Visualizza post

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i post inviati da questo utente. N.B: puoi vedere solo i post relativi alle aree dove hai l'accesso.


Topics - Annabel

Pagine: 1 [2] 3 4
16


Per un tozzo di pane
Renzi ha regalato il mare alla Francia. Italia umiliata: i nuovi confini



Abbiamo dato un pezzo di Sardegna ai francesi. Corrado Guzzanti l’aveva previsto anni fa, imitando Giulio Tremonti: «Vendiamo la Sardegna. È un’isola che è lontana, non serve a nessuno. Diamo 48 ore di preavviso alla popolazione, e non c’è problema. Ho un compratore». L’ultimo omaggio al genio profetico del comico non l’ha fatto l’allora ministro dell’Economia che, nella memorabile parodia, immaginava appunto di cedere l’isola ai tedeschi; viene invece dal governo Renzi, protagonista di un bilaterale con la Francia del 21 marzo 2015 dedicato (anche) alle acque internazionali, che è improvvisamente tornato d’attualità.

http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11878516/mare-italiano-venduto-alla-francia-renzi-governo-nuovi-confini.html



17
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) Trattato Usa-Ue sul commercio e gli investimenti


Il trattato dovrebbe essere approvato entro la fine del 2016 e punta ad abbattere le residue barriere doganali fra Usa e Ue
A Washington premono affinché venga firmato, dal momento che il vantaggio sarà soprattutto a loro favore. Poi c'è la clausola "Isds", la "Investor-State Dispute Settlement": un regolamento fortemente voluto dagli yankee per assegnare la competenza della risoluzione delle controverse fra Stati e imprese a un arbitrato internazionale. Un trucco che consentirebbe alle più potenti fra le multinazionali di fare letteralmente causa ai singoli Stati.
Il pifferaio da parte sua, non vede l'ora di svenderci definitivamente alla globalizzazione, a lui tanto cara, per lui questo trattato è investimento (leggasi speculazioni) ma il ttip distruggerà il tessuto socio-economico italiano che costituisce il traino della nostra economia in favore delle multinazionali. Non a caso, favorevoli al tratto sono l'Aspen Institute (Rockfeller) e Center for Economic Policy Research di Londra; come alle solito il patto angloamericano non si smentisce mai.
 Finiremo mai di ripianare i debiti di guerra? Sono settant'anni che gli yankee ci impongono la loro politica MILITARE (patto Atlantico), MONETARIO (il dollaro come moneta obbligatoria per gli scambi internazionali), TERRITORIALE (circa un centinaio di istallazioni militari in Italia), CULTURALE (un esempio per tutti: i festeggiamenti di Halloween), GIUDIZIARIO (i crimini commessi dai militari us@ di stanza in Italia sono di pertinenza della magistratura militare americana; es: la tragedia del Cermis) ed ora: ECONOMICO/COMMERCIALE (trattato T.T.I.P.). Tutto questo come lo vogliamo chiamare: Sudditanza o schiavitù?


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/23/bilderberg-e-nuovo-ordine-mondiale-chi-comanda-davvero/2148935/

18
Cogito ergo Zam / USA, madre surrogata rifiuta l'aborto
« il: Febbraio 23, 2016, 10:32:21 »
USA, una madre che ha affittato il suo utero da seme dell'affittuario e ovulo di un'altra donna si rifiuta di abortire perché nella gravidanza per conto terzi in cambio di denaro in grembo si ritrova tre gemelli anziché un solo bimbo come desiderato dal genitore biologico, non so se genitore 1 o genitore 2... Mannaiggia, ma noi che stiamo a discutere su queste piccolezze siam proprio di mente arretrata!  http://m.repubblica.it/mobile/r/sezioni/salute/benessere-donna/gravidanza-e-parto/2016/01/08/news/usa_utero_in_affitto_genitori_per_delega_chiedono_aborto_gestante_dice_no-130842502/

19
Cogito ergo Zam / Addio a Ida Magli, antropologa controcorrente
« il: Febbraio 22, 2016, 22:17:14 »
Addio a Ida Magli, antropologa controcorrente
Voce scomoda e impegnata nella difesa delle donne

''Mi sia permesso dire che la colpa è della Chiesa: da quanti anni i cattolici se ne lamentano? Ci si aspettava che fosse la Chiesa a difendere i Cristiani, e invece la Chiesa difende i Musulmani. Il problema grosso di questa nostra epoca è che c'è un'eclisse del Cristianesimo ma soprattutto un'eclisse della Civiltà Europea, che in buona parte si sostiene anche su quei valori.
Se noi pensassimo bene - e lo dico con la morte nel cuore, io che amo moltissimo la mia Patria e tutto quello che ha la mia Patria compreso il Cristianesimo - beh se noi pensiamo che ci stiamo uccidendo con le nostre mani, io credo che dovremmo prendere le armi e ribellarci. Perchè dovremmo accettare di 'ammazzarci'? Con le nostre capacità, perchè, ma perchè, perchè ci vogliono indurre al suicidio?"


