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Topics - ninag

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Umoristico / Le storie di Clò-12 Il ritorno.
« il: Ottobre 10, 2020, 15:05:04 »
Clò non appena fu in cella, si addormentò di uno strano sonno profondo, la mattina seguente fu svegliata da un vigilante che le consegnò un foglio su cui era stato posto il timbro del” Presidente Massimo.”
Nel documento il primo ministro si scusava per l’evidente errore in cui erano incorsi i solerti poliziotti, anzi le solerti poliziotte.
Nel momento in cui Clò era stata rinchiusa in carcere, tutto il sistema di archiviazione documenti si era fermato e data l’urgenza del momento era necessario che tornasse immediatamente al lavoro.
Clò, molto orgogliosamente uscì dal commissariato a testa alta, fuori dalla porta trovò Menelao che l’attendeva  gli energici poliziotti di guardia non erano riusciti a tenerlo a bada, Menelao da quel buon cane che era, aveva messo a soqquadro mezza stazione di polizia, perciò era stato accompagnato fuori.
Ancora oggi non è chiaro cosa sia accaduto in quella stazione.
Clò e Menelao tornarono a casa, lei appena entrata andò immediatamente  nel suo ufficio.
Iniziò a elaborare i documenti giacenti, ne individuò uno di sicuro interesse, chiaramente era da interpretare e lei con le sue conoscenze crittografiche inizio subito a trascriverlo.
Dopo due ore il documento arrivò sul tavolo del primo ministro, il quale, al solo vederlo ,ebbe un malore nel leggere ” In autunno cadono le castagne”.
Lui comprese istantaneamente che si trattava di una minaccia serissima e che doveva intervenire subito, scrisse immediatamente un DPCM e convocò i giornalisti.
Si presentò alla conferenza stampa indossando un grosso sombrero marrone.
Alla sua presenza tutti si zittirono” Cittadini di Aviota, miei amati sudditi!” Esclamò mentre il secondo ministro gli faceva strani segni.
Lui continuò imperterrito, ” mi è giunta ora una grave notizia che mi ha costretto a prendere seri provvedimenti!”. Esclamò con enfasi.
“Un grave pericolo giunge dal cielo, e dopo aver consultato tutti i massimi esperti, con grande costernazione vi annuncio che da oggi per uscire da casa è obbligatorio indossare il sombrero.  Il decreto è stato già firmato e chiunque verrà trovato per strada senza sombrero incorrerà a pesanti sanzioni.”.
“Cittadini, paesani, campagnoli, boscaioli, con questo volgo a voi il più caro dei saluti.”.
Per un attimo sulla conferenza cadde un o strano silenzio, mentre il Presidente Massimo si allontanava.
Clò apprese la notizia mentre pranzava con la sua famiglia e per un istante restò interdetta.

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Anch'io Scrivo poesia! / Sorgenti
« il: Settembre 06, 2020, 12:33:45 »
Sono l’estate al porto
La brina in inverno
Il maestrale a primavera
L’ora prima dell’alba
Il granito
La spuma del mare
L’ultima ora dopo il tramonto.

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Anch'io Scrivo poesia! / Pezza
« il: Agosto 28, 2020, 20:06:24 »

L’orlo del tempo
si era piegato sopra il labbro superiore
Indossando un drappo pesante che tutto era, meno che salvifico.

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Anch'io Scrivo poesia! / Strade
« il: Agosto 25, 2020, 11:20:40 »
Ogni partenza è un addio
s’ incontrano lungo le strade
frammenti  di vita
cosparsi di fini ricami.

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Anch'io Scrivo poesia! / Momenti
« il: Agosto 09, 2020, 17:08:12 »
Ci sono ore brusche
che come guanti sporchi
Mendicano l’azzurro.

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Anch'io Scrivo poesia! / Dimore
« il: Agosto 06, 2020, 10:30:37 »
Stupito fu il vento dal vespero
nella quiete del giorno.
E’ sempre musica dove nascono
I fiori.
I poeti là nel campo
 abitano misteriose dimore.

