aprì la bocca per dire qualcosa ma con orrore si rese conto di non averla più. Riuscì finalmente ad alzare un braccio e, con foga, si tastò il resto del volto. Nulla. I  polpastrelli toccarono solo una superficie liscia...piatta. - Si ritenga fortunato signore...lei è l'unico sopravissuto di un terribile incidente aereo - Disse ancora la voce. - Come faccio a respirare? - pensò, ma in quell'istante sentì un grosso ago penetrargli nello spazio in cui, una volta, erano posizionati i suoi occhi, poi...di nuovo...il buio... -

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Horror / Mater Dei ultima parte
« il: Ottobre 03, 2011, 18:51:59 »
Trascinò la ragazza svenuta sino dinanzi all'altare centrale lasciando la presa dei suoi capelli. Il tonfo che produsse la sua testa quando si verificò l'impatto col pavimento sembrò rimbombare per tutta la chiesa. Salì quindi i tre gradini che lo separavano dall'altare vero e proprio e s'inginocchiò. Quando si alzò si diresse spedito sul retro, attraversò i banchi deserti del coro e sparì dietro una porticina perfettamente mimetizzata col rivestimento in legno massiccio della parete. Ne uscì qualche minuto dopo reggendo sulla spalla sinistra una croce ad  altezza naturale. Nonostante il fisico possente faticò non poco a trasportarla proprio davanti all'altare. L'appoggiò quindi a terra e scostò una delle grosse pietre che costituivano il pavimento della chiesa.  Questa nascondeva un incastro che sembrava coincidere perfettamente con la base della croce. Dopo aver dato un'occhiata alla ragazza ancora svenuta, provo' a issare la pesante croce per riporla nell'incastro ritagliato apposta per ospitarla. la spinse un paio di volte per provarne la stabilità, annuendo soddisfatto. Tornò quindi in sacrestia e indossò con calma i paramenti sacri, facendo attenzione a non tralasciare alcun particolare. Ritornò in chiesa, si accorse che la scena era come l'aveva lasciata pochi minuti prima. La croce innalzata davanti all'altare svettava a sinistra, mentre la ragazza iniziava a dare segni di ripresa. Si avvicinò in fretta al corpo disteso a terra, la prese nuovamente per i capelli e la fissò in volto. Le palpebre sbatterono un paio di volte prima di mettere a fuoco il viso del prete. Poi un'autentica espressione di terrore apparve negli occhi della donna, si era ripresa del tutto. Senza pensarci due volte le passò le braccia sotto le ascelle e la rimise in piedi in un attimo. La donna non oppose resistenza, ma non fece nulla per agevolarlo. - Don Massimo...fermo...aspetta... - Elda, la perpetua, li scrutava immobile dalla porticina che portava alla sacrestia. - Ogni volta ti devo aiutare...sei un perfetto idiota...lascia quella donna...SUBITO! - Come folgorato da quella voce obbedì immediatamente. Il corpo della ragazza atterrò per l'ennesima volta sul pavimento con un tonfo sordo. - Come pensi d'inchiodarla con la croce innalzata? Le altre volte come abbiamo fatto? - Il prete abbassò la testa e arrossì a quel rimprovero. Sapeva perfettamente che Elda aveva ragione, ma nonostante ciò represse a fatica un moto di collera, avrebbe sistemato volentieri anche lei un giorno o l'altro. Afferrò la croce e la liberò dall'incastro distendendola a terra, quindi guardò di nuovo Elda con astio. - Bene, don Massimo...ora puoi agire... - disse la perpetua annuendo. Prese di nuovo la ragazza e la sistemò sulla croce, un Gesù Cristo al femminile lo fissava dal basso, gli occhi sbarrati e non ancora consapevoli di ciò che stava per succedere. Dalle mani della perpetua comparvero come per incanto un martello e una scatola di robusti chiodi. - Ora, don Massimo...è giunto il momento... - Completamente in trance il prete prese ciò che Elda gli porse, afferrò un braccio della ragazza cercando di tenerlo fermo, ma in un impeto di ribellione ella iniziò a dimenarsi in maniera forsennata. A questo punto Elda prese in mano la situazione. Con un gesto potente nonostante l'esile figura, scostò il corpo massiccio del prete mandandolo a gambe all'aria. Afferrò il martello e un grosso chiodo e lo puntò decisa alla fronte della ragazza. Levò il braccio sin sopra la testa per poi calarlo con forza sorprendente sul chiodo stesso. Uno schizzo di sangue caldo mischiato a frammenti d'ossa e materia cerebrale la investirono istantaneamente ma, per sicurezza, continuò a battere sino a che del chiodo non s'intravide solo la parte rotonda. La ragazza non emise alcun gemito, le gambe iniziarono a tremare convulsamente e uno schizzo d'urina bagnò la tunica. Poi rimase immobile. Elda si alzò. Il sangue della ragazza le colava dal volto ma il suo sguardo era deciso. S'avvicinò a don Massimo e lo guardò con disprezzo - Questa è la quinta maledetto incapace...grande e grosso come sei...un incapace...sei un incapace... - La rabbia sembrò montarle di nuovo e d'istinto alzò il martello puntandolo alla testa del prete - No...mamma...ti prego no... - Il martello rimase sospeso per un lungo istante, poi la mano della perpetua s'abbassò lentamente - Portala insieme alle altre...subito! - Egli s'alzò immediatamente e prese il cadavere in braccio. Senza guardare la madre si recò subito nel reliquario. Il tanfo lo assalì immediatamente, ma non vi fece caso. Aprì con cura la quinta delle dieci bare in vetro che occupavano per intero la stanza. Con altrettanta cura vi pose il corpo della ragazza e la baciò in fronte. - Questa è l'ultima figlio mio...il prossimo sacrificio dovrà essere cosa tua...sento d'avere ancora poco da vivere... - La voce di Elda lo fece sobbalzare ma, con le lacrime agli occhi  s'avvicinò alla donna inginocchiandosi - MATER...FIAT VOLUNTAS TUA... -

