Autore Topic: Il Trucchista  (Letto 4298 volte)

Birik

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Il Trucchista
« il: Aprile 23, 2014, 11:07:36 »
Il Trucchista
Cap. I  Giovanni
Amo le donne e le osservo. Ne catturo gli sguardi e da uno sguardo so quello che la donna che mi sta davanti mi chiede. E io glielo do’.
Da un gesto, una mano nei capelli, un’accavallar di gamba, colgo il loro stato d’animo, intuisco le tribolazioni o le gioie.  Questo perché le amo, le ammiro e invidio loro quella capacità di dedizione che noi uomini non possediamo.
Tutto ciò ha come fine la conquista. E la conquista di una donna è un’arte sottile che io, in tutta modestia, posseggo.
Ricordo che quando ero ragazzo, mentre gli amici giocavano a pallone o si facevano le canne, io approfittavo per insidiare le loro pupe; niente di più facile se paragonavo il mio corteggiamento raffinato al loro tacchinare  insulso.
E pensare che non sono proprio bello: non alto, non muscoloso e perfino poco dotato nelle parti intime. Il mio sesso è come il mio pollice: piccolo e un po’ ricurvo. In compenso ho due magnifici occhi verdi che scrutano inquieti e sanno far sentire una donna nuda e indifesa, tanto da caderti fra le braccia come una pera matura.
E sono elegante. Non un’eleganza affettata, non esattamente alla moda, ma come dovrebbe vestire un uomo: camicie di Oxford inglese o a righe sottili,maglioncini di cachemere girocollo e pantaloni tenuti da belle cinture di cuoio grasso.  Calzettoni blu, mocassini o polacchine in caso di pioggia. Slip bianchi e mai una canottiera né niente che abbia un marchio in evidenza. Fino a qualche anno fa la mattina indugiavo dal barbiere, un po’ di pettegolezzi, panni caldi, pelo e contropelo per le mia barba dura. Oggi ho semplificato: usa e getta e un dopobarba cremoso.
Vanitoso, ma senza darlo a vedere, per non far soffrire l’alto tasso di testosterone che fluisce nel mio sangue.
 Non ricordo di aver provato amore prima di incontrare mia moglie.
Ma prima( e anche subito dopo) di questo evento consideravo i miei approcci come uno studio statistico, un calcolo delle probabilità. E se mi mettevo in testa la conquista, raramente fallivo.
Col tempo ho raffinato ulteriormente la pratica, sono diventato un vero gentleman: rose rosse in quantità, cenette intime in ristoranti stellati  e dopocena in alberghi di lusso dove le stupivo con pratiche svianti per allontanare il momento in cui le dimensioni del mio pene avrebbero provocato il panico o il sorrisetto ironico.  Arrivavano a scoprirlo già soddisfatte dalla mia ars amatoria. “Piccolo ma sincero” dicevo allora e tutto si risolveva in una risata.
Paradossalmente  la mancanza di qualche centimetro mi dava un vantaggio:  dovevo per forza indugiare nei preliminari, con grande gioia della prescelta.
Ma quello che soprattutto davo alle donne era il tempo: anche la donna più reticente crollava davanti alla mia tenacia. Più  tempo dedicavo loro e più cresceva la loro autostima, fino a quando non mi ritraevo, sottraendo l’elemento che le aveva tenute in fibrillazione. A quel punto mi cercavano.
Così sono andato avanti per anni,riuscendo ad avere una media di una conquista a settimana.
Non era difficile cercarle, avevo un negozio di mobili, erano loro a venire da me, e quando dal mio ufficio con le pareti di vetro vedevo la gnocca, il personale sapeva lasciarmi libero il campo. E allora cominciava la sfida. La tecnica variava a seconda dei tipi di donna, le cui attitudini sono già dichiarate dall’abbigliamento. Con quelle vestite in maniera appariscente sapevo di potermi permettere un approccio più diretto, la battutina a doppio senso, conquista facile, sesso porco.
 Era però l’apparente inespugnabilità della signora raffinata che mi eccitava davvero. I facili trionfi non fanno per me, in qualsiasi campo le vittorie mi piace sudarle. Il tailleur mi ammaliava, la camicetta di seta che si appoggiava lieve sul seno anche maturo mi mandava in visibilio, per non parlare dei pantaloni da uomo che cadevano morbidi su scarpe basse stringate. In questi casi davo il meglio di me con l’apparente disinteresse verso la persona, concentrato sulla vendita, ma lanciando di sottecchi sguardi ammaliatori, tecnica nella quale sono maestro.
Diverse costituzioni fisiche mi richiamavano a  diverse posizioni. La magrolina andava posta in equilibro, sopra; per la culona era necessario l’angolo retto mentre la generosa di petto andava affrontata per l’appunto…di petto.
E’ stato un bel periodo fino a quando è durato, cioè fino a quando mia moglie ha tollerato, poi ha minacciato di venire a darmi una mano in negozio e la pacchia è finita.
Nel frattempo però stava prendendo piede la pratica di chattare via internet, e mi si è aperto davanti un mondo di femmine in calore.
Avevo così ricominciato a spargere il mio seme un po’ ovunque, cadendo anche in trappole di sesso a tre o dove il marito guardava. Ma non ero soddisfatto.
Mi mancava qualcosa che mi desse lo stimolo, ero stufo del sesso coniugale, noioso e ripetitivo ma non mi piaceva lo squallore degli incontri in rete.                                                                                                       