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Anch'io Scrivo poesia! / Potere
« il: Luglio 19, 2020, 15:46:43 »
Non vi è obbligo
la verità non è cosa da tutti
solo il servo lo sa.
Mentre si china a raccogliere il pane nero
di voi dirà,
é segnato sui registri.
Fecero un  falò dei sogni notturni e,
li condussero  in  mezzo alla pioggia.

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Anch'io Scrivo poesia! / Crepuscolo
« il: Luglio 19, 2020, 15:28:52 »
La nuda terra   
sollevò il capo
mentre l’aria notturna
disegnava
scorci di stelle.

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Anch'io Scrivo poesia! / Inutilità
« il: Luglio 03, 2020, 22:34:44 »

Invaso ha ogni cosa il vuoto
di menti scarne.

regno del devoto
di carenze eterne.

Indossano il cappotto
vivono in caverne.

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Anch'io Scrivo poesia! / Il mio paese
« il: Giugno 11, 2020, 16:02:31 »
E’ dove l’aria è più lieve.
Il sole più ardente.
Il cielo più azzurro.
I confini più vasti.
I sentieri più estesi.
I profumi più antichi.

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Umoristico / Le Storie di Clò 11: Mascherine
« il: Maggio 29, 2020, 20:42:32 »
Clò si era svegliata presto, portò Menelao a fare un giretto, e si accorse che tutti indossavano delle strane mutande sul viso, alcuni anche dei reggiseni, era pur vero che il carnevale non era mai durato così tanto.
Notò una donna con dei bellissimi capelli corvini che indossava una striscia di pizzo rosso sulla bocca, ne fu conquistata e decise che doveva averla anche lei, con passo deciso si avvicinò alla ragazza che non appena la vide lanciò un urlo e scappo via come un fulmine.
Clò pensò che forse, non era stato gentile avvicinarsi con tanta enfasi, però sperò che la ragazza tornasse.
Già si immaginava con i capelli corvini e la striscia davanti alla bocca, per quello era necessario andare subito  a sistemarsi i capelli.
Tornò a casa in un battibaleno, lasciò Menelao con suo padre, prese tutti i ventisette papelli che il ministero le aveva chiesto in gran segreto. Compreso l’album Panini.
Indossò un abito azzurro e si diresse verso la sua auto.
Partì che era mattina inoltrata, l’auto filava veloce verso il suo parrucchiere preferito,” Stefano fa i Ricci, Gianni li disfa”.
Mentre imboccava la provinciale, una pattuglia la fermò.
Clò accostò e apri il finestrino, l’uomo in divisa le lanciò un tremendo urlo” Lo chiuda”.
Clò lo chiuse spaventata.

“ Lo apra!” Urlò di nuovo costui.
Clò lo riaprì.
“Lo chiuda!”
Clò non sapeva più cosa fare, e scese dall’auto, si avvicinò a costui. ”Signore, non la capisco!
l’uomo in divisa si fece paonazzo, e iniziò a urlare.
“ La Mascherinaaa, il  gelll , i guantiii!!”
Clò aveva sentito parlare di uno strano carnevale, che avrebbero fatto in città, ma non capiva come mai anche lei avrebbe dovuto indossare la mascherina, si rammentò che ne aveva lasciata  una in auto dopo la festa fatta con i colleghi.
Era nera, e aveva anche dei baffetti, la sua maschera da donna gatto era perfetta.
Si chinò verso l’auto aprì una borsetta e ne estrasse la maschera, la indossò con fare vezzoso e si girò verso l’uomo in divisa.
“ Come mi sta?” Annunciò felice , era ben conscia del suo fascino.
Ma l’uomo non rimase folgorato dalla sua bellezza e urlò ancora più forte.
“ Mi sta prendendo in giro?”
“Stia ferma non si muova “ Le intimò, si allontanò e parlottò con qualcuno al telefono.
Dopo dieci minuti arrivano tre volanti, Polizia, Carabinieri Guardia di finanza.
Clò pensò che fossero là perché  durante i cortei carnevaleschi c’erano sempre le forze dell’ordine, del resto era logico, era per la nostra sicurezza.
Due poliziotte bionde con   un  manganello tra le mani  le si avvicinarono rapidamente,
le due erano alte magrissime, e indossavano dei pezzi di carta da cucina sulla bocca.
Clò pensò che fossero delle figuranti. Appena le vide iniziò a ridere.
“ Siete perfette, ma quando inizia la sfilata, i carri dove stanno, non ho mai visto delle maschere così belle! “ Esclamò con una punta d’invidia.
Quelle due parevano la réclame della  super modella.
Ma quelle non scherzavano, le misero le manette e la portarono al commissariato.
Clò incredula cominciò a ridere senza fermarsi, ma la commissaria con tono brusco disse a Clò.
"Lei marcirà in carcere, così la smetterà di rompere con queste novelle!".


