Autore Topic: Storia di un uomo  (Letto 712 volte)

presenza

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Storia di un uomo
« il: Maggio 09, 2014, 16:16:17 »
I

Ieri

Avevo conosciuto Ade per corrispondenza, in verità l'avevo cercato come si fa quando si ha in mano una lanterna, lo volevo esattamente in quel modo: nero e robusto. Ci scrivemmo sì e no per qualche mese, poi mi decisi ad andarlo a conoscere personalmente. Presi l'aereo per Londra dicendo a tutti che non sarei tornato prima di qualche mese. E così cominciò la mia storia con lui, con quell'uomo dagli occhi di cerbiatto. Fu anche un connubio lavorativo, il nostro, anche a lui piaceva la musica, io componevo i brani, lui li cantava. L'intesa tuttavia mancava di mordente, con lui non riuscivo ad esprimere totalmente me stesso, quel suo sguardo, quel fare suo mi disarmavano, a me piaceva la passione, bruciavo dentro e me ne rendevo conto quando il mio sguardo veniva catturato da altri uomini che mi sfioravano solo passandomi accanto. Poco a poco cominciava a darmi noia ciò che all'inizio della nostra relazione mi aveva attratto di lui, sentivo la mia insofferenza come la pelle al contatto del palmo di una mano. A quel tempo lui sembrava non accorgersene, tornava stanco da lavoro e quella sua incapacità a reagire di fronte ai fatti della vita ancor di più me lo facevano sentire lontano. Arrivai al punto da stargli accanto senza chiedermi perché. Fu allora che mi proposero la direzione didattica di un'università privata in Messico. Doveva essere solo un impegno temporaneo, e glielo dissi ad Ade guardandolo negli occhi, il tempo di organizzare un concerto con gli alunni e poi sarei tornato. Partii a Maggio da Londra per il Messico e lì ci rimasi sette anni.
Arrivai a Monterrey come un uomo diverso da quello che ero stato fino al giorno prima, mi detti da fare per conoscere i colleghi, per prendere i contatti giusti e nel corso dei giorni quella città cominciò a crescermi dentro attraverso i suoi abitanti, le strade, il cibo e la birra. Ade mi telefonava ogni giorno, e manifestava la sua voglia di vedermi, stabilimmo che di lì ad un mese mi avrebbe raggiunto durante la prima del concerto.
Una sera i miei colleghi m'invitarono a cena, e fu piacevole dall'inizio fino alla fine, tutti avevamo legato bene tra noi, avevamo scoperto interessi comuni oltre la musica, e insieme ci sentivamo una vera squadra. Dopo la cena mi sentivo addirittura euforico, così decisi di ritornare nel mio mini  appartamento camminando un po' a piedi. Era una notte bellissima, faceva caldo, le strade erano tranquille, e una luce notturna le illuminava in modo suggestivo. Mentre camminavo svoltando l'angolo di una strada mi venne quasi addosso un giovane, nello scusarsi i nostri occhi si fissarono e una luce speciale sembrò attraversarci entrambi. Non riuscii a fare un passo oltre, e le parole inceppate dall'emozione che mi provocò la sua vista, svelarono ad entrambi l'intenzione forte di non perderci. Quel giovane avanzò così la proposta di offrirmi una birra per scusarsi, ed io non potei fare a meno di accettare, sentendomi dentro un fremito incontrollabile come fossi stato un ragazzino alla sua prima cotta. Si chiamava Angel, me lo disse strada facendo insieme a tutta una serie di altre cose che non riuscivo a sentire, ero talmente preso dal suo corpo, dal suo viso angelico, dai suoi modi un po' impacciati, e dalla fretta che aveva di andarsi a chiudere in una birreria, quasi volesse non farsi vedere insieme a qualcuno. Fu un incontro così breve e tuttavia così intenso che mi sembrò naturale prendere la sua mano per camminare un po'. Lui si ritrasse come impaurito dicendomi no, qui no. Andammo a casa mia camminando uno a fianco all'altro come fossimo due uomini distaccati e freddi, mentre percepivamo entrambi la passione che ci stava bruciando dentro. Fu così naturale amarci quella sera, dapprima imbarazzato mi chiese di voltarmi mentre si spogliava, poi con la sua voce rotta dall'emozione mi pregò di raggiungerlo a letto. E carezzando il suo corpo così ben levigato, mi sentii così appagato e felice da dimenticarmi di tutto in quell'istante. Ci svegliammo il giorno dopo con più desiderio della sera precedente, e ricominciammo ad amarci perdendoci l'uno nell'altro. Angel andò via dal mio appartamento a malincuore, mi disse che doveva tornare a casa per quel fne settimana, la sua famiglia lo aspettava, e lui non poteva deluderli. Promise che sarebbe ritornato il lunedì, e che mi avrebbe cercato lui, io non avrei potuto nemmeno chiamarlo, non voleva assolutamente che in famiglia potessero sospettare, mi disse che per i messicani è inaccettabile che un uomo possa amare un altro uomo, per cui sarebbe stato tutto nascosto. Aggiunse che aveva bisogno di qualche spicciolo per il viaggio, infatti a Monterrey studiava avvocatura, mentre per il fine settimana ritornava in un paese a circa due ore di distanza dalla città. Gli diedi qualche spicciolo e anche di più e anch'io a malincuore dovetti accettare la sua partenza sentendo la sua mancanza prima ancora che la sua figura scomparisse voltando l'angolo. Fu il fine settimana più lungo della mia vita, rimasi svogliato per tutto il tempo, declinai l'invito dei colleghi di pranzare insieme, non vedevo l'ora che ritornasse il lunedì per rivedere Angel. E