presenza

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Re:Il Trucchista
« Risposta #1 il: Aprile 23, 2014, 11:54:54 »
Tanti sono i tipi umani, e ad ogni tipo corrisponde sempre una schiera, ma una schiera non è mai tutto il mondo!

Birik

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Re:Il Trucchista
« Risposta #2 il: Aprile 23, 2014, 14:02:13 »
Mai generalizzare infatti, Giovanni è abbastanza unico, seppur facente parte di quella categoria dalla quale ogni donna dovrebbe fuggire.

Birik

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Re:Il Trucchista
« Risposta #3 il: Aprile 24, 2014, 09:37:09 »
                                                                                                     
                                                              Cap. II
Imma 

Mia moglie proveniva come me da una famiglia di mobilieri. Quinta di otto fratelli era una ragazza carina e determinata con una voglia matta di fare famiglia.
Aveva un paio di anni in più di me  che all’epoca andavo per i venticinque e, devo dire, che per un po’ le sono stato addirittura fedele. Era di una gelosia asfissiante, ma io la amavo e volevo costruire qualcosa di duraturo. Che infatti dura ancora, se quello che ci unisce si può chiamare matrimonio.
Già dopo il primo figlio il rapporto era cambiato, lei era tutta protesa verso il nuovo amore e io mi sentivo messo un po’ in disparte. Ma non potevo rimproverarle niente, in fondo era una brava donna di casa e un’ottima madre.
Aveva un legame viscerale con la sua famiglia di origine. Tanti fratelli, cognati, nipoti. Poi, negli anni anche le mogli, i mariti e i figli dei nipoti. Battesimi, comunioni, compleanni, matrimoni. Ogni mese c’erano almeno due o tre riunioni con la famiglia al completo. Non che questo mi dispiacesse, ma qualche volta disertavo con piacere le simpatiche occasioni.
I ruoli erano perfettamente definiti,lei in casa e io fuori. Questo mi permetteva di continuare l’arte della seduzione. Decidemmo subito per il secondo figlio . In fondo GianPiero aveva bisogno di un fratellino e Imma si sarebbe gratificata con un altro bebè. La vita scorreva abbastanza serena, facevamo belle vacanze con gruppi di amici e i bambini crescevano.
Ma come lei aveva preso la gestione della casa in maniera egregia, seguiva i figli e li stimolava allo sport e agli studi, così pretendeva da me gli stessi risultati nel lavoro e avere, di conseguenza, una vita agiata.
Questo è stato possibile fino alla fine degli anni novanta, poi un po’ di crisi, un po’ la mancanza delle commesse che mi venivano dalla base Nato di Bagnoli, mi ritrovai a non poter soddisfare lo standard di vita alla quale eravamo abituati.
Viviamo in una cittadina di provincia, Capua, fra Napoli e Caserta, dove le apparenze contano, e lei cominciava a rinfacciarmi di essere venuto meno al nostro patto mai scritto.
Voleva una bella casa e vivevamo in una banale casa in affitto. I figli (la seconda era femmina) stavano crescendo e avevano più esigenze, insomma avevo bisogno di più soldi, e siccome sono un seduttore, decisi di rivolgere quest’arte nel lavoro.

