Autore Topic: penna a biro  (Letto 358 volte)

Doxa

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penna a biro
« il: Dicembre 06, 2015, 20:42:53 »
“Bambini, biglie e pozzanghere Così nacque la penna di Bìrò (e Bich)”

All' ungherese Làszlo Bíró, revisore di bozze e tipografo in un giornale di Budapest, l' idea era venuta osservando alcuni ragazzini che giocavano a biglie: una di queste, finita in una pozzanghera, aveva tracciato una riga sull' asfalto. A quell' epoca, nel periodo tra le due guerre, per scrivere si usava la stilografica, che richiedeva ricariche frequenti e macchiava, oppure il pennino con il calamaio, decisamente poco pratico. Sulla base di queste considerazioni, Bíró, con il fratello György, chimico e Imre Gellért, tecnico industriale, fabbricò il primo prototipo di penna a sfera, oggi nota come «Biro» impiegando una piccola sfera in una cannuccia riempita con l' inchiostro utilizzato per le rotative. Brevettò l' invenzione nel 1938 in Ungheria ma gli eventi bellici conclusero bruscamente i suoi esperimenti. Per proseguirli si rifugiò in Argentina, dove creò un laboratorio per produrre e vendere la sua invenzione. Un articolo di «Time», uscito nel 1941, lanciò la sua invenzione negli Usa, cui seguì un brevetto anche in quel Paese. Da allora, l'ungherese si dedicò al lancio della sua invenzione sui mercati mondiali. Ma il nuovo prodotto era costoso, quindi riservato a pochi fortunati. Chi ebbe fiducia nelle potenzialità della scoperta fu invece il barone Marcel Bich che, preso contatto con Bíró, nel 1949 mise a punto un primo prodotto: «Si tratta dell' invenzione della ruota - diceva il barone - o meglio, della sfera, applicata alla scrittura». Nel 1953 lanciò la Bic Cristal che, con piccolissime modifiche, viene prodotta ancora oggi: il corpo esagonale le impedisce di rotolare sul tavolo, il piccolo forellino a metà fusto serve ad agevolare la discesa dell' inchiostro grazie alla pressione atmosferica; la piccola sfera al carburo di tungsteno permette di scrivere per tre chilometri senza interruzioni. E un cappuccio con fermaglio permette di tenerla nel taschino. Ogni anno ne vengono venduti centinaia di milioni di pezzi in tutto il mondo. Con questa (e altre invenzioni) il barone Bich divenne ricchissimo. Bíró, invece, morì povero nel 1985.
(Vinelli Marco, Corriere della Sera, 24 marzo 2012)