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Umoristico / Le storie di Clò-Autocertificazione[10]
« il: Aprile 26, 2020, 16:56:02 »
 Clò aveva numerose parrucche, anche se alcune erano state assaggiate da Menelao. Una aveva subito solo danni parziali, era fatta di riccioli lunghi e neri, ne mancavano alcuni nella parte posteriore, ma con la sua maestria Clò era certa di riuscire a sistemarla.
Mentre s’immaginava con quella parrucca, ridacchiò tra se e se, l’avrebbe fatta in barba a tutti. Aveva anche un bellissimo abito verde, era un verde pistacchio ma pur sempre verde. Anche se un dubbio la tormentava, lei abitava tra la città, il paese e la campagna, un luogo indefinito anche qualcuno aveva provato a dargli un nome, la “Cipaca”.
In casa Altoni la TV era sempre accesa e per l’intera giornata si susseguivano i dibattiti.
Alcuni programmi erano piuttosto interessanti e Clò iniziò a seguirli con la massima attenzione.
Una balda giornalista secca come un’acciuga, ma con una testa stranamente grande, che si muoveva continuamente tanto da sembrare una biscia, nel parlare emetteva spesso dei gridolini, specie quando sosteneva che tutti dovevano stare molto attenti” all’Ombra”.
Nessuno mai pronunciava la parola” Cosa”, era severamente proibito.
Sfilarono esperti, espertissimi, superesperti e tutti avevano informazioni vitali.
Un signore, che in passato era stato un noto politico, affermò che solo col canto si sconfigge l’Ombra, una giornalista petulante dichiarò che la colpa era dei tendaggi  che la gente metteva  alle finestre delle case.
Un altro, detto anche Esperto Incommensurabile di Ombra, spiegò i meccanismi reconditi, e consigliò di comprare il cibo nei giorni pari, o meglio ancora che per alcuni prodotti fosse meglio aspettare la luna crescente. Un Luminoso, Grandissimo Conoscitore di Ombra, asserì che si dovesse avere sempre una gran luce, lui, infatti, girava con una torcia in mano, che accendeva e spegneva continuamente durante il programma.
Ognuno aveva un racconto, un episodio in cui parlava dell’Ombra, le strade erano piene di giornalisti che intervistavano chiunque, fu intervistato, anche un palo, che sostenne di non avere mai visto l’Ombra. Due uomini in divisa mandarono via in malo modo un giornalista che si era messo davanti ad un portone.
La gente si era barricata in casa e aveva paura, anzi terrore dell’Ombra, le interviste le facevano dai balconi, appena qualcuno si affacciava c’erano tre giornalisti pronti a chiedere di fare le interviste.
La Grogy, giornalista famosa gongolava, mentre  Esperti Divini spiegavano, come ci doveva comportare, ogni tanto alla signora spuntava una linguetta con le estremità divise in due punte.
Clò non  perdeva neppure una parola, però voleva uscire, ovviamente seguendo le regole, in fondo l’Ombra non sta ovunque, lei aveva bisogno assoluto di un nuovo profumo che avevano pubblicizzato in TV.
IL PP Profumo Paradiso, nella pubblicità si vedeva una nota attrice che passeggiava in un prato e mentre saltellava e diceva “PIIIpiiì, anche tu”!
A Clò quel messaggio arrivò come un fulmine, ed era pronta anche a sfidare l’Ombra pur di averlo e iniziò a compilare la nuova autocertificazione di cinquanta pagine.


