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Topics - carpediem

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Altro / Il topo dei denti
« il: Novembre 22, 2012, 14:02:00 »
Ho sette anni.
Il mio nome non importa e a dire il vero, da qualche tempo sono piuttosto confuso riguardo quali siano le cose a cui è impossibile non pensare come essenziali.
Fino a quattro anni ho vissuto con entrambi i miei genitori; poi, un giorno, mamma mi ha portato in una nuova casa dove però mio papà non c'era più.
Anche la casa, non era bella come mi aveva detto la mamma però lei mi aveva spiegato che in fondo, l'importante era stare insieme.
Per tanto tempo ho visto papà arrivare per stare con me il sabato e la domenica ma la mamma mi ha sempre spiegato che non ci dovevo andare. Quando mi capitava di farlo, con lui mi divertivo ma tornato a casa, la mamma mi teneva il muso.
Mamma dice che papà è cattivo e che lei invece mi vorrà sempre bene. Anche papà dice di volermi bene e io ho finito col non sapere cosa fosse giusto pensare.
Un giorno, mi è stato detto che qualcuno aveva deciso di farmi tornare nella mia vecchia casa con papà.
La mamma era arrabbiata, io molto meno. Però quando mi diceva che era triste, ero dispiaciuto per lei.
Ho sette anni, otto la prossima primavera.
I ricordi di mamma e papà vicini, sono solo quelli di due persone che litigano.
Da sei mesi, vivo in una casa nuova. Non ci sono né mamma né papà. C'è suor Lucia e anche altre persone adulte. Ci sono altri sette bambini: solo due hanno quasi la mia stessa età e sono femmine.
Ho cambiato anche la scuola: stavo bene con i vecchi compagni ma anche i nuovi sono simpatici.
Ho sette anni e il mio nome non importa.
Mamma e papà li vedo un'ora a settimana; non ho ancora capito perché ma tutti mi dicono che saprò farlo tra qualche anno.
Ho sette anni e in fondo, va tutto bene; o quasi.
Già perché la settimana scorsa è successo qualcosa che non so proprio spiegarmi.
Avevo un dente che si muoveva; l'ho toccato e ad un tratto, si è piegato completamente verso l'interno della bocca. L'ho fatto vedere a suor Alessandra e lei, in un attimo, lo ha definitivamente strappato via.
Ne sono stato contento: avevo il mio dentino in mano e certamente, come sempre è accaduto, nella notte mi sarebbe venuto a trovare il mio topo dei denti.
Ho sette anni,  otto a marzo e il mio topo dei denti non ha mai saltato un appuntamento né mai ha dimenticato di lasciarmi dei soldini in cambio del mio dente.
Questa volta però, sono passati cinque giorni da quando ho messo il mio dente sotto il cuscino e lui, non è venuto. E' la prima volta che succede e non capisco perché si sia scordato di me.
Papà mi ha detto di aver pazienza ma ogni mattina, il mio dente è sempre sotto il cuscino.
Ho sette anni e ho molte cose da raccontare: tutte quelle che ho capito.
Ma perché il mio topo dei denti non è venuto?
Perché?


IL TOPO DEI DENTI

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Altro / E sia
« il: Novembre 21, 2012, 23:49:32 »
E sia.
So che questo non è il mio mondo; so che voi non siete le persone con cui io possa relazionarmi; so di essere tanto solo che nessuno se ne può accorgere.
Non ho mai voluto nemici e ho imparato ad odiare serbando rancori repressi per anni nell’incapacità di restituire il male.
E sia.
Divertitevi giocando con la mia purezza, finite pure di distruggermi contando sulla mia passività: questo è il vostro posto ed io non riesco a starci.
Mi sarei accontentato solo di un po’ di gentilezza, qualche sorriso da ricambiare e un po’ di serenità per tirare avanti.
Sono rimasto un immigrato di questo vostro mondo e non so ancora da dove sono venuto per poterci tornare.
E in tutto questo la vita non mi abbandona ed io maledico i miei giorni non più voluti pensando a quanto amore ho sprecato lasciandolo in mani e luoghi sbagliati.
E sia.
Non badate alle mie parole, non preoccupatevi dei miei pensieri: sputatemi addosso e osservandomi, godete delle vostre fortune.
Io sarò qui per voi finché non troverò il modo di andar via … o di farmi cacciare!