nihil

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Re:Il Trucchista
« Risposta #4 il: Aprile 25, 2014, 09:36:23 »
Letto il primo capitolo: veramente arguto, sottile, stuzzicante e scritto con maestrìa. Complimenti. Vado a leggere il secondo. ;) abow

nihil

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Re:Il Trucchista
« Risposta #5 il: Aprile 25, 2014, 09:39:44 »
Letto il secondo: troppo breve  ;) ci fai stare in ansia, cercando di prevedere, facendo congetture...scritto troppo bene al maschile...niente niente sei un seduttore in incognito? o hai raccolto qualche esperienza di amici masculi? ::) :D

Birik

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Re:Il Trucchista
« Risposta #6 il: Aprile 25, 2014, 09:58:56 »
Esperienza di amico masculo. I primi capitoli mi sembrano migliori,  man mano che vado avanti, lo scritto perde pezzi di "verve"

Birik

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Re:Il Trucchista
« Risposta #7 il: Aprile 25, 2014, 10:06:53 »
    Cap III
L’operazione

Noi qui le chiamiamo operazioni, la parola truffa non ci piace. E’ volgare e poi io mi sentivo un po’ come Robin Hood, rubare ai ricchi per dare ai poveri.
Ero rimasto scottato dal comportamento dell’azienda di cucine  brianzola  con la quale avevo lavorato negli ultimi dieci anni. Avevo fatturato diverse centinaia di milioni di lire all’anno, ma con la dismissione della vicina base Nato, nei quali alloggi avevo montato cucine nell’ordine di una al mese circa, le commesse erano scarse e il fatturato si era ridotto a meno della metà.
Mi aspettavo di perdere l’esclusiva, ma non addirittura la concessione. Invece questi bastardi, non ostante i miei rapporti amichevoli e di grande correttezza con i dirigenti, mi tolgono la concessione per darla a un negozio di Napoli.
Giuro volevo vendicarmi. La perdita dell’azienda che più mi rappresentava mi aveva provocato un crollo di immagine e anche del mio enorme ego. Non avrei potuto cambiare auto, pagare una mega festa per i diciotto anni di mio figlio e andare in vacanza in Sardegna. Ero nero.
E fu in quel momento che presi la decisione. Gliel’avrei fatta pagare, era ora di smettere di arricchire le aziende del Nord per essere poi trattato in questa maniera, la mia vendetta sarebbe stato un sottile gioco di seduzione, prima che una grossa operazione-truffa.
Cambiai l’amministratore e diedi l’incarico a mio figlio appena maggiorenne. Una scelta infelice come risultò poi. Feci aprire da lui diversi conti in altrettante banche e cominciai a sbizzarrirmi con gli ordini, avevo ben sei carnet di assegni da riempire . Mi inventai case da arredare, interi residence al mare che necessitavano di cucine, ristoranti che richiedevano pentolame di qualità e qualsiasi altra cosa che la mia fervida fantasia arrivasse a immaginare. Le aziende mi conoscevano; ero stato sempre una persona corretta e un buon pagatore.  Le forniture arrivavano regolari, mobili, cucine, imbottiti e una valanga di complementi: pagamento a 90gg. Quindi, per far fronte alle prime fatture organizzai una grande svendita reclamizzandola in tutti i modi, con sconti fino al 50%. Funzionava, con l’incasso del primo mese avrei coperto la prima tranche di pagamenti. Gli ordini successivi, che  non sarebbero mai stati pagati, sarebbero stati più consistenti, avevo calcolato che in breve, nel deposito avrei avuto circa due milioni di euro in merce. E così fu.