Ida Magli, nata quasi un secolo fa, in quel remoto 1925 a Roma, è deceduta il 21 Febbraio 2016.
Antropologa, filosofa e pianista, Ida Magli per prima adottò il metodo antropologico solito ad adoperarsi per le società 'primitive' per analizzare invece la società europea e in particolare quella italiana, dall'antichità sino ai tempi odierni, servendosi non poco della sua conoscenza in campo musicale per comprendere al meglio le linee concettuali di ''modello culturale''. È riuscita, così, a mettere in luce l'importanza di moltissimi fenomeni di solito ignorati dagli storici, soprattutto quelli riguardanti il “Sacro”, i tabù, l'impurità, l'evitazione delle donne, la “potenza della parola” legata al primato dell'organo sessuale maschile, le differenze nella concezione del tempo fra la religione giudaica, centrata sull'attesa della salvezza e quella cristiana centrata sul divenire...

Ha condotto, in sintesi, molteplici studi legati alla sfera del Cristianesimo e al suo rapporto con ''l'uomo bianco'', l'Europeo in primis, e della femminilità in più campi di ricerca, integrando i suoi scritti di forti accenti politici. Basti leggersi alcuni tra i suoi titoli di opere per comprendere il campo difeso e ribadito da questa studiosa.
Al di là della confessione personale che ognuno possa avere, Ida Magli parla di 'Cristianesimo' secondo una formula ben preciso: se in passato la Chiesa rappresentava il battente di fronte all'avanzata ottomana, o al soverchiamento di alcuni tra i valori capisaldi della nostra civiltà - primi tra tutti la famiglia - assistiamo oggi ad un'odierna Chiesa la quale, in una silenziosa omertà raccapricciante, non sia più capace di prendere le redini di situazioni e battaglie di cui invece sempre si pose alla testa: non una parola spesa riguardo al Family Day, rappresentazione di una folta schiera di italiani. Una Chiesa ''sorella della fratellanza Musulmana'', una Chiesa a braccetto con chiari esponenti di una politica mirata ad una sola cosa. IDA MAGLI, DOPO ORIANA FALLACI, UNA DELLE POCHE VOCI LIBERE IN ITALIA .

20
“2084. La fin du monde.”, il romanzo di Boualem Sansal profetizza la dittatura islamica. Un allarme che il mondo deve cogliere prima che una guerra nucleare sconvolga il pianeta.


Ho appena finito di leggere “2084. La fine del mondo” il romanzo dello scrittore franco- algerino Boualem Sansal (nato ad Algeri nel 1949) che va per la maggiore nelle librerie transalpine( edizioni Gaillmard (pp. 288, euro 19,50), uscito per le Edizioni Neri Pozza (pp.256, euro 17, traduzione di Margherita Botto). Lo potremmo definire il sequel di «Soumission» di Houellebecq, e a detta di questi ancora più drammatico e vero. Vi confesso che sono rimasto


