Autore Topic: le due parole  (Letto 40420 volte)

Rubio

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Re:le due parole
« Risposta #150 il: Aprile 25, 2012, 16:10:31 »
Grazie Nihil, sempre gentile. R. ;) (primo emoticon della mia vita!)

nihil

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Re:le due parole
« Risposta #151 il: Aprile 25, 2012, 16:31:27 »
primo emoticon? bisogna festeggiare. Se clikki su altri ne vedrai di bellini ed esaustivi. :scrib: :htsh: :dfg: :ubr: :cnd: :beer: :helpme:

nihil

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Re:le due parole
« Risposta #152 il: Maggio 07, 2012, 10:14:21 »
Rossella girava per le vie, ammirava le vetrine ma non sapeva decidere che vestito acquistare. Soldi ne aveva pochi, buon gusto tanto. Era ovvio che la cosa diventava complicata, desiderava qualcosa che facesse tendenza ma non era disposta a mettersi addosso cose pazzesche solo per soddisfare la moda.
L'appuntamento della serata era importante, avrebbe conosciuto i futuri suoceri, che sapeva pignoli, pedanti, antiquati e conformisti. Avrebbe volentieri rimandato, ma era un anno che lo faceva, la cosa diventava ridicola.
Tornò a casa, alla fine aveva trovato il solito tubino nero, che fa sempre tanto Colazione da Tiffany, ma era anche il suo stile.L'ansia la stava consumando, il terrore dell'incontro le chiudeva lo stomaco, quasi quasi si dava malata. Ma no, in guerra come alla guerra, si ripeteva. Bisogna andare. L'appuntamento era al Savoy, niente meno. No, non ci vado, cosa ci combino io con quella gente, quella festa tra nobili, industriali e politici. Iniziò a sudare. Mi mostreranno come un'opera di carità del figlio, me lo sento. Ma io amo Andrea, è il mio principe azzurro. Ci vado, ci vado, ora chiamo il taxi.
Arrivò al Savoy puntuale come una tassa, i futuri suoceri erano maniaci della puntualità. Entrò nell'atrio del Savoy e fu quasi abbagliata dalla luce dei lampadari a gocce di cristallo. Praticamente pensò alla fatica di puliri. Chiamò l'ascensore, entrò con le gambe che un poco tremavano, pigiò il pulsante del 5° piano. Si sentiva trasportare verso l'alto, verso un destino che non era della  sua taglia, un pensiero le diceva che era sempre in tempo a cambiare idea. Sì. Se schiaccio il pulsante stop, l'ascensore si ferma, io sto qui, penseranno ad un guasto, io lì non ci vado a farmi sbranare da quegli altolocati.
Fermò l'ascensore, si sedette sul divanetto di velluto rosso e si mise a piangere, ma era un pianto di liberazione, aveva vissuto un sogno che non le apparteneva, fortunatamente si era svegliata in tempo. Cenerentola esiste solo nelle fiabe.


Nuove parole: mistero-colomba

Rubio

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Re:le due parole
« Risposta #153 il: Maggio 08, 2012, 23:13:26 »
Nel mio lavoro è d'uopo il vecchio gioco delle parti, il poliziotto buono e quello cattivo, chi fa il falco e chi la colomba. Gli si piomba in dosso in due, ciascuno col suo ruolo, e il risultato è garantito. Che lavoro faccio io? no, non sono tra le forze dell'ordine, non devo neanche assicurarmi appalti milionari nella Pubblica Amministrazione. Non gioco così in alto. Sto tra la gente normale, tra i tanti. Mi guardo intorno e colgo l'occasione. Sono anni che lavoro in coppia con Raul e la strategia è sempre la stessa. Nel nostro ambiente non è un mistero. Ancora non è chiaro? Sono Ersilio, il mago della truffa!