Accumulavo  soldi sapendo che presto la pacchia sarebbe finita,la società protestata e il negozio chiuso almeno per un po’.
 Ero in grado finalmente di dare un anticipo consistente per l’acquisto di una casa. Imma si era un po’ tranquillizzata, giravano più soldi e, anche se immaginava cosa stavo facendo, la cosa non la interessava, anzi non voleva proprio toccare l’argomento. D’altronde io non interferivo con nulla che riguardasse casa e figli.
Comprai casa, bellissima, un superattico da rifinire, terrazze enormi che guardavano il Castello Aragonese, camere con bagno, ampi spazi e un caminetto sospeso in salotto sul quale mi ero incaponito. Mi applicai nella scelta dei pavimenti e piastrelle,e dopo pochi mesi avevo una casa da fare invidia, ma anche un consistente mutuo da pagare.
Mi rimisi a lavorare di buona lena, una nuova società, ancora merce da vendere, non avrei dovuto avere grossi problemi a ritornare in auge, così mi gratificai con un’auto nuova.
E naturalmente avevo bisogno di esercitare la mia arte, volevo una donna, anzi tante.
Ricominciai con le chat e dopo poco ero riuscito a creare una rete di amiche lungo i percorsi che mi portavano fuori per lavoro. Comodissimo, Imma era più tranquilla e molto impegnata con la casa nuova. Ma io avevo bisogno di qualcosa in più che rapporti passeggeri. Volevo una complice una donna alla quale svelare le mie manie truffaldine e che mi aiutasse in questa nuova avventura.
 

nihil

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Re:Il Trucchista
« Risposta #8 il: Aprile 25, 2014, 14:43:41 »
 ;D non scendere in grandi particolari della truffa, che poi qualcuno ci si ispira, anche se questo tipo di operazione ormai è abbastanza conosciuta.  :Ppp:

Birik

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Re:Il Trucchista
« Risposta #9 il: Aprile 25, 2014, 19:57:49 »
llCap.IV    
Carla
La chat che frequentavo si chiamava Supereva, io non avevo messo foto per paura di essere riconosciuto, e comunque riuscivo a contattare una enorme quantità di donne.
Quando Carla mi scrisse non la leggevo da più di un mese,( seppi dopo che era stata in India) .Già mi aveva parlato di problemi gravi, marito maniaco depresso uscito di casa da qualche giorno e figli allo sbando, una situazione non facile, ma l’istinto mi disse che avrei dovuto conoscerla. Le diedi immediatamente un appuntamento e mi precipitai da lei facendo i sessanta chilometri che ci separavano in mezzora. La mia Alfa aveva un motore da duecentocinquanta cavalli.
Ci incontrammo in un bar appena fuori dall’autostrada e vederla fu una visione.
La figura era snella ma polposetta, sotto il trench color biscotto e la gonnellina al ginocchio si intuivano fianchi snelli e  un seno forte ,  le gambe erano magre.  Accavallate e senza calze, lasciavano la visione di un ginocchio piccolo, molto aggraziato, il polpaccio nascosto dagli stivali.
Il viso dalla pelle olivastra era dolce,il sorriso gentile, gli occhi nocciola caldi ed espressivi, solo la voce aveva un po’ stridula, per il resto era una morbidezza.
Chiacchierammo un’oretta prima di accorgermi che avevo trovato la donna che faceva al caso mio. Mai più rapporti occasionali, ma colei che avrebbe saputo darmi quello che cercavo
La guardavo con gli occhi da seduttore e usavo tutte le mie frasi ad effetto, ma non mi sembrava di far colpo. Lei era tutta presa nel racconto dei suoi viaggi in India, dei gioielli che faceva, e anzi, aveva portato qualcosa da farmi vedere. Io facevo finta di guardare interessato ma la sua vicinanza e il suo profumo mi facevano girare la testa. Nel salutarla le sussurrai all’orecchio che avrei voluto baciarla, ma lei fece finta di non sentire. In autostrada cominciai a inondarla di sms, e da quel momento nella mia testa un unico pensiero, farla mia. Capivo che sarebbe stata un’impresa difficile, ma a me vincere facile non è mai piaciuto.
 A parte la conquista che prima o poi mi sarebbe riuscita, il problema sarebbe stato mantenere un rapporto lungo nella mia condizione di sposato e soprattutto convincerla a darmi una mano nella mia nuova avventura. Qualsiasi rappresentante o direttore commerciale si sarebbe fatto ingannare da una signora per bene e di bell’aspetto.
Tutto il mio tempo libero era per lei, andavo in negozio mezz’ora prima per incontrarla in chat, e più la conoscevo più capivo che era ciò che mi serviva. Piena di guai fino al collo, ma allegra, simpatica. Capii subito che per consolidare la conoscenza mi sarei dovuto rendere partecipe dei suoi problemi, e così feci, pianificando i debiti che il marito le aveva lasciato e parlando con lei dei figli, soprattutto del più grande che le dava pensieri. Per il resto non la pressavo, era reduce da venticinque anni di monogamia e non volevo forzare i tempi.  Sono anche un grande stratega, lei mi sembrava quasi spaventata dalla mia irruenza, ma si divertiva al gioco, voleva essere sedotta ma in maniera raffinata, non era sesso che cercava, ma la sicurezza di un uomo che si prendesse cura di lei. Io ero pronto e poco mi interessavano le conseguenze del mio gesto.
Così la portavo a cena fuori e parlavamo molto, cominciavamo a conoscerci, anche se io le avevo detto di essere separato e non avevo mai accennato al mio piano di battaglia.
Era passato quasi un mese ma lei non mi sembrava dare segni di cedimento, dopo un pranzo in un ristorantino nella sua zona le avevo proposto un albergo, ma lei si era rifiutata, adducendo scuse come “qui in zona mi conoscono e mi sento in imbarazzo.” Io cominciavo a stancarmi, facevo centoventi chilometri un giorno si e uno no per il piacere di vederla e mi sentivo frustrato. Finché una domenica, dopo aver pranzato  nel centro storico di Salerno, la feci mia in un albergo a Paestum. Era una bella giornata di fine novembre,l’aria era mite e il cielo limpido. Salimmo in macchina allegri e un po’ brilli, alla ricerca del posticino giusto. La litoranea che ci portava da Salerno a Paestum era una strada dritta col mare e pinete a destra e la piana del Sele a sinistra.  Il pomeriggio era ancora luminoso,  un sole enorme stava per tuffarsi nel mare piatto e dallo stereo usciva musica di una compilation che avevo commissionato a mio figlio .
Tutto era perfetto, come da programma, sapevo che Carla era una brava ragazza e che forse non era mai stata in albergo con qualcuno che non fosse il marito. Infatti nella hall era imbarazzatissima, tesa e nervosa.
Salimmo in camera e andai in bagno dopo essermi spogliato e aver appoggiato i miei vestiti in ordine su una sedia. Curo la pulizia della mia persona in modo scrupoloso e ho fastidio per qualsiasi odore di umori corporali. Uscito dal bagno la trovai sotto le coperte. Mi applicai con tutto me stesso a un rapporto esteticamente perfetto. Io sono del segno
volevamo lasciare. dea Bilancia , amo l’eleganza e l’armonia, capivo che avrei dovuto usare tatto e delicatezza e così feci. Riuscii piano piano a sbloccarla, scatenando  in lei un erotismo forse dovuto a anni di astinenza. Cazzarola la signora era un’amante prodiga di carezze, di dolcezza e un po’ di porconeria che non guasta mai. Dopo forse un paio di ore di sesso ero distrutto e a lei tremavano le gambe. Ma ero felice, mi piaceva e mi piacevamo noi due insieme.
Il viaggio di ritorno risultò velato dalla malinconia del distacco. Ci eravamo trovati e non ci