inorridito dinanzi a questo romanzo a tesi ( Mi sono chiesto se preti e vescovi italiani e del mondo lo abbiano letto o leggono solo il Catechismo del Concilio Vaticano II ?). Una sorta di fine del mondo attuale, senza altre chiese, per un mondo teocratico, islamico, senza libertà, senza libero pensiero, senza slanci, senza amore, senza pace, senza democrazia. Un mondo di sottomessi, di moschee, di chierici islamici, di decapitazioni e di mutilazioni pubbliche. E potrei continuare. Sansal, ingegnere, non è al primo romanzo, è il tredicesimo, vive in patria da recluso, perseguitato, potrebbe fare le valigie e andarsene da un’Algeria ormai islamizzata, ma afferma che preferisce lottare da Boumerdès a 50 km da Algeri perché la sua patria quella da lui vissuta e completamente cambiata, oggi è sotto l’invadenza degli imam, e ne porta persino l’esempio della sua compagna un’algerina insegnante di matematica, cacciata dal lavoro, che si rifiutava di obbedire alla nuova didattica in quanto non puoi dire a un alunno che uno più uno fa due, ma “fa due se Dio lo vuole”.
Ma torniamo al romanzo. C’è un chiaro richiamo a “1984” di George Orwell, e qualcosa è cambiato. Cento anni dopo non ci sono più l’Oceania, l’Eurasia e l’Estasia, ma solo l’Abistan. Non c’è più un partito unico con a capo il Grande Fratello, ma il dominio incontrastato degli islamisti secondo la volontà di un nuovo Dio, Yölah, con un nuovo profeta, Abi, una nuova lingua, l’abilang, un nuovo libro santo, il Gkabul. Ecco: “La rivelazione è una, unica e universale. Non richiede aggiunte, revisioni, e nemmeno la fede, l’amore e la critica. Solo l’Accettazione e la Sottomissione”, titolo primo, capitolo 12, versetto 2 del Gkabul. E via via leggendo il romanzo mi è stato naturale, ripensare alle sante parole di Oriana Fallaci, intellettuale che Papa Francesco dovrebbe fare santa, invece di inveire contro Trump candidato alla Presidenza degli Stati Uniti. Oriana Fallaci ci parlava di Eurabia, qui siamo oltre. Nell’Abistan, il paese immaginato da Sansal dove tutti sono sottomessi alla crudele legge divina di Yölah, Abi, il “delegato di Yölah sulla terra”, vigila sul rispetto delle norme islamiste come l’obbligo di pregare nove volte al giorno, e le principali attività consistono in pellegrinaggi estenuanti e in spettacoli di decapitazioni e lapidazioni pubbliche. “La paura di Dio sarà più forte di quella delle armi (…) le persone potranno vivere con poco. Avranno solo bisogno di moschee per pregare, per credenza o per paura”, dice l’autore algerino. Che ha anche un messaggio per l’Europa e per tutti gli intellettuali, giornalisti e politici che sottostimano la minaccia islamista e che per il terrore di essere tacciati di islamofobia si autocensurano e “uccidono il dibattito”. E allora altro che accoglienza e senza muri , gli europei “si stanno sbagliando sull’islamismo, così come si sono sbagliati sul comunismo”, afferma Sansal: “Il dibattito è come una pianta: se non viene annaffiato con il contraddittorio, sparisce”. E ancora “la dinamica della mondializzazione musulmana si sta sviluppando”, ha aggiunto l’autore algerino. E’ sotto i nostri occhi, basta guardarci intorno. “Il terreno da osservare è l’Europa. Dopo il mondo arabo e l’Africa, l’islamismo si propaga anche in Occidente con una presenza fisica e sempre più visibile di uomini barbuti, di donne col velo e di negozi halal”.E’ chiaro che il “2084” dovrebbe essere l’anno della Grande Guerra Santa contro la Grande Miscredenza che ha spazzato via le precedenti civiltà e imposto il regno del “non pensiero” nella sottomissione alla volontà di Yölah e del suo rappresentate sulla terra, il profeta-delegato Abi. “Secondo la mia analisi, è il totalitarismo islamico che avrà la meglio perché fa leva su una divinità e una gioventù che non ha paura della morte, mentre la mondializzazione si appoggia sui soldi, sul confort, sulle cose futili e deperibili”, ha detto Sansal. I toni apocalittici sono più veri che mai, occorre riprendersi il coraggio, alzare muri se occorre e ben alti, riappropriarsi dell’identità europea e per noi italiani dell’identità italiana. Sansal afferma che “l’Islam non patteggia con la democrazia, questo concetto nel mondo musulmano non ha senso, non esiste”. Sansal ripete a tutti i versi del poeta algerino Tahar Djaout, ucciso da integralisti religiosi nel 1993 a 39 anni con due colpi alla testa sotto casa : “Il silenzio è la morte/ se tu parli muori/ se tu taci muori/ allora parla e muori”. Salan confessa che la globalizzazione e la mondializzazione hanno schiacciato tutte le culture e le nazioni, aprendo così la strada alla resurrezione dell’islam dove c’è solo sottomissione e accettazione. Vi pare poco, se Sansal ci parla e profetizza di un Abistan con i preti poliziotto che lavorano per il dio Yolah? Ora è compito di tutti gli intellettuali italiani ed europei lavorare per smascherare accoglienze, dialoghi e quant’altro. E che non sia troppo tardi.

Carlo Franza

21
Cogito ergo Zam / Mondo gay e adozioni
« il: Febbraio 16, 2016, 16:16:38 »
Da quando avere un figlio è diventato un diritto? Gli omosessuali conviventi per illudersi di vivere come una famiglia normale pretendono il figlio, di essere padre e madre, anzi no, pretendono di abolire il concetto, la categoria di "padre" e di "madre" per  sostituirla con l'ibrido concetto di "genitore uno e genitore due"; chi è l'"uno" e chi è il "due" non ci è dato sapere, forse la coppia omosessuale tirerà a sorte con la monetina lanciata in aria prima di deciderlo. Quindi vogliono figli a tutti i costi ma un figlio, si sa, si può avere in un rapporto eterosessuale, o dovrei meglio dire in "una relazione seria" tra un uomo e una donna. Un figlio non è un diritto, per nessuno, e tantomeno è un giocattolo. Se passa la legge Cirinà vuol dire allora che un bambino appena nato avrà meno diritti di un cane. Infatti  un cucciolo di cane non può essere allontanato dalla madre prima di 60 o meglio 90 giorni dalla nascita. Si compra e via sull'aereo! Questo è un mondo davvero impazzito.