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Horror / Mater Dei 3^ parte
« il: Ottobre 02, 2011, 19:15:41 »
- La messa è finita...andate in pace... - Don Massimo s'inchinò davanti all'altare quindi si diresse verso la sacrestia. Dopo aver congedato i chierichetti ed essersi tolto i paramenti sacri si osservò allo specchio. La ferita bruciava ancora maledettamente, le unghie della donna erano penetrate in profondità tagliandogli mezza faccia. Sentì un tremito percorrergli le membra, avrebbe punito quella miscredente come meritava, avrebbe fatto la fine delle altre, nessuna che capisse, nessuna che comprendesse appieno il motivo del suo gesto. Quando si voltò si ritrovò di fronte il volto rugoso e rinsecchito di Elda, la perpetua, come sempre non l'aveva sentita arrivare. Fissava insistentemente la garza che gli ricopriva il viso. - Mai visto nessuno massacrarsi a quel modo nel farsi la barba...dovrebbe stare più attento don Massimo...si sente bene?... - Il prete cercò di ricomporsi, la donna non era una stupida ed era certo che non si riferisse solo alla ferita. - Stia tranquilla Elda, mi sono rasato in fretta stamani e a volte capita...può andare...ci vediamo domani... - La donna esitò un attimo, fece due passi incerti, si voltò e lo squadrò di nuovo, quindi si avviò verso l'uscita scuotendo la testa, un secondo dopo la porta si richiuse alle sue spalle. Era finalmente solo. Dopo aver ben sprangato ogni accesso alla chiesa tornò in sacrestia e si recò immediatamente dinanzi a una grande libreria dentro la quale, in perfetto ordine, erano stipati numerosi testi antichi. Con sicurezza passò una mano sopra un'antichissima copia della bibbia, Un sibilo leggero leggero precedette lo scorrere di tutto il mobile. Appena ebbe uno spazio sufficiente da cui passare, don Massimo invertì il meccanismo e il varco si richiuse in un attimo. Percorse quindi un breve corridoio e ben presto arrivò davanti a una porta. Una pesante chiave girò nella serratura, entrò e se la richiuse immediatamente alle spalle, respirò a fondo, un altro sacrificio si sarebbe compiuto quella notte. La ragazza era distesa su un tavolaccio in legno, le braccia e le caviglie saldamente fissate con cinghie di cuoio. Il naso aveva smesso di sanguinare ma appariva orribilmente storto, sformato. Il respiro era ansante e difficoltoso, non riuscì a capire se stesse dormendo o fosse ancora svenuta. Prese la borraccia e versò l'acqua direttamente sul viso della giovane. Ella ebbe un sussulto, tossì e spalancò gli occhi osservandolo con terrore. - Bentornata tra i vivi mia cara...anche se ancora per poco...- Da un vicino armadietto prese un altro indumento e si avvicinò di nuovo a lei. Questa volta si trattava di un velo dello stesso colore della tunica, con gesti rituali alzò leggermente il capo della donna e glielo sistemò nel miglior modo possibile. La osservò con uno sguardo che passò dalla venerazione all'adorazione, mentre grosse lacrime bagnavano il suo volto, facendogli bruciare tremendamente la ferita. - MATER - Una sola parola detta con una devozione e un candore che per un attimo la lasciarono senza fiato. Poi comprese. - Figlio mio...se vuoi che mi prenda cura di te devi liberarmi...vorrei abbracciarti...figlio mio...ti prego... - In preda a un'estasi tremenda don Massimo iniziò a sciogliere le cinghie che la tenevano ferma. Appena fu libera la ragazza ebbe l'impulso di fuggire ma per sua fortuna riuscì a trattenersi e prese l'uomo per le spalle attirandolo a sè con dolcezza. - Non preoccuparti figlio mio...siamo di nuovo insieme...nessuno ci separerà mai più.... - Don Massimo si lasciò andare dolcemente sul petto della donna, poi d'impulso le abbassò violentemente la tunica lasciandole il seno completamente scoperto. Prima che ella potesse aver modo di fare qualcosa le azzannò i capezzoli succhiando e mordendo tanto da far fuoriuscire il sangue caldo. Un urlo lacerante le uscì dalla bocca e questo sembrò aumentare ulteriormente la furia dell'uomo. Torcendole con forza il naso fratturato la fece inginocchiare e, come in precedenza, l'afferrò per i capelli iniziando a trascinarla. - In chiesa...deve avvenire in chiesa...- La giovane svenne di nuovo....

