Autore Topic: UNA RAGAZZA “LIBERA”. (Si consiglia la lettura ad un pubblico adulto). 14 Ultimo  (Letto 639 volte)

victor

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Il Meeting dell’Azienda.

La vita alla trivella scorreva regolarmente ed io ero a tutti gli effetti un operaio come gli altri. Salivo e scendevo dalla torre quando necessario, aprivo o chiudevo le valvole quando me lo chiedevano, aiutavo assieme agli altri in tutto. Mi evitavano soltanto i lavori più faticosi.

Un giorno mio padre mi disse che saremo andati in città perché c’era il meeting trimestrale. Era la riunione di tutti gli ingegneri e dirigenti dell’Azienda. Si faceva il punto della situazione e si organizzava il lavoro per il trimestre successivo. Durava due giorni, il sabato e la domenica. Dovevamo andare in macchina perché l’elicottero era impegnato.

Arrivammo la sera precedente e ci recammo subito nella nostra stanza. Papà era stanco per la lunga guida e fece portare la cena in camera.

Il giorno dopo la riunione preliminare si teneva nella sala delle conferenze ed io vi assistetti seduta in prima fila accanto a mio padre. Alcuni relatori parlavano in inglese e per chi aveva bisogno c’erano le cuffie per la traduzione simultanea. Io le utilizzai. Nella sala eravamo oltre cinquanta persone e dietro a noi, sul lato opposto vidi che c’era anche il giovane ingegnere.

Il pomeriggio papà era impegnato in una riunione ristretta ed io scesi nella hall e mi sedetti in una poltrona a leggere un libro. Poco dopo arrivò l’ingegnere. Lo salutai cordialmente, ma lui era impacciato. Chiese il permesso di sedersi, parlammo del più e del meno. Poi mi invitò al bar e ci sedemmo ad un tavolo abbastanza isolato. Ad un certo punto mi disse che non riusciva a dimenticarmi, che era sempre più innamorato di me, ed era profondamente infelice.

Gli carezzai la mano per cercare di consolarlo. Lui prese la mia, la portò alle sue labbra e la baciò. Non ebbi il coraggio di ritirarla e lui continuava a baciarla. Mi chiese di fare l’amore con lui almeno una volta. Voleva che lo seguissi nella sua stanza. Io non riuscivo a interrompere l’incontro perché provavo tenerezza nei suoi confronti, ma contemporaneamente ero ferma nel non farmi coinvolgere. Lui continuò a supplicarmi ed io a rifiutare.

Ad un certo punto spuntò mio padre, si avvicinò al tavolo e si salutarono cordialmente. Lui lo ringraziò calorosamente per la relazione molto positiva che mio padre aveva fatto sul suo lavoro. L’ingegnere della direzione glie lo aveva riferito e si era complimentato. Poi io e mio padre andammo a cena.

Quando tornammo in camera mio padre mi chiese cosa mi avesse detto. Gli riferii chiaramente che mi aveva chiesto di fare l’amore, ma precisai subito che non avevo accettato. Mio padre mi guardò e mi disse “Hai fatto male”. Alla mia sorpresa per le sue parole ribadì che avevo sbagliato. E, alla mia richiesta di conoscere il motivo disse “Perché anche tu volevi fare l’amore con lui”.

Alle mie proteste che non era vero, disse “Non mentire, ti si legge negli occhi che lo desideri”. Dovetti ammettere che aveva ragione. E aggiunse “Se domani te lo chiede di nuovo, sai cosa devi fare. Se te lo chiede e tu rifiuti lo rimpiangerai per tutta la vita. E io vorrei che tu non avessi rimpianti”.

Stentavo a capire, ma a poco a poco mi resi conto che aveva ragione. Mentre più tardi facevamo l’amore ad un tratto mi disse “Promettimi che domani se te lo chiede, andrai a letto con lui” ed io promisi.

Anche il giorno dopo mio padre era impegnato in riunioni ed io scesi nuovamente con il mio libro nella hall. Seduta sul divano cercavo di leggere, ma non riuscivo per l’agitazione. Dopo un poco arrivò anche lui e ci mettemmo a parlare. Non avevo, come sempre, il reggiseno ed avevo lasciato sbottonati gli ultimi tre bottoni della camicetta. Notai che lui guardava con insistenza verso il mio seno. Ad un certo punto mi disse “Hai un seno bellissimo … mi piacerebbe tanto baciarlo …”.

Mi alzai. Lui mi guardò sorpreso e perplesso. Credo che temesse che mi fossi offesa. Aspettava la mia mossa successiva.

- Andiamo – dissi.