22
Politica / Alle plimalie del pd si plesentano i cinesi...
« il: Febbraio 16, 2016, 01:55:35 »
I cinesi alle primarie di Milano



Alle elezioni primarie per il candidato sindaco di Milano del Pd si sono presentati al voto molti cinesi. Pare che i cinesi presentatisi ai seggi fossero talmente tanti che persino il presidente di seggio si sia lamentato con i dirigenti del partito.   A raccontare a ilfattoquotidiano quello che è successo ai seggi è stato il presidente di seggio della sezione Lama Carlo Bonaconsa: “Non sembra un voto consapevole. Non sanno leggere l’italiano e aprono le schede per chiedere dove votare”.


Mi sono sempre chiesta a chi giova il multiculturalismo in una società ben strutturata come la nostra, le risposte le trovo, sparse, non esplicite, ma le trovo.

Le speranze di sopravvivenza di determinati partiti per garantire lo status quo ai loro esponenti ed entourage, sempre più privilegiati ma inefficienti, si ripongono oggi nella “multiculturalità. Ormai la propaganda politica è chiara: allettarsi  la benevolenza di una buona fetta di immigrati stabilitisi nel nostro Paese, e si tira a campa'...

Stesso identico discorso vale per molti imprenditori. (mia personale e legittima opinione).

Oh, per non parlare dei sindacati, altra perla luccicante al sole dell'ipocrisia e del più bieco opportunismo. Pare che nei sindacati e relativi patronati e caf gli immigrati abbiano una corsia preferenziale, qualsiasi immigrato (uomo o donna che sia) appena si presenta non attende all'ingresso il proprio turno come capita regolarmente a noi, no, ma si dirige dritto nella stanza di uno degli operatori e si sbriga in men che non si dica, mentre noi aspettiamo ORE anche per un nonnulla, anche per una fesseria, a volte non ottenendo nulla.
Povera Italia!

23
Cassonetto differenziato / Festival dell'Unità Sanremo 2016
« il: Febbraio 15, 2016, 13:38:08 »
Festival dell'Unità Sanremo 2016

Premetto che non ho la tv quindi non seguo i programmi televisivi se non qualcosa in streaming su internet, ma mi sono documentata leggendo giornali, guardando qualche stralcio di festival a casa di parenti o leggendo le critiche sui social.

Anche quest'anno si è concluso il baraccone mangiasoldi del Festival di Sanremo, una volta passerella dell'Italia canzonettara ed ora trasformato in una vetrina di mera propaganda dei partiti .
Una vergognosa carnevalata messa in scena ancora una volta dalla politica e dal più potende mezzo di distrazione di massa, attualmente in mano alle lobby gay, buoniste, politically correct, radical-chic, pro invasione. Null'altro che un baraccone luccicante e patinato fatto apposta per buttare fumo negli occhi ed impedire di pensare, convincere che va tutto bene, che non ci sono problemi e che le priorità in Italia sono solo i diritti degli omosessuali e dei trans  e che questi possano adottare un bambino (magari, perché no, acquistandolo con l'utero in affitto).
Una spudorata propaganda di regime oltretutto obbligando gli italiani, già strozzati dalla crisi e dalle tasse, a pagare il canone con la bolletta elettrica per riempire le tasche già strapiene dei soliti burattini e burattinai di regime.

"Più che delle canzoni si è parlato di unioni civili tra nastrini arcobaleno che svolazzavano sul microfono della metà dei cantanti e difese e accuse al ddl Cirinnà".

L’ospitata di Elton John strapagato per esaltare le adozioni gay. Ma è il festival della canzone o un comizio politico?

24
Cogito ergo Zam / E non dimentichiamo i famigerati 12.000 Goumiers
« il: Febbraio 11, 2016, 00:16:06 »
 E a proposito di Giornate del Ricordo... Cerchiamo di tenere vivo anche questo crimine, perpetrato ad opera dei famigerati 12.000 Goumiers, i marocchini inquadrati nel corpo di spedizione francese del generale Juin. Documento tratto dall'archivio di Stato, sulle violenze dei "Marocchini" nel comune di Pico (Frosinone). Dal 21.05.44 al 26.05.44 sono state violentate 51 donne di cui 9 minorenni. Allo stupro hanno partecipato 45 francesi e 181 francesi di colore (goumiers). Da notare che una donna è stata stuprata da 40 goumiers un'altra da 21 e un'altra ancora da 11 e cosi via.