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Horror / Re: Mater Dei 1^ parte
« il: Settembre 30, 2011, 19:17:33 »
Grazie ragazzi, ho pubblicato la seconda parte  ;D

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Horror / Mater Dei 2^ parte
« il: Settembre 30, 2011, 19:16:36 »
L'uomo la squadrò dalla testa ai piedi e annuì soddisfatto. Le si avvicinò e fece scorrere un dito sulle labbra gonfie. -Ti fa molto male? - La voce era pacata, quasi gentile. Sentì di nuovo le lacrime scorrere lungo il viso, cercò di parlare, ma si accorse di avere la gola riarsa e in fiamme. Deglutì un paio di volte e con un fil di voce riuscì a mormorare solo poche parole. - Acqua...per favore... - Con una mano si massaggiò la gola indolenzita, mentre l'uomo si voltò e sparì dietro una porticina che non aveva notato in precedenza. Abituata la vista grazie alla flebile luce proveniente da una candela, fece scorrere lo sguardo per la piccola stanza in cerca d'una via di fuga, ma quello che vide, oltre la porta sprangata, fu una minuscola finestrella protetta da solide sbarre in ferro. Al posto dei vetri erano inchiodate delle massicce assi in legno all'apparenza indistruttibili. Fece per avvicinarsi ma venne trattenuta dal rumore dei passi dell'uomo che tornava. Nella mano destra teneva una borraccia da campeggio, nella sinistra un sacchetto di carta. Egli notò immediatamente la direzione del suo sguardo e abbozzò un sorriso benevolo. - Non riusciresti mai a passare da lì, anche ammesso che tu riesca a rompere le solide assi e procurarti una lima per segare le sbarre, ti sarebbe impossibile oltrepassarle...troppo strette...rimarresti incastrata - Una risata che le fece accapponare la pelle accompagnò quelle parole, ma durò soltanto lo spazio di qualche secondo. - Siediti! - Fu un ordine più che un invito. Quindi le lanciò la borraccia e il sacchetto che atterrarono in prossimità dei suoi piedi. - Ti consiglio di mangiare, mia cara, e ti conviene non fare troppo la schizzinosa per il contenuto, sino a domani a quest'ora non avrai più nulla - Le si avvicinò, quindi, con fare minaccioso inducendola a rannicchiarsi sul lercio materasso e s'irrigidì quando l'uomo infilò una mano sotto la tunica che l'aveva costretta a indossare, arrivando in pochissimo tempo al perizoma. Quando accennò una timida reazione, le afferrò un seno stringendo all'inverosimile. Il dolore lancinante e la paura fecero scattare in  avanti la sua mano. Le unghie lunghe e affilate incontrarono il viso dell'uomo graffiando fino in profondità la guancia dall'altezza dell'occhio fino alla mandibola. Il sangue schizzò violento imbrattandole il volto e la tunica, sangue caldissimo che le bruciò il viso come cera bollente. L'uomo emise un vero e proprio ruggito e la guardò con il furore negli occhi. La afferrò quindi per i capelli trascinandola di peso verso la porticina che celava la stanza a lei sconosciuta. Sentì la schiena lacerarsi al contatto col pavimento in pietra. Quando varcarono la soglia il tanfo che non aveva saputo riconoscere al momento del suo arrivo in quella casa dell'orrore si fece più acuto. Era odore di morte, di putrefazione. L'uomo la sollevò quindi di peso come se fosse stata una bambola di pezza - Puttana! Maledetta puttana! Mi hai fatto male...molto male... - Il tono di voce fu simile a quello di un bambino lamentoso e con orrore comprese d'aver di fronte un pazzo scatenato. Per la prima volta ebbe l'occasione di osservarlo bene nonostante la situazione. Ciò che vide fu un viso imberbe, un ragazzo col volto trasfigurato dalla rabbia e dalla follia. Non ebbe tempo di pensare ad altro, una violenta testata le frantumò il naso...sentì chiaramente le ossa sbriciolarsi prima d'accasciarsi svenuta sul freddo pavimento...-