quando lo vidi aprendo la porta di casa mia il lunedì mattina prima di andare all'università, capii d'essermi innamorato come mai mi era capitato fino ad allora. Angel nel giro di una settimana venne a stare da me, gli feci io la proposta mentre una sera cenevamo nella mia piccola cucina. Lui accettò di buon grado, era stufo di stare nell'alloggio degli studenti, e così portò con sé le sue poche cose, e per me fu una gioia grande poterlo sentire più vicino. Vedere allineati sulla mensola del bagno i nostri rasoi, e quel suo cappello bianco poggiato sul tavolino dell'ingresso mi facevano sentire appartenente. Ma il tempo tuttavia era poco, sì, sarei dovuto ripartire due o tre giorni dopo il concerto, e poi c'era Ade, me n'ero dimenticato in quei giorni e per fortuna non mi aveva chiamato perché era stato impegnato anche lui. Dovevo fare qualcosa, non potevo lasciare Angel e ritornare alla mia vita senza suono, dovevo rimanere a Monterrey, lo dovevo per entrambi. Così una sera presi il telefono e parlai con Ade. Gli dissi chiaro che mi ero innamorato di un altro uomo, e che non sarebbe stato giusto che di lì ad una settimana lui affrontasse il viaggio da Londra a Monterrey per vedermi e condividere il mio lavoro come eravamo soliti fare. Ade rimase senza parole per un po', poi mi disse che sarebbe venuto lo stesso, aggiunse anche che forse avevo preso solo una sbandata, che una volta rivistolo avrei sentito riaffiorare l'amore per lui.
Non funzionò, fu anzi devastante per entrambi, tutto, tutto quel periodo in cui Ade rimase accanto a me, dovetti chiedere ad Angel di pazientare e già avrei voluto mandare via Ade senza nemmeno che mettesse piede a Monterrey. E poi finì, per fortuna, per me stesso, per noi. Quindi mi presi tutto il tempo per convincere l'università a prendermi come insegnante di una materia a richiesta, ed ottenni di rimanere per un anno.
E fu bellissimo vivere con Angel, fare la spesa insieme, sedersi al tavolo e bere birra, amarsi notte e giorno senza limitazione, e desiderarsi in modo crescente. E così trascorsero i giorni, che poi diventarono mesi, che poi diventarono anni. Angel quando ritornava a casa, aveva preso l'abitudine di chiedermi qualche spicciolo per il viaggio, poi cominciò a chiedermi qualche spicciolo per la sua casa, per i fratellini che frattanto erano rimasti orfani di mamma. Io ero il suo compagno a quel tempo, e mi lusingava poterlo aiutare, avevo la sensazione che in quel modo sarei stato più vicino a lui, sarei stato così parte della sua famiglia. Poi cominciò ad assentarsi anche durante la settimana, adduceva sempre più scuse ed io mi sentivo sempre più infelice e solo. Cominciai a soffrire la solitudine quando mi lasciava per ritornare a casa. I miei colleghi, gli amici che mi vedevano insofferente tentarono di mettermi in guardia, ed io iniziai a sospettare. Non riuscivo ad accettare il fatto che Angel potesse tradirmi, potesse prendermi in giro, lui era il mio Angel, quello che la prima sera si era affidato a me completamente, quello che imbarazzato ogni volta, tutte le volte mi diceva di girarmi mentre si spogliava. Io e lui eravamo benedetti dalla luna, era lei che ci aveva fatti incontrare, lei non poteva prenderc in giro. Ma non bastava il mio pensiero, il sospetto era più forte, Angel era più distante, aveva sempre troppi impegni, e spesso non sapevo cosa, lui mi accennava soltanto, ed io soffrivo per tutto il tempo. E poi soldi, e ancora soldi per aiutare qualcuno, qualcosa. Mi faceva impazzire quella vita a quel tempo, avrei preferito vederlo con i miei occhi mentre si faceva toccare da un altro uomo, avrei voluto vedere e sentire che si prendeva gioco di me e dei miei soldi che con altri uomini sperperava tutto facendo ciò che poi gli era riuscito facile fare con me. Ma no, era sempre così angelico quando tornava il lunedì a casa mia, ed io mi sentivo un mostro per aver pensato e straripato. Furono anni difficili i successivi quattro che stetti a Monterrey. Credo che in quegli anni rischiai d'impazzire, cominciai ad avere allucinazioni e paranoie, e lui era impeccabile. Non poteva essere, e così cominciai a seguirlo, scoprii che non c'era nessun iscritto col suo nome alla facoltà di legge e quando glielo dissi lui mentì, come sentiii che mentiva nel farmi le carezze guardandomi negli occhi. Riuscì a prosciugare il mio conto, mi ero ridotto a vivere a stento con quello che nel mese guadagnavo, e Angel era sempre più fuori, sempre più impegnato.
Una sera triste decisi di andarmene da Monterrey, sapevo d'essere stato sconfitto, sapevo che per nessuna ragione al mondo lo avrei dimenticato, sapevo che non m'importava niente dei soldi che mi aveva sottratto con l'inganno, degli uomini con i quali era andato a letto, perché amarlo era l'unica cosa ch'era rimasta intatta tra noi due nonostante tutto. Lui accettò la mia partenza definitiva con quello stesso disincanto col quale ogni volta mi guardava qualunque cosa dicessi o pensassi. E poi aggiunse che per lui niente era immutato, ch'ero io ad aver visto il male e non essere stato capace di attendere il tempo per aiutarlo. Me ne andai da Monterrey col buio dentro e tante domande in testa. E forse sono quest'ultime che accompagnando i miei passi da allora ad oggi tengono in vita il mio amore senza sentire il bisogno di dimenticarlo.