E sia


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Ciao a tutti. Vorrei proporre una piccola modifica all'organizzazione del sito sperando che possa migliorarlo ulteriormente.
Ci sono alcuni autori, come sempre accade, che piacciono più degli altri. A vollte, quindi, scatta la curiosità di cercare tra le varie sezioni, ogni loro racconto o poesia che sia stata pubblicata. La ricerca, però, risulta piuttosto impegnativa perchè oltre a non dare garanzia di aver rintracciato tutto, richiede del tempo da spendere e di doverlo fare nuovamente nel caso si decida di effettuare lo stesso tipo di ricerca in giorni diversi. La mia richiesta è la seguente: è possibile fare in modo che un qualsiasi frequentatore del sito, cliccando sul nome di un autore, venga rimandato ad una finestra che oltre a dare informazioni sul numero delle sue connessioni ed ogni altra informazione già presente, riporti anche l'elenco completo dei suoi racconti pubblicati magari linkati in modo da rimandare direttamente alla poesia o al racconto stesso? Ritengo che sarebbe una cosa pratica. Che ne dite?
Carpediem

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Altro / La strada
« il: Ottobre 02, 2011, 13:54:10 »
Uno zaino per partire. Raggiungerti per stare con te solo due giorni e neanche pieni con un viaggio che vale però la pena affrontare per riuscire ad abbracciarti anche solo per un minuto.
Ci si sposta sempre per raggiungere qualcosa o qualcuno; molto meno spesso, lo si fa nella consapevolezza di avere una meta indefinita ma che sai di dover comunque raggiungere. Così ho percorso quella strada che da me arriva fino a te. Nel farlo, mi sono accorto di avere l’amore come unica guida che mi ha suggerito di donarmi e non di venirti a prendere.
– “Ho bisogno di te perché ti amo e voglio dirtelo da quando me ne sono accorto”–.
Così riflettendo, mi sono sentito finalmente libero perché pensandoti, ho scoperto di non aver memoria delle sofferenze degli amori trascorsi.
L’amore a volte è una prigione ma sento di poterti offrire la mia libertà senza il reale timore di perderla davvero. Ti amo per quel che sei e quanto vorrei che tu lo faccia per quel che sono…
Così quella strada l’ho percorsa senza l’aiuto del navigatore. Troppo facile da seguire: sempre dritto fin dentro le tue braccia, senza dirci nulla e i nostri baci a determinare e contare il tempo che passa.
Per quanto tempo e in quanta solitudine si finge di non soffrire finché non ci si ritrova in momenti che sono sempre nuovi anche se già vissuti...
Dirci ti amo è stato bello come una canzone che strappa un ricordo improvviso. Tutto il resto, era scritto nei nostri sguardi.
Oggi, quella lingua d’asfalto non esiste più: d’ora in poi, si viaggia con i sogni su ben altra strada …