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Horror / Mater Dei 1^ parte
« il: Settembre 29, 2011, 18:55:49 »
La ragazza ebbe solo il tempo d'intravedere un'ombra. Un braccio possente le serrò la gola mozzandole il respiro, mentre l'altro le strappava con furia il cellulare che, sino a un attimo prima, teneva incollato all'orecchio.Lo vide volare a parecchi metri di distanza per frantumarsi poi al suolo. Cercò disperatamente di girare la testa ma la morsa che la teneva bloccata era ferrea, decisa. - Non fiatare... - Due parole secche e perentorie che bloccarono ogni sua velleità di reazione. La piazza, in quella serata di fine novembre era quasi del tutto deserta, persone per lo più solitarie l'attraversavano frettolose, probabilmente ansiose di tornare alle proprie abitazioni. L'uomo la spinse lentamente ma con decisione verso il vicolo che separava l'imponente mole del Duomo con l'altrettanto maestoso edificio del Battistero, di forma ottagonale. La scarsa illuminazione li fece avanzare praticamente alla cieca, ma l'uomo sembrava molto sicuro della direzione da prendere. Dopo alcuni metri infatti s'arrestò di colpo serrandole ancor di più il braccio attorno al collo, alcuni pallini colorati le balenarono dinanzi agli occhi, temette di svenire. Fu un suono metallico a farla riprendere dal torpore, l'uomo stava frugando nelle tasche...chiavi... pensò lei. Con quel poco di movimento che le permetteva la posizione cercò di individuare una porta, ma non vide nulla...solo buio. Sentì l'uomo imprecare più volte, poi d'improvviso fu spinta con violenza contro la parete. Il contatto con i freddi mattoni fu tremendo, pur riuscendo con un braccio ad attutire l'impatto, parte del suo volto subì un colpo tale che la lingua le si chiuse tra i denti. Il dolore lancinante fu seguito subito dopo dal sapore metallico del suo stesso sangue. Quando cercò di sputare, un paio d'incisivi rotolarono a terra, nel buio del vicolo risaltarono candidi come solo i denti ben curati possono essere. Poi l'uomo la riprese. Questa volta furono i capelli ad essere afferrati con violenza. Si sentì trascinare all'interno di un edificio, il tanfo di chiuso e di un altro odore che non seppe riconoscere al momento e che le assalì le narici fu tremendo, sentì una porta sbattere con inaudita violenza. Il buio era totale. Si strinse le spalle con le braccia, il tremito che percorreva le sue membra era incontrollabile. Silenzio. No...qualcosa proveniva dall'angolo più lontano, sembrava piuttosto un ansimare lento e regolare. Si fece coraggio, si sforzò - Chi è lei...cosa vuole da me...la prego...sicuramente si sbaglia... - Per tutta risposta si sentì afferrare di nuovo, i suoi occhi non si erano ancora abituati all'oscurità del luogo. Fu sbattuta sopra qualcosa di morbido, un materasso probabilmente. Le dita dell'uomo s'insinuarono alla vita, con uno strattone poderoso la gonna al ginocchio venne strappata lasciandola col solo perizoma rosso acquistato il giorno prima. Uno schiaffo potente in pieno volto la fece desistere da qualsiasi protesta quindi le stesse mani passarono alla camicetta che cedette subito mostrando il reggiseno dello stesso colore delle mutandine. Gli occhi le si riempirono di lacrime, aveva sentito di alcune donne violentate e aveva ascoltato le loro esperienze allucinanti. Seppur con la mente in subbuglio si rese conto di trovarsi nella medesima situazione, in un gesto d'estrema difesa si portò le mani al seno e serrò con tutta la propria forza le cosce, chiuse gli occhi. - Indossa questi...subito... - Il tono perentorio fece si che lei obbedisse immediatamente,quando socchiuse di nuovo le palpebre una luce debole rischiarava appena l'ambiente. Riuscì a malapena a distinguere i lineamenti dell'uomo ma nulla più. Le stava porgendo alcuni indumenti che lei prese automaticamente - Mettili...in fretta...altrimenti.... - Non fu necessario che proseguisse, in preda all'angoscia la ragazza si alzò ed infilò quella che sembrava una tunica lunga e di un colore simile al viola. Il tessuto era grezzo e le solleticò la pelle nuda, un brivido la percorse quando fissò di nuovo il proprio aguzzino...
 

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Erotico / Novello de Sade- 2^ parte
« il: Settembre 26, 2011, 18:55:28 »
Attira la ragazza a se con decisione, ne studia ogni minimo particolare mentre il respiro si velocizza in maniera vertiginosa. In un attimo la gira sul ventre,un filo di saliva gli cola da un angolo della bocca leggermente socchiusa. In preda al delirio strappa letteralmente la camicetta e la gonna della ragazza che sembra sopportare il tutto con rassegnazione. Si aspettava un perizoma ed invece la ragazza indossa un paio di culotte che coprono buona parte delle parti intime. Sempre più eccitato e furioso si china di nuovo ai piedi del letto, una frusta terrificante quanto letale appare tra le sue mani, avrebbe fatto a pezzi quelle stupide mutandine e con esse quello che vi si trovava sotto. La giovane gira un attimo la testa sentendo la frusta vibrare nell'aria, con un fil di voce riesce a sussurrare " Ti prego...la luce...spegni la luce...ti prego..." sebbene in preda alla lussuria più sfrenata egli

non vede motivo per non esaudire quella richiesta, chinandosi verso il comodino cerca a tentoni il pulsante della lampada...tac!...rumore metallico...ad un tratto egli sente il polso attanagliato da qualcosa di freddo...duro...un lampo gli attraversa la mente ormai alla deriva..."Le manette!...cazzo...le manette!..." vicino alla frusta aveva posto delle manette, in caso la vittima fosse stata recalcitrante. Con orrore si accorge che il proprio braccio è bloccato alla testiera in ferro battuto del letto. Il silenzio è assordante ora, nelle orecchie solo il proprio respiro e il battito assordante del cuore. " Maledetta puttana...che vuoi fare?...vuoi
più soldi?...non c'è problema...ma liberami subito...altrimenti ti farò pentire d'esser nata..." la voce è stridula e se ne accorge anch'egli tanto che riprende cercando di assumere un tono più amichevole " Senti...non volevo davvero farti male con quella frusta...tutta messinscena capisci?...serve per eccitarmi..." silenzio...silenzio assoluto...comincia a provare prima freddo, nonostante la temperatura perfetta della camera. poi terrore...ad un tratto due braccia possenti lo issano del tutto sul letto, in ginocchio...il braccio libero viene fissato saldamente alla testiera con una corda robusta. Cerca disperatamente di distendersi, ma le stesse braccia lo afferrano per i fianchi costringendolo a rimanere in ginocchio, d'un tratto quello che sta per accadere lo travolge come un treno in assoluta velocità. Vorrebbe urlare, ma un robusto fazzoletto annodato gli viene passato sulla bocca, togliendogli quasi del tutto il respiro. Un lieve sospiro gli solletica il lobo dell'orecchio, una voce appena sussurrata..." Juan Manuel Garcia...per servirla...signore..."  Un dolore lancinante...buio...