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Re:Il Trucchista
« Risposta #10 il: Aprile 26, 2014, 07:00:41 »
Ci eravamo trovati e non ci.....non ci cosa?  ;) mi sa che è saltato il copia incolla. E quanti ce ne saranno in giro di uomini così!?

Birik

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Re:Il Trucchista
« Risposta #11 il: Aprile 26, 2014, 10:43:33 »
volevamo perdere.                Non so quanti ce sono, so che uno l'ho beccato io.

Birik

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Re:Il Trucchista
« Risposta #12 il: Aprile 26, 2014, 11:07:43 »
Cap. V
Viaggiare
Il 2005 che si stava avvicinando a grandi passi,sarebbe stato un anno di viaggi. Erano ormai un paio di mesi che ci frequentavamo, lei non mi faceva domande, eppure tutto il mio comportamento lasciava intuire la mia condizione di uomo non libero. Le avevo detto che dopo il lavoro spegnevo il cellulare e non avevamo ancora passato una notte insieme. Qualsiasi altra donna avrebbe capito, ma a lei sembrava non interessare. Imma cominciava a sospettare qualcosa, era un bravo segugio ma io un ancor più bravo bugiardo. Ero in un’empasse che mi impediva di agire, dovevo trovare una soluzione. Il Macef la fiera di fine gennaio a Milano mi avrebbe dato la possibilità di stare quasi una settimana fuori casa e cominciare a parlarle di progetti di lavoro, oltre che a godere di una stimolante compagnia. Ma non mi sentivo ancora di metterla al corrente del mio piano, si sarebbe ritratta. Dovevo portarla gradualmente ad accettare la cosa.  Volevo un’altra donna, una complice, una compagna alla quale confidare le mie ambizioni e che mi aiutasse a realizzarle. E continuare ad avere le comodità di casa mia, l’accudimento domestico. Chiedevo troppo?
Fu una settimana di attività frenetica, di giorno in fiera la notte ad amare. E io modestamente come amante non sono secondo a nessuno.
 Dopo qualche giorno che eravamo rientrati da Milano e dopo un pomeriggio d’amore in un albergo della sua zona, successe il fattaccio.
L’avevo accompagnata a casa, ero rientrato e come al solito avevo spento il cellulare prima di varcare la soglia. Non immaginavo che Imma sapeva che al negozio quel pomeriggio  nessuno mi aveva visto. A cena non disse niente e nulla mi faceva sospettare che aveva capito tutto. La mattina dopo mentre ero sotto la doccia, la sento urlare al telefono. Aveva acceso il mio cellulare e aveva trovato un messaggio che Carla mi aveva inviato la sera prima quando il mio telefono era già spento.  Subito l’aveva chiamata e sentivo che discuteva animatamente.”Mi stai prendendo in giro” diceva,”Zoccola, quello è mio marito”. Le strappo il cellulare di mano e comincia una discussione snervante. Era solo qualche mese che la frequentavo e avevo già problemi enormi. 
Carla era stata brava, evidentemente la notizia che avevo moglie non l’aveva sconvolta tanto. Aveva replicato alle ingiurie di Imma in maniera calma e pacata, raccontando del suo rapporto con me, che per il momento era solo virtuale, ci eravamo sentiti solo in chat. Non sapeva che ero sposato e non mi avrebbe mai incontrato dal momento che adesso ne era a conoscenza. Mi aveva salvato il culo. E soprattutto sapeva mentire bene, interessante scoperta!
