Autore Topic: Primo delitto nella Milano da bere per il commissario Tinon.  (Letto 1357 volte)

MCF

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Bel tipo questo commissario Marcello Tinon., alto, magro, occhi e capelli castani, gli occhiali senza montatura, la sigaretta sempre tra le dita, accesa o spenta. Indossa sempre sotto la giacca un golf a collo alto in inverno, una camicia abbottonata fino al collo in estate. Tranquillo, metodico, impassibile. Vive con la fidanzata Camilla in un piccolo appartamento vicino alla Centrale, arredato con mobili vecchi ereditati dai parenti – piuttosto triste, a dire la verità. Talvolta, pensa di cambiare qualche dettaglio per renderlo meno cupo; magari potrebbe ridipingere le pareti con un color giallo chiaro che farebbe risaltare i mobili di legno. Ma poi si consola pensando che è comodo come una vecchia giacca o un vecchio paio di scarpe, senza alcun bisogno di riguardi e reso confortevole dall’uso; come il divano che ha la sua forma ed è accogliente come un letto. In questo momento, è nel suo ufficio, seduto alla scrivania dove sono allineati in ordine perfetto una penna stilografica, un blocco, un’agendina, un portacenere e un pacchetto di sigarette; c’è anche una fotografia di Camilla scattata qualche anno prima: un viso tondo incorniciato da un caschetto di capelli castani, due luminosi occhi chiari, un foulard annodato al collo che indossa sempre. Insegna inglese alle medie e adora tutto quello che è inglese: dal plum cake ai maglioni con il tipico disegno intorno al collo. Si erano conosciuti a Riccione sulla spiaggia mentre erano in vacanza; Camilla aveva notato quel ragazzo alto, magro, riservato, dai folti capelli castani e gli occhi dello stesso colore. Aveva finto di aver perso una lente a contatto proprio sotto la sua sdraio e dopo penose e inutili ricerche gli aveva proposto di mangiare insieme un gelato; solo dopo una settimana gli aveva confessato che ci vedeva benissimo. Durante quei giorni passati insieme sulla spiaggia, avevano scoperto di avere molte passioni in comune: i puzzle, le crostate di marmellata, le gite in bicicletta e i romanzi storici. Ma torniamo al presente; il commissario sta fissando una foto su un quotidiano che ritrae una donna sui quarant’anni, con i capelli mossi rossi, un viso minuto, occhi nocciola che fissano intensamente l’obiettivo. Bella? Sicuramente provocante, con quelle labbra lucide e rosse e la scollatura profonda. Si chiama Sibilla Ronchi ed è morta; caduta dall’ottavo piano della sua casa milanese nella Torre Velasca. Il giorno prima il commissario aveva ricevuto la notizia e si era recato sul luogo del delitto. Era una bellissima mattina di marzo e la città si stendeva sotto un cielo azzurro senza nubi; l’aria era ancora frizzante e le strade piene di gente frettolosa. Sembrava impossibile che in una giornata così potesse succedere qualcosa di triste; eppure, da tempo aveva dovuto accettare il delitto e quindi la morte come un lato determinante del suo lavoro che lo appassionava perchè era esattamente come un puzzle: richiedeva la ricostruzione dei fatti e della personalità delle persone coinvolte e l’incastro di tutti gli elementi – orari, testimonianze, atteggiamenti - in un insieme che doveva risultare in armonia con tutto il materiale raccolto. Quando era arrivato nella piazza sotto la torre, aveva visto una folla di curiosi tenuti a distanza dagli agenti; si era avvicinato e aveva guardato il corpo che giaceva sull’asfalto, di schiena; era appartenuto a una persona dai lunghi capelli rossi, piccola di statura e magra. Il medico legale aveva decretato che l’ora della morte era intorno alle 14,00 ; non ci voleva molto, visto che la polizia era stata contattata immediatamente dopo l’atterraggio del corpo. La nuca era insanguinata e mancavano delle ciocche di capelli. Suicidio? La vittima, disperata o arrabbiata, si era strappata i capelli prima di gettarsi nel vuoto? O qualcuno l’aveva spinta dopo una lotta furiosa? L‘appartamento della defunta era perfettamente in ordine; bello, arioso, con un arredamento giocato sui toni del beige e del grigio, modernissimo, chiaramente progettato da un architetto. Nel salotto, c’erano un divano appoggiato alla parete, una libreria e un tavolino pieno di bottiglie; c’era anche una fotografia della donna con un succinto costume da bagno color oro sdraiata sulla spiaggia, i lunghi capelli sommariamente raccolti con una mano. I due lati esterni della stanza erano occupati da due finestre enormi che si affacciavano su Via Paolo da Cannobio e su Piazza Velasca; quest’ultima era spalancata e sul davanzale c’era una macchiolina cremisi e qualche capello rosso. Il commissario studiò attentamente quanto lo circondava: non c’erano capelli sul parquet né sul divano che recava le tracce delle persone che vi si erano sedute. Guardò sotto il tavolino, c’erano dei capelli con del sangue raggrumato alla base. Il commissario andò nella camera da letto. qui il disordine regnava sovrano: il letto era sfatto e coperto da vestiti, giacche e golf come se la donna fosse stata indecisa su che cosa indossare; infine aveva scelto un vestito rosa acceso, ricordò il detective pensando al corpo senza vita. Sul comodino, c’era una rivista illustrata, aperta; guardò nel cassetto. Era pieno di fotografie che ritraevano la donna in varie situazioni: in abiti da sera, in discoteca, con un’amica; c’era una foto in cui era abbracciata a un uomo dalla pelle butterata, gli occhi e i capelli chiari; erano sorridenti e sembravano felici. Sul pavimento vide un paio di collant, una gonna a pieghe, un golf e una borsa di Gucci; guardò dentro: c’erano le chiavi della macchina, una trousse con i trucchi – il fard, il mascara, un pettine di legno e un rossetto - l’agenda, un fazzoletto bianco, il portafoglio di Gucci contenente la carta di credito, duecento euro in contanti e i documenti. Il commissario aprì la carta di identità: la foto ritraeva la proprietaria qualche anno prima: capelli rossi corti, naso lungo e grosso; doveva essersi sottoposta a un intervento perché nell’immagine più recente aveva un naso piccolo, perfetto. Risultava che era nata a Milano 44 anni prima e guidava da 22; era separata. Aprì un armadio: era pieno di vestiti; ne aprì un altro: qui c’erano borse di tutte le dimensioni: piccolissime, di seta o velluto, più grandi, di stoffa e di pelle, in ogni caso, tutte firmate. In una scatola d’argento, seppellita sotto una tracolla, c’erano i gioielli: catene in oro e diamanti, anelli, orecchini adorni di pietre preziose. Sotto c’era una scatola di seta; l’aprì e vide un collana di rubini. Il bagno era ampio e vi aleggiava una fragranza piacevolissima; nella vasca da bagno, c’era una spugna intrisa di acqua. Sul lavabo, sormontato da uno specchio enorme, c’era una saponetta ancora umida, una matita blu aperta e una spazzola piena di capelli rossi. Accanto, c’era un armadietto aperto pieno di creme e boccette di vario tipo e dimensione: contò 10 fondotinta di marche diverse, ombretti di tutti i colori, rossetti e un flacone di profumo di Dior … buono, pensò, doveva ricordarsi di regalarlo alla sua fidanzata. A dire la verità, non metteva nessun profumo, diceva che il miglior profumo era quello del sapone, ma forse si sarebbe convinta sentendo quanto era buono. Probabilmente, la donna era rientrata in fretta, aveva buttato la borsa sul pavimento della camera, si era tolta quanto indossava e si era fatta la doccia; si era truccata, pettinata, profumata; poi aveva scelto il vestito tra quelli più belli che aveva gettato sul letto. Pareva un incontro galante. E poi? qui le tracce sparivano o quasi; sicuramente, era andata in salotto, aveva aperto la porta al suo ospite e poi si erano seduti sul divano. Qui c’era stata la lite; la persona l’aveva picchiata, le aveva strappato i capelli, l’aveva trascinata davanti alla porta finestra e l’aveva buttata giù. Un uomo? Probabile; o comunque una donna molto forte. Il commissario andò in cucina: era piccolissima, con lo stretto necessario: la cucina a gas, il frigorifero (quasi vuoto: conteneva del formaggio, 4 uova e una bottiglia di vino stappata), il lavello e una credenza; questa aveva due ripiani: sul primo c’erano tazze,e tazzine e 2 bicchieri; sotto c’erano i piatti e una zuppiera; ma dietro gli parve di intravedere qualcosa. Guardò meglio: erano due fotografie rappresentanti un mobile e dei vasi cinesi; c’era anche un articolo di giornale datato quattro anni prima che parlava del furto avvenuto in una villa della Brianza di vasi preziosissimi e di un segretaire. Ricordava benissimo il caso; era chiaramente su commissione perché i ladri avevano portato via solo il mobile e i vasi lasciando l’argenteria. La refurtiva era sparita, probabilmente acquistata da qualche intenditore e al sicuro nella sua casa. Il commissario infilò tutto in tasca. Notò che c’era uno straccio appeso; era umido. Andò in salotto: sul vassoio, c’era una goccia di liquore. L’assassino aveva ripulito tutto in fretta prima di scappare.