La strada

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Altro / Un mare di numeri
« il: Settembre 10, 2011, 03:14:58 »
Ci sono pensieri che improvvisamente ingombrano la mente da non lasciarti il modo di liberartene.
In certi momenti, a crescere in qualche modo e chissà per quale mistero, sono delle frasi che fanno ombra anche ai rumori del nuovo giorno. I tuoi passi, sanno dove portarti e come facciano,  è un altro mistero da svelare. C’è un passato che non passa nella mia e nella tua vita. Punti di vista diversi ci suggeriscono soluzioni diverse: io credo che la soluzione del problema stia nel modo con cui si decide di affrontarlo e tu, pensi a proteggerti dagli altri convinta che l’unico modo per riuscirci, è quello di proteggerti da te stessa.
E così io trascrivo ogni difficoltà della mia vita trasformandole in pagine che formano capitoli.
Ognuno ha il suo nome: amore, odio rancore, gioia e tristezza, tutto e anche il suo contrario.
Tre miliardi, duecentonovantuno milioni, novecentoquaranta mila e novecentoquaranta.
Tu hai i tuoi numeri a cui pensare e i tuoi ricordi, sono come quadri appesi nella mente.
Cammini nella convinzione che il futuro non sia più quello di una volta e mostri il tuo sorriso come fosse una ferita. Siamo distanti eppure certe frasi, intrecciano le mie parole buie ai tuoi numeri. Chiudi la porta e vai a lavorare lasciandoti dietro solo luci spente. Sono seduto dinanzi al solito foglio bianco in attesa di me stesso perché ho imparato che il tempo finisce con lo scolpire anche le nostre parole. Vorrei regalartene molte scegliendole tra le migliori che conosco. E’ un gioco che mi piace molto e al mattino, mi allontana dal centro di un mondo bloccato tra la radio che raccomanda di non scordare di respirare e il tuo mare di numeri.
Tre miliardi, trecentocinquantasette milioni, quarantaduemila novecentoottantaquattro.
Certe frasi ti cercano venendoti incontro e i miei numeri, si intrecciano ai tuoi. E’ solo un fiume di parole ma nel tuo mare, ci si confonde e completa come la storia di un uomo con tutta la vita passata a prepararsi per morire in un attimo.
Forse, sei solo inconsapevole del valore della tua età e in quel tuo mare, ci nuoti ogni giorno con quella rabbia tranquilla che ti caratterizza e ti confonde tra le mie parole.
Buongiorno tesoro … cinquantatre milioni duecentosettantamila cinquecentoottantatre …

Un mare di numeri

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Altro / A volte ...
« il: Settembre 02, 2011, 21:51:01 »
A volte si fanno cose che a tentarne di capire il perché, impazziamo di rabbia per averle compiute.
Tutto talmente autolesionistico, da non accettare di esserne l’artefice sperando di individuare un diverso mandante di tutte le proprie cazzate. Poi, nel carcere dei propri giorni, finiamo col vivere il nostro tempo senza neanche prendere appunti e puntualmente, perdiamo memoria dei nostri errori tornando a percorrere le stesse strade di sempre, affollate da uno sterminato numero di persone dove ognuno si muove comunque in solitudine.
Il brusio, quel vociare che fa da sottofondo ad ogni nostro passo …
A volte, tra le cose che si fanno pentendosi a posteriori, decidiamo di abbassare il volume di tanta stupida confusione provando poi a setacciare ogni silenzio nel tentativo di carpirne ogni fondamento.
In tutto questo, a volte, incontriamo lo sguardo di cui innamorarci e quegli attesi pensieri con cui confrontarci.
“Ciao Tesoro, che bello sentirti”. “Ciao piccola, che sorpresa scoprirmi a pensarti con un sorriso addosso”!
A volte, lasciamo che certe cose accadano pur sapendo di non poterle sopportare.
Lo sappiamo: non siamo così forti e preparati per dare un avvenire all’amore eppure, ci ostiniamo a credere che sia possibile controllare un sentimento che un giorno fa di noi il padrone della nostra vita e in un altro ti rende servo di ogni suo momento.
L’ordine delle cose, è quasi sempre rigorosamente quello descritto.
A volte si incontra qualcuno e ci si illude di aver trovato qualcosa di diverso e mai, nell’immediato, il sospetto che l’altro abbia scovato in noi la soddisfazione di restare soli pur usufruendo del compiacimento dell’unione con l’altro.
“Ciao Tesoro, che bello sentirti e che sorpresa scoprirmi a pensarti con la voglia di chiamarti”!
… E ci confidiamo e raccontiamo come libri aperti perché consideriamo ogni segreto come l’anticamera di qualunque menzogna.
“Ciao Piccola, lo sai che mi sono emozionato ad incontrati e a starti vicino? E chi lo immaginava che poteva ancora succedere”! E così si parla soffiando addosso all’altro il vento di tutte le nostre parole ascoltando le sue come fosse musica …
A volte, tutto sembra autorizzarci verso la strada dei sogni navigando nell’immensità dell’amore cogliendone la sua grandezza solo quando ne siamo nuovamente privi.
Come ci si sente stupidi, quando qualcuno ci sbatte in faccia le nostre ridicole illusioni!
“Ciao piccola, lo sai che ho scoperto che si può star male dal desiderio di starti vicino? Perché non ti sei risparmiata almeno il fatto di definire stupido chi possa finire col desiderarti? Io sono tra questi e quanto mi piaceva pensare che almeno un poco ti gratificasse”.
A volte, si fanno cose che a tentarne di capire il perché, impazziamo di rabbia per averle compiute.
A volte, non possiamo far altro che coprire certi silenzi tornando ad alzare il volume di quel brusio che abbiamo intorno e che avevamo soffocato. Poi però, non è più lo stesso silenzio né più lo stesso vociare ormai indifferente di un tempo.