" Notizie dall'interno " recita il giornalista alla tv " Il premier ha dovuto interrompere la prevista visita in Argentina a causa di un'infezione intestinale molto dolorosa, il portavoce ha affermato che la data del rinvio sarà comunicata al più presto" ed ora linea alla rete, buonasera.

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Erotico / Novello de Sade- 1^ parte
« il: Settembre 26, 2011, 18:54:07 »
La giornata è stata pesante, come tutte le sue giornate d'altronde. Sciogliendosi il nodo della cravatta si avvia verso la camera da letto, una stanza in cui potrebbe vivere tranquillamente una famiglia di tre persone. Seduto al tavolino si osserva nell'enorme specchiera in stile barocco, uno dei tanti regali ricevuti durante i suoi viaggi. Lisciandosi la pelle del volto sorride soddisfatto all'immagine riflessa, il chirurgo plastico ha fatto un ottimo lavoro, nessuno direbbe che viaggia ormai verso gli ottanta. Questa riflessione gli rammenta l'appuntamento di quella sera, un altro sorriso stavolta completamente diverso dal precedente affiora sulle sue non rughe...lussuria...lascivia...licenziosità, un moderno e attempato marchese de Sade, pronto all'ennesima sfida. Si alza e inizia lentamente a spogliarsi, l'abito su misura riesce in parte a nascondere il ventre prominente, nudo mostra tutti i segni dell'età, cosa alla quale nessun chirurgo potrebbe rimediare. Osservandosi di nuovo allo specchio porta una mano al pene flaccido che pende inerte da quel corpo in disfacimento, il contrasto col viso curato e florido è imbarazzante, con un'alzata di spalle si avvia quindi verso il grande letto, di lì poco la magica pillola assunta un paio d'ore prima avrebbe il suo massimo effetto. Un ronzio fastidioso gli fa aprire gli occhi, rendendosi conto di essersi assopito afferra il cellulare dal comodino " è arrivata signore..." poche parole che lo risvegliano immediatamente " Fatela salire " la laconica e secca risposta. Quindi si alza e si avvia deciso verso il grande armadio in noce che custodisce solo parte del suo guardaroba, i "capi notturni" ama egli definirli. Toglie quindi da una gruccia una vestaglia di seta rossa con bordi e cintura neri, uno dei suoi capi preferiti. Un altra capatina davanti allo specchio e dopo un'attenta valutazione decide finalmente di rimettersi a letto. La posa è preparata, l'ha sperimentata molte volte e ha sempre funzionato. Assolutamente calmo e tranquillo fissa la porta della stanza, sente già qualcosa a livello dei lombi agitarsi. Ne aveva viste molte, ma quella che si staglia sulla porta gli toglie letteralmente il fiato nonostante la sua espressione resti imperturbabile, un'erezione istantanea e potente tende il davanti della vestaglia, non fa nulla per nasconderla anzi, vuole che lei veda. Con passi felpati e studiati la creatura si dirige verso il letto, ha la pelle color dell'ambra, ambra scuro, levigata, indossa una camicetta bianca aperta sul davanti che mostra parte dell'abbondante seno, la gonna è solamente una striscia appena sufficiente a coprire il bacino, ma quello che colpisce il nostro uomo sono le gambe, lunghe, affusolate, i polpacci scolpiti e ben delineati guizzano mentre la giovane si avvicina, egli allunga una mano, lei l'afferra- continua...

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Altro / Re: La signora in nero - ultima parte
« il: Settembre 25, 2011, 20:41:16 »
Grazie a tutti ragazzi, troppo buoni  ;D

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Altro / La signora in nero - ultima parte
« il: Settembre 24, 2011, 15:49:46 »