p.s. grande performance Nihil. Saluti. Rubio

prossime parole: navigatore, antipodi

nihil

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Re:le due parole
« Risposta #154 il: Maggio 09, 2012, 08:49:35 »
eheheh forte Ersilio! e le parole che hai scelto sono davvero difficili ;)

ziaci

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Re:le due parole
« Risposta #155 il: Maggio 10, 2012, 01:39:36 »
Si girò a guardarlo, ancora per un istante, erano giorni di attesa quelli che l'avrebbero aspettata, già, ancora giorni d'attesa,
un peso che il suo cuore da tempo portava, al quale spesso si era ribellata senza nessun risultato se non un'inutile sofferenza,
poi aveva lasciato che le cose fossero, che i giorni le scorressero tra le mani come sabbia sottile.
L'aveva sempre saputo che innamorarsi di quel NAVIGATORE solitario l'avrebbe portata ad avere lunghe ed interminabili attese, ma la ragione poco fa di fronte ad un sentimento così grande, pieno e profondo.
Lo guardò e sorrise, sorrise a se stessa, a lui e al suo nuovo viaggio, che l'avrebbe portato agli ANTIPODI, in terre lontane e sconosciute.
Al suo ritorno lei sarebbe stata li, lei la sua Penelope, che lo amava al di sopra di ogni tempo e spazio misurabile.

prossime parole: ingannevole-esilio
acrobata del tempo, sospesa a mezz'aria, senza rete sto.
C.

nihil

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Re:le due parole
« Risposta #156 il: Maggio 10, 2012, 08:16:45 »
ottimo, zia! abow

ziaci

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Re:le due parole
« Risposta #157 il: Maggio 10, 2012, 09:13:37 »
grazie Ni :rose:
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Rubio

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Re:le due parole
« Risposta #158 il: Maggio 11, 2012, 08:21:30 »
    Il mio posto è qui, nel mondo. Di fronte alle delusioni, alla tristezza, all'insicurezza mia, verrebbe voglia di fuggire, andare lontano. Una sorta di esilio dal qui e dall'oggi. Un'altra possibilità, ricominciare dopo aver fatto tabula rasa evitando di portare con sè i propri errori. Proposito ingannevole? Non è coraggio ma pavidità, è fuga di fronte alle difficoltà. Io rimango e lo affronto: deve dirmelo in faccia che non mi ama. Io, quando lo sento su di me, non ho dubbi. Quando si risveglia dal torpore dell'amore è invaso dai sensi di colpa e si dimentica di noi, obbedendo più alle convenzini che all'istinto. Io ci credo, solo così, forse, anche lui potrà.

p.s. se è vero che fossero parole difficili un "brava" a ZiaCi che le ha orlate magistralmente in una bella storia. Mi stupisce, comunque, che oggi ci possa essere una donna con la vocazione di Penelope, sia pure ob torto collo. E se sì chi lo ammetterebbe mai?
 
Prossime parole: chiocciola-esterna

ciro

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Re:le due parole
« Risposta #159 il: Maggio 11, 2012, 11:02:57 »
Scese la neve nel deserto, ma non rimade che sabbia

ziaci

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Re:le due parole
« Risposta #160 il: Maggio 11, 2012, 16:14:08 »
    p.s. se è vero che fossero parole difficili un "brava" a ZiaCi che le ha orlate magistralmente in una bella storia. Mi stupisce, comunque, che oggi ci possa essere una donna con la vocazione di Penelope, sia pure ob torto collo. E se sì chi lo ammetterebbe mai?
Nell'era del "tutto e subito" l'arte del "saper aspettare" é di pochi, uomini o donne che siano, ma proprio perché é un'arte perché non ammetterlo?
Grazie Rubio per il tuo commento :rose:
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ziaci

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Re:le due parole
« Risposta #161 il: Maggio 11, 2012, 16:40:37 »
Scese la neve nel deserto, ma non rimade che sabbia
ehm..scusa Ciro sono un po' tonta, ma non ho capito :redd:
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ciro

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Re:le due parole
« Risposta #162 il: Maggio 11, 2012, 18:13:04 »
RIMASE AL POSTO DI RIMADE, MA HO SBAGLIATO AD AGGANCIARMI ALLE ULTIME DUE PAROLE DEL GIOCO. DEVO ANCORA  FARE MOLTA PRATICA TRA TOPIC POST ED ALTRE COSETTE DEL GENERE. MA VI AVEVO AVVERTITO CHE SONO AL MIO PRIMO FORUM O CHAT ? SONO SCESO NEL SECOLO SBAGLIATO, PECCATO!