A volte

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Altro / PAUSA
« il: Luglio 23, 2011, 14:35:37 »
Rumori!
I vicini protestano per i rumori della musica che ascolto ed io, che ho sempre chiamato le cose per il loro nome, gli ho detto di non rompermi i coglioni e di non voler parlare con chi, riferendosi alla musica, parla di rumori.
Così ho sbattuto loro la porta in faccia, ho alzato il volume dello stereo e sono tornato a chiudere gli occhi mentre il piede destro segue il tempo del brano che ascolto e della vita che scorre in fretta.
Rumori!
Che cazzo ne sanno!
Se sapessero che cosa meravigliosa è stare lontano dal quel mondo che è lì dietro a quella finestra;se sapessero dare colore a ciò che è intorno sognando ad occhi socchiusi e con le orecchie ben tese a cogliere le sfumature di ogni strumento…
Qui posso godermi anche gli applausi che non ho mai ricevuto, sorridere a migliaia di persone che tutte e proprio tutte, condividono il tempo all’unisono e ridono, piangono si sbracciano e abbracciano in nome di ciò che per qualcuno è solo rumore.
Così per un attimo ripenso ai vicini a cui ho appena detto di andare a fare in culo ed io, che continuerò a chiamare le cose con il loro vero nome, sorridendo con una birra tra le mani alzo il bicchiere in onore di questo sprazzo di vita che certa gente continua ad allontanare.




PAUSA



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Altro / Sandali
« il: Luglio 13, 2011, 00:00:11 »
Voli!
Ti sento volare vicino!
Provo a seguire la prova della tua presenza nella speranza anche di vederti ma ... Niente!
Ah se solo potessi vederti, se solo riuscissi nel fuggire di uno sguardo a capire dove ti nascondi, da quale angolo ora ferma mi osservi e forse, già assapori il gusto del mio corpo, la mia pelle e più ancora il mio stesso sangue.
Lo so!
Mi desideri eppure, fai finta di allontanarti volando via disordinatamente ma, leggera come tu sei.
Credo che questo tuo modo di giocare serva solo a confondermi.
Già mi chiedo chi dei due sia il cacciatore e chi la preda ma soprattutto, chi tra noi dal comune desiderio di sorprendere l’altro trarrà più soddisfazione, gioia, appagamento.
Come vorrei stringerti tra le mie mani!
So che anche tu prima o poi nel buio di questa stanza deciderai anche di osare sfiorarmi e poi toccarmi e poi e poi ... Perché sei così fragile eppure anche così testarda?
Lo so che ci sei, lo so che mi vuoi; eppure se tentassi di scoprirti, di smascherare la tua sete di me, di far luce in questa stanza all’improvviso per dirti - “ecco! Ti ho trovata”- riusciresti a svanir via lasciandomi con un sempre più forte desiderio di averti qui, accanto a me così da poterti osservare e in silenzio avvicinarmi di più e più ancora fino a riconoscerti e più ancora a leggere le tue intenzioni nel tuo fremere tutta lì, sorpresa vicina al mio letto così vicina, vicina.
Ora però, dopo tanto rincorrerci, ci osserviamo; il silenzio è complice e in silenzio mi allontano appena un poco solo per poggiar via i miei indumenti già tolti quando ero in attesa che il gioco finisse.
In terra, leggeri e pratici ci sono dei sandali.
Solo per un attimo penso che ti vedrei meglio con uno stivale addosso ma è estate e poi anche i sandali andranno benissimo.
Ne prendo uno e ti osservo.
Tu mi guardi un po’ stupita ma, curiosa, resti lì a guardare ed io, finalmente, ti spacco la faccia.
Maledetta zanzara!




