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Topics - ASOR

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Fantastico / UNO DEI SDIECI
« il: Luglio 14, 2022, 20:49:29 »
-Metti che mi sia perso una puntata della vita, che abbia saltato un gradino della scala e che voglia tornare indietro a calpestarlo.
 Franco tenta di spiegare a Gianni un pensiero che gli è venuto poco prima, mentre parcheggiava la sua bici sul molo.
-Metti che si crei l’occasione di recuperare quello che ormai pensavo fosse perduto. Poi, una volta fatta l’esperienza che mi mancava, sarei per forza diverso da come sono ora, che sono quello che sono perché mi manca quel gradino.
Sorride Franco, gli é uscito bene il pensiero, pari a come gli si era composto nella mente. E dire che  il sole  estivo ha  accarezzato la  sua testa con le ultime fiammate della giornata per tutto il tragitto, a partire da casa.
-Sicuramente sarei diverso da come mi vedi ora, per forza- Franco ribadisce il concetto. Per essere più chiaro. Intanto si toglie le scarpe e i pantaloni, rimanendo con il costume da bagno e la maglietta.
Se pensi di farla con me l’esperienza che ti manca, puoi rivestirti amico- Gianni è al timone della sua piccola imbarcazione, la voglia di un giro in mare gli viene spesso, e Franco è sempre disponibile.
Sul serio Gianni, non ci pensi mai al fatto che possiamo essere tante persone,  anche se abbiamo un corpo solo?
-Macché dici! Tu sei tu, e lo sarai fino all’ultimo giorno della tua vita. Tu come tutti. Da quando sei in pensione, pensi troppo.
Gianni si prepara a salpare, niente come un giro in barca gli permette di rigenerarsi.
-Qui ti sbagli fratello - Franco non molla- io oggi sono l’amico  che esce con te in barca, ma posso essere altre dieci persone diverse!
Sì, oggi a Franco le parole  escono con facilità, si mettono in fila da sole e sbucano convinte fuori dalla bocca,  marciando dritte come soldati.
Finalmente si siede al solito posto, un vento leggero gli scompiglia i tanti capelli grigi. Con una mano accarezza l’acqua e con lo sguardo fissa un punto dell’orizzonte,  visibile solo a lui. Si parte.
-Dieci persone diverse, amico?….vabbè, spero di aver portato birra a sufficienza per tutti.
Così dicendo, Gianni allunga una lattina di Heineken a Franco, senza mollare il timone. Ne consumano parecchie entrambi, una dopo l’altra. 
-Nemmeno io conosco tutti i Franco che ci sono dentro  me. C’è l’esperto di vini, il Franco che racconta barzellette, ma ce ne saranno altri dieci, e forse più, di totali sconosciuti.
Ora i suoi ragionamenti si adagiano mollemente sul pelo dell’acqua e si arrendono al dolce ritmo ondoso del mare. 
-Io conosco bene il Franco che racconta balle- Gianni, di rimando, continua a  sfotterlo, ma in modo sempre più bonario e rilassato.
 La sera finisce di tingere di rosso cielo e mare e il vento sospinge la barca al largo.
Si assopiscono entrambi, per un lungo attimo.
Poi Gianni si desta con un sussulto, in preda ad una strana sensazione.
Si alza in piedi con fare incerto. Le ultime luci della giornata hanno pennellato di grigio ogni elemento intorno, pure il mare e il cielo si sono svuotati di altri colori.
E nera ed enorme, una grande sagoma scura si muove in acqua, sotto di loro. Gianni la vede distintamente: una cosa viva, una bestia,  sta girando intorno la barca.
-Franco, Franco!-
L’amico non si sveglia. Gianni lo scuote per un braccio con cautela. Niente.
In quel momento capisce due cose, primo cosa significa l’espressione “Mi si sono rizzati i capelli in testa” e secondo lo strano discorso fattogli dall’amico poco prima. Quello che gli dorme davanti non sembra Franco, è più grosso, più alto. È uno di quei dieci sconosciuti di cui parlava!
La massa oscura si sta  muovendo di nuovo sotto di loro, urta  l’imbarcazione, facendola dondolare pericolosamente.
Gianni sente i capelli pungergli il cranio come spilli. Biascicando parole incomprensibili, spinge lo sconosciuto in acqua; da come si lascia buttare non sembra un uomo, forse è un enorme pupazzo. Per tutta risposta a quel gesto, la barca, dopo un altro paio di bruschi dondolamenti, ritrova il suo equilibrio e la cosa enorme e scura sembra essersi sciolta nell’inchiostro del mare.
Gianni, riavvia la barca, cercando di avvicinarsi alla riva. Sente che il suo  cuore  sta ritornando pian piano al proprio posto in mezzo al petto, dopo averlo sentito vagare dolorosamente per tutto il corpo.
Probabilmente Franco è già sul molo che lo attende, che se la ride. Sì, sicuramente sta pisciandosi addosso dalle risate. Figuriamoci per quanto tempo lo prenderà in giro dopo questo  scherzo. Perché è uno scherzo, certamente. Che altro può essere.
Che roba,  ragazzi!
Un’altra avventura da raccontare agli amici al bar, un’altra di quelle pazze storie per le quali loro due sono famosi. Sicuramente, la più stramba di tutte.