Forse le vittime sono molto di più di quelle riferite ufficialmente perché per vergogna molte di loro non denunciarono lo stupro subito. In un'intervista televisiva si disse che furono stuprati anche uomini tra cui un sacerdote che cercò di difendere una donna.
Direi che abbiamo un conto in sospeso con la Francia.


http://vittimemarocchinate.blogspot.it/

http://www.morasta.it/le-marocchinate-la-parte-censurata-della-nostra-liberazione/

25
Ieri è stata la giornata del ricordo delle vittime delle Foibe.

La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano 'nemici del popolo. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l'istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l'unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l'odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l'italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce.

Ma perchè si arrivò a tanta crudeltà? Per capire si deve andare un pò indietro nel tempo, ai tempi dell'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. Colui che fomentò l'odio contro gli italiani e l'italianità, colui che aizzò le etnie slave contro gli italiani facendo credere che fossero i colpevoli della loro condizione meno agiata, e infine colui che fu l'ideatore del genocidio delle nostre genti. L'italianità doveva essere cancellata dai territori della Corona in ogni modo.
".......È noto come il cosiddetto impero austro-ungarico abbia progettato la totale distruzione dell’italianità del Trentino, della Dalmazia e della Venezia Giulia. La verbalizzazione della decisione imperiale espressa nel Consiglio dei ministri il 12 novembre 1866, tenutosi sotto le presidenza dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Il verbale della riunione recita testualmente:
“Sua maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l’influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno”
Questo progetto, elaborato consapevolmente dalle più alte autorità dell’impero asburgico e per manifesta volontà di Francesco Giuseppe stesso, fu sviluppato contro gli Italiani con una pluralità di modi:
-espulsioni di massa
-deportazione in campi di concentramento
-immigrazione di Slavi e Tedeschi nei territori italiani
-germanizzazione e slavizzazione scolastica e culturale
-repressione poliziesca
-privazione o limitazione dei diritti politici
Già nel secolo XVIII era iniziato un declino della presenza italiana in Dalmazia, dovuto alla differente crescita demografica: tuttavia, ancora ad inizio dell’Ottocento gli italiani dàlmati erano circa il 30% del totale degli abitanti.
Il dominio austriaco determinò a partire dalla sua imposizione nel 1815 un rapido ed irreversibile tracollo della presenza italiana. Fu un genocidio silenzioso, documentato dagli stessi censimenti austriaci.."



fonte: https://sarcastycon3.wordpress.com/2010/09/13/genocidio-in-dalmazia/

http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/storia-delle-foibe/397/default.aspx

26
Pensieri, riflessioni, saggi / Morti di serie A e morti di serie B
« il: Febbraio 10, 2016, 01:32:35 »
Il massimo rispetto per chiunque muoia, ma quanti ragazzi idealisti, ingenui, cresciuti ed accecati dall'ideologia di sinistra dovranno ancora morire prima di capire che non si può trattare con la morte stessa?
Quando si capirà che l'islam è solo odio?
Oltretutto l'egemonia intellettuale di sinistra  è disgustosamente evidente e si fa sentire più prepotente e prevaricatrice che mai.
Oggi per Giulio Regeni, palesemente di sinistra, barbaramente ucciso in Egitto, è scattata subito la solidarietà e la collaborazione delle massime autorità dello Stato per far luce sul tragico evento; la macchina dei mass-media  si è messa in moto elargendo cordogli a non finire e qualcuno ha proposto anche i funerali di Stato.
Pochi mesi fa moriva a Parigi Valeria Solesin tra le vittime del Bataclan, un'altra ragazza palesemente di sinistra ed anche per lei funerali e media da prima pagina.

Eppure ci sono state altre morti, altrettanto degne, se non di più, di essere onorate... ma no:
Rita Fossaceca, medico cattolico molisano, ogni anno dedicava le sue vacanze a un orfanotrofio in Africa dove è stata barbaramente uccisa in un agguato un anno fa. Queste morti non hanno ricevuto la stessa risonanza dei primi citati.