SANDALI

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Altro / L’ostaggio liberato
« il: Giugno 30, 2011, 00:20:34 »
“Ne vuoi parlare?”
“Credo di non saperlo: in realtà ho il bisogno di dire, agire, fare o farmi del male, gridare o chissà cos’altro e certamente, continuare a tacere, è quanto più costa alle mie forze; ma non so neanche perché dovrei fidarmi di te che poi, neanche ti conosco. A proposito, tu chi sei?”
“Non saprei spiegartelo anche perché in realtà dovresti essere tu a dirmelo!”
“E come potrei?”
Vedi, in verità tutti sanno chi sono e nessuno saprebbe dire cosa sono e questo vale anche per te che in questo momento semplicemente non mi riconosci; ma ti assicuro che un nome con cui chiamarmi non cambia lo stato delle cose e se lo desideri, per semplificare il tutto, puoi darmene uno tu in questo momento, a tuo piacimento.
Ascolta, facciamo una cosa: ora io faccio finta sia di non averti né vista né sentita, e sia di essere stato io ad invitarti in questa stanza in modo da non dovermi neanche spiegare come tu faccia ad essere qui dentro e tu, per contro, te ne torni da dove sei venuta e mi lasci in pace!
Io non ho bisogno di te, non ti ho cercata, non ti conosco né ho intenzione di farlo! Ho semplicemente bisogno di stare in solitudine.

Bene, un primo passo lo abbiamo fatto! Io sono la solitudine.
Tu devi essere matta! Ma che vuoi?
Guarda che questo dovresti essere tu a spiegarmelo! Sei tu che da anni reclami la mia presenza e per una volta che io decido di violentare il senso del mio nome stabilendo di farti compagnia, proprio non ho voglia di sentirmi dire d’essere ospite indesiderato per cui, e sarà bene che tu risponda, ti giro la domanda: cos’è che vuoi?
Io … non riesco a crederci! Com’è possibile?! E poi in realtà ciò che ho sempre desiderato è proprio il non averti accanto ed ora, invece, addirittura ti materializzi in questo spazio che ho sempre sentito solo mio, voluto solo mio, gestito come solo mio …
In questa maniera però, hai fatto in modo che diventasse anche mio … non trovi?
Si, forse ciò che affermi è vero anzi, a ben pensarci è anche ovvio ma ti assicuro che quest’aspetto della questione non è mai stato da me valutato sotto questi termini; voglio dire e ti prego di non offenderti per questo, che tutto ciò che speravo di ottenere tra queste mura era la capacità di ritrovare me stesso e nessun altro.
Mi rendo conto che così facendo ho indirettamente finito anche con l’invocarti ma non era il mio obiettivo finale: io di te ho paura!

Lo so! C’è solo la mia amica morte che non mi teme ma guardami bene … in fondo non sono così terribile, c’è chi mi reputa persino bella e sono in molti coloro che continuamente, a modo loro, mi corteggiano e mi cercano nei luoghi e nei tempi più strani.
In verità io pensavo tu fossi tra questi.