scuse da Ciro

nihil

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Re:le due parole
« Risposta #163 il: Maggio 11, 2012, 21:32:45 »
hihihhii poco male Ciro, potrebbe accadere di peggio. Io la prima volta che mi sono iscritta a un forun non sapevo cosa vuol dire nick e misi una parola a caso, meno male che non era una parolaccia.   ;D

piccolofi

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Re:le due parole
« Risposta #164 il: Maggio 14, 2012, 18:43:27 »
     Lei era li', sulla sua barca , in una calda e assolata giornata estiva.
     La barca stazionava sul prato, nella parte del club nautico riservata al rimessaggio delle
     barche piccole, o comunque a quelle che ancora non erano pronte per riprendere il mare
     e se ne stavano sui loro invasi, varie e pittoresche, ognuna col suo proprietario e il suo
     carattere.
     Si, perche' anche le barche hanno un " carattere ", proprio come chi le possiede, e questo
     lo dico a beneficio di chi non lo sa.
     Dunque Jole se ne stava a bordo della sua, immersa nei suoi lavori in mezzo ad una
     confusione tale da scoraggiare chiunque salvo il proprietario-innamorato.  Era pero' in un
     bagno di sudore, fiaccata dal calore che pervadeva tutt'attorno, che pareva quasi una
     presenza e accomunava i cirenei intenti pazientemente alle opere.
     Pur senza vederli, sapeva che poco piu' in la' c'era una coppia che carteggiava, un altro che
     dava una mano di antivegetativa, una ragazza blu ( nel senso che era riuscita suo malgrado
     a farsi i capelli blu causa il rovesciamento di un prodotto ), un altro che armeggiava con tubi
     e chiavi nel vano motore...
     Jole, confortata da queste presenze amiche, si era seduta per unattimo su  una cuccetta
     per riposare e intanto si guardava intorno : quanto amava il suo guscietto !
     Era di vetroresina robusta, ma aveva anche qualche elemento in legno marino scuro, come la  porticina del tambuccio, quella  del micro bagno, il tavolinetto per mangiare, e fuori il bottaccio, il sedile a poppa e la barra del timone.
    Piccolo, e' vero, molto piccolo, eppure aveva tutto l'occorrente : fornello, lavello, spazi per le
    stoviglie, due cuccette laterali, un cuccettone doppio di prua nonche' il gavoncino per le vele,
    due gavoni verso poppa.... E il bagnetto! Sissignore, il..bagnetto!  Rise divertita, ricordandosi
    di quando suo cognato, decisamente piu' grosso di lei, era entrato ma poi pareva non riuscisse
    a venir fuori, e la cosa si era fatta imbarazzante, per lui cosi' dignitoso e impeccabile.
    In effetti era un buco, un quasi-ripostiglio, nonostante il wc nautico e gli accessori lillipuziani
    che lei era riuscita a piazzarci e che gli davano l'aspetto di un bagno vero.
    Mentre gli occhi giravano con affetto tutt'attorno, penso' che, piu' che una una barca, la sentiva
    proprio come una casa, anzi una sorta di CHIOCCIOLA che la accoglieva ad ogni suo ritorno.
    In effetti, li' sul prato, sul suo invaso in legno da raggiungersi con una scaletta, chiamarla
    barca faceva un po' sorridere.
    I suoi rimuginamenti furono pero' interrotti da un lieve rumore esterno, un rumore metallico.
    Usci', meccanicamente, per capire cosa fosse : pareva non esserci nessuno elemento nuovo,
    al di fuori dei pochi accaldati che ancora resistevano a lavorare sotto gli scafi che li protegge
    vano dal sole a picco.  Guardo' speranzosa gli alberi per cogliere un qualche eventuale alito
    di vento, ma nulla si muoveva e persino la terra battuta riarsa pareva chiedere la grazia di
    un poco di ristoro.
    Penso' allora di andare a rifornirsi di un po' d'acqua a una manichetta vicina, o di spruzzarsela
    addirittura addosso.  Appoggio' le mani alla fiancata, si giro', fece per scendere, ma.... resto'
    incredula : non era il suo piede che aveva mancato lo scalino, ma era proprio sparita la scala,
    quella bella scala di ferro che gentilmente le era stata procurata e che ormai era sua.
    Guardo' attorno : ognuno aveva la sua scala, nessuno si era preso li' attorno la sua.
    Senti' montarle una sorda stizza : chi diavolo l'aveva presa?  E lei?  Mica poteva volar giu',