- Dove? – chiese.

- Nella tua camera … – continuava a guardarmi senza muoversi e senza capire – Non hai detto che vuoi baciare il mio seno?

Finalmente capì e si alzò. Facemmo le scale quasi di corsa. Quando arrivammo davanti alla porta della sua camera c’erano le cameriere che uscivano in quanto avevano appena terminato di riordinarla. Ci videro entrare e chiuderci velocemente a chiave dall’interno. Immagino che capirono il motivo della nostra fretta.

Appena chiuse la porta affondò il suo viso nella scollatura della mia camicetta, la sua bocca cercava il mio seno e prese a baciarlo ed a succhiarlo. Poi mi spogliò, si spogliò anche lui e ci buttammo sul letto. Eravamo tutti e due affamati l’uno dell’altra. Ci baciavamo, ci leccavamo, ci toccavamo, ci succhiavamo l’un l’altra. Senza sosta, sempre, in continuazione. Fu una mattinata di fuoco. Facemmo l’amore per tutta la mattina senza interruzione.

Sospendemmo solo perché dovevamo riordinarci e scendere giù perché mio padre sarebbe tornato per il pranzo.

Mentre scendevamo le scale arrivò un messaggio di mio padre che mi diceva di pranzare perché la riunione continuava senza interruzione e loro avrebbero fatto uno spuntino veloce sul posto. Pranzammo velocemente e ritornammo immediatamente nella sua camera.

Riprendemmo a fare l’amore con maggiore foga di prima. Anche il pomeriggio fu di fuoco … un fuoco ininterrotto.

Ad un certo punto smettemmo esausti. Io mi feci forza e mi rivestii. Volevo tornare nella mia stanza e riordinarmi prima che tornasse papà. Glie lo dissi e lui capì, ma non aveva la forza di muoversi dal letto. Uscii e tornai nella mia camera.

Ero stanca morta ed avevo il sesso in fiamme. Mi bruciava tantissimo per quante volte avevamo fatto l’amore. Mi spogliai, cercai di guardarmi, ma non potevo toccarlo, il dolore era troppo forte. Mi feci una doccia e cercai di lavarlo il più a lungo possibile e con la maggiore delicatezza possibile. Mi asciugai e mentre uscivo nuda dal bagno arrivò mio padre.

Vide che camminavo con difficoltà.

- Cos’hai? - Chiese.

- Niente.

- No, non si cammina così per niente. Cos’hai?

- Mi brucia – sussurrai e lui capì.

- Hai fatto molto sesso?

Risposi di sì con il capo.

- Hai una pomata … una crema?

- No, non ho nulla.

- Mettiti a letto e riposati. Ora torno. – E uscì.

Tornò dopo un po’ di tempo. Aprì una confezione e tirò fuori una siringa con un lungo beccuccio.

- Questa dovrebbe farti calmare il bruciore. Cercherò di fare con delicatezza.

Penetrò con il beccuccio dentro la mia vagina e svuotò una parte della siringa, l’altra parte la sparse con delicatezza sul sesso e mi fece indossare un paio di mutandine di cotone.

Poi ordinò la cena in camera.

Durante la cena gli chiesi:

- L’hai comprata in farmacia?

- In una farmacia particolare – rispose. E di fronte alla mia perplessità precisò: – in un porno shop.

L’indomani mattina mentre eravamo in macchina e tornavamo alla nostra base mi disse:

- Hai visto che avevo ragione?! La giornata di ieri te la ricorderai finché vivrai. Sarebbe stato per me un grave cruccio se per colpa mia tu avessi rinunziato a questa occasione.

« Ultima modifica: Maggio 18, 2021, 20:59:11 da victor »
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EPILOGO.

Qui termina la storia di una “ragazza libera”.

Il prosieguo della sua vita può essere definito quello di una “donna libera”. Infatti la sua vita è continuata sempre libera e indipendente.

La fortuna le è stata più favorevole che contraria. Lei ha saputo utilizzare al meglio gli eventi positivi e ha cercato di neutralizzare quelli negativi.

Si è laureata brillantemente, ha conseguito due Master, uno in Inghilterra e l’altro negli Stati Uniti. È entrata nell’Azienda dove lavora suo padre ed ha raggiunto i vertici nel settore dirigenziale. Ha girato il mondo come ha sempre desiderato.

Ha avuto molti uomini ai suoi piedi, così come aveva predetto l’amica fisioterapista, anche se l’esperienza e il buon senso l’hanno fatta diventare più selettiva ed anche più prudente.

Non si è sposata e non ha avuto figli, come era sua intenzione.


Fine.

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