Anch’io ti trovo bella e desiderabile ma non è questo il punto.
Forse se tu fossi sempre stata ciò che ora appari, probabilmente di te sarei anche innamorato e per te avrei in ogni modo perso la testa ma io, ti conosco per quel che mi hai sei sempre suggerito d’essere: un vasto dolore che strappa lacrime apparentemente ingiustificate, pensieri inspiegabilmente volti al pessimismo, bei ricordi da guardare solo da lontano ed impossibili da recuperare …, come faccio a non temerti e a non desiderare che tu non sia né in questa stanza né nella mia vita?

In realtà, fondamentalmente io sono qui per questo: insegnarti che dal gelo della mia presenza, puoi trarre il desiderio di cercare il calore delle cose e delle persone che ti sono intorno!
E’ vero! Io e il dolore a volte ci presentiamo spesso insieme ed in verità, in questo momento il tuo non far caso anche al suo esserci, e’ dovuto solo al fatto che sei ancora troppo sorpreso di stare a sentire il soffio della mia voce; ma ascolta ciò che ti dico: tu non temi me ma solo quel che per te io rappresento; io sono la parte buia della tua anima, la mano che non vuoi stringere per il tuo pregiudizio di immaginarla come quella che chiudendosi, possa colpirti facendoti del male ma in fondo, io sono solo la tua paura di essere vivo perché è della vita e non di me che in realtà hai timore! Ci hai mai pensato?

Tu sei qui per insegnarmi a vivere? E come potresti farlo?
Abbracciami! C’è poco da spiegare. Avvicinati e abbracciami come se fossi il più caro dei tuoi ricordi ritrovato o la più bella delle donne che hai desiderato … Abbracciami e non dir nulla: piangi se vuoi ma fallo in silenzio, o se preferisci, ridi purché sia per gioia; ma qualsiasi cosa tu senta di dover fare, fallo per istinto perché è di questo che hai bisogno, perché è soprattutto di questo che è fatta la vita da cui fuggi, in fondo, senza neanche troppa convinzione.
Abbracciami e io sparirò in quello stesso istante ma di me, avrai conosciuto anche la parte da non temere, quella da poter incontrare con un sorriso addosso e salutare con sorpresa. Abbracciami come ti sto dicendo ed imparerai ad accogliere la vita che ti aspetta, riconoscendola per quella piccola cosa con cui giocare secondo la regola che ti concede di assentarti ma non di fuggire. Abbracciami!
Abbracciami!Abbracciami …


L’ostaggio liberato

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Altro / Angelina
« il: Giugno 03, 2011, 23:51:04 »
Piove. Piove ogni volta sempre uguale e in fondo, non cambia neanche quel suo modo di aspettare: Angelina è seduta sempre lì al balcone e scruta il mondo che l’ha vista ormai invecchiare.
Da vent’anni l’acqua bolle sopra il fuoco per quel suo figlio che per il pranzo non si fa vedere:il suo è il ritardo di una vita ma la sua vita, è una partita ormai finita.
Angelina aggiunge acqua e assaggia il sugo e in fretta, torna a fissare l’orizzonte … sessant’anni e una casa troppo vuota senza quel suo figlio a riempirle un po’ la vita.
Angelina ha abbandonato la sua memoria e la sua vita è ferma a quel giorno di natale quando nella confusione di tutta quella gente in fila a cercare le sue guance da baciare, continuava a chiedersi:- “figlio perché tardi ad arrivare?”-
E il sole si spegne ancora in fondo al mare senza un domani da cui ricominciare e lì in cucina c’è un piatto sempre vuoto e l’acqua che bolle, bolle, sempre su quello stesso fuoco …