    c'era troppa altezza!  Eppure si capiva che la barca era " abitata ", insomma che qualcuno
    era a bordo !
    " Ehi ! " grido' " Chi ha preso la scala? "
    Nessuno rispose e nessuno alzo' la testa.
    " Ehi ! Qui c'era una scala, la mia scala : chi l'ha presa faccia il favore di riportarla! "
    Aveva alzato il tono di voce, ora chiaramente arrabbiata.  Le figure attorno la guardarono ma
    tutti scossero la testa.  Solo una ragazza, la ragazza " blu", con senso pratico le porto' infine
    un'altra scala oltre alla propria solidarieta' e cosi' pote' scendere.
    Non si capacitava, con tutto quel che aveva da fare....ci mancava solo la scala sottratta!
    Si mise a percorrere a grandi passi tutto il terreno pieno di barche sui loro invasi, appunto' gli
    occhi prevenuti su ogni innocua scala che vi poggiava, ma niente!, pareva svanita.
    Mentre rimuginava pensieri per niente benevoli,  nel guardare una bella barca che le piaceva
    vide infine anche la maledetta scala, si, avrebbe giurato fosse proprio la sua.
    Si avvicino', piena di sacro fuoco e sapendo gia' il da farsi.  Era la sua.
    Afferro' senza esitazione la scala, lunga e pesante, la mise orizzontale e si riavvio', senza una
    parola.
    " Razza di imbecilli ! " pensava " adesso vi divertite voi a venir giu' da li' , e' anche piu' alta
    della mia e qua attorno non c'e' nessuno "
    Le sembrava un atto di pura giustizia e non provava un pizzico di scrupolo, anzi era maligna-
    mente soddisfatta, quando dall' anonima barca si levo' una voce a bloccare il suo blitz.
    Una voce maschile, che con tono di scherzoso rimprovero lancio'  :  " Cosa fai? Mi porti via la
    scala? "
    "  Certamente - fece Jole di rimando con tono di irritata severita' - dal momento che questa e'
    la mia scala e lei l'ha portata via a me. ", e fece per andarsene.
    " E io come scendo? " la riblocco' la voce dell'anonimo, che pareva divertita.
    " Ah, non lo so!  Se ne cerchi un'altra "
    Era davvero arrabbiata, quell'idiota le dava del tu e neppure si era scusato.
    E fu allora che l'" idiota ", finalmente allarmato dalla sua determinazione, si affaccio' al bordo
    della sua bella barca per parlarle e convincerla.
    Jole guardo' su, con l'aria di sfida, ora ti concio io, pensava.
    Ma si ritrovo' impreparata e per la seconda volta incredula.  No, non poteva esser vero.
    Accidenti, fra tanti, ed erano davvero tanti quelli che bazzicavano li', proprio lui?
    Lui che da subito, da quando era comparso al Club Nautico, aveva notato, lui che non mancava
    di produrle un guizzo allo stomaco quando lo vedeva anche per un attimo, lui che avrebbe dato
    chissa' cosa per conoscere, per la miseria.....ma che bella conoscenza!
    Si rese conto, mentre lui la guardava, che doveva avere l'APPARENZA  di una rigida istitutrice 
    inglese, che era stata dura, sgarbata, esattamente tutto l'opposto di quel che aveva
    fantasticato se mai il desiderato incontro fosse avvenuto.
    Era stata certa dell'instaurarsi di un feeling quasi immediato,  della simpatia, della sensa-
    zione di conoscersi gia', e del poter condividere gusti e sensazioni.....
    Lo guardo' per un attimo, il piu' lungo possibile che si potesse concedere, apprezzo' il viso
    maschile, dai lineamenti marcati, i begli occhi scuri luminosi e in quel momento ridenti, la
    bellezza bruna su un corpo snello e forte, l'abbronzatura che la camicia bianca evidenziava
    spudoratamente.
    Fu certa che lui era consapevole del proprio appeal, che era abituato a rigirarsi le donne come
    voleva e che in quel momento stava cucinandosi lei, col suo sorriso impunito e le sue assurde
    spiegazioni sulla scala fregata  : " Credevo non ci fosse nessuno..sai, mi dispiace. Adesso
    pero' fammi scendere.. "
    Troppo facile.
    Lo guardo' fieramente, sentendosi la piu' stupida delle stupide.
    Si riappoggio' la scala alla spalla, senti' la propria voce neutra che pareva non uscir neppure
    da lei  :  " La scala mi serve.  Mi dispiace, chiami qualcuno ".
    Giro' i tacchi e la testa, e se ne ando'.
   

   
   
   
   
         
     
     
     
« Ultima modifica: Maggio 16, 2012, 17:10:05 da piccolofi »