 

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Umoristico / Le storie di Clò: Tutti a casa [9]
« il: Aprile 23, 2020, 20:13:03 »
Appena rientrati Clò e Menelao si tuffarono sulla merenda, Clò apprezzò i Pan di Spagna con la crema Chantilly alle fragole, mentre Menelao si accontentò di una ciottola di riso con dentro le super polpettine.
Non fecero in tempo a finire la merenda che tutti i televisori di casa Altoni si accesero contemporaneamente.
Apparve una nuova e luminosissima scritta a caratteri cubitali: ”Edizione Straordinaria”.
Clò si stupì parecchio di quell’annuncio, il secondo in tre giorni ed era cosa assai rara, incominciò a sospettare che ci fossero problemi davvero seri. Apparve il Leader Massimus Estremus in persona e questo mentre l’inno continuava senza sosta per quasi dieci minuti “Status Status, Status” il coretto pareva non avere più fine.
Finalmente, il leader Estremus iniziò a parlare. “ Miei cari e amati, abitanti della terra”, si fermò un attimo e si corresse, “cittadini di questa nazione, devo informarvi che è successo un fatto gravissimo.”
Clò ebbe un mancamento e si sedette.
“L’ombra si è manifestata nel nostro paradiso, togliendoci, alcune cose, ma vi assicuro che le ritroveremo” Disse facendo un ampio gesto col braccio.
“Noi, siamo pronti a combattere e lo faremo restando a casa, tutti, dovete stare in casa, escluso i cerusici (scusate, si fermò un attimo) lo staff, m’informa, che si dice medici, i medici non si fermano, come pure alcuni altri di cui indicheremo i tratti.” Disse facendo lunghe pause.
“Quelli biondi usciranno il martedì,  quelli con i capelli neri il lunedì, i castani solo il giovedì. Tutte le categorie impegnate saranno convocate  dall’ufficio competente.” Poi continuò
“Naturalmente, potranno uscire solo se avranno con sé la spilla con la stella a cinque punte” (si fermò di nuovo,)mi dicono il gatto con due code.  Carissimi cittadini, paesani, e rurali, dovranno osservare rigosa mente i dettami altrimenti la zona buia si allargherà e noi saremo in pericolo.
Continuò a elencare tutti i dispositivi previsti per uscire per un’altra mezzora.
Clò scrisse tutto: un album a colori dei calciatori panini del 1972( rarissimo), una piuma d’aquila, un barattolo di nutella( pare fosse un potente antibuio), un mazzo di carte da scala quaranta, un portachiavi con un quadrifoglio, una maschera antigas( rigorosamente della prima guerra mondiale).
 Scarpe a colori, solo gialle o rosse( su quello c’erano ancora discussioni in parlamento), abiti solo blu o verdi, ( consigliato in città blu, in campagna verdi), Un libro qualsiasi( purché fosse stato scritto dal presidente Maximus in persona. Inoltre due paia di calzini, una borsa con sei paia di guanti recitare il primo articolo della costituzione in latino,  e infine il simbolo della nazione, la bandierina.
Clò era veramente felice per quelle richieste perché non le mancava nulla, l’unica cosa che la preoccupava era il fatto di avere i capelli rossi e il presidente non aveva parlato minimamente dei cittadini con i capelli rossi.