Angelina

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Altro / La voce del vento
« il: Aprile 14, 2011, 00:59:20 »
Se il vento avesse una voce simile alla tua, saprei capirti forse meglio; forse riuscirei anche a scoprire i miei errori e perdonarmeli come ho fatto per i tuoi.
Ma l’aria, gela anche le mie lacrime (che poi sono quelle di tutti i depressi) e quelle di ogni rancore, d’ogni rabbia, d’ogni ferita che non smette di sanguinare.
Se il vento sapesse parlare almeno una lingua da imparare, studierei le sue parole e le userei per soffiare sui cattivi ricordi con la forza dell’uragano.
Ma il vento mi graffia la faccia e non si ferma a ripetere ciò che non capisco ed io mi trovo a desiderare di potergli correre dietro con la ragione che mi suggerisce di non farlo, di non caderci ancora, di darle retta almeno per una volta.
Vedi, ho provato anche a rimaner solo ma soli veramente non è possibile starci per nessuno neanche se ci si chiude a chiave in una stanza al buio.
Così ho deciso di invitarti qui su questa spiaggia a gennaio, dinanzi a questo mare che odio per il timore che mi incute e questo vento che ci somiglia per il suo esserci senza farsi vedere, senza farsi capire, parlare, fermare ed insultare.
La voce del vento sa solo farsi intuire ma noi due, non riusciamo neanche in questo e le mani, che dapprima con delicatezza hanno sfiorato il tuo viso, ora stringono la tua gola fino a farti spalancar gli occhi e non farti tossire e nemmeno respirare . . .


La voce del vento




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Altro / Il Tram
« il: Aprile 01, 2011, 01:07:39 »
Ti vidi arrivare ed eri come l’ultimo tram per non far tardi al lavoro.
Troppo in fretta! Qualsiasi cosa non và mai fatta troppo in fretta:si rischia di sudare troppo per un posto scomodo o che non c’è, o per qualcosa che se non si osserva bene, la si scambia solo per ciò che vorremmo vedere.
Ti amo, ti amo, che bello averti trovata proprio quando ormai pensavo di far tardi a tutti gli appuntamenti …
E così ti parlo del mio vocabolario a colori e ti ascolto come si fa per una canzone; e ti amo, ti amo … che bello capire che ti amo con questo amore che chissà dove ci potrà portare.
E il mio tram cammina un po’ più lento ed il mio posto, l’ho lasciato al riposo di un altro passeggero: posso aspettare la mia fermata anche in piedi; in fondo, lui deve arrivare più lontano.
Mi chiedi che si fa stasera e strappo il mio programma del fine settimana:questa sera torno a casa con le ossa rotte ma andremo dove vuoi e come sempre, faremo ciò che vuoi. Il mio programma può aspettare anche qualche giorno in più, o un mese in più, o ancor di più; mi farà compagnia al mattino su questo tram da prendere in corsa da quella fermata sempre uguale, per questa strada sempre uguale di questa vita sempre uguale.
Ti ho vista arrivare e sei stata come questo tram preso per sbaglio tra tanta confusione: c’era il numero scritto è vero, ma della deviazione non sapevo niente.
Ho usato tutte le parole del mio vocabolario e qui, su una vecchia targa, c’è scritto “vietato sputare”.
Ti amo, ti amo ma chissà se mai mi cederesti il tuo posto per questo mio star male. Non posso parlare neanche al conducente anche se non c’è più nessuno:tutti scesi prima di andare nel posto sbagliato per una strada sbagliata.
Ora, i posti sono tutti vuoti ma sedersi, non è la stessa cosa e un rigurgito, mi chiude gli occhi e strappa via un improvviso dolore.
… E sulla targa c’è scritto “Vietato sputare”!


