Finalmente l’angelo si svegliò. Aveva dormito a lungo, di un sonno profondo. Secoli o giorni poco importava: non c’era un passato, non c’era un futuro, solo un lungo nastro di eternità. Nonostante questo, l’angelo sapeva che esisteva un prima, il suo lungo sonno, e un dopo, il suo risveglio. Adesso era il momento e solo quell’”adesso” splendeva di luce piena.
Prese il suo abito e la sua corazza, scrollò la polvere e si mise a lucidare la superficie ramata dell'armatura. Un fremito risvegliò le sue ali. Dimentico di quella sua singolare caratteristica, volse lo sguardo all’indietro, cercando di distendere ogni penna ed ogni piuma di quella strana attrezzatura. Sentì le scapole aprirsi e tutta la sua schiena fu attraversata da un fresco fruscio. Come gabbiano pronto a spiccare il volo, sbatté le ali e ne provò la forza d’impatto sull’aria. Tutto era a posto.
Si vestì con estrema cura, lasciando per ultima la spada di fuoco. La maestosità della sua figura lo rendevano ancora più affascinante: mistero sacro e divino.
In realtà l’angelo era solo.
Si era ritrovato investito da quel ruolo senza nessun contatto con altre entità. Eppure già sapeva quale fosse il suo compito. Con passo deciso attraversò lo spazio dilatato che lo separava dalla realtà parallela in cui era immerso. Si lanciò nel cielo dove nessuno poteva vederlo. Le sue ali si distesero completamente al sole e la sensazione che lo attraversò fu intensa ed inebriante. Volava per la prima volta. Volava concedendosi alla massa d’aria che lo sosteneva. Volava sopra tutto e sopra tutti.
Volava con la pienezza della sua scelta di lanciarsi nel vuoto, con la fiducia di chi sa che può superare la paura del nulla sotto di lui, nonostante il peso ingombrante della sua divisa.
Dove andava?
Non era importante. Il suo compito era solo quello di essere. Essere l’angelo che distende le sue ali. Essere l’angelo che si affida al mondo. Essere l’angelo che nella sua maestosità diventa l’immagine della forza suprema dello spirito umano. Colui che osa perché si affida.
L’angelo volò e vola ancora nella sua realtà parallela sopra mari e monti, sopra città e spazi inesplorati, ricordando a tutti che ognuno può, senza bisogno d’altro che del proprio concedersi; a se stesso prima di tutto.