 






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Umoristico / Le storie di Clo-La passeggiata[8]
« il: Aprile 21, 2020, 19:00:51 »
Clò fu svegliata dal profumo dei maritozzi, si alzò senza aprire gli occhi e si avviò verso la cucina, il tavolo era completamente coperto da dolci di ogni forma e dimensione, ma i suoi preferiti erano quei morbidi panini dolci con la panna, ne trangugiò una decina ancora prima di sedersi, la grande caffettiera sobbolliva sul fornello producendo un inconfondibile aroma di caffè.
La signora Altoni, pose una bella tazza  da mezzo litro di quel liquido nero e bollente tra le mani di Clò. In quel momento lei aprì gli occhi e realizzò che doveva immediatamente recarsi in cantina, nel suo ufficio. Sbrigate le procedure e attivare le password, scoprì che nella sua posta ministeriale c’erano seimilacinquecento mail, fu presa da un leggero sconforto, ma avendo fatto una buona colazione era sicura che le avrebbe visionate tutte.
Lesse la prima” Convalida ricevimento Mail” Ministero della Parola, la seconda “ Convalida ricevimento mail”. Alla seicentesima ebbe il sospetto che il sistema avesse generato qualche doppione, ma continuò fino alla visualizzazione dell’ultima mail. Ci impiegò solo cinque ore, e questo si poteva considerare un vero successo. A quel punto era certa che la sua mail era stata convalidata.
Molto soddisfatta spense il computer, chiuse la cantina e tornò in camera sua.
Appena la vide Menelao la salutò festoso, trascinandola verso il mobile dov’era tenuto il guinzaglio.
La camera era leggermente in disordine, ciuffi rosa del piumino di Clò vagavano per la stanza, anche il materasso e i cuscini avevano cambiato posizione, il materasso stava in piedi contro la parere, le tende erano scomparse, come la maggior parte dei mobili.
Clò lanciò uno sguardo severo verso Menelao, ma quello come risposta, le portò il guinzaglio, facendo intendere che dovevano uscire.
Clò indossò l’unico cappotto rimasto integro, e dopo aver messo il guinzaglio a Menelao uscì con lui in giardino.
Menelao come sua abitudine si lanciò in una corsa sfrenata, attraversò e il giardino e uscì dal cancello trascinando Clò per diversi chilometri.
Appena usciti dai cancelli furono intercettati da una pattuglia di Contreconeros i nuovi controllori, delle autocertificazioni.
I tre indossavano tute bianche, guanti  e occhiali gialli, avevano un aspetto buffo.
Clò pensò che fossero dei burloni, quando le si avvicinarono, le loro voci apparivano distorte come quelle di bambini petulanti.
Il più alto le intimò di fermarsi, cosa praticamente impossibile perché Menelao non ne aveva la benché minima intenzione.
Iniziarono una lunga maratona, di  venti chilometri.
Il più bassò dei tre con il suo potente strumento richiamò un drone che volava nei dintorni.
Clò è Menelao furono bloccati da una rete lanciata dal drone, che le intimava di consegnare l’autocertificazione. Col in  il simbolo “ Uscita Cani”.
“ Multa, Multa,” urlavano tutti quelli affacciati alle finestre.
“Abusivi”, urlò un altro.
“Incoscienti”, urlarono due uomini da un balcone.
Una donna piuttosto nervosa,  gli buttò  addosso un secchio d’acqua, per farli allontanare.
Clò iniziò a urlare e Menelao a guaire così forte che i tre Contreconeros scapparono per lo spavento. Mentre il drone riprendeva tutta la scena.
Clò e Menelao se la diedero a gambe e tornarono a casa di corsa  così com’erano venuti.