- Paola - ....aprì gli occhi di scatto guardandosi attorno terrorizzata. Non c'era nessuno nel corridoio eppure qualcuno aveva scandito con chiarezza il suo nome. Scese lentamente dalla scaletta e controllò l'orologio, si era appisolata per una ventina di minuti. Che avesse sognato? Si massaggiò il braccio destro rimasto indolenzito e iniziò quindi a percorrere avanti e indietro il lungo corridoio. - Paola - Stavolta il tono fu più perentorio, più nitido, ma quello che la sconvolse al punto da farla immobilizzare sul posto, fu il fatto che riconobbe quella voce, nonostante l'umidità della sera piccole gocce di sudore le si formarono sulla fronte, proprio alla base dei capelli. Voltò il capo con lentezza esasperante, le dita della mano destra segnarono solchi profondi sul palmo della sinistra, le unghie, tenute molto lunghe, squarciarono la carne tenera, il sangue sgorgò copioso ma lei non se ne accorse nemmeno. Fissò con gli occhi sbarrati la lastra in marmo contenente i resti decomposti del marito, si aspettò da un momento all'altro che un essere spaventoso con gli abiti laceri e putridi, uscisse da quel buco e l'aggredisse straziandola in pochi istanti. Nulla di tutto ciò. - Paola - Questa volta la voce era alle sue spalle. Incapace di voltarsi chiuse gli occhi e con tutta la forza che le restò emise un urlo terrificante, persino gli uccelli notturni si zittirono. Furono secondi interminabili scanditi solo dai battiti del suo cuore impazzito. Barcollando si ritrovò di nuovo davanti alla tomba del marito, qualcosa attirò la sua attenzione ma non capì subito di cosa si trattasse. Un pipistrello passò vicinissimo ai suoi capelli, la perfetta piega era ormai un ricordo. Cacciò il vampiro con un braccio e, tornando a guardare il tumulo, capì. Non era la stessa fotografia quella che la fissava dalla lastra di marmo. Non era quella che lei aveva scelto accuratamente per accontentare i parenti del consorte. Quella mostrava un uomo deciso, integro e burbero, un uomo che incuteva soggezione. La giacca scura e la cravatta in tinta sull'immacolata camicia bianca mostravano in pieno l'uomo di successo. Si strofinò gli occhi gonfi e tornò quindi a guardare. Quello che vedeva immortalato era sempre un uomo affascinante, ma in questa foto vestiva un paio di bermuda bianche e una camicia arancione da far inorridire chiunque, ai piedi delle comunissime infradito. Sorrideva, i denti candidi sembravano scintillare - Paola...sono qui...girati... - Fu troppo per lei, le gambe le cedettero e si ritrovò sdraiata per terra a fissare il soffitto. Il pipistrello atterrò velocissimo sul suo seno prosperoso e la guardò. Gli occhi azzurri del marito la fissarono divertiti mentre grosse gocce di sangue uscirono dalla bocca di quest'ultimo lordandole il viso ormai stravolto dal terrore. Scosse quindi violentemente la testa come a voler scacciare quell'incubo, ma quando il pipistrello parlò, ogni briciola di razionalità la lasciò definitivamente. - Mi hai succhiato il sangue tutta la vita mia cara...hai rubato i miei soldi...mi hai tradito in continuazione...ti prendevi gioco di me...mi hai ucciso. - La voce era quella di sempre, pacata e calma, ma lei non lo sentiva più, ormai in preda alla pazzia pura iniziò a menar fendenti con le braccia nel tentativo di scacciare quell'essere demoniaco. Con un ultimo e disperato sforzo riuscì a rimettersi in piedi. Una delle scarpe costosissime si era sfilata nella caduta e, zoppicando, si mise a correre verso il cancello d'uscita. Come la volta precedente vi sbattè contro con irruenza ferendosi alla fronte. Si voltò solo per vedere che il pipistrello stava arrivando a gran velocità. Osservò le lunghe sbarre e le punte accuminate, quindi iniziò a scavalcare. Era quasi arrivata in cima quando la gonna si impigliò in una delle punte. Cercò disperatamente di liberarsi ma quando sembrò sul punto di farcela un dolore lancinante alla base del collo le strappò un urlo. Si sentì letteralmente sollevare, la gonna si squarciò quando si ritrovò sospesa a mezz'aria. I denti aguzzi del pipistrello la reggevano senza difficoltà. Questa volta la voce del marito le rimbombò nel cervello - Potevi avere tutto maledetta...ora...ti aspetto... - Spalancò quindi le fauci e, dopo un volo di tre metri, il corpo della donna s'infilzò in una delle punte. Quando l'indomani il custode, alle sette in punto arrivò per aprire, per poco non svenne. Il cancello era completamente aperto, il corpo di una donna orrendamente impalato svettava su una delle punte. Un pipistrello passò sopra di loro, al custode parve di sentire una specie di risata.

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Altro / Re: La signora in nero 2^ parte
« il: Settembre 24, 2011, 15:47:59 »
dharmas Briccone (anche se in un certo senso fai bene a tenerci con il fiato in sospeso)
il briccone corre un rischio tremendo: se non reggerà fino in fondo verrà dato in pasto a Bruno Vespa!

