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Anch'io Scrivo poesia! / Re:Come monadi
« Ultimo post da victoriafeest il Oggi alle 04:44:04 »
La frase "solitarie monadi" riecheggia il concetto filosofico delle monadi, introdotto da Gottfried Leibniz, che rappresentano entità autonome e senza finestre che possono interagire con il mondo solo attraverso armonie predeterminate. Questa metafora cattura perfettamente il senso di isolamento e di mancanza di connessione genuina sperimentati dagli individui nel passaggio.  basketball stars
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Anch'io Scrivo poesia! / Re:Le idee adesso
« Ultimo post da victoriafeest il Oggi alle 04:28:39 »
I tuoi testi descrivono pensieri che diventano tangibili come figure di cartapesta dipinte con ombretto e lacca prima di essere rilasciati.

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Celebra la vita come se nessuno stesse guardando, ama come se non ci fosse mai stato dolore, balla come se nessuno stesse guardando e canta come se nessuno stesse ascoltando.

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Arte / Re:Angel of grief
« Ultimo post da Doxa il Maggio 06, 2024, 21:39:50 »
Il 19 gennaio dello scorso anno  in questa sezione ho collocato un topic titolato “Tenersi per mano”. In questo topic desidero riproporre quel primo  post.



Nella relazione di coppia tenersi per mano o prendersi per mano allude al passaggio dall’io autoreferenziale al noi, alla dimensione unitaria.

Amarsi e tenersi per mano. Il tedesco Hermann Hesse (1877 – 1962), premio Nobel per la letteratura nel 1946, scrisse la bella poesia titolata: “Tienimi per mano”.

"Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle…

Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…

Tienimi per mano
portami dove il tempo non esiste…
Tienila stretta nel difficile vivere…

Tienimi per mano
nei giorni in cui mi sento disorientata,
cantami la canzone delle stelle, dolce cantilena di voci respirate…

Tienimi la mano
e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te.

Tienimi per mano e non lasciarmi andare…mai”
.

Cliccare sul link

https://youtu.be/tWVmi8l-vuY
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Arte / Re:Angel of grief
« Ultimo post da Doxa il Maggio 05, 2024, 12:43:50 »
Nel  precedente post ho evidenziato la postura dell’angelo ed ho scritto:

“il braccio sinistro invece è proteso in avanti e la mano lascia cadere dei fiori alla base dell’altare. La curvatura delle dita conferisce la sensazione di abbandono”.


Quella mano mi fa pensare ad una poesia di Louis Aragon, titolata: “Le mani di Elsa”.

“Dammi le tue mani per la mia inquietudine, / mani che ho sognato nella mia solitudine. / Dammi le tue mani perché io venga salvato…/ Taccia il mondo per un attimo perché la mia anima vi si addormenti per l’eternità”.


Queste frasi le ho desunte dalla poesia di  Aragon.

Il tepore delle mani di una persona che ti ama è il rifugio sereno dell’anima, per chi crede nella sua esistenza.

Il poeta evoca anche la frontiera ultima della vita. E’ ben diverso quell’atto estremo e solitario nell’isolamento totale di un ospedale, e avere invece una mano amata che prende la tua anima per ché “vi si addormenti per l’eternità”.

Questo è l'intero testo.

“Le mani di Elsa”

Dammi le tue mani per l’inquietudine
Dammi le tue mani di cui tanto ho sognato
Di cui tanto ho sognato nella mia solitudine
Dammi le tue mani perch’io venga salvato.

Quando le prendo nella mia povera stretta
Di palmo e di paura di turbamento e fretta
Quando le prendo come neve disfatta
Che mi sfugge dappertutto attraverso le dita.

Potrai mai sapere ciò che mi trapassa
Ciò che mi sconvolge e che m’invade
Potrai mai sapere ciò che mi trafigge
E che ho tradito col mio trasalire.

Ciò che in tal modo dice il linguaggio profondo
Questo muto parlare dei sensi animali
Senza bocca e senz’occhi specchio senza immagine
Questo fremito d’amore che non dice parole.

Potrai mai sapere ciò che le dita pensano
D’una preda tra esse per un istante tenuta
Potrai mai sapere ciò che il loro silenzio
Un lampo avrà d’insaputo saputo.

Dammi le tue mani ché il mio cuore vi si conformi
Taccia il mondo per un attimo almeno
Dammi le tue mani ché la mia anima vi s’addormenti
Ché la mia anima vi s’addormenti per l’eternità.

(Louis Aragon)

Questa poesia fu ispirata dall’amore per sua moglie, la poetessa russa Elsa Triolet, sorella di Lilia Brik, musa ispiratrice dello scrittore russo Vladimir Majakovskij.
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Anch'io Scrivo poesia! / Intelligenza da Ammirare
« Ultimo post da Regina D'Autunno il Maggio 05, 2024, 09:21:01 »
L'intelligenza è qualcosa
che non si misura con un metro,
e non si quantifica con un bel voto.
Ma si ammira per la propria eloquenza,
e sul farsi ammirare dagli altri
quando la si condivide
con il proprio modo di pensare,
perchè l'intelligenza è una dote
che si ha anche quando
ci si fa affascinare dalla mentalità
di chiunque vuole essere migliore.
 :kiss:
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Anch'io Scrivo poesia! / Pezzi
« Ultimo post da presenzadiritorno il Maggio 03, 2024, 22:55:16 »
Siamo tutti fatti di pezzi
pezzi che decidiamo di mostrare
e pezzi che ci riconosciamo
quando incrociamo i passi.

