Autore Topic: Itaca  (Letto 2817 volte)

Doxa

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Itaca
« il: Settembre 23, 2019, 08:27:59 »
Itaca (Ithaki, in lingua greca) è l’isola ellenica nel mar Ionio nota per essere stata la patria del leggendario eroe omerico Ulisse, re dell’isola.
 

 

 

 
Itaca  ed Ulisse. Le peripezie di questo eroe nel tentativo di tornare nella sua isola.

Itaca è anche il titolo della poesia scritta da Konstantinos Petrou Kavafis, noto in Italia come Costantino Kavafis. La scrisse nel 1911 pensando al viaggio di Ulisse-Odisseo.  Il poeta afferma che non bisogna avere fretta di giungere a destinazione, l’importante è il viaggio non la meta, per vedere, conoscere, apprendere, fare esperienze durante il percorso. E se il punto di arrivo sarà deludente non si dovrà  essere tristi, perché la metaforica Itaca ci ha motivati ad intraprendere il viaggio.

“Itaca”

Se cerchi la tua strada verso Itaca
spera in un viaggio lungo,
avventuroso e pieno di scoperte.
I Lestrigoni e i Ciclopi non temerli,
non temere l’ira di Poseidone.
[…]
Pensa a Itaca, sempre,
il tuo destino ti ci porterà.
Non hai bisogno di affrettare il viaggio;
fa’ che  esso duri anni, bellissimi,
e che tu arrivi all’isola ormai vecchio, 
ricco di insegnamenti appresi in via.
Non sperare ti giungano ricchezze:
il regalo di Itaca è il bel viaggio,
senza di lei non lo avresti intrapreso.

Di più non ha da darti.
E se ti appare povera all’arrivo,
non t’ha ingannato.
Con la saggezza e l’esperienza
avrai capito un’Itaca cos’è.
« Ultima modifica: Settembre 23, 2019, 09:04:23 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:Itaca
« Risposta #1 il: Settembre 23, 2019, 09:37:59 »
L’Odissea proietta il desiderio degli individui per il viaggio, per la scoperta di terre sconosciute, la conoscenza,  e narra del difficile ritorno a casa dell’eroe Odisseo-Ulisse dopo la guerra di Troia.
Ulisse vorrebbe ritornare agli affetti familiari e alla nativa Itaca dopo dieci anni trascorsi nella guerra contro Troia (suo è l'espediente del cavallo di legno che permette di sbloccare la situazione), ma l'odio di un dio avverso, Poseidone, glielo impedisce. Costretto da continui incidenti e incredibili peripezie, dopo altri dieci anni, la dea Atena lo aiutò a tornare a casa.

Insieme ai suoi compagni Ulisse dovette superare anche il canto tentatore delle Sirene che vivevano sull’isola di Antenoessa, nel Golfo di Salerno.


 John William Waterhouse (1849 – 1917): “Ulisse e le Sirene (1891), London, Royal Academy

Questo pittore preraffaellita ha immaginato l’imbarcazione di Ulisse sovrastata dalle crudeli sirene, raffigurate col volto di donna ed il corpo di un volatile anziché con la coda di pesce. 
 
Odisseo è rappresentato legato all’albero maestro con strette funi per poter ascoltare le melodie incantatrici delle sirene, invece i suoi compagni hanno le orecchie otturate della cera e continuano a remare. Da notare in basso al centro dell’imbarcazione una sirena poggiata sulla nave che tenta di sedurre uno dei compagni di Ulisse.

...Giungerai per prima cosa dalle Sirene che incantano tutti gli uomini che passano loro vicino. Chi senza saperlo si accosta e ode la voce delle Sirene, non torna più a casa, i figli e la sposa non gli si stringono intorno, festosi: le Sirene lo stregano con il loro canto soave, sedute sul prato; intorno hanno cumuli d’ossa di uomini imputriditi, dalla carne disfatta. Va oltre, dunque, e chiudi le orecchie dei tuoi compagni con della morbida cera, perché nessuno di loro le oda; tu ascolta, se vuoi, ma fatti legare coi piedi e le mani alla base dell’albero, sulla nave veloce – all’albero siano attaccate le funi – perché possa godere ascoltando la voce delle Sirene. E se preghi i compagni, se comandi loro di scioglierti, con funi ancor più numerose ti stringano” (Odissea, canto XII)
« Ultima modifica: Settembre 23, 2019, 13:37:51 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:Itaca
« Risposta #2 il: Settembre 23, 2019, 10:56:47 »
Ulisse, dopo aver visitato il paese dei Lestrigoni, risale la costa italiana:  “E arrivammo all'isola Eea: vi abitava / Circe dai riccioli belli, dea tremenda con voce umana”.

Omero colloca  questa isola ad Oriente, ma la tradizione successiva la  identificò  con il promontorio  del Circeo,  in provincia di Latina.

L'isola, coperta da fitta vegetazione, sembrava disabitata e Ulisse inviò in ricognizione parte del suo equipaggio, comandato da Euriloco.  In una vallata gli uomini scoprirono che all'esterno di un palazzo, dal quale proveniva una voce melodiosa, vi erano  animali selvatici. Tutti gli uomini, con l'eccezione di Euriloco, entrarono nel palazzo, ben accolti dalla dea-maga Circe, che li invitò a partecipare a un banchetto.Ma dopo li trasformò  in maiali, leoni, cani, a seconda del proprio carattere e della propria natura. Poi  li spinse verso le stalle e li rinchiuse.
Questa dea  aveva il potere di preparare dei potenti "pharmaka" con i quali trasformava gli uomini in animali, senza far perdere loro il “noos”, la consapevolezza.