Nulla accade senza un motivo, e nessuno si sceglie per caso.


« Ultima modifica: Maggio 10, 2014, 17:02:38 da presenza »

presenza

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Re:Storia di un uomo
« Risposta #1 il: Maggio 10, 2014, 17:03:27 »
II

Oggi

Così sono ritornato e da quel giorno sto inchinato come ad ascoltare un suono, come a trovare una risposta. Passo in rassegna i fatti e mi racconto sempre la stessa storia. Ascolto i perché, e sto attento al come, nulla è andato perso tutto è rimasto dentro a quella storia.
E sono quattro gli anni del mio ritorno, il tempo è tanto, ma non è stato mai abbastanza per accettare, capire e andare oltre.
Ritorno al giorno del mio incontro, e poi a quello dopo e poi di nuovo ricomincio daccapo. Lo so che non mi serve, è come un eco della mia stessa voce. Ma mi aiuta a rispondere a quelle domande flebili che dentro me dicono continuamente: chi tu hai amato, com'è che non ti sei accorto di lui ch'era un ragazzo solo affamato, di soldi, di qualcosa che lo aiutasse a campare?
Ma poi c'è quell'altra voce, quella dei miei occhi e di un cuore che ha stampato dentro momenti e circostanze, di quando io e Angel camminavamo insieme, e insieme speravamo e costruivamo strade. Di lui che sorrideva, di me che mi avvicinavo piano, di passi e di cammino verso una sola direzione. In questi anni lontano dal Messico ma non dall'amore, Angel mi ha scritto poco e sempre con il suo cuore, di quello che lui sa donare, nel modo e tempo suo, poco, molto o strano non importa, è questo che ormai ho capito. Non posso paragonare ciò che ci siamo dati, ancora le sue carezze mi bruciano sulla guancia, se poi sono state le mie o le sue mani intense allo stesso modo, quando si ama non si può stare attenti certo alle dosi.
Ed è con questo spirito che vado alla ricerca, forse per tentativi forse per darmi pace. Ho fatto tanti incontri senza nessuna convinzione, e ogni volta Angel me lo porto appresso nel cuore, e mi dispiace ma faccio il paragone. Lo so che non dovrei, ma mi riesce facile, è come se solo così quel nostro amore possa vivere.
Le mie considerazioni le dico a questa pagina, tante volte scrivendole le ho bagnate di pianto. I miei amici dicono che devo andare oltre, ma io mi chiedo e dico, cos'è quest'oltre se amarlo è stato oltre?
Così scrivo le note, e dentro metto il suo volto, e nei contorni disegno il suo corpo.
Ho provato col tratto a colori, col bianco e nero e dentro a quella musica, come fosse la sua voce quando nell'intimità mi sussurrava parole e parole.
Così lui è con me, non è un passaggio, un ricordo da lontano, vive nelle mie carte, nel tratto della penna, nell'ispirazione con tutte le sue tinte.
Oggi non so che dire riguardo al mio futuro, di certo non posso saperlo, programmi non ne ho. Per ora vivo il momento con quello che non ho. 

nihil

  • Mucchine
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Re:Storia di un uomo
« Risposta #2 il: Maggio 11, 2014, 08:21:44 »
Un'altra tua bellisima storia, l'amore è amore, sempre e ovunque. I protagonisti amano, soffrono, ricordano. E'la vita a qualunque latitudine. :rose: