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Post - overseadreams

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Pensieri, riflessioni, saggi / Re:Garuda e la ruota del destino
« il: Maggio 04, 2013, 15:57:13 »
Consentitemi di dissentire. I latini dicevano: Unisquisque faber fortunae suae est".

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Altro / Re:Quando i pensieri uno dopo l'altro stanno
« il: Marzo 25, 2013, 15:45:36 »
Spesso, inconsapevolmente o deliberatamente, scegliamo la cosa che sembra più facile mentre è proprio nelle cose che richiedono un lavorio, un impegno, un ragionamento che è racchiusa la vera essenza della felicità. Le chiamiamo scelte ma in realtà sono loro che scelgono noi tagliandoci fuori dal resto del mondo e costringendoci a vivere quell'unica condizione fino a quando un nuovo evento non ci strappi dal bozzolo in cui siamo cristallizzati.

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Pensieri, riflessioni, saggi / Re:Il paradosso delle ideologie.
« il: Ottobre 11, 2012, 15:29:08 »
Quando ero piccolo lessi una frase che mi rimase impressa e che credo si adatti alla situazione indicata in questo post:

Chi troppo in alto sale cade, sovente, precipitevolissimevolmente.

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Pensieri, riflessioni, saggi / Re:La fine del mondo
« il: Ottobre 11, 2012, 15:21:07 »
Leggete Nietzsche.
Chi non ha ancora vissuto comincerà a farlo e chi invece ha vissuto avrà aumentato la propria autostima.
A chi non farà effetto vuol dire che non ha mai sollevato la testa dal fango dove si è formato.

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Pensieri, riflessioni, saggi / Re:si chiama S.A.D.A.E.
« il: Ottobre 11, 2012, 15:19:10 »
Dalle nostre parti diciamo "Lasciamo il m ondo com'è".

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Forse la verità è un altra e spesso non la teniamo in considerazione.
L'amore è darsi senza aspettare di ricevere. Sii contenta per ciò che hai dato e non triste per quanto non hai ricevuto altrimenti il tuo diventa un discorso egoistico o di tornaconto.
Ma se vogliamo spendere altre due parole direi allora: perchè affidiamo tutta la nostra felicità a questo sentimento, a questo capriccio che chiamiamo amore? Capriccio, si perchè mai l'altra persona può provare la nostra medesima intensità. A volte può essere di più ma spesso è meno della nostra e quindi non possiamo chiamarlo più sentimento in quanto una parte di esso è volontà che può volgersi a capriccio facendo leva sulla nostra debolezza. Quale? L'amore.

Tutto governiamo e tutto abbiamo schematizzato eppure ancora ci facciamo deviare da questo "amore".
Come dici? E' una delle cose, anzi forse l'unica che ci rende umani?
E dove sta il vantaggio? L'amore rende deboli, non forti.
Basta leggere le tue parole.
O scorrere i miei pensieri.
O quelli di mille altri.

In magnis et voluisse sat est.

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Diari di viaggio / Re:Il viaggio
« il: Ottobre 10, 2012, 06:00:00 »
Dott. Stranamore ti invito a non tirare in ballo la Chiesa che in qualunque situazione si sia trovata nel corso dei millenni ha sempre fatto in modo di uscire asciutta dall' acqua.
Il discorso a questo punto può diventare lungo e complicato. Se vuoi sciogliamo le redini al pensiero ma ho imparato che la Fede oltre che a rendere forti (così dicono) rende anche sordi e ciechi....

Ah, e il discorso vale anche per gli psicoterapeuti.

Entrambi le categorie (Chiesa e medici) hanno bisogno di persone deboli (o rese tali) per prosperare.



Neque imbellem feroces progenerant aquilae columbam.

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Diari di viaggio / Re:Il viaggio
« il: Ottobre 09, 2012, 07:59:45 »
Dipende dalla filosofia di vita e dalla filosofia del viaggiare.
Da sempre io ho impostato per me e per i miei clienti un modo diverso.
Puoi leggere nel mio sito www.overseadreams.com (pagina "Filosofia" ) come la penso e come imposto tutto questo proprio per non cadere nella situazione indicata da Socrate.


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Diari di viaggio / Cointreau - Parte terza
« il: Ottobre 05, 2012, 10:10:55 »
Cointreau, parte terza.

Nessuno si chiese da dove arrivasse l'agnello che le guide stavano arrostendo per la nostra cena ma l'odore era buonissimo e, dopo aver fatto i turni nelle uniche tre docce a disposizione per 26 persone ci ritrovammo tutti intorno al fuoco acceso proprio al centro del cortile. Le mura intorno erano alte circa 2,5 metri e le canne arrotolate e legate insieme servivano, mi spiego' Colette, a coprire il cortine in caso di tempesta di sabbia. Ma fortunatamente non era prevista in quei giorni. Da bere c'era succo di palma fermentato. Lungo la strada del giorno prima avevamo visto diverse persone ferme ai bordi con dei bidoni pieni di questo liquido che viene estratto dalla palma e fatto fermentare. E' leggermente alcolico. In un fosso scavato per terra si cucinava un altro pezzo di agnello in modo di poter assaggiare due diversi tipi di cottura e, poco distante, in una specie di padella, una delle guide preparava un tipo di pane. Fu una cena allegra piena di commenti e di emozioni raccontate in una totale commistione tra francesi e italiani che ormai, dopo tre giorni, avevano tutti fatto amicizia e dal cibo si passò quindi ai racconti e ai Brindisi con il succo di palma. Mentre guardavo quella gente parlare e sorridere osservavo le pareti che ci separavano dall'immensità sabbiosa che ci circondava da ogni parte. Illuminate dal fuoco con le nostre ombre a muoversi come scuri fantasmi fu facile immaginare antiche storie che tra quelle mura certamente sono state vissute. Quali lingue hanno ascoltato queste pareti, quali storie segrete o meno, di quali paure sono state testimoni e di quali gioie? Il succo di palma fermentato e le oltre 4 ore a dorso di dromedario cominciavano produrre i primi effetti e qualcuno guadagno' velocemente il proprio letto ma altri, sempre di meno,  resistevano. Ad un certo punto, chiedendo permesso alle guide tuareg per non urtare la loro sensibilità musulmana, un francese tiro' fuori una bottiglia di Cointreau che fu accolta con entusiasmo e tutti mischiammo il sapore di arancia di questo liquore con quello del succo di palma e per molti, me compreso, fu il colpo do grazia nel senso che mi sdraiai sulla sabbia coprendomi con una coperta e rimanendo vicino al fuoco dove ancora bivaccavano un paio delle nostre guide, due irriducibili francesi e due italiani e Colette. Era fresco fuori ma con la coperta e accanto al fuoco si poteva stare e allora Colette andò a prendere un altra coperta e si sdraiò accanto a me e lo stesso fecero le due coppie. I beduini si misero tutti insieme da una parte del cortile. Man mano che il fuoco calava di intensità' riuscivo ad apprezzare maggiormente un cielo stellato come mai mi era capitato di vedere. Si scorgevano già le costellazioni estive dell' aquila, del cigno e della lira salire da est ma era davvero difficile riuscire a distinguere le singole costellazioni in quanto milioni di altre stelle, invisibili dalle nostre città brillavano entro i loro confini. Era quella che chiamano la meraviglia notturna del deserto; il cielo stellato. Incantati da cotanta meraviglia, cullati dal crepitio del fuoco e riscaldati dal Cointreau mi addormentai in un sonno senza interruzione fino a quando sentii una delle guide chiamarmi e tentai di smuoverei dalla posizione in cui ero rimasto per tutta la notte ma senza riuscirci. Inoltre non mi sentivo il braccio destro che era totalmente addormentato perché Colette si era messa a dormire proprio addosso al mio braccio per mantenersi maggiormente al caldo. Fu un risveglio piacevole anche se non ricordavo assolutamente nulla dal momento in cui avevo chiuso gli occhi.
Sarebbe stato un bel viaggio sia per la compagnia e sia per quanto stava avvenendo tra me e Colette ma uno dei miei clienti ebbe un problema di salute abbastanza grave e io fui costretto a tornare indietro per accompagnare lui e la moglie (scortati da una guida) a Marrakech e tutto fini in quella mattina che paradossalmente era iniziata benissimo.....

Ita divis est placitum, voluptatem ut maeror comes consequator.

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Diari di viaggio / Cointreau - Seconda parte.
« il: Ottobre 04, 2012, 09:06:05 »
Cointreau – Seconda parte

“Allah oakbar.....” mi svegliò la cantilena delle preghiere che il nostro gruppo di guide stava recitando appena fuori dalla mia stanza e quindi mi precipitai fuori considerando che, in qualità di accompagnatore, devo essere sempre il primo e infatti lo fui. Fuori era freddino in quanto c'è una enorme differenza di temperatura tra il giorno e la notte ma muovendomi per portare i miei bagagli sull'auto e facendo avanti ed indietro per varie ragioni mi abituai presto al fresco della mattina.
“Dormito bene”? Mi chiese Colette.
“Ottimamente. Vedo dal programma che oggi prendiamo la via carovaniera”.
“Si, tra circa 50 km le auto ci lasceranno e continueremo con i dromedari. I clienti hanno pagato per questo”!
E così viaggiammo per cinquanta km su una strada sabbiosa al punto che spesso la sabbia ricopriva interamente l'asfalto che, per conto suo, era pieno di buche e avvallamenti dovuti alla deformazione che subisce per via del caldo.
Fu un sollievo uscire dall'auto che, nonostante fossimo a fine aprile, si riscaldava ai primi raggi del sole. Fummo accolti dal gruppo di guide beduine con le loro tipiche tuniche color indaco che ci offrirono te e acqua fresca sicuramente presa nel pozzo visibile al centro del palmeto sotto cui sostavano pigramente una ventina di dromedari.
“Spesso il mio lavoro finisce qui in quanto c'è poco da spiegare quando si è in mezzo al deserto ma stavolta sono costretta a fare il viaggio intero in quanto le guide beduine parlano solo arabo e io soltanto posso tradurlo in francese e in italiano”. Mi disse Colette.
Io dissi: “Meglio così; mi sarei annoiato a condividere il viaggio con gente a cui posso dare solo del “lei”.
Sorrise.
Era la prima volta che la vedevo sorridere.
La procedura di sistemazione sui dromedari fu un momento divertentissimo
in quanto ben tre coppie caddero al momento in cui l'animale si rialzò perchè pochi si aspettano che egli sollevi per intero prima le zampe posteriori sbilanciando il suo carico (in questo caso gli esseri umani) fortemente in avanti. Così questi ruzzolarono sulla sabbia o rimasero appesi al collo del dromedario nelle posizioni più strane possibili. Un dromedario si rifiutò di alzarsi sicuramente per via del peso dei suoi passeggeri...
I primi km furono difficili in quanto i dromedari sebbene seguano l'animale precedente rispondono ad eventuali sollecitazioni e così bastava spostare da un lato le redini affinchè cambiassero direzione. Ma il rischio non era quello di perdersi ma di prendere un sentiero troppo in discesa o troppo scosceso rischiando di cadere.
Comunque riuscimmo a partire seguendo la direzione di un vecchissimo cartello stradale che indicava “Timbouctou 54 jours....” e io ero sull'ultimo dromedario per controllare che nessuno cambiasse strada e questo mi dava il vantaggio di vedere la colonna procedere lentamente ora sul fondo di quella che poteva definirsi una vallata circondata da dune alte anche 200 metri ora sulla cresta delle stesse dune e da qui si osservava il “mare” di sabbia tutto intorno. Contrariamente a quanto si pensi non esiste un percorso segnato e ben definito per le vie carovaniere non c'è una strada battuta da seguire ma solo delle rocce ammucchiate che raggiungono il metro di altezza orientate nella direzione del prossimo punto di riferimento. Il capo carovana ne esamina la direzione e la mantiene. Spesso il deserto non è solo sabbia ma anche pietre. Anzi per oltre un ora abbiamo attraversato solo un letto di sassi che si estendeva in ogni direzione. Nessuna palma in vista, niente, nessun segno di civiltà, nessun uccello in aria, nessun rumore. Due ore durò la prima tappa, per far abituare gli ospiti e quindi arrivammo ad una oasi; la classica oasi con le palme e il laghetto che affiorava in mezzo ad esse. Riposando e riparandomi dal sole del mezzogiorno mangiammo il primo pasto berbero preparato dalle nostre guide che erano andate avanti ad accendere il fuoco. Mangiai da solo seduto nel punto più alto dell'oasi per poter guardare l'infinito; dove il colore ocra della sabbia si congiungeva con l'azzurro del cielo.
“Sai quali sono i colori del deserto”? Mi chiese Colette sedendosi  accanto a me.
“No....almeno...io qui ne vedo due”.
“Sono quattro e li stai vedendo tutti”. “Il blu del cielo, l'ocra della sabbia, il bianco delle nuvole e il verde delle palme.
Era vero; tutti e questi quattro colori sono visibili nel deserto e solo questi. Mi vennero alla mente i colori delle bandiere di molti stati arabi. Sono uguali tra di loro ma disposti in modo differente. In effetti ci sono alcuni di questi  colori più il nero. Che ci sia un nesso? Ci deve essere per forza....troppo simili sono i colori e gli stessi colori, inoltre, sono riscontrabili nel quadrettato della kefiah, il tradizionale copricapo arabo.
Un beduino mi strappò dai pensieri invitandomi a prepararmi a ripartire in quanto il pomeriggio avremmo camminato di più e risalii sul mio quieto animale che battezzai Rex per il suo sguardo sprezzante ed indifferente (tipico dei dromedari); lo stesso sguardo di colui che non degna nessuno di attenzione e la carovana ripartì. Sempre in fondo alla fila, vedevo ciondolare a destra e a sinistra tutti i passeggeri fino a quando arrivammo in una ampia pianura e qui, per svegliare un po il gruppo, le guide accelerarono il passo dei dromedari. Adesso si che si ballava! Quando corre questo animale porta contemporaneamente in avanti entrambi le gambe di ogni lato. Non corre, ad esempio, come i cavalli che incrociano l'anteriore destra e la posteriore sinistra e quindi il fatto che si sostenga sulle gambe di un solo lato mentre le altre due sono in movimento e quindi sollevate da terra conferisce il tipico andamento ondeggiante da cui deriva il soprannome “nave del deserto”. Fu una corsa leggera per non far correre rischi ai clienti ma entusiasmante. Qualcuno ebbe mal di mare. La pianura sembrava più corta ma gli animali corsero per almeno 20 minuti e dopo un altra mezz'ora si incominciò a vedere in lontananza l'oasi dove avremmo passato la notte. Questa oasi era abbastanza grande e nel centro, vicino all'affioramento dell'acqua, c'era la costruzione dove avremmo dormito. Era una costruzione formata da una decina di stanze disposte a quadrato intorno ad una area centrale aperta che fungeva da cortile. Prendemmo possesso delle nostre stanzette dove c'era esclusivamente il letto e un armadietto. Al centro del cortile le guide che come al solito erano passate avanti avevano già acceso il fuoco e stavano preparando la cena.
“Ma dove sono le docce”? Chiese un cliente.
Già, dov'erano le docce e soprattutto il bagno?
“Esci dal portoncino, gira a sinistra e trovi l'indicazione che ti porterà al luogo che cerchi”, disse Ahmed.
In mezzo a una decina di palme c'erano questi spazi privati. Fatti bene a dire il vero ma assolutamente all'aperto coperti soltanto da un metro quadrato di foglie....
Comunque ci organizzammo e dopo due ore circa eravamo tutti pronti per la cena.

FINE Seconda parte.

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Diari di viaggio / Cointreau
« il: Settembre 19, 2012, 12:31:18 »
    “Madames et messieurs bienvenues à l'aeroport Menara de Marrackech”.
     L'altoparlante ripeteva i saluti in francese e arabo oltre a vari consigli sulla sicurezza nonché la direzione da seguire per i controlli prima di uscire dall'aeroporto.
     A mezzanotte e trenta, dopo 4 ore di volo e dopo aver lavorato tutto il giorno prima di partire non si è perfettamente in forma e io mi lasciai trascinare dalla corrente fino a ritrovarmi nell'ampia sala moderna si, ma con numerosi tratti tipici arabi come intere famiglie che bivaccavano in alcuni angoli, colori accostati con gusti dubbi per un italiano, odori a cui avrei fatto bene ad abituarmi quanto prima, edicole chiuse, bar spogli e altra gente non del posto spaesata come me. Ero al mio primo viaggio come accompagnatore turistico e l'emozione giocava sicuramente la sua parte ma era una prova che avrei fatto bene a superare brillantemente visto che avevo gli occhi puntati addosso....In una delle tasche trovai  l'appunto che mi serviva per arrivare all' hotel e mi diressi verso i taxi che si intravedevano parcheggiati fuori. In fila aspettando il turno notai altre famiglie sedute per terra che aspettavano un volo in partenza o magari un parente in arrivo...chissà, un branco di cani addormentati anche loro in attesa di qualcosa e una ragazza che mi parve europea seduta sulla valigia con una espressione sconsolata. Pensai qualcosa che adesso non ricordo bene ma la mia attenzione fu richiesta dal conducente del mio taxi che mi chiamava e salii senza pensarci troppo. Era tardi e domani mattina sarei dovuto tornare in aeroporto per accogliere il gruppo in arrivo dall'Italia.
     Infatti alle 10,00 ero nuovamente sul posto e, in attesa del gruppo rividi la ragazza della sera prima che era appoggiata sulla propria valigia; sembrava dormisse. Incuriosito andai verso di lei e vidi che era sveglia e mi guardò senza dire parole.
     “ Need something”? - provai con l'inglese,
     “ Bonjour” - tirai fuori tutto il mio charme francese..
     “Que pasa”? - sicuramente vado meglio con lo spagnolo.
     “ Posso fare qualcosa”? - non si sa mai magari è italiana...
Lei si raddrizzò e dopo avermi squadrato rispose:
     “Yes, I lost my passport and all my money and now I'm locked here”.
      “So you can call for your Embassy”.
      “Yes but Embassy is in Rabat and I can't leave this area”.
Era una situazione complicata ma non potevo fare niente per lei dal punto di vista del passaporto ma le diedi un po di denaro per comprarsi da mangiare in attesa che arrivassero le autorità americane da Rabat a risolvere la situazione. I miei clienti arrivarono, salutai Maria augurandole buona fortuna e portai il gruppo al bus che ci aspettava fuori.


La Mamounia è sicuramente il miglior hotel di Marrakech. Stile arabo con i tipici giardini interni, zampilli di acqua e un arredamento raffinato con giochi di luci ed ombre, stanzette riservate e una buona cucina. Distribuii le chiavi lasciando che il gruppo prendesse possesso delle camere dando loro appuntamento alle 13,00 e rimanendo in attesa del gruppo francese con il quale ci saremmo uniti per il tour del sud la cui partenza era prevista per il giorno seguente. Cercavo di capire chi potesse essere la guida che ci avrebbe accompagnato e scrutavo ogni individuo transitasse nei miei paraggi ma niente. Quello? No, non ha l'aspetto di una persona istruita.....quell'altro con i baffetti alla turca? Potrebbe essere, si...magari  è lui. No, aspettava quella donna....Dopo pochi minuti rinunciai a capire e, come spesso avviene in questi casi, la persona arrivò dopo pochi minuti:  “Bonjour Bruno, je suis Colette avec le group française”. Colette Raiani, madre francese e padre marocchino, una delle tanti unioni dovute al colonialismo francese del secolo XIX° della regione nord ovest dell'Africa.... Colette poteva avere circa 10 anni più di me e quindi era sui 32 e sicuramente con molta più esperienza. Passò subito ai discorsi di lavoro senza intrattenersi troppo sul personale e quindi stabilimmo l'orario della visita di Marrakech.
Ogni giorno verso le ore 17,00 in piazza Jamal El Fnaa si rinnova il fascino di questa città. Lentamente si montano bancarelle, arrivano i primi venditori e prima del calar del sole una folla immensa riempie la piazza circondata da case in mattoni rossi spesso con tappeti messi al sole che colorano ancora di più il paesaggio impreziosito da alte palme e da un cielo che tende progressivamente al blu intenso. Molti dei terrazzi delle case che circondano la piazza sono diventate sale da tè dove una moltitudine di turisti assiste dall'alto all'animarsi serale della piazza. Intanto giù sono già pronti i venditori di lumache che vengono servite in tazze piene di brodo e la gente mangia i molluschi e beve poi il brodino...incantatori di serpenti fanno muovere cobra e altre specie pericolose maneggiandoli con fare sicuro; cantastorie, saltimbanchi, giocolieri e  scimmie ammaestrate si contendono l'attenzione della gente locale e soprattutto dei turisti sperando in qualche mancia mentre sparsi qua e la si vedono piccoli banchi con denti e dentiere (si, avete letto bene) acquistabili liberamente dopo averle provate, naturalmente. Altrimenti la rimetti a posto. Tutto questo e altro è il cuore di Marrakech e la serata passò così, con i clienti a girare per il suk che si trova nelle stradine intorno alla piazza e io e Colette a bere un tè parlando del nostro lavoro e cercando di conoscerci meglio visto che avremmo dovuto passare una settimana insieme. Ma il vero viaggio cominciava domani....
Sveglia di buon mattino, robusta colazione e quindi pronti alle 8,00 sul bus che ci avrebbe portati a Ouarzazate. Oltre tre ore facendo sali e e scendi sulle ultime propaggini meridionali dei monti dell'Atlante fino a scavalcare una cresta e ritrovarci nel versante orientale; quello che guarda il deserto.
Da questo punto, guardando verso est, quattromila km di sabbia ci separavano dal Nilo, in Egitto. Tutto il Sahara. Ma noi ne avremmo percorso solo una minuscola parte che comunque ci avrebbe impegnati per una settimana.....
Oaurzazate è una città particolare. Intanto la vedi spuntare improvvisamente in mezzo al giallo-ocra della sabbia e delle rocce; si vede un “nido” di verde e una volta arrivati ci si trova tra splendide costruzioni in mattoni rossi condite con palme e l'immancabile cielo azzurro. Ouarzazate è stata in parte ricostruita per essere usata come scenario di molti film storici (Il Gladiatore, Il tè nel deserto...) e quindi sembra davvero di rivivere le atmosfere del tempo anche se la città non è poi molto vecchia essendo stata fondata durante il periodo coloniale francese. Ma è comunque di grande impatto scenografico.
Fino adesso il viaggio era stato paragonabile a un qualsiasi viaggio in qualsiasi parte del mondo. Hotel e bus confortevoli, cibo internazionale e strade asfaltate ma già da domani tutto sarebbe cambiato.
La mattina continuammo ancora con il bus fino alle Gole di Todra dove immense rocce rosse fanno da cornice ad un fiume dalle acque freschissime. Visitammo una casa tipica del posto costruita a secco con le pietre rosse. Stanze grandi ma abbastanza vuote; solo tappeti e divani e poi si usciva in un cortiletto interno dove c'era una stanza con tre pareti che rimaneva quindi aperta su questo cortile. All'interno della stanza c'era una ragazza intenta a lavare del pentolame in un fosso che, osservando con attenzione, veniva riempito da un flusso di acqua proveniente dal fiume e poi usciva dalla parte opposta della stanza. Acqua corrente nel vero senso della parola. Mi venne spontaneo chiedere “Mais l'eau c'est froid”? Serio.
E lei mi rispose: “Oui, c'est très froid”. Sorridendo.
La tradizione impone che la padrona di casa prepari un tè per ogni ospite e questi deve accettare per non rifiutare l'ospitalità. Molti di noi, comunque, soprattutto gli italiani, non lo presero mentre i francesi accettarono in massa....
Da quel momento avremmo abbandonato il bus per continuare per altri 300 km con auto fuoristrada fino a quando, il giorno seguente, avremmo lasciato anche quelle. Arrivammo quindi a Zagora a pochi km dal confine con l' Algeria dove finivano le montagne e cominciava il vero e proprio deserto. Già si notava il livello dell'hotel per niente paragonabile a quello di Ouarzazate per non parlare con La Mamounia di Marrakech...ma il viaggio consisteva proprio in questo: vivere i prossimi 5 giorni in armonia con la gente, con le loro tradizioni e con i mezzi di trasporto del posto.