continua ... nel libro che pubblicherò (spero!!!!!!!!!!!!!)
Troverete i miei libri pubblicati in www.mariacristinaflumiani.it.
« Ultima modifica: Maggio 04, 2011, 11:39:57 da MCF »

Brunello

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Re: Primo delitto nella Milano da bere per il commissario Tinon.
« Risposta #1 il: Marzo 23, 2011, 17:04:51 »
Io lo trovo bello e ben scritto, complimenti!! :rose:

LeD

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Re: Primo delitto nella Milano da bere per il commissario Tinon.
« Risposta #2 il: Marzo 23, 2011, 17:58:36 »
Bel tipo questo commissario Marcello Tinon., alto, magro, occhi e capelli castani, gli occhiali senza montatura, la sigaretta sempre tra le dita, accesa o spenta. Indossa sempre

due "sempre" così vicini, non mi pare bello  dharmas
sono una persona INGESTIBILE e INDIGESTIBILE

.Mya

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Re: Primo delitto nella Milano da bere per il commissario Tinon.
« Risposta #3 il: Marzo 23, 2011, 23:32:00 »
Eh no.
Ora voglio il resto  ;D
E adesso aspetterò domani per avere nostalgia,
signora Libertà, signorina fantasia.

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Re: Primo delitto nella Milano da bere per il commissario Tinon.
« Risposta #4 il: Marzo 24, 2011, 10:10:39 »
Io lo trovo bello e ben scritto, complimenti!! :rose:

Grazie, Brunello!

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Re: Primo delitto nella Milano da bere per il commissario Tinon.
« Risposta #5 il: Marzo 30, 2011, 10:12:12 »
Grazie, Led, correggo subito!

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Re: Primo delitto nella Milano da bere per il commissario Tinon.
« Risposta #6 il: Marzo 30, 2011, 10:15:24 »
Cara Mya, non l'ho messo tutto perchè spero di pubblicarlo. Certo non mi piace lasciare la gente a bocca asciutta te lo assicuro. Non so che cosa fare. Un caro saluto.