“...Ma per i nostri media c’è qualche morto che vale di più. È orribile pensare che, in un’ipotetica e cinica scala dei valori, un «morto impegnato» valga più di un morto cattolico. Ma così è. E tutti appresso. La supremazia culturale della sinistra si manifesta clamorosamente nelle primarie di Milano. Vedete, si può parlare per ore dell’incredibile partecipazione cinese. Ma il punto è un altro. Tutta la Milano che conta è transitata in queste ore nelle sedi del Pd. Professionisti altrimenti riservati, signore della prima cerchia, banchieri, giornalisti, opinionisti, cantanti in fila per Sala o la Balzani. Gli stessi che si vergognerebbero di essere associati a qualunque altro ambiente politico, si fanno fotografare mentre certificano il fatto di essere non solo di sinistra, ma di aderire al programma del Pd. E, per di più, con un’alzata di spalle liquidano chi ricorda loro la brutta scena di una fila così taroccata. Lo possono fare, anche se in fila stanno con i cinesi: perché quello di sinistra è un marchio che funziona, che non ti sporca, non ti impegna. E ti fornisce quel formidabile passepartout che, se qualcuno la fa grossa, è pur sempre «un compagno che sbaglia». Signori, la sinistra funziona sempre. Prendete Brindisi. Arrestano un sindaco del Pd e tutti si affrettano a dire che si era autosospeso. Embè? Dove sono finiti gli indignati per il presunto scandalo di Quarto, dove il sindaco grillino semmai è stata vittima di un ricatto? Essere di sinistra, purtroppo, oggi in Italia aiuta ancora. È meglio che la «destra torni nelle fogne», come ha recentemente detto Ignazio Marino.”

27
Trovo molto interessante e condivido quest'articolo di Marcello Veneziani. Purtroppo le conseguenze dell'egemonia di sinistra sta portando l'Italia e tutta l'Europa alla rovina.

L'egemonia di sinistra ha creato un deserto e l'ha chiamato cultura



L'intellettuale organico ha dissolto concetti, valori e modelli positivi lasciando la società in balia del conformismo e della volgarità


Ma è vera o falsa la leggenda dell'egemonia culturale di sinistra? Cos'era e cosa resta oggi di quel disegno di conquista e dominio culturale? In principio l'egemonia culturale fu un progetto e una teoria che tracciò Gramsci sulla base di due lezioni: di Lenin e di Mussolini, via Gentile e Bottai.

La tesi di fondo è nota: la conquista del consenso politico e sociale passa attraverso la conquista culturale della società. Poi fu Togliatti che, alla caduta del fascismo, provò su strada il disegno gramsciano e conquistò gruppi di intellettuali, spesso ex fascisti, case editrici e luoghi cruciali della cultura. Ma il suo progetto non bucò nella società che aveva ancora contrappesi forti, dalle parrocchie all'influenza americana, dai grandi mezzi di comunicazione come la Rai in mano al potere democristiano ai media in cui prevaleva l'evasione. La vera svolta avviene col '68: l'egemonia culturale non si identifica più col Pci, che pure resta il maggiore impresario, ma si sparge nell'arcipelago radicale di sinistra. Quell'egemonia si fa pervasiva, conquista linguaggi e profili, raggiunge la scuola e l'università, il cinema e il teatro, pervade le arti, i media e le redazioni.
In che consiste oggi l'egemonia culturale?

In una mentalità dominante che eredita dal comunismo la pretesa di Verità Ineluttabile (quello è il Progresso, non potete sottrarvi al suo esito). Quella mentalità s'è fatta codice ideologico e galateo sociale, noto come politically correct, intolleranza permissiva e bigottismo progressista. Chi ne è fuori deve sentirsi in torto, deve giustificarsi, viene considerato fuori posto e fuori tempo, ridotto a residuo del passato o anomalia patologica.

 Ma lasciamo da parte le denunce e le condanne e poniamoci la domanda di fondo: ma questa egemonia culturale cosa ha prodotto in termini di opere e di intelligenze, che impronta ha lasciato sulla cultura, la società e i singoli?
Ho difficoltà a ricordare opere davvero memorabili e significative di quel segno che hanno inciso nella cultura e nella società. E il giudizio diventa ancor più stridente se confrontiamo gli autori e le opere a torto o ragione identificate con l'egemonia culturale e gli autori e le opere che hanno caratterizzato il secolo. Tutte le eccellenze in ogni campo, dalla filosofia alle arti, dalla scienza alla letteratura, non rientrano nell'egemonia culturale e spesso vi si oppongono. Potrei fare un lungo e dettagliato elenco di autori e opere al di fuori dell'ideologia radical, un tempo marxista-progressista, se non contro.