Di fronte a tale rischio pubblico subito  :ohohohoh:

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Altro / La signora in nero 2^ parte
« il: Settembre 23, 2011, 18:37:36 »
Si asciugò le lacrime col dorso della mano, in passato aveva affrontato situazioni ben più difficili, specialmente riguardanti gli affari di suo marito. Ma in quel momento si sentiva smarrita, sola, incapace di risolvere un problema all'apparenza ridicolo. Studiò per un attimo l'altezza del cancello, impossibile scavalcarlo nonostante la sua buona volontà, le sbarre terminavano con punte aguzze, già vedeva gli addetti mattutini trovarla impalata con gli occhi sbarrati per il terrore. Le corse un brivido lungo la schiena, al solo pensiero. Subito dopo, un barlume di speranza la fece sobbalzare, aveva sentito dire che fosse previsto, come tutti i congegni  a distanza, un marchingegno da usare per le emergenze, un " Apriti Sesamo" che avesse potuto toglierla da quella situazione. Come una forsennata, iniziò a scandagliare ogni centimetro nei pressi del cancello, nonostante il buio, le lampade votive e la scarsa luce proveniente dalla strada sarebbero stati sufficienti al suo scopo. Quando ormai stava per desistere, la sua attenzione fu attratta da un piccolo bottone rosso accanto all'ingresso della cappella da cui si era alzata. La scritta era perfettamente leggibile: PREMERE IN CASO D'EMERGENZA....ormai alla soglia del delirio si avventò sul pulsante, il rumore che produsse la fece voltare verso il cancello certa della sua apertura, invano, nulla si mosse. Fece per premere di nuovo ma, con  disperazione e incredulità, si ritrovò il piccolo aggeggio rosso tra le mani...rotto...guasto...inutilizzabile. Con un gesto d'ira e frustrazione, lo gettò lontano, si scagliò di nuovo  verso il cancello scuotendolo con tutte le proprie forze, la ruggine che in alcuni punti segnava le sbarre la ferì sino a farla sanguinare. S'accasciò in ginocchio, pianse di nuovo. Quando riuscì a trovare un minimo di controllo si alzò barcollante, solo allora si accorse di alcuni versi strani, probabilmente uccelli notturni che non aveva mai avuto occasione di sentire, in alcuni di essi le sembrò di percepire una nota di scherno, come se sapessero...come se avvertissero la sua angoscia. Si girò verso l'edificio che conteneva le spoglie di suo marito, inorridì al pensiero di trascorrere un'altra notte vicino a lui, una notte macabra e forse interminabile. Ma non aveva scelta, quello era l'unico posto che avrebbe potuto ripararla dal freddo e dalle creature della notte. Lentamente si avviò verso il complesso di tumuli freddi e deserti, ogni  passo sulla ghiaia corrispondeva a un battito del suo cuore. Quando arrivò davanti alla fotografia di suo marito la fissò con astio, non aveva mai creduto all'aldilà, non aveva mai creduto a fenomeni paranormali, ma le parole che uscirono dalle sue labbra sembrarono smentirla - Maledetto...è finita ormai...smettila di torturarmi... - si voltò quindi di scatto, prese una di quelle scalette che si usano per arrivare ai tumuli posti più in alto e vi si sedette sopra. Ripensandoci scese di nuovo e si allontanò il più possibile dal tumulo dell'ex consorte. Si strinse di nuovo l'impermeabile al corpo, incassò il collo nell'ampio bavero e chiuse gli occhi...un uccello lì vicino lanciò il proprio richiamo...sussultò solo un attimo, poi la stanchezza prese il sopravvento...o almeno così credette... continua-

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Altro / La signora in nero 1^ parte
« il: Settembre 22, 2011, 19:55:25 »