Io pensavo che si sarebbe arrabbiata, ma lei mi disse solo che un rapporto basato su una bugia così grande, non avrebbe avuto una vita lunga. Durò sei anni.
Fu in quei giorni che si fece largo in me l’idea di trovare un capannone al Nord dove organizzare l’operazione; questo mi avrebbe dato la possibilità di assentarmi spesso per lavoro. Viaggiammo molto fra Marche ed Emilia Romagna, e io piano piano cercavo di spiegarle i termini della faccenda nella quale avrei voluto averla al mio fianco. Ma non era facile.
L’occasione mi si presentò all’improvviso, una srl immacolata, con un buon fatturato e un negozio con un contratto di fitto piuttosto conveniente a Pescara, lungo la via Tiburtina. Elettrodomestici da incasso e cucine componibili. Ottimo, tre ore da casa, una cittadina vivibile sul mare bei negozi e ottimi ristoranti. Carla si sarebbe trasferita  qui con il figlio più grande e sarebbe stata l’amministratore della nuova società.
Operammo il cambio della compagine societaria il 14 di Luglio 2005 e la data della presa della Bastiglia mi sembrava di buon augurio.
Carla  però mi aveva fatto giurare che nessuna operazione truffa sarebbe stata fatta con lei amministratrice. Seppi dopo che in quel periodo donò la casa ai figli per risultare nullatenente. Non le dovevo essere sembrato molto affidabile. Cominciava una nuova avventura e io ero in fibrillazione, avevo un nuovo giocattolo, anzi due.
Sistemammo il locale alla meglio, portai un po’ di stand per l’esposizione degli elettrodomestici che avevo nel mio deposito di Capua. Spendemmo un po’ in più solo per le insegne che servivano a fare notare il negozio in una strada provinciale a traffico scorrevole.
Dopo qualche mese Carla, che nel frattempo si era sistemata da un’amica, aveva preso bene in mano le redini dell’attività. Io salivo un paio di giorni alla settimana e le cose procedevano senza intoppi. I problemi me li dava però il negozio giù. Il fatturato era crollato e, non ostante avessi la proprietà del capannone in cui alloggiava l’attività, non riuscivo a rientrare delle spese. Pesavano anche i cinquemila euro al mese che pagavo per l’acquisto della società di Pescara oltre a circa tremila di mutuo per la casa.
Urgeva un’operazione, Carla volente o nolente avrebbe dovuto capitolare. Cominciai a pensare a come organizzare la cosa. Sottrarre elettrodomestici era impossibile, le aziende erano tutte molto caute, scottate da situazioni simili e non lavoravano se non effetti a vista o al massimo con pagamenti a trenta giorni. Troppo pochi. Avevo bisogno di un altro locale e, usando la stessa s.r.l., creare un ramo d’azienda  dove far confluire merce che avrebbe rimpolpato la mia attività a Capua. E di una figura competente per dialogare con le aziende.
 

presenza

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Re:Il Trucchista
« Risposta #13 il: Aprile 26, 2014, 14:55:57 »
Una storia come tante, di tanti, e un po' di ciò che siamo, siamo stati o abbiamo vissuto. Forse raccontare è davvero una catarsi|

Birik

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Re:Il Trucchista
« Risposta #14 il: Aprile 26, 2014, 15:15:25 »
Infatti, l'ultimo esperimento per purificarsi dopo anni di patimenti e una fuga all'estero. L'abbandono dopo i ....quanta è più penoso, il tempo stringe e le risorse vengono a mancare.