Ci illudiamo di conoscere noi stessi
ma poi finiamo a corto di quei pezzi
quando la sera guardandoci allo specchio
vediamo solo un involucro costretto.

Passiamo tutta la vita a collezionare soprammobili
credendo d’essere interi, ma poi quando la verità
ci passa accanto non la riconosciamo nemmeno
e tiriamo avanti come carretti.

Tutto ci appare giusto e lecito ma abbiamo il cuore
talmente frantumato in mille pezzi
che finiamo per sprangare porte e finestre
e impedire alla luce di passare.

Siamo tutti dispersi in mezzo al mare
intenti a confezionare fantocci di legno
e svendiamo ogni giorno sentimenti come frutta
al mercato, guardando lo spettacolo con compiacimento.

I fili delle nostre vite continuano ad accorciarsi
mentre pensiamo d’essere immortali
e ci affanniamo a divertirci tanto
credendo d’essere felici.

Sordi all’armonia dei suoni diciamo di saperli
riconoscere nell’illusione poi che basti davvero
piantare un albero in città per salvare una foresta
dai rumori.

I nostri figli gridano ogni giorno aiuto e noi riusciamo a comprare
soltanto il loro silenzio mentre incapaci di vivere da adulti
giochiamo ancora all’isola che non c’è
per non sbucciarci le ginocchia.

Ingozziamo le nostre bocche  usando parole strappate all’amore
e poi riusciamo solo a fumare sigarette elettroniche.
Beviamo vino per anestetizzare le nostre ferite
e poi solo di fronte alla morte ci rammentiamo di essere un passaggio.
Pezzi, siamo fatti di pezzi.

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Letteratura che passione / Re:Romantasy
« Ultimo post da ninag il Maggio 01, 2024, 22:53:50 »
Alle mie alunne piacerebbe tanto :).
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Letteratura che passione / Re:Tragicità umana
« Ultimo post da Doxa il Maggio 01, 2024, 15:39:19 »
La tragedia greca è un genere teatrale nato nell'Ellade nel VI sec. a. C..
 
La sua messa in scena era per gli abitanti dell’Atene  di epoca classica uno spettacolo con valenze sociali.

Prima di divenire dramma intriso di lutto e di sventura reso immortale dai drammaturghi Eschilo, Sofocle e  Euripide, originariamente era collegata agli antichi riti in onore del dio Dioniso.  Veniva festeggiato  con danze, canti e feste.

Il noto filosofo greco Aristotele nella “Poetica” definisce la tragedia l'imitazione di un'azione vera.

Per Eschilo  la tragedia è collegata alla giustizia divina, al rapporto dell'uomo con le divinità.

Sofocle dice che  gli dei sono potenti ma lontani e la tragedia rappresenta il dolore e l'infelicità dell'uomo.

Euripide  entra nel merito delle relazioni individuali, coglie gli aspetti psicologici e comportamentali delle persone,  con i loro  limiti, vizi e virtù,  non hanno nulla di eroico.

Nella tragedia teatrale vengono messe in scena vicende esemplari  di dolore, sfortuna, atrocità, emotivamente coinvolgenti, che inducono lo spettatore a riflettere sulla fragilità della vita umana, sul bene e sul male, sulla vita e sulla dimensione divina. 

In origine la tragedia si ispirava alle divinità e agli eroi mitologici, portando in scena lo scontro dei personaggi con l’avverso fato  e l’ineluttabile destino.

Solitamente a dare il via alla vicenda era l’infrazione di un divieto, con cui veniva rotto l’equilibrio iniziale: era il momento dell’hamartìa, dell’errore che motiva il personaggio a compiere un gesto sacrilego: hybris.

Lo svolgimento della vicenda e, soprattutto, la conclusione (la nèmesis) erano spesso drammatici, segnati da fatti luttuosi, violenti e da gravi sofferenze.

Quegli antichi testi teatrali  venivano rappresentati con recitazioni da parte di attori,   lamentazioni funebri alternate da  cori (in versi lirici), musica, danza. L’azione era preceduta da un prologo recitato e da un  canto d’entrata del coro (pàrodos), e conclusa da un canto d’uscita del coro (èxodos).  Il canto corale era accompagnato solitamente dalla danza.

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Letteratura che passione / Tragicità umana
« Ultimo post da Doxa il Maggio 01, 2024, 15:31:10 »
Tragedia: antica parola greca di origine incerta, che evoca la "tragedia greca" di epoca classica.  Da questa poi m'inerpicherò sul sentiero d’altura  che mi conduce nel territorio accidentato del bene e del male.

“Giudici fian tra noi la sorte e l'arme:
fera tragedia vuol che s'appresenti
per lor diporto a le nemiche genti”.
(Torquato Tasso,  “Gerusalemme liberata”, Canto V, 43)


Sacrificio di Ifigenia in Aulide, affresco, “Casa dei poeti tragici”, Pompei. Il dipinto è conservato a Napoli nel Museo Archeologico Nazionale.

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