Il Tram

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Presentazioni / Eccomi!!!
« il: Marzo 17, 2011, 00:52:27 »
Sono distratto; tanto da non rendermi conto della possibilità di presentarmi passando direttamente a pubblicare sul sito. Me ne scuso. Zam è un bel posto di osservazione e io sono persona che ama raccogliere le buone cose che vengono offerte nel modo in cui qui si fa. Solitamente sono discreto ed evito di commentare sempre e comunque ogni cosa mi capiti di leggere ma ci sono e prevalentemente seguo quanto più mi è possibile la sezione narrativa (la mia preferita). Conto di pubblicare ogni mio scritto sperando questo sia sufficiente a compensare il piacere della lettura degli scritti di ognuno di voi. Grazie, Carpediem

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Altro / Il chiodo
« il: Marzo 14, 2011, 23:24:12 »
La gente mi guardava; Si fermava e con lo sguardo attento ed il respiro lento, mi guardava.
Qualcuno indicava di me i punti più disparati e commentava o, più umilmente, taceva contemplando in un vortice di sguardi, la mia bellezza ed il mio esser qui a mostrarmi con regale dignità e soffuso narcisismo.
Ed io regalavo emozioni e scambiavo i miei doni con i loro occhi aperti come finestre in un giorno di sole. Ero felice di essere, di esistere per dare e ricevere essenza di vita come solo l’arte può fare.
C’era chi mi chiamava con il nome del mio creatore e chi invece, lo faceva parlando del tempo in cui sono nato; qualche raffinato mi attribuiva il nome di uno stile ma in ogni caso, era di me che tutti parlavano ed era di me che tutti chiedevano.
Mi sentivo importante e di conseguenza, importante è stata la mia vita finché non arrivò quel giorno e quell’uomo che con passo sicuro, si avvicinò senza limitarsi ad osservare.
Commentava ad alta voce la rarità dell’incanto delle mie luci e di quanto fosse necessario proteggermi in maniera più adeguata.
Alzò le braccia, le protese allargandole verso i miei confini e portò via l’illusione della mia esistenza facendomi scoprire, di quel quadro, d’esser solo il chiodo rimasto conficcato al muro…



IL CHIODO

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Altro / PICCOLI UOMINI
« il: Marzo 03, 2011, 01:19:04 »
La libertà è un pensiero che verticalizza ogni concetto; noi siamo qui, come puttane in attesa, sempre a confrontare sguardi di cui facciamo collezione e a far trascorrere le ore del nostro tempo, solo per avere vecchi argomenti di cui discutere.
Hanno tagliato le ali alla libertà e la vita, è un calcio che ci arriva dritto nei coglioni!
Se fossimo ancora capaci di piangere, tutto sarebbe più semplice e forse anche più accettabile; ora, però, c'è un cameriere impazzito che vuol farci pagare un conto che non è il nostro: c'è segnato il prezzo di  una casa che non abbiamo, di un lavoro che non amiamo, di una donna che non riconosciamo e di una vita che non ha senso e non sappiamo da quando.
Il nostro ottimismo è affogato nella piscina del vicino di casa.
Sua moglie ha le tette così gonfie e sode da distrarci a sufficienza dal  pensiero e dall'odore dei pannolini dei nostri figli ma questa, è già un'altra cosa.
Così beviamo birra dopo aver lasciato cadere il tappo sul pavimento sputando in faccia al tempo che ci rimane senza farci corteggiare e neanche perdonare.
L'ago della nostra bussola ha smarrito la direzione e noi non ci abbiamo fatto ancora caso.
Siamo soldati seduti sulle bombe che cadranno sulle teste di uomini che hanno i nostri stessi sguardi: oggi la loro morte è scritta nei nostri sorrisi distratti e domani, dovremo pensare a qualcos'altro.
D'un tratto qualcuno si ritiene convinto d'esser stato bambino ma poi, il migliore di noi, dopo aver consultato i nostri occhi, gli spiega che esistono solo i figli e che i bambini, non ci sono più da secoli perché come la libertà, ora nascono senza ali e crescono senza sogni e vivono come uomini duri che sanno di dover far pagare qualcosa a qualcuno correndogli dietro, con il conto tra le mani.



PICCOLI UOMINI

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