Quando alzò gli occhi e si rese conto del buio incombente precipitò nel panico. Non aveva sentito il suono della sirena che avvertiva dell'immediata chiusura del cimitero. Per la verità la sirena mandava quel suo fischio stridulo due volte, il primo, quindici minuti prima dell'orario stabilito, lungo e prolungato, seguito da quello più breve e ripetuto tre volte una decina di minuti più tardi. Alzandosi a fatica si fece velocemente il segno della croce e si avviò decisa verso l'uscita, tra l'altro abbastanza distante. I tacchi delle scarpe rimbombarono lugubri nei corridoi lastricati di marmo, ma non abbastanza da coprire il respiro affannato della donna che, sempre più in preda al panico, cercò disperatamente un volto, una presenza...nessuno...anzi...no. A un centinaio di metri dall'agognato cancello le sembrò di scorgere una sagoma, una presenza che d'un tratto la rianimò  e le fece aumentare l'andatura. Alzò una mano e fece un cenno - Ehi...scusi...senta... - Solo quando fu a pochi metri si rese conto che la penombra l'aveva ingannata, la statua in marmo di un Cristo con le braccia spalancate e lo sguardo benevolo l'osservava immobile. Un tempo il marmo doveva essere stato d'un bianco candido, ora le intemperie e i piccioni l'avevano reso grigio e sporco, alla mano destra mancavano il mignolo e l'anulare. Questa volta la donna si mise a correre, sentì le ginocchia martoriate dall'artrosi protestare furiosamente ma cercò di non badarci, il cancello si fece sempre più vicino ma, anche da quella distanza, capì che era inesorabilmente chiuso. Quando finalmente lo raggiunse vi sbattè violentemente contro tanto da sentire una terribile fitta che dai polsi si propagò sino alle ginocchia doloranti. La strada era a pochi metri da lei, visibile oltre la grande cancellata di ferro battuto, una strada chiusa in mezzo alla campagna, ma praticamente irraggiungibile, nessuna abitazione, nessun locale, nessuna fabbrica. Disperata iniziò a frugare freneticamente nella borsetta e un'imprecazione le uscì subitanea dalle labbra, come spesso le accadeva aveva dimenticato il cellulare. S'aggrappò alle sbarre del cancello e lanciò un urlo reso roco dall'angoscia...nulla...solo l'eco della sua stessa voce. Era rimasta prigioniera in quel dannato cimitero! Cercò di calmarsi e di pensare in maniera razionale, per il momento sarebbe rimasta accanto al cancello, qualcuno sarebbe pur passato per quella maledetta strada, anche se la speranza di intravedere qualcuno si stava velocemente affievolendo. Notò alla sua sinistra l' edificio che ospitava la piccola cappella, vi si avviò e si sedette sui gradini che portavano all'ingresso. Dalla borsetta pescò un fazzolettino di carta e si soffiò rumorosamente il naso, persino quel gesto la fece sobbalzare, ogni rumore appariva amplificato in quel piccolo cimitero. Era un anno che non ci tornava, ne avrebbe fatto volentieri a meno ma le apparenze andavano salvate, nei piccoli paesi la gente nota queste cose, qualcuno un giorno avrebbe potuto far domande, chiedersi come mai una vedova, seppur lontana diverse centinaia di chilometri, non portasse mai un fiore sulla tomba di un congiunto. - Sopratutto se quel congiunto è tuo marito... - terminò a voce alta la donna. Si ritrovò a pensare a tutta la storia, il ritrovamento del corpo..la polizia..le indagini. Non ultimi i sospetti e gli sguardi della gente, Maurizio era un uomo ricco e potente, lei dapprima fu la sua giovane segretaria, per poi diventarne l'amante e in seguito la moglie. Sbirciò di nuovo verso il cancello nella speranza di veder apparire i fari di qualche automobile...nulla...L'impermeabile che indossava si dimostrò inadatto in quella sera di fine ottobre, rabbrividendo se lo strinse di più addosso. Il buio ora era quasi totale, osservò ancora una volta l'ingresso e si scoprì a piangere. Dapprima grosse lacrime iniziarono a rigarle il bel volto, poi vennero i singhiozzi, che le squassarono corpo e anima. Ebbe paura. Ormai era sicura che nessuno sarebbe mai venuto al cimitero di sera nè tantomeno di notte, sarebbe morta di freddo e di terrore. Se la situazione non fosse stata talmente tragica si sarebbe messa a ridere. 

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Altro / Il rimorso
« il: Settembre 21, 2011, 19:18:54 »
Il rumore si ripete per la terza volta, quello che all'inizio sembrava un tipico fruscio in una casa immersa nel silenzio notturno ora è più vicino, sembra "vivo" Egli si alza a sedere sul letto, la sveglia al quarzo gli dice che le tre sono passate da due minuti. Il chiarore proveniente dalla strada è sufficente a non fargli accendere la luce della lampada, resta immobile scrutando la stanza palmo a palmo con l'udito teso sino allo spasimo. Nulla. Lentamente si lascia scivolare di nuovo verso il cuscino e quelle ore di riposo che da troppo tempo gli mancano, lasciandolo spossato per il resto della giornata. " Fssssss " Questa volta si alza di scatto, in un attimo impugna la stampella che usa ormai da due settimane, dal giorno " del fatto ". Con la fronte madida di sudore inizia a perlustrare il piccolo monolocale, zoppica ancora vistosamente e ciò ingigantisce la sua paura e la sua rabbia. Perlustra ogni angolo, ogni anfratto dello squallido appartamento, quando si china la gamba gli provoca acute fitte che gli mozzano il fiato. Dopo circa una decina di minuti si convince ormai d'aver sognato, il "rumore" non s'è più ripetuto, in casa non c'è nessuno, cercando di moderare il respiro torna lentamente verso il letto. Appoggiata la stampella al muro scrostato scosta la coperta.. "FSSSSSSS" Un enorme serpente, un mostro orribile che sembra uscito dagli inferi lo fissa con due occhi ardenti come braci, paralizzato dal terrore osserva quel viso ripugnante avanzare, vede le fauci aprirsi, un odore fetido uscire da quella bocca spalancata....buio.....La sveglia segna le cinque, a fatica egli apre gli occhi e con uno sforzo tremendo cerca di scendere dal letto, il suo piede tocca qualcosa di freddo e duro, la bottiglia di vino a poco prezzo è vuota, con un calcio l'allontana per prendersi poi la testa tra le mani " Per quanto ancora mio dio...non ce la faccio più " Le sue mani aprono il cassetto del comodino, egli ne estrae un ritaglio di giornale " DUE GIOVANI FIDANZATI FALCIATI DA PIRATA DELLA STRADA, AVEVANO 19 E 18 ANNI " recita il titolo....Grosse lacrime scendono dal volto devastato dall'alcol, inizia quindi a distruggere lentamente ma metodicamente il foglio, rimette i pezzettini nel cassetto e afferra il cellulare, gli rispondono al secondo squillo " Polizia, chi parla? "

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Presentazioni / Serpico61
« il: Settembre 21, 2011, 19:15:45 »
Buonasera, un amico mi ha indirizzato e consigliato questo sito, davvero molto interessante. Sono Serpico61  e nel tempo libero mi diverto a scrivere qualcosa, senza nessuna pretesa ma solo per il piacere di occupare la mente. A risentirci presto...S.

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