FINE prima parte.

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Diari di viaggio / Nuovamente a casa.
« il: Settembre 18, 2012, 10:00:35 »
Buongiorno a tutti amici vecchi e nuovi di Zam. Rientro alla base dopo una estate "europea" vissuta tra Francia, Belgio, Olanda e Germania. Come dite? Un racconto su questi viaggi? Si, penso di scriverlo ma intanto sto scrivendo di altri viaggi precedenti che più profondamente hanno inciso nella mia anima ricordi e immagini. A presto.

Bruno

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15 minuti per creare / Re:Cosa mi manca
« il: Luglio 11, 2012, 07:57:09 »
Considerando quanto poche siano le cose chiare della vita è già tanto se, quando ci imbattiamo in una di esse, reagiamo coerentemente e la accettiamo come tale. Di solito, abbruttiti dall'abitudine di verificare prima di accettare, perdiamo l'attimo e la cosa chiara, per sua natura intensa e breve come una stella di classe O ha una vita brevissima e nel tempo della nostra riflessione essa è già mutata in qualcosa di più simile al limite del nostro pensiero che non contempla, o non accetta, i doni troppo radiosi.

Omnia fert aetas.

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15 minuti per creare / Re:Cosa mi manca
« il: Luglio 10, 2012, 18:23:04 »
Così come un frenetico movimento porta ad una implosione tale da far sembrare fermo quello che invece trema velocissimamente non è possibile che il pensare così tanto a questa "separazione di carriere" impedisca all'uno di nascere e al secondo di manifestarsi secondo natura? E comunque devi ricordare che per ogni cosa ci vuole tempo soprattutto quando la si vive al contrario (di norma ci si "infiamma" subito e poi la cosa va a decrescere).


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Anch'io Scrivo poesia! / Dedica
« il: Luglio 10, 2012, 05:59:42 »
Non sia mai ch'io ponga impedimenti
all'unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l'altro s'allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.


---Naturalmente questa non è mia. La dedico ad una persona speciale che mi ha donato tutto un nuovo mondo.

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