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Anch'io Scrivo narrativa! / Un nonnulla
« il: Luglio 13, 2022, 11:09:56 »
Si arrenda facilmente la vita di notte
sfinita dalle botte
di una dura giornata
Non  reggiamo
il suo sguardo diretto
se l’affrontiamo di petto
e a giocare alla pari
si perde la partita
L’unica per noi è
solleticarne i sensi
con musica e sorrisi
abbassar le luci
finger di lodare
le sue carte compiacenti
e poi chiederle
quella cosa
un nonnulla in apparenza
del quale
non possiamo proprio fare senza

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Anch'io Scrivo poesia! / L’età
« il: Luglio 12, 2022, 19:34:22 »
L’età non segue il  tempo
non viaggia sempre uguale su una retta
Ama raddoppiar la strada
girare e soffermarsi
saltare i fossi
L’età é  un nastro che adorna
 l’orlo della gonna
È uno sbuffo di fumo
che gioca col vento
e può tornare nel camino
se cambia il tempo


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Anch'io Scrivo poesia! / Il diverso umore del mare
« il: Luglio 10, 2022, 12:52:49 »
Si allungano i ricordi
quasi a spezzarsi e pur resistono
Come fili di ferro
limitano i nostri movimenti di naufraghi
sempre  sul punto di affogare
o salvarci
a seconda del vento
E il  diverso umore del mare
che alza o abbassa il colmo delle onde
se pur diverge di poco
cambia tutto.

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Fantastico / Mare fermo
« il: Luglio 10, 2022, 12:16:43 »
Ai viaggiatori in attesa del regionale veloce per Venezia, l’alba di oggi, deliziosamente gelida, appare irresistibile.
Per lei  indossano guanti e sciarpe, cappelli e scarpe dalle suole spesse, tuttavia c'è anche chi ha timore di incontrarla e se ne sta rintanato nella piccola sala d’aspetto.
Un minuto prima dell’arrivo del treno, tutti si dispongono diligentemente lungo la banchina. Arriva la sposa  vestita di ferro e di vento, che è puntuale e darà a tutti coloro che l'attendono in fila un bacio, mentre frena il suo lungo corpo davanti la stazione.
Dentro di lei, la scelta dei posti a sedere è ampia: giorno festivo, freddo. Pandemico.
Poi la sposa diventa sposo e nel suo vestito di stoffa nera e pesante riparte in silenzio. Scivola con rassegnazione lungo il sentiero obbligato, incurante delle mutevoli vicende umane dei pochi temerari che lo attendono alle fermate; li ingoia senza nemmeno guardarli.
Il sole, indifferente pure lui alle cose del mondo, ma immensamente più potente, se ne esce all’improvviso a illuminare la brina dei campi; i suoi raggi rimbalzano sui vetri delle finestre. Senza averne l’intenzione, fa sentire tutti gli altri esseri piccoli e indifesi, bisognosi e fragili.
Vicino alla stazione di Quarto d’Altino il treno si blocca. Il suo grande occhio rosso si chiude.
Dopo alcuni minuti, gli umani a bordo cominciano ad agitarsi.
L’unico giovane controllore, sommerso dalle richieste di spiegazioni, si allontana in cerca di aiuto e sparisce. I più socievoli tra i viaggiatori cominciano ad accorciare le distanze dai loro simili, cambiano di posto, cercano contatti visivi. Si muovono tradendo il tacito accordo di immobilità e silenzio, vigente all’interno del treno.
Dopo mezz’ora la totalità dei viaggiatori, non più di una trentina, ha lasciato il proprio posto ed è in piedi, in allerta, lungo i corridoi.
La mascherina Ffp2 li fa sembrare uccelli terrestri; si stringono l’uno all’altro. Tra di loro c’è pure Madama Paura, la quale, sbucata da chissà dove, si mimetizza tra i presenti; mai che si perda un avvenimento del genere, la signora.
Dopo quaranta minuti gli uccelli umani si sono riuniti spontaneamente nella prima carrozza.
Un signore con un piumino lungo fino ai piedi, mascherina e cappello neri, parla e tutti lo guardano, fiduciosi. Le porte sono bloccate e c'è chi comincia a protestare ad alta voce, a battere i pugni chiusi contro i finestrini. Il signore con il piumino lungo invita loro alla calma. Una signora con un vistoso giubbotto arancione mette mano al telefono e chiama vari numeri. La linea telefonica è disturbata e cade continuamente, senza che la signora possa terminare la sua richiesta di aiuto.
Impossibile anche inviare messaggi.
È passata un’altra ora. Il signore dal piumino lungo chiede a tutti di ritornare a sedere ai propri posti. Sembra abbia un piano. 
Non so come finirà. Probabilmente verranno presto a liberarci. Si verranno. Senza alcun dubbio.
Il treno immobile e sigillato è una culla di vetro e ferro, sotto la protezione del dio sole, e intorno la campagna è un mare fermo di terra luccicante.
Ed io mi domando da un po' cosa mi ricorda questa situazione. È come se l'avessi già vista, o sognata. Quando il signore dal piumino lungo nero ci invita a sederci e vedo che istintivamente, tutti i viaggiatori hanno scelto i finestrini illuminati dal sole, improvvisamente mi sovviene un'immagine: il quadro della nonna in sala da pranzo! Un dipinto di un pittore locale, suo amico: il treno, i campi gelati illuminati dalla luce dell'alba, le sagome nere dei passeggeri accanto ai finestrini. Da piccola perdevo ore ad immaginare la vita di quelle ombre dentro il treno. 
Staremo anche noi qui dentro per sempre?




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