Euriloco tornò di corsa alla nave e raccontò ad Ulisse quanto accaduto. L'eroe decise di andare da Circe per tentare di salvare i compagni. Dirigendosi verso il palazzo, incontrò il dio Ermes, messaggero degli dèi, con le sembianze di un bambino, che gli svelò il segreto per rimanere immune dagli incantesimi e gli dette un’erba magica, chiamata “moly”,  come antidoto da unire nella bevanda che Circe gli avrebbe offerto da bere .

Ulisse riuscì ad evitare l'insidia e costrinse Circe a restituire ai compagni dell'eroe le sembianze umane.



C’è da dire che nell'Odissea Circe non è una maga, ma solo “una dea terribile, che trasforma arbitrariamente gli uomini in animali”. 

Il termine e la nozione greca di mágos era sconosciuto  all'autore dell'Odissea in quanto introdotto secoli dopo da Erodoto per indicare i sacerdoti persiani.
Le parole  “pharmaka” ed “epodai” collegati da Erodoto ai “magoi” crearono nella cultura greca il malinteso  con la nozione "magia".

Ulisse trascorse un anno con Circe e da  lei ebbe un figlio, Telegono.

Avrebbe voluto rimanere  con questa donna, ma i suoi compagni di viaggio desideravano tornare a casa.
Chiese a Circe  la  rotta migliore per il ritorno. Lei  gli consigliò di visitare gli inferi e di consultare l'ombra dell'indovino Tiresia.

Durante la discesa (catabasi) nel regno dei morti incontrò le figure dei compagni perduti durante la guerra di Troia e  la madre.  L'indovino Tiresia  gli presagì il ritorno ad Itaca luttuoso e difficile, invitandolo a guardarsi dal toccare le vacche del Sole iperionide.

Dopo il responso Ulisse ripartì con la sua nave insieme ai suoi compagni di avventure  per far ritorno dall’amata e fedele moglie Penelope. Ma il dio Poseidone gli rese periglioso il viaggio.
« Ultima modifica: Settembre 23, 2019, 11:07:48 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:Itaca
« Risposta #3 il: Settembre 23, 2019, 23:31:50 »
L’ultimo personaggio femminile ammirato e lusingato da Ulisse prima di tornare sotto le grinfie di Penelope fu Nausicaa, la figlia del re dei Feaci, Alcinoo.

Il dio Poseidone scatenò una tempesta e Odisseo naufragò nell’isola abitata dai Feaci, chiamata anche Scheria, presunta isola di Corfù in Grecia.

Odisseo sfinito si addormentò.

La principessa Nausicaa avvertita in sogno dalla dea  Minerva, si recò con le amiche e le ancelle sulla riva del fiume. Dopo aver lavato le vesti giocarono a palla. Con le loro grida svegliarono Ulisse, che si coprì il nudo corpo con un folto ramo ed uscì dalla radura. Le ragazze fuggirono, invece Nausicaa, incuriosita, continuò a guardare il naufrago, che le rivolse parole gentili e chiedendo il suo aiuto.



 “Terribile apparve loro, lordato dalla salsedine,
ed esse fuggivano qua e là lungo le sponde del fiume” (VI, vv.137-138).


 
Dopo essersi presentata allo sconosciuto come la figlia di Alcinoo, re dei Feaci, Nausicaa si rivolse alle ancelle ordinando loro di lavare, vestire e dar da mangiare allo straniero.

In quel frangente ad Ulisse non interessava la bellezza di Nausicaa e la sua giovane età, la possibile “novità” dopo i sette anni trascorsi con Calipso che, seppur bella e immortale, era sempre la stessa ogni notte.

Odisseo voleva soltanto tornare a Itaca. Basta con le avventure, basta con i viaggi interminabili, basta con i fatali naufragi.

Omero conferì al personaggio di Nausicaa il significato letterario dell'amore inespresso (uno dei primi esempi in letteratura di amore non corrisposto). Infatti a lei piaceva Ulisse, confidò alle sue ancelle che le sarebbe piaciuto avere un marito simile all'eroe, addirittura il re dei Feaci propose ad Odisseo la figlia come moglie, ma tra Nausicaa e Ulisse non ci fu l’attrazione fatale. Perciò Alcinoo dopo aver ascoltato le peripezie dell’eroe gli regalò una nave per farlo tornare a Itaca.

nihil

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Re:Itaca
« Risposta #4 il: Aprile 07, 2020, 15:07:54 »
ahahah Ulisse si era stufasto delle donne, era stanco e le sue donne gli avevano portato solo guai. Omero non fa complimenti alle donne, salvo alcune.

mr.blue

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Re:Itaca
« Risposta #5 il: Aprile 17, 2020, 17:47:50 »
Che belle foto. Sei tu lassù?

piccolofi

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Re:Itaca
« Risposta #6 il: Maggio 15, 2020, 19:25:19 »
Considerato che le altre sono tutte donne..., direi proprio che è lui nell'età più fulgida  ;)