L'egemonia culturale ha funzionato come dominazione e ostracismo ma non ha prodotto e promosso grandi idee, grandi opere, grandi autori. Anzi sorge il fondato sospetto che ci sia un nesso tra il degrado culturale della nostra società e l'egemonia culturale radical. I circoli culturali, le lobbies e le sette intellettuali dominanti hanno lasciato la società in balia dell'egemonia sottoculturale e del volgare. E l'intellettuale organico e collettivo ha prodotto come reazione ed effetto l'intellettuale individualista e autistico che non incide nella realtà ma si rifugia nel suo narcisismo depresso. Ma perché è avvenuto questo, forse perché ha prevalso un clero intellettuale di mediocri funzionari, anche se accademici?
Ci è estraneo il razzismo culturale, peraltro assai praticato a sinistra, non crediamo perciò che sia una questione «etnica» che riguarda la razza padrona della cultura. Il problema è di contenuti: l'egemonia culturale non ha veicolato idee, valori e modelli positivi ma è riuscita a dissolvere idee, valori e modelli positivi su cui si fonda la civiltà. Non ha funzionato sul piano costruttivo, sono naufragate le sue utopie, a partire dal comunismo; ma ha funzionato sul piano distruttivo. Se l'emancipazione è stata il suo valore fondante e la liberazione il suo criterio principe, il risultato è stato una formidabile, quotidiana demolizione di culture e modelli legati alla famiglia, alla natura, alla vita e alla nascita, al senso religioso e alla percezione mitica e simbolica della realtà, al legame comunitario, alle identità e alle radici, ai meriti e alle capacità personali. È riuscita a dissolvere un mondo, a deprimere ed emarginare culture antagoniste ma non è riuscita a generare mondi nuovi. Il risultato di questa desertificazione è che non ci sono opere, idee, autori che siano modelli di riferimento, punti di partenza e fonti di nascita e rinascita. L'egemonia culturale ha funzionato come dissoluzione, non come soluzione...


http://www.ilgiornale.it/news/legemonia-sinistra-ha-creato-deserto-e-lha-chiamato-cultura-1090970.html

28
Cogito ergo Zam / Islam ed Europa
« il: Febbraio 06, 2016, 17:05:22 »
Lo sceicco Yussef al-Qaradawi, capo spirituale dei Fratelli Musulmani, spiegava nel 1997 che la legge islamica tende a classificare il «Popolo del Libro», ebrei e cristiani, in tre categorie:

Anzitutto i «dimmi», i non musulmani protetti, viventi nei Paesi islamici che formano la «dimora della pace e della vera religione» chiamata «dar al-islam».

 Poi gli «harbi», i non musulmani dei Paesi nemici, raggruppati nella «dimora della guerra»
chiamata  «dar al-harbi».

Infine i «dar al-kufr» i non musulmani dei Paesi della miscredenza o «dimora della tregua provvisoria».

Gli americani e l'America, gli israeliani e Israele appartengono palesemente alla «dimora della guerra» che coincide con la nefanda dimora del Grande Satana. Forse vi rientrano, come sottogruppo nemico, anche gli inglesi e l'Inghilterra.

Dove, invece, le élite militanti, i dottori coranici e gli odierni studenti islamici mettono gli europei continentali e occidentali? Certo non possono considerarli come parte integrata nell'islamica «dimora della pace», così come non possono avere alcun interesse a respingerli nettamente nella «dimora della guerra» riservata agli ebrei e agli anglosassoni.
 Ma c'è, come abbiamo visto, una terza dimensione ambigua, la «dimora della tregua provvisoria», ed è in quel limbo ondeggiante che i fautori e strateghi del neoimperialismo islamico collocano mentalmente oggi l'Occidente europeo.

 Difatti, dove trovano accoglienza legale i tredici terroristi palestinesi espulsi dalla Cisgiordania? In Europa.

 Chi pone sullo stesso piano morale il terrorismo palestinese e le rappresaglie israeliane? L'Europa.

Chi finanzia in maniera indiretta il terrorismo con sovvenzioni ufficialmente destinate all'autogoverno «democratico» della cosiddetta Autorità palestinese? L'Unione Europea.

 Chi pratica una politica lassista nei confronti dell'immigrazione e tollera il radicamento, sui propri territori, del separatismo culturale o «discriminazione positiva» delle comunità musulmane che rifiutano l'integrazione (diritti e doveri) nelle società democratiche che li ospitano? I governi europei.

Per tacere delle sempre più serie discrepanze tra americani ed europei sulle rispettive strategie politiche in Afghanistan, in Medio Oriente, nei confronti dell'Iraq di Saddam Hussein. In tutti questi molteplici aspetti di acquiescenza europea davanti alle invasive migrazioni di massa e agli aggressivi dinamismi culturali e politici, collegati alla Rinascita islamica, s'intravvede l'insorgenza di una singolare sindrome storica e psicologica. Si nota da un pezzo, sui territori dell'Europa, la diffusione nei confronti del problema islamico di stati d'animo permissivi, di comportamenti omertosi e indulgenti, di calcolate sottomissioni e concessioni, di tolleranze legali dettate dalla paura della rappresaglia punitiva.

