Autore Topic: Marcione, un eresiarca ?  (Letto 416 volte)

Doxa

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Marcione, un eresiarca ?
« il: Novembre 26, 2020, 18:34:18 »
Oggi vi propongo una lettura "pesante"  :)

Se nel II secolo Marcione  invece di considerarlo eresiarca avessero accettato la sua tesi sull’esistenza di due divinità, il Dio degli Israeliti e il Gesù-Dio dei cristiani, forse non avremmo avuto nei secoli successivi la persecuzione degli Ebrei da parte dei cristiani, ma due religioni conviventi in modo pacifico, se si crede possibile la convivenza tra religioni e non la sopraffazione dell’una sull’altra per motivi di potere e di numero di seguaci.

Per Marcione c’è differenza tra IHWH degli Israeliti e il Dio Padre di Gesù Cristo, tra il dio autoritario, vendicativo e giustiziere dell’Antico Testamento, e il Dio dei Vangeli, un Padre buono e misericordioso.

Marcione rifiutava completamente la  tradizione ebraica e l’Antico Testamento, interpretandolo alla lettera e identificando nel Dio d’Israele una divinità malvagia  che punisce, un Dio crudele e dispotico, mentre interpretava in modo diverso gli insegnamenti di Gesù, ritenendo che il Dio predicato da Cristo è un Dio d'amore e pace, incline alla misericordia e al perdono, divinità diversa da quella d'Israele.

Nell'encliclica "Dives in misericordia" il pontefice Giovanni Paolo II tentò di chiarire  il rapporto tra giustizia e misericordia.

“Thèos agàpe estìn”: “Dio è amore” (per chi ci crede) afferma l’evangelista Giovanni nella prima lettera a lui attribuita.

Nel quarto capitolo della lettera giovannea i versetti da 7 a 12 sono una guida dell’amore cristiano. Il verbo “amare” e i suoi derivati risuonano tredici volte in poche righe.

L’ amore nella visione di Giovanni si presenta con due dimensioni  che s’intersecano: la prima è quella “verticale” ed è la fondamentale: l’ amore è da Dio (per definizione “Dio è amore”); la seconda dimensione è “orizzontale” e nasce dalla precedente: se Dio ci ama, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

Tornando a Marcione, per sostenere  la sua dottrina raccolse il primo canone cristiano di cui si ha notizia, che comprendeva dieci lettere di Paolo di Tarso e il Vangelo di Luca, epurato di alcune parti, perciò detto “Vangelo di Marcione”; nel contempo respinse completamente la Bibbia ebraica.

Se fosse riuscito a far accantonare il Vecchio Testamento, successivamente si sarebbe dovuto  depurare il Nuovo Testamento dai molti riferimenti all'Antico.  Per la comunità cristiana di Roma ciò era inaccettabile. Con la sua teologia e interpretazione del Vangelo Marcione rischiava di minare la coesione e le basi stesse della Chiesa.  Le sue idee furono bocciate come eretiche e conseguentemente nel 144 fu espulso dalla Chiesa di Roma.

Comunque i suoi insegnamenti furono rilevanti nel cristianesimo  del II secolo e continuarono ad essere  influenti fino al V secolo. Essi  furono considerati come una notevole minaccia dai Padri della Chiesa, in particolare da quella di Roma, che poi emerse vittoriosa nella lotta contro le altre correnti dei primi secoli per essere confermata nel concilio di Nicea (325), anche con l’aiuto dell’imperatore Costantino I. 

Nulla rimane dei libri dei marcioniti e la loro memoria è stata a lungo offuscata.

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Re:Marcione, un eresiarca ?
« Risposta #1 il: Novembre 27, 2020, 08:03:48 »
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Nel 2° secolo circolavano molti scritti titolati Vangelo, Atti o Lettera rivendicando la paternità di un apostolo, ma alcuni soltanto di quei testi poi trovarono accoglienza nella catechesi o nella predicazione.

Verso la fine di quel secolo nelle comunità cristiane divenne abituale denominare “Nuovo Testamento” l’insieme degli scritti scelti come riferimento importante per la loro fede.

I primi cristiani non ebbero subito l’idea di associare i loro testi alla Bibbia degli israeliti ma comunque erano intrisi di riferimenti alla religione, tradizione e cultura ebraica, anche perché quello era il mondo in cui vissero Gesù di Nazaret e i suoi apostoli in Palestina.

Per distinguere i loro libri dalla Torah e dai profeti cominciarono a definirli “Nuovo Testamento”.

La parola “Testamento” è la traduzione della parola greca usata per rendere il concetto di patto, l’alleanza del popolo ebraico con Dio, integrata e superata nell’avvenimento di Gesù Cristo, considerato dai cristiani il messia atteso, l’incarnazione di Dio, che stabilisce una nuova e definitiva alleanza.

Il Nuovo Testamento è innestato su quello Antico, ma questo viene interpretato dai cristiani come annuncio e cammino verso il Nuovo.