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Umoristico / Le storie di Clò: Menelao[7]
« il: Aprile 19, 2020, 18:28:56 »
Menelao era di razza purissima, aveva il pelo lungo e folto, sembrava una grossa pecora, solitamente aveva un buon carattere, se nessuno lo contraddiceva. Luigi riuscì a mettergli il guinzaglio con uno stratagemma, Menelao non amava sentirsi strozzare da quella roba intorno al collo. Col suo carattere fiero e indipendente mal sopportava i maestri che lo avevano addestrato, il primo, un certo signor Corradini, aveva cercato di insegnarli con scarso successo i primi rudimenti educativi, dopo due ore d’inutili tentativi gettò la spugna. Il secondo era scappato dopo che il cucciolo gli aveva sfilacciato la maglia.
Quando lui gli diceva, siedi, Menelao si alzava in piedi, se quello gli diceva alzati,  Menelao si sedeva.
A Luigi non importava, Menelao era sempre con lui, facevano la doccia insieme, mangiavano insieme, uscivano insieme.
Camminavano vicini, nella strada deserta e Menelao sembrava piuttosto tranquillo, fino all'arrivo nella casa di Clò.
Menelao, preso dall'entusiasmo, si lanciò addosso a Clò, facendola ondeggiare paurosamente mentre le leccava la faccia.
Luigi ne fu scosso, Menelao non leccava mai nessuno. Aveva preparato un discorso piuttosto serio, e adesso le parole parevano sfuggirgli.
Clò iniziò a parlare senza dargli il tempo di rispondere.
“ Eccoti, era ora! Sei in ritardo come sempre! “. Esclamò con tono sprezzante.
“ Clò, ti devo dire alcune cose! “ Disse lui timidamente.
Clò, mi vuoi sposare! Pronunciò in un solo fiato.
Lei lo guardò come si guarda un serpente cui hanno messo in testa un cappello da pagliaccio.
Lo fulminò con lo sguardo e gli rispose” Come osi, dopo quello che è successo durante il nostro fidanzamento, ioo, adesso sono una dipendente del” Ministero della Parola”, secondo te posso sposarti?” mentre parlava Il tono di voce si fece leggermente stridulo, continuando a elencare le caratteristiche del suo promesso sposo.
Lui si fece mogio, e Clò imperterrita continuò a spiegare le sue motivazioni di donna in carriera, dopo venti minuti ebbe un ripensamento. Senti, gli disse“ Possiamo restare fidanzati, per adesso!” “Giacché sei qui, aiutami a sistemare la zona per Menelao. Gli serve una bella cuccia grande, magari vicino alla mia camera, l’importante è che non mi disturbi, e poi odio tutto quel pelo, domani lo toserò”.
Luigi, non poté trattenersi, “ Non si può tosare, non è una pecora”.
Litigarono per quasi due ore, mentre lui costruiva la cuccia di Menelao nella zona dove nei giorni precedenti avevano alloggiato i cugini di Clò. Con i materiali rimasti costruì un ambiente comodo e spazioso per Menelao, gli preparò i croccantini e spiegò a Clò tutto quello che doveva sapere su Menelao.
Lei era impegnata al telefono e ascoltò una parola su dieci.
Era quasi sera e  Luigi se ne andò tristemente.
Menelao era piuttosto felice di quella novità e mangiò tutti i croccantini, il pollo che doveva mangiare Clò, tre braciole. Poi iniziò a giocare, corse per tutta la casa, assaggiò due tende, ma non le trovò gustose, alcune ciabatte di Clò e finalmente stanco si sdraiò vicino al letto di Clò.
Lei lo guardò severa” Vai nella tua cuccia!”. Gli intimò
 Menelao non si mosse, dopo un’oretta in cui non aveva ottenuto risultati, Clò ci rinunciò e andò a dormire. Menelao aveva tanta energia, saltò sul letto e si spaparanzò, ma c’era qualcosa che non lo lasciava dormire.
 
Clò dormiva supina sul letto e produceva uno strano rumore con la bocca, cosa che Menelao poco tollerava, provò a trascinarla giù afferrandole la camicia da notte, già che c’era, pensò che fosse meglio che stesse più lontana e la trascinò dentro la cuccia che gli aveva costruito Luigi e se ne tornò a letto, dove stava molto più comodo.







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