29
Cogito ergo Zam / Islam e TAQIYYA
« il: Febbraio 06, 2016, 16:27:02 »
 TAQIYYA

Esiste un altro metodo che gli islamici adottano per invadere ed imporsi in Occidente, si chiama Taqyyah.

Lo sciismo di oggi giorno è un ramo del culto Sabaita che venne fondato da Abdullah ibn Saba.
I Sabaiti utilizzavano la tattica della taqiyya al fine di evitare la persecuzione e di essere identificati dalle autorità. Erano una società segreta molto simile alla Libera Massoneria, gli Illuminati ed altri culti del genere. Nel corso della storia gli sciiti hanno utilizzato la taqiyya al fine dei evitare di essere identificati ed evitare persecuzioni.
La pratica della taqiyya ha consentito al culto sciita di crescere e diffondersi. Secondo uno studioso sciita : “Lo sciismo non si sarebbe diffuso se non fosse stato per la taqiyya”
(“Tarikhush Shi’ah” di Muhammad Husain Jafari Sahiwal, pag.230).

Taqiyya è solitamente tradotto come “parlare contrariamente alle proprie credenze interiori”.
I propagandisti sciiti solitamente traducono il termine taqiyya con “dissimulazione”;
dal “ Vocabolario della lingua Italiana, lo Zingarelli” alla parola “dissimulazione” leggiamo: “ sin. finzione, mascheramento. Capacità di nascondere il proprio pensiero, le proprie intenzioni.”
Una spiegazione per taqiyya è stata data da un “infallibile imam” della Shia ed è racchiusa in Al Kafi, la loro più affidabile raccolta di hadith: l’imam dice che taqiyya significa dire una cosa esteriormente, ma interiormente credere ad altro.
Esiste un altro termine per questo: mentire.


Secondo la taqiyya, ai musulmani viene garantita la possibilità di infiltrarsi in Dar-al-Harb (la “casa della guerra”, ovvero l’insieme di tutti i paesi non Islamici del mondo), per insediarsi nelle città e nei luoghi vitali dei nemici, per piantare il seme della discordia e della sedizione. Questi “agenti” agiscono per conto delle autorità militari musulmane e di conseguenza non sono da considerarsi come apostati o come nemici dei principi Islamici.

Costoro sono legittimi mujaheddin, la cui missione è quella di fiaccare la resistenza del nemico e il loro livello di mobilitazione. Uno dei principali obiettivi è quello di causare divisioni tra gli avversari mentre al contempo si sminuiscono le responsabilità dell’Islam: “Oh, ma io non sono religioso”; “Oh, ma quello non è il vero Islam, ti stai sbagliando, c’è così tanta disinformazione”; “oh, ma quella è un’interpretazione sbagliata”, “Fratello, l’Islam significa pace, amore”, “hey, leggi questo versetto pacifico“).
 Lo scopo è quello di ingannare i miscredenti, convincendoli della bonarietà dell’Islam attraverso l’eliminazione di dubbi e preoccupazioni su questa religione, incoraggiando al contempo la loro conversione. La taqiyya è alla base della propaganda musulmana presente oggi in Occidente, a partire dall’affermazione secondo cui l’Islam promuoverebbe l’uguaglianza dei diritti per le donne, fino ai tentativi di incrementare il numero percepito di musulmani nel mondo. Tutto questo è concepito con lo scopo di portare più persone possibili all’islam.

30
“Io non vado a rizzare tende alla Mecca. Io non vado a cantar Paternostri e Avemarie dinanzi alla tomba di Maometto. Io non vado a fare pipì sui marmi delle loro moschee, non vado a fare la cacca ai piedi dei loro minareti. Quando mi trovo nei loro paesi (cosa dalla quale non traggo mai diletto) non dimentico mai d’ essere un’ ospite e una straniera. Sto attenta a non offenderli con abiti o gesti o comportamenti che per noi sono normali e per loro inammissibili. Li tratto con doveroso rispetto, doverosa cortesia, mi scuso se per sbadatezza o ignoranza infrango qualche loro regola o superstizione. (…) noi italiani non siamo nelle condizioni degli americani: mosaico di gruppi etnici e religiosi, guazzabuglio di mille culture, nel medesimo tempo aperti ad ogni invasione e capaci di respingerla. Sto dicendoti che, proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un’ ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell’ altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita. I nostri valori. Sto dicendoti che da noi non c’ è posto per i muezzin, per i minareti, per i falsi astemi, per il loro fottuto Medioevo, per il loro fottuto chador. E se ci fosse, non glielo darei. Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che ci siamo bene o male conquistati, la nostra Patria. Significherebbe regalargli l’ Italia. E io l’ Italia non gliela regalo.”

da “La Rabbia e l’Orgoglio” di Oriana Fallaci

Pagine: 1 [2] 3 4