Nei primi  anni della nostra era con ardita immaginazione alcuni dotti credenti  cristiani estrapolarono frasi dalle profezie, scritte da autori diversi in diversi secoli, che prefigurano l’arrivo del Messia, per avallare la loro convinzione su Gesù Figlio di Dio e Dio stesso che si è fatto uomo per redimerci, “salvarci”.

Comunque il Dio dell’Antico Testamento è anche il Dio del Nuovo Testamento. Infatti “In quel tempo Gesù disse: ‘Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.  Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Matteo 11, 25 – 27).

Jesus viene considerato il “ponte” che collega il Vecchio al Nuovo Testamento. I cristiani dicono che non si può capire  il Dio del Vecchio Testamento, senza la rivelazione cristiana, perciò ogni giorno durante la Messa, viene prima letto un brano dell'Antico e poi  del Nuovo. E tutto come autentica "Parola di Dio".

Dopo 18 secoli debbo dire che Marcione aveva ragione. Se avesse vinto la sua tesi di distinguere l’Antico dal Nuovo Testamento, oggi la Chiesa cattolica non si troverebbe in affanno, non cercherebbe di affermare continuamente che “Dio è amore” tacendo le malefatte del Dio violento, o meglio indifferente al destino umano.

Con l’emancipazione delle masse dall’ignoranza, con la conoscenza di come stanno le cose, la Chiesa è costretta sulla difensiva, cerca di far credere l’inverosimile, e perde continuamente seguaci.

Doxa

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Re:Marcione, un eresiarca ?
« Risposta #2 il: Novembre 28, 2020, 23:47:23 »
Credenti, agnostici, atei: un campo con tensioni e scontri; frontiera mobile  dove ci sono persone che credono di credere e persone che credono di non credere. C’è l’ateo che a volte per interesse culturale sconfina nell’area della fede, e c’è il credente che ha il fervore missionario e vuol tentare di redimere l’ateo per proselitismo.

C’è il non credente che è molto interessato alla fede, ad una o più religioni, e tanti credenti che hanno una fede fragile, formale, solo di “facciata”.

L'ateismo non è una "fede" e non si propone di fare opera di de-conversione, di de-cristianizzazione, o di altro.

L’ateo, se può, evita di discettare su Dio con un convinto credente, perché sarebbe un dialogo inutile, inconcludente.
 
Ci sono atei che evitano il teismo, anche se sono interessati all’argomento, perché metaforicamente bloccati dall’alfa privativo, che forma la parola “a-teismo”.

Ma tornando a Marcione, c'è da dire che egli credeva nell'esistenza di due  dèi:

quello che si è rivelato sin dall’inizio con la creazione dell’universo e dell’umanità cominciando con Adamo ed Eva,
 
e il Dio Padre, che si è manifestato in suo figlio Gesù Cristo, mandato per salvare l’umanità; solo il secondo è il vero Dio. Questa bizzarra visione teologica induce Marcione a chiedere l'indipendenza del Vangelo dalla Legge mosaica.

Nel 2001 l’allora cardinale Joseph Ratzinger nella prefazione del libro “Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana” (elaborato e pubblicato dopo anni di lungo lavoro della “Pontificia Commissione Biblica”)  rivendica nella tradizione dei Padri della Chiesa la centralità “della questione dell’unità interiore dell’unica Bibbia della Chiesa, composta di Antico e Nuovo Testamento”. Analizza successivamente con riferimento ad Agostino, le posizioni di chi ritiene, disprezzando l’Antico Testamento, che il Messia non aveva bisogno della testimonianza dei profeti ebraici. Senza entrare nel merito della discussione dei testi di Marcione, Origene e Agostino, Ratzinger evidenzia che “ … senza l’Antico testamento, il Nuovo Testamento sarebbe un libro indecifrabile, una pianta privata delle sue radici e destinata a seccarsi”. Riconoscendo poi che l’ermeneutica cristiana dell’Antico Testamento è molto diversa da quella del giudaismo.

Comunque per chi vuol saperne di più su Marcione e sul Marcionismo consiglio di leggere il libro titolato: “Marcione. Il Vangelo del Dio straniero”;   fu scritto dal teologo e storico delle religioni Adolf von Harnack,  edito da Marietti.

Benedetto XVI riferendosi a questo testo di Harnack disse che “Marcione rappresenta ad un tempo la più grande minaccia, ma anche la più grande sfida lanciata alla dottrina cristiana e rappresenta ancor oggi un passaggio obbligato per il dialogo ebraico-cristiano”.

Un altro libro interessante è“Il Vangelo di Marcione”, edito lo scorso anno da Einaudi e curato da Claudio Gianotto e Andrea Nicolotti. Questo testo consente di entrare dentro questioni importanti per la storia della Chiesa e della teologia, e di capire meglio il processo di formazione dei vangeli e del canone cristiano nei primi secoli.
« Ultima modifica: Dicembre 01, 2020, 13:15:06 da Doxa »